Mi sono iscritta senza avere la minima idea di cosa fosse. La mia amica Barbara era interessata soprattutto a rivedere dopo due anni, delle persone a lei care, così mi sono aggregata da vera donna a 360 gradi.
Il messaggio whatsapp presentava l’evento con poche informazioni, ma facendo capire che sarebbe stata una cosa intensa da vivere.
Questo post/articolo è molto intenso e spero di non turbare nessuno. Anche se l’argomento era la morte in realtà si è celebrata la vita.
“OLTRE LA SOGLIA: TUTTO CIO’ CHE AVRESTI VOLUTO FARE E DIRE PRIMA DI MORIRE”
WORKSHOP DI CRESCITA PERSONALE PER LA FOCALIZZAZIONE DEL DESIDERIO VITALE
“SE SAPESSI DI AVERE UNA SETTIMANA DI VITA, COSA FARESTI? CHE SCELTE OPERERESTI? COSA DIRESTI E A CHI? CHE COSA È DAVVERO IMPORTANTE NELLA TUA VITA?”
SABATO 2 OTTOBRE DALLE 15,00 ALLE 19,00.
Come la morte può esserci da consigliera ispiratrice, stimolando l’emergenza di prendere in mano la nostra vita, imparando a sentire profondamente cosa e come amiamo, cosa desideriamo e come scegliamo.
VISUALIZZAZIONI GUIDATE, AZIONI INDIVIDUALI E DI CONDIVISIONE IN COPPIA E IN GRUPPO, PER GIUNGERE A VEDERE E (RI)PROGETTARE IL SENSO PROFONDO DELLA TUA VITA
Percorso adatto a tutti che non richiede preparazione o competenze pregresse.
Entry Level per chi lo fa per la prima volta e avanzato per chi l’ha già fatto.
LAVORI IN YURTA, SUL PRATO E NEL BOSCO
Conducono Andrea Cogerino e Marco Finetti
Arrivate in anticipo ho visitato la Iurta così da poter fare qualche fotografia per il blog e cercare di capire a cosa sarei andata incontro.
Il tema è davvero “forte” e mi chiedo se avrò il coraggio di affrontare l’argomento? Io che sono viva e positiva su tutto.
Dopo un tempo imprecisato mentre stiamo a rilassarci sedute nel giardino arriva Marco (il conduttore) e subito dopo Andrea (lo sciamano celtico, anzi l’Andruid) che dopo i saluti entrano nella Iurta a fare i loro preparativi.
Gli altri partecipanti arrivano mano mano e vedo che siamo un gruppo davvero eterogeneo, ci scambiamo dei saluti di cortesia e rimaniamo seduti all’esterno parlando del più e del meno, se conoscevi già i conduttori e via così.
Finalmente entriamo all’interno Iurta e ci accomodiamo sui cuscini. Marco ci introduce gli uni agli altri con alcuni “giochini” per permetterci di ricordare i nomi di ognuno. Ci mischiamo, presentiamo colui che è alla nostra sinistra e cose del genere che soprattutto servono a rompere il ghiaccio.
Una cosa mi ha sconvolta. Ognuno doveva parlare due minuti con la persona accanto e dopo ci hanno detto di presentarla in base all’impressione che ci siamo fatte. Quindi pochissime informazioni. Ho parlato di me che da due anni ho cambiato modo di essere e di approcciare tutto come se fosse la prima volta.
La ragazza con cui ho parlato mi ha presentata usando queste parole (che non le ho detto):
“Bianca che è come una foglio bianco dove ricominciare a scrivere...etc
.”.
Sono le esatte parole che mi ha detto Barbara due anni fa, quando le ho detto come volevo essere chiamata. E’ stato bello e molto strano.
Poco dopo sono entrati gli ultimi due ritardatari e mi è uscito di bocca un “stiamo facendo un workshop di telepatia”. Marco era contento perché secondo lui, così mi ha detto Barbara in seguito, in questi workshop accadono cose con connessioni al limite dell’incredibile.
Marco ci dice le regole della giornata e che siamo in un ambiente protetto, se qualcuno non vuole fare qualcosa, non si sente, non vuole parlare non ci sarà nessun problema. Nessuno sarà giudicato. Infine tutto quello che sarà detto dentro la Iurta rimarrà lì dentro e all’interno dei nostri pensieri.
In accordo con queste regole parlerò solo delle cose che mi hanno riguardato.
Ora è il turno di Andrea che introduce l’argomento “morte” dicendo che nella nostra cultura moderna occidentale è stato reso un tabù di cui non parlare. Nel passato la morte non era una cosa così tabù, anche perché la durata della vita media era di trent’anni. In quasi tutte le culture c’era l’idea che la morte fosse una parte del ciclo delle vite. Andrea le ha definite come delle perle di una collana, una vita per ogni perla.
Prende un foglio e inizia una spiegazione disegnando una croce dove i quattro punti cardinali ci sono tra l’altro il femminino e il maschile. Mi viene da pensare che io sia messa all’incrocio delle linee perché rappresento tutte quante le cose insieme.
Mentre Andrea introduce alcuni degli argomenti mi viene da pensare che forse oggi sarà il funerale di Gerardo. Scherzandoci sopra al mio coming-out due anni fa, Barbara mi aveva detto che sarebbe bello farlo come se fosse una festa.
In realtà non ci sarà nessun funerale e neppure la cancellazione di quella parte di me, anzi sarà celebrata la vita e tutto quando si è svolto per arrivare a questo momento.
All’inizio ognuno ha cercato di dire il motivo per cui si trovava lì del perché aveva scelto questa tematica. Da parte mia ho detto che “non ho la minima idea, ma sento che sarà interessante”.
Il primo esercizio è stato scrivere il proprio necrologio. In seguito ci verrà chiesto se vogliamo modificarlo o migliorarlo. Io farò solo delle correzioni ortografiche e aggiungerò una frase in fondo.
Abbiamo poi svolto una serie di esercizi in piccoli gruppi oppure tutti insieme messi in cerchio. Piano piano che svolgevamo queste attività abbiamo iniziato a sentirci vicini gli uni con gli altri come se ci conoscessimo da sempre.
Dopo un esercizio ci è stato detto di scrivere quello che ci veniva in testa nello stile della scrittura creativa.
Un’altro esercizio era da svolgersi a coppie all’esterno. Una delle due persone avrebbe interpretato una giovane e l’altra una più adulta. Nel tempo entrambe sarebbero cresciute fino a che l’adulto divenuto anziano sarebbe morto. Quindi ci sarebbe stata la rinascita invertendo i ruoli dove il giovane ormai adulto invecchiava.
Con la mia compagna abbiamo affrontato l’esercizio più sul raccontarci le cose che viverle e interpretarle come hanno fatto alcuni. Da parte mia non ho mai “visto la morte da vicino” e non ho idea di cosa farei se non immaginarlo basandomi sui libri e film che ho visto. Anche lei mi ha seguita su questa strada. Il primo loop ho raccontato fasi della mia vita come ad esempio “Ho sette anni e il mio compagno di banco è morto annegato. Era anche il mio amichetto del palazzo vicino. Sono al suo funerale, ma non sento la perdita, sono troppo piccola” e via così finché superata la mia età ho dovuto inventare. Come sarò tra dieci anni? Tra venti? Come sarà il mio ultimo giorno? L’ho immaginato quasi cieca su un letto, con intorno tante persone che parlavano, ma io non capivo più cosa dicevano sentendo solo un brusio, non ricordando i loro nomi e neppure chi fossero.
Quando è toccato alla mia compagna ha detto una cosa interessante che in parte fa sorridere. Le ho detto “fai un salto di altri dieci anni, ne hai 95“, lei ha fatto una pausa guardandomi negli occhi e ha detto “no, penso che arriverò a novant’anni”.
Il secondo loop giovane/vecchio/morte lo abbiamo dedicato a ipotesi sul futuro di nipoti e figlie che sarebbero vissute in una comune dove saremmo state le sciamane del villaggio. Entrambe abbiamo avuto una speranza di un futuro positivo e più a contatto con la natura. Le seconde morti sono state immaginate con delle pire funerarie circondate dagli abitanti del villaggio che seppur sentendo la mancanza non erano tristi della dipartita. Un misto di passato agricolo e futuro poco tecnologico.
Tornati dentro ho scritto questo pezzo, se alcune cose saranno di poco senso è appunto perché non mi è permesso di fare accenni personali.
Vivere la morte quando non si è ancora nati è una cosa che ti segna, ma non lo sai. Quando lo scopri capisci che hai vissuto più vite come se la tua gemella morta fosse con te.
Pensare al futuro tra dieci, vent’anni, come sarai? C’è un pensiero ottimista di una vita al servizio degli altri, come una comunità, con alti e bassi. Quando senti che è arrivato il momento, più tardi di quando credevi, c’è il desiderio di vedere cosa c’è dall’altra parte.
“Nonna cosa c’è di là?”
“Non lo si può dire, altrimenti la nuova vita sarà influenzata e non sarà un esperienza spontanea”
Come il pensare al passato di bimbi come fosse adesso?
La perdita del compagno di banco, morto annegato a sette anni, al momento non ti ha segnato. Cosa ne sapevi? Ma anche tu hai vissuto per due.
“Come fai a fare tutte quelle attività? Hai un sacco di energia!”, energia che avrai fino alla fine e sarà un andarsene sereni.
C’è stato poi l’esercizio di meditazione guidata, ma da sdraiati. Abbiamo usato le coperte perché stando fermi per lungo tempo la temperatura corporea si abbassa e non era il caso di ammalarsi.
Andrea con l’aiuto di suoni e un tamburo ha guidato la meditazione parlando di simbologie e di una sorta di viaggio scalando un albero che raggiungeva il cielo dove incontrare l’aldilà. Poi c’era la discesa e l’arrivo dentro una chiesa piena delle persone a noi care e una bara, ma non potevamo vedere chi c’era dentro. Al principio ho avuto timore che ci fosse dentro qualcuno a me caro, ma poco dopo ho capito chi c’era all’interno: io.
Ad un certo punto sarebbe arrivata “la morte” che mi avrebbe portato via dopo un breve saluto a tutti anche se non potevano vedermi.
A parte il racconto, dentro di me sentivo che nei miei riguardi era tutta una simbologia errata. Anche da morta non mi sarei comportata in quel modo. Andrea ci aveva avvisato che ognuno avrebbe visto cose diverse dal suo racconto guida.
Terminata la meditazione con un lento risveglio reale ho scritto questo pezzo su cosa ho visto io invece.
Ho incontrato il mio Yang, l’altra parte di me. Aldilà c’è solo un’anima. Ci scambiamo ogni volta che torniamo a vivere, a turno. Lei si chiama “Nera” non ha colore ed è un’energia che bilancia la mia.
Non c’è morte. C’è lo scambio di energia.
Non ho salutato nessuno di fronte alla bara dove c’è il mio corpo. L’ho salutato perché esso ero io, è stato un bel corpo e mi mancherà.
Peccato che non ho potuto vederlo, chissà come ero diventata, ma non ha più importanza perché ora è il ciclo di vita di Nera e le vado incontro per prenderne il posto.
Poi abbiamo scritto su un foglio diviso in quattro, su ogni riquadro, le parole:
- Io ti amo …
- Io ti ringrazio …
- Io ti chiedo scusa …
- Io ti perdono …
e ognuno ha terminato le frasi inserendo un breve testo.
La più importante delle quattro è stata letta a tutti a voce alta, dopo ci siamo seduti in piccoli gruppi di tre e ognuno leggeva la frase completa a uno degli altri due come se fosse la persona a cui era dedicato il pensiero.
E’ stato il momento più toccante della giornata. A un certo punto con le mie due compagne ci siamo abbracciate tutte e tre ad ogni frase. Ho sentito calore e vicinanza come non mi era mai accaduto. Penso anche di avere pianto di commozione e gioia per avere dette quelle parole.
Qui dirò solo il “Io ti ringrazio Barbara per essermi amica
“. Abbiamo pianto e abbracciate lungamente,
Il finale è stato sedersi a semi-cerchio mentre al centro della stanza c’era un lume acceso. A turno ognuno doveva prendere il testo del suo necrologio e uscire un attimo dalla porta, quindi rientrare e leggerlo a voce alta. Le persone sedute rappresentavano parenti e amici presenti al funerale, la bara simbolicamente era rappresentata dal lume. Si è creata una atmosfera davvero particolare e dentro di me avevo una calma assoluta. In quel momento, prima che toccasse a me ho capito che non era il funerale del mio passato maschile.
Dopo che il primo aveva letto il proprio necrologio andava a invitare il prossimo che si alzava e lui ne prendeva il posto tra il pubblico.
Il mio necrologio ha un testo positivo che è tutto il mio essere.
Ha compreso tardi chi era veramente, ma il momento giusto era quello.
Non ne aveva mai abbastanza di conoscere persone e condividere esperienze.
Già ci manchi. Con la tua spontaneità e genuinità.
Bianca, anima angelica.
Grazie della tua ispirazione al cambiamento.
Al termine per alleggerire gli animi ci siamo messi a cerchio, spalla a spalla, con la mano sinistra aperta al centro. Con l’altra mano abbiamo simbolicamente messo una parola di quello che ci è rimasto della giornata. Poi le mani le abbiamo messe tenendo il pollice del vicino e si è formato un anello di carne e abbiamo rifatto la cosa di inserire nel pozzo un’altra parola. Alla fine braccia al cielo con un urlo di rinascita.
Barbara in seguito mi ha raccontato che questo tipo di “esperienze” toccano la parte più profonda di noi stessi e che ci impieghiamo qualche giorno a metabolizzare quanto è accaduto. Energie vengono liberate. Pensieri nuovi arrivano e altre cose che dipendono dalla persona.
Da parte mia, già il giorno seguente ho sentito come una rinascita della mia creatività, mi sono arrivate in mente idee e suggestioni di cose da fare.
Una giornata davvero peculiare dove abbiamo affrontato cose all’interno di noi stessi per una vera rinascita di energie e abbiamo celebrato la vita parlando della morte.
A Marco “Anche qui tutto bene, ho dormito a casa di Barbara perché eravamo stanche morte dal viaggio e dall’esperienza… anche a me ha fatto bene e sembra che abbia risvegliato una parte della mia creatività… ma come mi ha detto Barbara, dopo queste esperienze ci vuole qualche giorno per metabolizzarle…
Grazie Marco, Andrea e a tutti voi che mi avete dato una giornata indimenticabile!”
Andrea
“Abbiamo messo in moto potenti trasformazioni. Vi abbracciamo! A presto!
”
Paola M. (una mia amica) “Bella esperienza! E bella fantasia nello scambio con Nera….ne hai proprio inventata una teoria tutta personale!
“