Ieri sera alla lezione di Pilates abbiamo fatto alcuni esercizi rimanendo in piedi e con le braccia allargate. Dopo una specie di riscaldamento abbiamo iniziato muovere le braccia, lentamente, come se fosse un battito di ali. Cosa centra con il teatro? Leggi dopo.
Oggi la lezione di teatro è stata molto particolare e abbiamo iniziato senza fare riscaldamento del fisico. Eravamo solo in sette, di cui cinque donne, poi si sono aggiunti altri due ragazzi sul tardi. Mentre aspettavamo che arrivasse qualcuno, Lia ha detto che in questi giorni ha ciclo e le fanno male le tette. Intendendo che le stanno crescendo. Ho pensato che anche le mie stanno crescendo e in alcuni momenti fanno male. Abbiamo quasi quarant’anni di differenza, ma con una piccola cosa in comune, che lei non sa.
Nella pausa della lezione, con Lia e Alda siamo scese al piano di sotto a fare pipì. Mentre aspettavamo il nostro turno, Alda mi dice “scusa, vorrei chiederti una cosa. Ti vedo felice
”, me l’ha detto sia come un’affermazione che come una domanda. Con lei abbiamo fatto alcune cose online di Lettura Espressiva e poi questo corso, sa che sono una persona trans, e anche aggiunto che si vede dall’esterno che emano energia. Le ho risposto che mi sento carica e piena di energia e che prima tenevo tutto dentro come una barriera. E’ stato un bel pensiero da parte sua. Essere se stessi aiuta davvero a fornire serenità e felicità.
La lezione è iniziata sparpagliando dei cubi in legno in giro per la stanza. Ho notato che con un semplice cubo, in teatro, ci puoi fare veramente un sacco di cose. Abbiamo fatto una specie di meditazione e di introspezione del “ciclo della vita“. Siamo partiti sdraiati a terra e in posizione fetale. Marta ha messo un sonoro di un battito del cuore e ogni tanto ci dirigeva raccontandoci a che punto dell’evoluzione eravamo e cambiando la colonna sonora con musiche che ci hanno ispirato non poco.
Siamo partiti a stare dentro la pancia e dopo un po’ è iniziata l’evoluzione. Siamo nati, abbiamo cominciato a guardare il mondo e la luce, a gattonare, alzarsi in piedi con difficoltà, poi camminare e correre.
I cubi sono serviti come appoggio, come ostacoli, come oggetti da aggirare.
Abbiamo fatto anche un girotondo e altre attività da bambini e poi con vari salti temporali, di una decina d’anni ogni volta, eravamo adolescenti, dei trentenni e via per i 50, 60 e 70 anni e ‘oltre’. Qui ognuno, con i suoi tempi e sui modi, doveva morire. Siamo rimasti immobili al suolo per lungo tempo e abbiamo fatto una rinascita nella forma che ci sentivamo.
Memore della serata di ieri a pilates, dove abbiamo fatto il cigno che volava, mi sono sentita un cigno e sono rinata come tale. Ho anche spiccato il volo e planato metaforicamente, ma sentendolo come reale.
Terminata la sessione siamo intervenuti raccontando le sensazioni e le varie cose che erano scaturite dentro di ognuno. Da parte mia è stata come vivere un’altra vita, anche perché non ero una ragazzina da piccola. Una specie di nuova possibilità. La rinascita dopo la morte è stata una cosa liberatoria e ho sentito dentro una tranquillità e un’energia particolari e non sono stata la sola. Ognuno ha evocato un qualcosa di particolare, addirittura una ragazza ha sentito freddo all’atto della nascita. Riguardo le compagne di corso molto giovani, quando eravamo nelle fasi di età molto più avanzate della loro, che per loro sembrano lontanissime, hanno pensato a cose tipo “se avevano esaudito i desideri della giovinezza” oppure se “erano riusciti a fare quello che si erano prefissati”. Io ho pensato che adesso sono più matta ed energica che negli ultimi vent’anni e forse sono l’unica che sta pensando al proprio futuro a quest’età.
Inoltre dato che sono rinata due anni fa, per me non è stata una simulazione teatrale, ma una specie di catarsi del ricordarmi del perché e del bello per cui adesso sono Bianca.
Questo esercizio è durato almeno quaranta minuti, quindi parecchio. Mi ha anche ricordato l’esperienza pre-morte che ho fatto qualche mese fa, dove anche lì abbiamo fatto il ciclo della vita e morte e ho trovato molte similitudini tra i due esercizi, soprattutto che quando termini hai un rinnovato amore per la vita.
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L’ultima parte della serata è stata praticamente una lezione di epica. Marta ci ha raccontato la storia dell’Odissea prima del capitolo dove noi andremo a recitare e fornendoci un sacco di aneddoti, idee, cose su cui pensare e raffronti con la società e la vita moderna. Abbiamo fatto numerosi interventi tutti molto interessanti. Lo scopo era farci entrare nello “spirito della disperazione di questo viaggio”, della violenza affrontata e dei pericoli, ma anche della forza d’animo.
Abbiamo preso il copione e all’inizio c’è una poesia, che forse non sarà letta nello spettacolo. Marta ha chiesto chi voleva leggerla. Io ho contato fino a tre e siccome non si è fatto avanti nessuno e ho un anno di esperienza di Lettura Espressiva, mi sono offerta volontaria. Penso di essere stata abbastanza brava, soprattutto perché il testo lo stavo leggendo in quel momento per la prima volta. Credo anche che la mia voce sia stata abbastanza sul femminile, molto chiara e non rapida, per far entrare in testa i concetti.
A fine lezione Marta ha comunicato che la prossima volta inizieremo il montaggio dello spettacolo, un pezzo alla volta, in base a chi ci sarà, dato che con tutte queste quarantene siamo sempre decimati ogni settimana. I ragazzi si alterneranno a fare Ulisse e l’equipaggio, mentre noi ragazze saremo tutte Circe, però in alcune scene anche tutte insieme. Quest’idea di più raffigurazioni nello stesso momento mi era anche venuta in mente l’altro giorno leggendo il copione. Penso che si possono fare dei balletti del tipo noi siamo una e poi siamo tante e poi siamo ancora una.
Nella pausa pipì, ho anche tolto i leggins e indossato la gonna con una cintura dorata, e quando sono ritornata nella sala del corso, ho ricevuto una serie di commenti su quanto ero figa. Marta ci aveva detto di portare degli abiti usare, non eleganti, ma che ci aiutassero a farsi sentire “più donne” noi donne e “più uomini” gli uomini, in modo da entrare nell’ottica della filosofia dell’antica Grecia dove il bello e il fisico erano cose importantissime.
La cosa buffa è che come donna trans ho molte più possibilità di indossare vestiti che mi valorizzino parecchio e aumentano la mia femminilità, mentre le ragazzine o le signore ho visto che hanno qualche difficoltà. Buffa la vita.
Tornata a casa ho fatto alcune foto con e senza parrucca. Siccome dopo una qualsiasi attività di gruppo a cui partecipo, sono radiosa e rilassata, volevo vedere se dipendo ancora dall’effetto psicologico della parrucca. Nel primo anno di transizione ero come una Dr.Jekyll e Mr.Hyde cambiando leggermente anche i lineamenti quando la indossavo.
Quindi, adesso? Vedo comunque il volto leggermente più radioso e rilassato quando ho la parrucca, segno che ho ancora qualche progresso da compiere. Però vedo sempre meno differenze tra le due me, grazie ai capelli che iniziano ad essere abbastanza lunghi da darmi un ovale del volto migliore.
Ulisse briefing seconda parte:
Focus sul protagonista. Ulisse è detto l’uomo dalle tante astuzie e dalle molteplici forme. Discende dal dio Hermes, che è il messaggero degli dei, ed è il maestro dell’inganno che attraversa i confini. Quindi anche Ulisse è predisposto a traversare i mondi, infatti passa da quello conosciuto a quello sconosciuto ed è anche l’unico mortale a riuscire entrare e uscire dall’Ade.
Suo nonno si chiamava Autolico che significa uomo lupo, era il principe dei ladri e ovviamente era molto malfamato. Da adolescente Ulisse è stato invitato dal nonno a una battuta di caccia al cinghiale per fare la sua iniziazione alla guerra. Il nonno lo ha fatto stare in posizione, solo che cinghiali sono arrivati da un’altra direzione e contro sole, così che Ulisse si è fatto una cicatrice enorme sulla gamba, cosa che è servita quando è tornato a Itaca ed era l’unico modo per Penelope per riconoscerlo. Dopo quella volta il motto di Ulisse è stato di non fidarsi di nessuno.
Ulisse, Odisseo nella lingua greca originale che si pronuncia in maniera simile a Ulisse, significa colui che è molto odiato oppure che cova l’odio.
Non è un eroe magnanimo, tende a non usare le armi personalmente ed è devoto alla dea Athena che di tanto in tanto lo consiglia, tranne nei primi tempi del viaggio di ritorno, perché per completare l’assedio di Troia ha rubato e insanguinato la statua di Athena che proteggeva la città. Ovviamente la dea tutto questo non è piaciuto e per un po’ ha smesso di apparirgli e dargli informazioni.
Ulisse è pronto a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi.
Terminato l’assedio di Troia, che è durato 10 anni, parte con 12 navi, 500 uomini e un sacco di tesori per tornare alla suo regno di Itaca. Nonostante questa voglia di andare a casa, alla prima isola che trovano si fermano. Vengono accolti pacificamente, ma loro mettono a ferro e fuoco la città, praticando anche cose brutali e stuprando le donne. In tutto questo casino Ulisse salva la vita solamente a un sacerdote e che questi per riconoscenza, gli dona del vino speciale. Questo vino servirà ad Ulisse per far ubriacare e addormentare Polifemo.
Riparte dall’isola e ha già perso 70 uomini tra ubriachi, deceduti e scomparsi.
Arrivano all’isola dei Lotofagi, più o meno in Libia. Alcuni uomini vanno in avanscoperta e non tornano. Preoccupato Ulisse si inoltra con metà esercito a cercarli e li trovano in una comunità dove tutti mangiano questi fiori e sono tutti tranquilli e felici. L’isola è piena di frutti, ci sono uomini di donne bellissimi che non fanno niente tutto il giorno.
Ulisse si chiede perché dovrebbe costringerli a tornare ad Itaca? Questo è un episodio simbolo: Ulisse è la coscienza mentre l’equipaggio sono le risorse. Lui supera la voglia di dimenticare la guerra e trova un motivo per andare avanti a vivere. Per questo decide di portarli via e nella notte li lega e li trascina via sulle navi. In seguito ne moriranno parecchi e Ulisse si chiederà se non avesse fatto meglio lasciarli sull’isola tranquilli e felici.
Arrivati alla terra dei Ciclopi, probabilmente in Sicilia dove c’è il vulcano Etna, trovano un’isola lussureggiante con un sacco di frutti, ma senza coltivazioni e senza la presenza di tecnologia umana.
Ulisse con i suoi uomini va all’interno per cercare chi abita in quest’isola e si porta il vino per donarlo un eventuale capo dell’isola come dono di ospitalità che spera di ricevere in cambio. Come usanza tra i greci dove l’ospitalità era sacra.
Polifemo significa “tante voci” è rappresenta il lato oscuro di Ulisse. E’ un archetipo dell’ombra, un mostro che non obbedisce ai canoni di bellezza. Deforme e dal cervello piccolo, ha un occhio solo che gli fornisce visibilità limitata. Il ciclope è anche il simbolo del vulcano Etna in quanto ha un occhio solo, lancia le rocce e fa tremare la terra.
I ciclopi non conoscono il vino, non hanno una struttura sociale e vivono nelle caverne, a differenza dei greci civilizzati che abitano in meravigliose ville.
Sconfiggere Polifemo è un’altra simbologia dove Ulisse sconfigge la propria parte animale, uscita prepotentemente durante la guerra, e inizia il suo percorso tornare essere una persona civile.
Lasciando l’isola Ulisse, orgoglioso e pieno di se’, urla a Polifemo di essere “Odisseo, re di Itaca, etc.” non pensando che così facendo fornisce la propria identità che sarà usata per maledirlo. Era meglio rimanere “mi chiamo nessuno”, ma in quel momento era troppo gonfio di orgoglio per l’astuzia che aveva utilizzato.
Il viaggio continua arrivando all’isola di Eolo e dopo dopo un mese di permanenza a base di feste e banchetti, a Ulisse viene regalato un otre che contiene tutti i venti contrari. Ulisse però non si fida del suo equipaggio e non dice loro che cosa c’è, ma solo di non aprirlo assolutamente. Rimesso in viaggio, Ulisse non dorme e non mangia per otto giorni rimanendo al timone vicino all’otre. Ma si addormenta, non appena hanno avvistato Itaca, e subito gli uomini aprono l’otre pensando a chissà quali tesori nasconda, e invece si scatenano tutti i venti creando un gigantesco uragano che riporta le navi indietro, proprio all’isola di Eolo che scaccia Ulisse perché non è stato meritevole del suo dono.
Il resto delle navi viene affondato all’isola seguente, dai Lestrigoni, in Sardegna, che sono dei giganti cannibali con due occhi e lanciano massi affondando tutte le navi restanti tranne la sua. Si avvera la maledizione di Polifemo e di suo padre Poseidone. Infine stremati giungono all’isola della Circe, situata nel Circeo vicino latina nel Lazio.
Qui inizia il nostro spettacolo.