“Ma che bello il tuo blog, ma perché non ne fai un libro?
Così è anche più comodo da leggere.
” Questa è una delle domande che mi fanno spesso le persone che mi seguono nel blog. L’idea mi era sembrata buona e due anni fa aveva iniziato a raccogliere in un documento word tutto quello che avevo scritto, in modo da poterne fare una versione riassunta e quindi creare un libro.
Dopo circa sei mesi mesi ho scoperto che nel blog ci sono troppe cose, inoltre lo stile è quello di un blog e non va bene per un libro, avrei dovuto riscrivere quasi tutto in versione narrata, un lavoro enorme.
L’idea era comunque interessante, poi ho scoperto che esistono almeno 15 biografie di persone trans in libreria, seppur interessante non ho ritenuto che una in più sarebbe stata utile.
Scrivere il blog ha due scopi: il primo è quello di essere il mio diario personale e il secondo è quello di fare divulgazione delle tematiche transgender e fornire aiuto alle altre persone trans.
Qualche tempo dopo mi è venuta un un’idea pazzesca, come molte che ho, “ma perché non scrivere un romanzo di azione con dentro tutte le tematiche di cui vorrei parlare?
“
La protagonista sarei stata io, ma molto più giovane e con un passato differente. Il racconto avrebbe trattato le problematiche inserendole in un contesto narrativo che forse avrebbe avuto un’impatto maggiore. Ho appurato che lo storytelling ha un notevole impatto.
Prima di cimentarmi in un’impresa simile che sapevo enorme e che ha poi richiesto quasi due anni di lavoro solo per completare la prima stesura, ho provato a scrivere un’idea della trama, delineare alcuni personaggi e scrivere le prime dieci pagine. Poi le ho abbandonate per un paio di mesi, come il vino a invecchiare.
Ho riletto le prime pagine e il risultato mi è sembrato molto buono. Se una cosa che scrivi la rivedi tempo dopo e non ti fa proprio schifo, significa che l’idea era buona.
Un mio grosso limite al portare avanti la scrittura è che lavorando in smart working, dove resto tutto il giorno in casa da sola e dopo otto ore di lavoro al computer, la sera non ho più la vista disponibile per fare nulla con il digitale e nei weekend ho spesso cercato di riposarla il più possibile. Staccare proprio dalla tecnologia per quanto possibile.
C’era anche il problema dell’ambiente dove scrivevo che è la mia cameretta e mi ricordava troppo l’attività lavorativa. Il computer non è lo stesso, ma la stanza rimane quella e proprio non mi ispirava a procedere.
Dapprima ho provato a scrivere qualcosa in cucina e andava meglio, ma c’era qualcosa che non andava, tante idee senza una bella ispirazione.
Mi era venuta un’idea che ha funzionato molto bene: andare con il mio tablet tablet e tastiera in un bar, possibilmente carino, e scrivere lì il libro.
Il fatto che stavo fuori casa ha aiutato tantissimo e usando un dispositivo diverso da quello che uso per lavoro, il tablet, ha aiutato anche esso.
Ogni volta ordinavo un’acqua tonica (Schwepps) e rimanevo circa novanta minuti a scrivere e bere di tanto in tanto. Il costo del libro così è stato di circa 30 bottigliette da 3€ cadauna.
Ho impiegato tanto tempo perché mi ritagliavo solo novanta minuti al sabato oppure la domenica, ma non avevo fretta presa da tutte le mie attività.
Ogni tanto pensavo al racconto e mi arrivavano delle idee, ma ho capito che non mi servivano per davvero, quando mi mettevo a scrivere nei bar, usciva un’altra storia, c’era rimasta qualche suggestione, ma scrivevo completamente un’altra cosa. Il libro non è stato scritto nell’ordine in cui verrà letto. Ho creato i titoli dei paragrafi secondo quello che mi immaginavo sarebbe successo nella storia, ma arrivando al bar decidevo all’ultimo cosa scrivere base all’estro del momento.
I personaggi principali sono stati basati su persone reali per il volto, per il fisico e a volte il carattere. Quando ho chiesto a una mia amica Laura se voleva fare la parte della buona o della cattiva mi ha risposto che “i buoni sono così noiosi
“, così ho poi scoperto che mi è uscita una cattiva molto interessante anche se ovviamente Laura non è una criminale.
Mentre scrivevo era come se mi arrivasse il racconto da qualche parte, una canalizzazione di qualcosa che mi veniva raccontato in quel momento. Spesso scrivevo cose che non avevo pianificato e neppure pensato in precedenza. Ne ho parlato con una mia amica e anche lei succede una cosa simile quando scrive i romanzi, come se il racconto ti arriva da qualche fonte esterna.
Ovviamente occorre una rigidità mentale e un’organizzazione per scrivere con coerenza. Ho dovuto creare delle schede dei personaggi sia principali che secondari, per gestire chi sono, che età hanno e le loro caratteristiche fisiche. Ad esempio l’età della protagonista nella scrittura finale è di 28 anni, mentre all’inizio era di 23, ma la storia non stava in piedi con quello che avevo descritto del suo passato.
Mentre scrivevo sono arrivati altri personaggi imprevisti, sbucati come dal nulla, e uno di essi addirittura è diventato l’antagonista principale della storia facendo passare in secondo piano il personaggio della mia amica Laura che ha un ruolo in un certo senso ancora più importante ai fini della divulgazione.
Ora che ho terminato da pochi giorni la prima scrittura, ho avuto la sorpresa che ho scritto 170 pagine in formato a4 (che saranno circa 240 in formato libretto), quando pensavo che ne avessi scritte state circa 80. Come non lo sapevo? Ho usato un software per sceneggiatori che si chiama “Scrivener” e i singoli capitoli sono dei documenti separati che alla fine vengono messi insieme nel creare il documento finale. Fino alla fine non avevo idea di quanto avessi scritto.
Ho impiegato poco più di due anni a scriverlo, ma anche perché è l’inverno scorso mi sono fermata sei mesi oberata delle attività della mia associazione transgender.
Non credo che il risultato finale vedrà la luce tanto presto, ora dovrò rileggerlo, aggiustare l’eventuale grammatica e modificare delle parti che risultino incongrue e poco chiare, magari anche tagliare qualcosa.
Solo allora inizierò a farlo leggere ad altre persone e cercare un editor per la pubblicazione. Nel peggior dei casi lo pubblicherò direttamente io su Amazon, ma il mio obiettivo è quello di diffonderlo il più possibile e trovare un editore che creda nel progetto per distribuirlo molto bene in libreria.
In realtà un indizio velato l’ho già pubblicato nel blog. Nel fare le fotografie perla mostra fotografica avevo fatto degli scatti di test per visualizzare la protagonista che è un investigatrice privata transgender.
La trama verte su un caso di rapimento di un ragazzo trans e la relativa indagine per ritrovarlo, il tutto in segreto dato che il padre è un esponente politico che avversa le persone LGBT+. Come nei migliori romanzi, lo spero, questa ricerca apparentemente banale aprirà un mondo alla protagonista rivelando attività criminali dietro il tutto. Volutamente ho scelto di non inserire la prostituzione trans e neppure la criminalità organizzata. Parla di persone normali al di qua e al di là della legge, anche se il limite è stretto.
Essendo la protagonista la mia alter ego c’è molta tecnologia nel racconto, sono un’informatica e sono stata un hacker in passato. Solitamente gli investigatori dei romanzi chiedono ad altri e non utilizzano direttamente tutta una serie di tecnologie, questa è una peculiarità delle tante nel racconto. Per divertirmi ho anche fatto scrivere una pagina a chatGPT, la prima intelligenza artificiale decente, non ha scritto benissimo, ma quella pagina ha motivo di esistere proprio per come è realizzata.
Il nome della protagonista è saltato fuori fuori quando ho fatto una meditazione sulla morte (apri articolo del blog), dove ho visualizzato, sognato?, che mi scambiassi di posto con la mia controparte negativa da qualche parte sul piano astrale e che si chiamava Nera.
Il nome completo della mia investigatrice è Nera Jones.
Il romanzo è ambientato tra Milano, Torino e la Svizzera e la protagonista e italianissima, il nome straniero ha un motivo nella trama e soprattutto fa molto romanzo giallo americano ovviamente.
So, con questo post, di avere solleticato la curiosità di molti e che purtroppo dovranno avere pazienza perché ci vorrà un altro anno perché il romanzo sarà stato completato.