Ultima parte del progetto Ri-Scatti dove 16 persone trans, tra cui io, ci raccontiamo attraverso 300 fotografie. Avevo consegnato ai curatori della mostra più di 1100 scatti fotografici e non so quali hanno scelto, sarà una sorpresa. Non ho voluto sapere in anticipo quali hanno scelto, mi interessa molto vedere come gli altri mi vedono.
Oggi dopo la lezione di workout con danza, mentre eravamo a bere un caffè, ho accennato questa cosa della mostra e una ragazza del tavolo a fianco mi ha chiesto di ripeterle i dettagli perché è interessata a vederla.
Alba, Antonia, Bianca, Elisa, Fede, Ian, Lionel, Logan, Louise, Manuela, Marcella, Mari, Nico, Nico, Riccardo e Seiko sono ə protagonistə di questa nuova edizione di RI-SCATTI dal titolo CHIAMAMI COL MIO NOME.
Tuttə loro hanno trovato la forza e il coraggio di raccontarsi con la macchina fotografica in mano, di mostrarsi con le loro fragilità e insicurezze.
Ingresso gratuito dal 7 ottobre al 5 novembre al PAC di Milano. (MM Palestro).
Ora sono in un parco vicino all’ingresso del padiglione arti contemporanea, dove andrò per registrare la mia voce e rispondendo alla domanda: qual è stata la cosa più impegnativa che ho fatto?
Ho pensato molto e dipende se in ambito lavorativo oppure in generale nella mia vita. In quella lavorativa è stato di fare l’organizzazione tecnica, nel lontano 2001, di un evento di lancio di un prodotto farmaceutico a Montecarlo. Ho gestito 18 tecnici, 15 relatori, 800 slide PowerPoint, e non ricordo cos’altro, facendo la regia dell’evento. E’ stata la mia prima volta a un evento di questa portata e dopo che ci sono riuscita ho capito che avrei potuto fare qualsiasi cosa.
In ambito personale la cosa più difficile che ho fatto è stata diventare una vera donna, fisicamente e soprattutto psicologicamente. Il mio percorso non è di mostrarmi al femminile, indossando abiti e facendo gesti stereotipati, ma è stato di cambiare completamente il mio modo di pensare, imparare di nuovo a muovermi, a camminare ed essere una donna anche senza make-up indossando abiti neutri quali T-shirt e pantaloncini. Tutto è dovuto diventare parte integrante di me e spontaneo, senza doverci ragionare sopra, come ad esempio quando sono stanca durante una camminata in montagna, sudata, senza poter contare sul make-up e senza il supporto di abiti femminili. Essere donna ed essere considerata dagli altri una donna è il mio grande successo.
Il mio percorso non è ancora terminato e un’altra parte ancora più difficile mi attende, che è quella dell’operazione chirurgica di vagina plastica, non tanto per l’operazione in se’, ma per il costo elevato di 16.000 € da trovare. Non ho nessuna fiducia nei quattro chirurghi italiani che fanno poche operazioni ogni anno, con una lista da tesa di oltre due anni e mezzo. Infine usano una tecnica non così moderna.
L’altra cosa che devo dire in questa intervista e indicare un brano musicale che mi rappresenti. C’è una canzone che quando la sento mi viene da piangere, ma per motivi misteriosi gli ultimi 10 giorni non mi è venuto in mente il titolo. Ragionando su invece ho trovato la canzone che a che fare con la mia transizione ed è il brano di Loretta Goggi, scritta da Mango, “Io nascerò” che ho portato allo spettacolo come drag Queen (apri articolo del blog) proprio nei primi tre mesi dal coming-out. E’ un testo che parla di una rinascita e una ripartenza che è era in linea con la mia transizione e l’iniziare a vivere al femminile.

Entrata nell’esposizione completamente vuota in attesa del prossimo allestimento, mi hanno portato in una stanza con le pareti completamente nere dove c’erano un paio di faretti, alcune sedie e una luce stroboscopica.
La prima parte è stata di registrare l’audio mentre rispondevo a tre domande, che poi sono diventate quattro. La terza domanda è stata relativa a una parte del corpo di cui mi sento bene e quale invece non mi fa star bene. Sono una donna trans atipica e ho un buon rapporto con il mio corpo, non sento un odio anche se mi piacerebbe avere una forma più femminile, ma già dove sono adesso lo considero un grande lavoro del mio fisico rispetto a quando ho iniziato. La risposta che ho dato sul momento, senza rifletterci troppo, è stata che apprezzo il mio viso che sta diventando sempre più femminile (e non mi spiego ancora come sia possibile); mentre la parte che non mi piace proprio è quando mi guardo allo specchio di profilo e vedo le spalle grosse, ma non ci posso fare niente e non devo dare troppo peso alla cosa.
La domanda extra è stata relativa alla transfobia che io non ho (ancora ?) vissuto. Ho cercato di spiegare che quando si è aperti e non si ha nulla da nascondere, si rispondono a eventuali domande scottanti, non si alzano barriere tra me e le altre persone, seppur ignoranti in materia, non hanno motivo di alzare barriere a loro volta e iniziare a odiarti. Le persone “fiutano la paura” se tu hai paura e timori, e anche loro li avranno e alla fine si otterrà una situazione per te non positiva.
Da parte mia continuo a mandare il messaggio che noi persone trans siamo persone normali e nessuno deve aver timore di noi, né tantomeno ostacolarci per motivi futili e ideologici.
Alla domanda sulla musica, mi hanno detto di provare a canticchiare il motivo che avrebbero cercato di indovinarlo. Mi sono scoperta cantare con una voce decente e intonata. Avevano il brano sulla punta della lingua, ma dovuto dire loro il titolo: Io nascerò.
Poi abbiamo registrato un videoclip, con la luce che lampeggiava e poi sarà montato al rallentatore mostrando solo alcune parti del corpo.
Indossavo la maglietta della StraWoman, ho pensato di indossarla sotto sopra per nascondere gli sponsor. Non avevo pensato a come vestirmi, dovevamo fare solo l’audio e arrivo diretta dalla lezione di danza! Mi hanno detto che hanno inserito una fotografia che indosso questa maglietta, li ha colpiti molto quando ho raccontato loro quanto è stato significativo partecipare a questa corsa con i documenti rettificati (apri articolo del blog).
Mi hanno fatto partire la musica e mi sono mossa in maniera sensuale oscurando a tratti il faretto lampeggiante per creare delle ombre sul viso, poi anche fatto la coreografia dello spettacolo che ricordo ancora dopo quattro anni. Sono curiosa di vedermi anche in versione danzante di videoclip.
L’appuntamento di apertura sarà per il 7 ottobre alle ore 17:00 circa, quando ci sarà l’inaugurazione con presente anche il sindaco di Milano, alcuni assessori e vari giornalisti che ci faranno delle domande sulla nostra esperienza.
Sento un po’ di emozione crescente per questa mostra che si sta rivelando più importante di quanto avessi immaginato, per me è un’altra cosa nuova.
Mamma “Sei sempre in azione! Bene, mai arrendersi, ciao tesoro
”

Uscita dall’edificio del PAC ho attraversato il parco e ho quasi subito incontrato una dottoressa con cui avevamo fatto l’evento di Assisi (apri articolo del blog) ed eravamo tornate sullo stesso treno. L’ho riconosciuta anche se non ho ricordato subito dove l’avevo vista (faccio troppe cose?). Abbiamo parlato un po’ e le ho raccontato le mie prossime attività di divulgazione.
Ho proseguito la mia camminata e ho fatto un pezzetto di Corso Buenos Aires per andare alla libreria La Feltrinelli. Appena entrata c’era un signore sconosciuto con la moglie che ha mi chiamato per nome. È uno dell’associazione Digitando e mi ha fatto i complimenti per le fotografie che ho fatto allo shooting fotografico (apri articolo del blog), le ha viste pubblicate su Facebook e ci teneva a farmi i complimenti. Sono famosa a mia insaputa e dopo la mostra fotografica credo che lo sarò un po’ di più…