Ultimo incontro del ciclo di danza terapia. Tra l’altro ho scoperto, guardando le statistiche del sito, che sono tra le pagine più visitate non relative alla transizione. Mi sono avvicinata solo da pochi mesi, ma è una disciplina davvero stimolante.
Nella meditazione iniziale, ho scoperto che, finalmente, riesco a stare seduta sul cuscino con le gambe nella posizione corretta! Non che sia obbligatorio, l’importante è essere comode, ma una piccola soddisfazione sul mio fisico e la mobilità delle anche.
Durante la meditazione, anche stavolta, tanti pensieri sono arrivati, soprattutto quelli sul futuro: cose che dovrò fare oggi, domani e nei prossimi giorni. Sono riuscita a stare sul momento e lasciarli andare, saranno anche decisive per il mio futuro, ma ora danno solo fastidio e perdo l’essere qui, a partecipare a una bella attività.

Per la danza, Susi ha srotolato un rotolo bianco per la stanza creando dei grovigli e nodi. E’ fatto di materiale elastico. Non avevo indizi sulla tematica della giornata e cosa sarebbe servito quel nastro, ma ci ha spiegato la motivazione: è l’ultimo incontro, i nostri percorsi di vita si sono incrociati e il nastro simboleggia questi percorsi, poi ha fatto partire una musica, molto calma e con dei vocalizzi femminili, e spiegato il primo esercizio: dovevamo osservare lo svolgimento del nastro e seguirlo usando una mano a scelta.
Lo scopo era di conoscere il percorso del nastro composto da tratti rettilinei, curve, cerchi e nodi.
Osservando il nastro al suolo, ho pensato che, il mio percorso di transizione, poteva essere simbolicamente quello del nastro e in questo momento, mi sento poco dopo la metà: superato il nodo. I prossimi passi della mia transizione, non saranno semplici, ma seguendo le curve e deviazioni di percorso del “mio nastro”, mi porteranno a un percorso più rettilineo, anche se con qualche perturbazione.

Gli esercizi seguenti, sono stati tutti l’evoluzione dell’idea. Abbiamo utilizzato l’altra mano. Nel mio caso ero partita con la sinistra e poi usando l’altra mano, quella dominante, ho notato differenze nei movimenti: con la destra c’era meno gentilezza nel seguire il percorso e più grinta.
Nella terza ripetizione abbiamo utilizzato entrambe le mani e le braccia, ogni volta scoprivo nuove caratteristiche del percorso, poi ci siamo alzate in piedi avendo una visuale diversa e sembrava quasi un percorso nuovo.
Abbiamo iniziato a camminare lentamente, in senso orario, seguendo il percorso, danzandoci intorno e prendendo il posto della compagna alla sinistra. Ispirata da un suggerimento di Susie, che ci mostra sempre prima che cosa potremmo fare, ho liberato la parte bambina del mio cervello (Child state), quella giocosa, e mi sono lasciata andare saltellando, sdraiandomi, muovendomi nello spazio, ma sempre controllata per non fare danni con la mia fisicità. Più trascorre il tempo, partecipando anche a questi laboratori, e ho un migliore controllo del mio fisico e soprattutto dei movimenti. Ho sempre più sicurezza a lasciarmi andare senza colpire le altre.
Da qui in poi, le cose hanno iniziato a farsi molto interessanti: abbiamo cominciato ad annodarci all’interno del tessuto, muovendo prima timidamente, le mani e i piedi, arricciando il nastro entrandoci dentro. In seguito ci siamo alzate ed eravamo tutte connesse in qualche modo con le altre. Come ci ha fatto notare Susi, muovendoci eravamo legate alle altre e il nostro percorso influenzava quello delle altre e viceversa. Se desideravo andare in una direzione, a un certo punto l’elastico mi fermava ributtandomi indietro. Potevo attirare le altre e se lo desideravo, potevo lasciarmi andare addosso all’elastico che comunque, sostenuto dalle altre, mi avrebbe sorretta. Con la mia fisicità ci ho provato? Sì, l’ho fatto in un esercizio svolto più avanti e le altre mi hanno retto senza problemi.

La musica, in queste ultime fasi, è cambiata diventando più ritmata e mi sono lasciata andare mollando tutti i freni inibitori, tranne quello della sicurezza: è stato bello lanciarsi, appendersi,danzare ed evitare di strozzarmi con il nastro incrociato.

Eravamo tutte in piedi, connesse dal nastro in molteplici modi, a turno ognuna si muoveva al centro e tirava, mollava, si annodava, creando delle connessioni di tessuto intrecciate tra noi che dovevamo assecondare i movimenti delle altre.
Come ho scritto pocanzi, quando è stato mio turno di stare al centro, ho osato un po’ di più e credo anche che Susi mi abbia fatta danzare qualche secondo più delle altre, almeno questa è stata la mia impressione. Le sensazione di poter cercare di tracciare un destino, ed essere sorretta dalle altre, è stata bella e stimolante.
Da quando vivo al femminile, sto apprezzando sempre di più, che le altre persone mi vogliano bene, facciamo attività insieme e, nel possibile, ci sosteniamo a vicenda, soprattutto spiritualmente e con tanta amicizia. In precedenza, con i miei amici maschi, facevamo cose insieme, ma erano aride di emozioni e sentimenti, solo divertimento e competizione.

Come tutte le cose, a un certo punto terminano e si deve andare avanti, portandosi dietro però, l’esperienza da usare in futuro. Questo è anche la trama del “viaggio dell’eroe” (base per almeno l’80% dei romanzi): il protagonista parte dal paesello, nel suo viaggio affronta pericoli, si trova messo in difficoltà che risolve, e infine tornerà al paese portando con se’ l’esperienza e la consapevolezza acquisita.
Danzando lentamente, abbiamo dolcemente lasciato il nastro. Abbiamo creato un nostro percorso come lo desideravamo, ma che comunque si collegava alle altre. Quelle del mio lato, hanno lasciato un percorso con curve dolci, mentre le altre hanno fatto un groviglio. Ci sarebbe da fare una grande analisi psicologica su questo, ma la bellezza della Danza Terapia è il non giudicare e riflettere.
Altra riflessione è stata, sul “vedere”, che le nostre azioni si ripercuotono sulle vite degli altri. Questo esercizio dovrebbero farlo tutti i politici, sempre che gli interessi qualcosa per davvero l’aiutare i propri elettori, cosa di cui dubito.
Fare un coming-out (qualsiasi, non solo di transizione), provoca un cambiamento in tutte le persone con cui ti relazioni, spesso migliorandole. Ovviamente se l’altra persona non ha problemi psicologici quali sospetto, ansia, paura del giudizio su di sé, ignoranza.
Al termine, abbiamo rifatto la meditazione “Metta”, per portare luce verso di noi e al mondo. Ero accaldata e con il fiatone, ma presto sono riuscita a portare il respiro alla normalità e rilassare fisico e mente.
Sia io che Susi ci siamo commosse nella parte finale della meditazione, dove si siamo tenute per mano. Lei fa queste attività come mestiere, ma ogni volta è sempre diverso, mentre io sono super emotiva ed è bellissimo.
Il laboratorio era composto da sei sessioni ed è terminato, un po’ mi dispiace, ma se arriva la bella stagione, non vedo l’ora di poter tornare a camminare in montagna e assaporare la natura. Si va avanti portando dentro si se’ l’esperienza e le mie compagne del laboratorio che mi hanno fatto sentire amata, apprezzata, rispettata.

Susi “Che espressione emozionante che ti ho colto. È una bella foto, dai! Non sono così male come fotografa di scena
”