Stasera abbiamo fatto un esercizio davvero particolare: nel mezzo della stanza sulla scrivania Maria Cristina ha messo un grande foglio di carta da pacchi che la copriva completamente e ci ha messo sopra dei sassi di varie dimensioni e forme.
Abbiamo iniziato a muoverci nello spazio tutte intorno al tavolo e dovevamo cominciare a guardare queste pietre cercando di ispirare i movimenti in base a quello che vedevamo e i dettagli che ci colpivano.

In seguito abbiamo iniziato ad danzare lentamente, sempre intorno al tavolo e poi ognuna prendeva un sasso, molte sono riuscite a prendere quello che avevano osservato nell’esercizio precedente, altre si sono dovute accontentare, anche io ne ho preso uno diverso, ma volontariamente, era una pietra uno abbastanza grande che stava giusta nel palmo della mano, aveva forma irregolare e piena di parti ruvide.
E ognuna si è messa a danzare con il suo sasso, accarezzandolo, muovendolo tra le mani ed è stato interessante perché da quel momento in poi non era un oggetto inerte, ma qualcosa con cui interagire.
Nella condivisione che ne è seguita ho raccontato di questa esperienza davvero curiosa e ho notato che in qualunque modo mettevo la pietra, questa si adattava perfettamente alle mie mani. Sono una persona che si adatta a tutto (e con il percorso di affermazione è necessario pe sopravvivere agli inizi) e questo sasso mi rappresentava davvero. E’ accaduta la stessa cosa anche a molte altre che avevano preso un sasso che non avevano scelto. Una mia amica, che aveva fatto Reiki, mi aveva detto che quando le avevano fatto scegliere la loro pietra energetica, hanno dovuto scegliere quella che piaceva di meno e che si è rivelata per ognuna quella più carica di energia.
Siamo rimaste ferme e immobili ognuna in una posizione “da sasso” con gli occhi chiusi, nel frattempo che Maria Cristina ha disegnato sul foglio sottostante con un gessetto i contorni dei sassi unendoli con delle curve che li univano.
Siamo tornate a poterci muovere e c’era questo disegno al posto dei sassi, non si capiva cosa serviva. Maria Cristina ci ha detto di danzare ancora e molto lentamente intorno al tavolo e quando arrivava l’ispirazione dovevamo prendere un gessetto, un colore qualsiasi e si sarebbe lasciava un segno o riempito un’area del foglio. Inaspettatamente abbiamo creato un disegno corale molto complesso, super colorato e stupendo da vedere.

Nell’ultima parte della lezione che è stata più breve, ho provato il pezzo che farò alla performance del 18 giugno. Ho scelto quattro compagne e le ho posizionate due per lato rispetto a me, fronte pubblico, e ho consegnato a ognuna un oggetto: una sciarpa, una collana, un cappello e un bracciale.
Ho raccontato loro grosso modo cosa mi aspettavo che facessero e fatto partire la musica del mio iPhone e mi sono seduta per terra iniziando la performance.
Settimana scorsa ho trascorso quasi tre ore su YouTube a cercare una canzone che andasse bene come sottofondo (lenta e poi super carica come se stessi volando) e guardando tantissimi video di coreografie di danza, per capire qual era la cosa migliore, come muoversi, come alzarmi da terra. Ho anche fatto alcune riprese in casa video per “vedermi da fuori” e capire cosa poteva funzionare.
Sabato mattina inoltre al workout di danza, terminata la lezione, ho fatto la prova senza agli oggetti di scena e senza persone intorno (ho mimato il tutto), per avere idee suggerimenti. L’effetto generale è piaciuto molto è la mia insegnante Giuliana mi ha detto che se mi muovo con occupando meno spazio è meglio, tendo sempre a muovermi tanto con la mia fisicità, anche se mi sento come se fossi più piccola (cosa confermata anche da un’altra ragazza transgender).
Questa sera ho provato ed è stato ben diverso, specie perché hanno improvvisato pure loro.

La storia del mio “essere donna” che voglio rappresentare è che sono a terra, chiusa. Mi risveglio e da seduta lentamente prendo vita danzando con le braccia e mi alzo. Scopro con sorpresa e meraviglia prima l’universo e poi una a una le mie compagne. Ne tocco una che si anima, ci muoviamo a specchio e lei mi consegna il suo oggetto, la tocco di nuovo e si ferma rimanendo immobile. Con l’oggetto danzo usando tutto il corpo, osservandolo. Quando ho tutti e quattro gli oggetti indossati danzo ancora la felicità e le tocco tutte risvegliandole. Danziamo insieme, ci abbracciamo e termina. Durata prevista circa quattro minuti.
Il significato è che io mi rifletto nelle altre e mi sento viva e continuo a osservare tutte le donne per impararne movimenti, modi di essere, parlare. Quando sono da sola non esisto come donna.
Ci state commenti costruttivi sul dove devono posizionarsi le altre e cosa devono fare quando le tocco e poi le blocco. Inoltre questa sera il pezzo l’ho fatto durare troppo poco e deve durare molto di più. Alcuni commenti che mi hanno colpito molto è che sono “molto espressiva”, “fluida nei movimenti”.
Abbiamo terminato la serata danzando come matte su due canzoni di Franco Battiato e salutandoci tutte con tanta adrenalina nel corpo.
Silvana “Dai a delle donne dei colori, e loro cambieranno il mondo….
”