La mia amica Elena (una delle undici Elena che conosco….) l’anno scorso mi ha parlato di questo laboratorio che unisce meditazione e danza libera conosciuta come Danzaterapia.
Ero interessata almeno a fare una lezione di prova, ma lo scorso anno, quando potevo io non avevano raggiunto il numero minimo di partecipanti necessario, mentre le altre volte ero io super impegnata.
Quest’anno anziché fare le lezioni singole, hanno deciso di fare un percorso di sei lezioni ed ero intenzionata a partecipare. Si svolge la domenica mattina e in autunno in genere non ho impegni alla domenica. Questo lo pensavo a settembre, invece ho scoperto di avere alcuni impegni inderogabili tra cui andare a trovare mia sorella e la nipotina, andare al mare per vedere i miei genitori, ci sono anche altre attività varie che stanno capitando tutte di domenica. Spero a gennaio con la nuova edizione di riuscire a partecipare.

tranne che quando è uscito il sole faceva davvero caldo!
Mi è piaciuto molto. Non ha nulla a che vedere con la Biodanza (apri articolo del blog), mentre ho trovato simile una parte di lezione dove abbiamo danzato con un oggetto (apri articolo del blog su Essere Donna). Infine è stata un’esperienza similare ai corsi sperimentali di DYP che avevo fatto tempo addietro (apri articolo del blog).
Appena arrivata, ho salutato la mia amica Elena che mi ha dato un calorosissimo e lungo abbraccio. È stato davvero importante questo suo gesto di affetto. Mi fa sentire amata e rispettata.
Mentre mi toglievo le scarpe e indossavo le calze antiscivolo, le altre donne partecipanti stavano arrivando e si cambiavano anche loro nel piccolo stanzino. In un ambiente nuovo essere riconosciuta da subito come la donna che sono, senza timori di giudizio, mi ricorda quanta strada ho fatto. La lezione della scorsa settimana era sull’amorevolezza per il proprio se’, spesso trascurato in favore di aiutare gli altri. In una transizione di genere è davvero importante riuscire a volersi bene anche se non sempre il proprio corpo è come lo vorresti, ma sei comunque te stessa.

Ci siamo state sedute in cerchio e la sessione è iniziata con una meditazione guidata. Ho notato che l’apertura delle mie anche sta migliorando ogni settimana di esercizi (yoga e danza), sono riuscita a stare nella posizione corretta senza stancarmi troppo (a parte la mia lombalgia che mi fa sapere di esserci sempre). Ovviamente i miei pensieri hanno iniziato a andare per conto loro e inizialmente non è stato facile rimanere nel presente e concentrarmi sul respiro. Sto cercando di usare la “respirazione quadrata” che ho imparato recentemente: dividere in quattro tempi lunghi uguali (si parte da 4 secondi) per le fasi di inspirazione, pausa apnea, espirazione, pausa con vuoto.
Come mi accade sempre, quando faccio delle meditazioni con delle persone nuove, mi arriva una qualche forma di illuminazione su attività che mi piacerebbe fare, oggi è arrivata un’intuizione su delle scelte che voglio fare per il mio futuro. Questo sarà argomento di un altro post che farò più avanti, quando sarò pronta.
Terminata la meditazione è stato il turno di Susi, l’altra insegnante specializzata in danzaterapia.
Mi avevano detto di portare abiti comodi e sono venuta con il mio maglioncino con le farfalle (stamattina faceva freddo quando sono uscita di casa), solo che nella stanza avevo molto caldo. Avrei dovuto portare una maglietta. Ho pensato a questa cosa dalla mia “fisicità importante” per una donna e se era il caso di rimanere con la sola canottiera. Penso sempre che il mio fisico possa sembrare troppo maschile senza abiti adeguati che valorizzino il mio lato femminile, ma poi ho pensato: chi se ne frega! L’importante è che sto bene e l’ho tolta. Ho fatto la lezione di danza in canottiera senza pensarci più. Un aiuto mi è arrivato dalla danza: vado fuori di testa e mi sento davvero una farfalla.
Susi ha iniziato facendo suonare delle musiche, mentre eravamo ancora sedute, ma il mio corpo aveva già cominciato a muoversi lentamente seguendo la melodia, nonostante tenessi gli occhi chiusi.
È stato un crescendo di musiche, partendo da quelle calme. La prima è stata ispirata da un breve pezzo audio che faceva ascoltare il battito del cuore del musicista Paolo Fresu, suono mescolato a quello della sua tromba che stava suonando. Abbiamo messo la mano sul cuore per ascoltare il nostro battito, usarlo e portarne fuori il ritmo.

Il mio corpo ha reagito in automatico e ha ricordato gli ultimi laboratori lezioni di danza che ho fatto, soprattutto il Twerk con il movimento delle anche e del bacino. Il tutto unito alla danza libera che ho fatto in passato e alcune lezioni del workout di danza. Il mio corpo sa cosa fare e lo lascio libero.
Una volta in piedi, ad occhi aperti abbiamo lasciato andare i nostri corpi, liberi nello spazio e a volte interagendo con le altre.
Dopo alcuni brani metà donne danzavano liberamente e metà osservavano, per poi scambiarsi il ruolo. E’ stato bellissimo vedere questi movimenti fluidi, dove il corpo è libero di muoversi nello spazio, senza vincoli di ritmo e coreografia.
Susie ci ha poi fatto scegliere un telo colorato: ognuna ne ha preso uno. Ho avuto un primo pensiero di prendere quello rosa, per poi lasciar fare al caso e mi è capitato quello di colore amaranto.
Lo scopo era di guardare e toccare il telo. Soprattutto prestare attenzione al suo colore per portarlo dentro di noi e riportarlo fuori tramite la danza, seguendo il ritmo del cuore e della musica. Messo per iscritto sembra complicato, ma se la lasci fare al tuo corpo è tutto perfettamente naturale.
Ci ha poi detto di “portare più rispetto” al telo e nella danza successiva, seppur con lo stesso ritmo, qualcosa è cambiato. Questa sensazione l’ho detta nella condivisione finale e ha colpito molto Susi: “pensavo che la musica influenzasse il corpo e i movimenti, mentre ho scoperto che il vestito oppure un oggetto tenuto con le mani, influenza il movimento e la danza. Soprattutto ti fanno sentire il ritmo diversamente. Con la stessa brano ho sentito due musiche e ritmi differenti”.
L’ultimo pezzo musicale da danzare era di una musica allegra in dialetto milanese (sto rivalutando molte musiche del secolo scorso). Abbiamo unito tutti i teli, legandoli e creando un cerchio. Alcune a turno potevano andare in mezzo e danzare liberamente. Ovviamente, io sono stata la seconda a farlo. Un po’ per soddisfare il mio ego di attrice (voglio mostrarmi) e un po’ perché la danza mi fa sentire libera e non appesantita dal mio fisico.
La sessione è terminata con un’altra meditazione guidata di Elena e questa volta sono rimasta sul momento a sentire il mio respiro e le suggestioni della meditazione.
Al termine ci hanno chiesto di dire una parola relativa all’esperienza e quasi tutte le parole erano di leggerezza, amore, sorrisi e felicità nella danza.
Queste attività e laboratori olistici sono frequentati solamente da donne e spesso non giovanissime, non ci sono mai uomini e quello che illustra l’estratto qui sotto è una possibile spiegazione.
Estratto articolo di “The Period”"Il flop di Joker 2 è una questione di genere?" di Leoluca Armigero
Guardare un musical, per molti uomini, spesso significa dover fare i conti con quello che resta di un “io” interiore congenitamente malato di mascolinità tossica: sin da piccoli, subiamo il pregiudizio per cui la danza e il canto sono roba da donne. Così diventa vietato ballare, per non sentirsi rivolgere l’insulto peggiore: essere paragonati a una donna.
Poi crescendo capisci che, in un mondo che modella pure gli insulti in base al genere, tu preferisci ballare e travolgere lo schema per cui il femminile è degradante. Eppure quell’idea resta annidata da qualche parte, un nido bello grosso nell’anima di chi va al cinema e misura la qualità/serietà di un film solo in base a quanto compiace lo spirito da veri duri".

Terminata la lezione, ho riabbracciato calorosamente Elena e sicuramente collaboreremo su alcune attività, soprattutto adesso che ho visto che cosa hanno elaborato in questo laboratorio. È stato un piacere conoscere Susi e senz’altro verrò altre volte, devo solo capire come incastrare i miei impegni domenicali.