Settimana scorsa mi è si rotta la frizione dell’auto. Non è così vecchia, ma evidentemente il precedente proprietario non l’ha tenuta da conto e forse nemmeno io. Nella sfortuna mi è andata bene che il guasto è acceduto a 300 metri da casa. Nella discesa del paese che conduce a dove abito, ho cambiato marcia e il pedale è andato già tutto. Panico! Dietro avevo delle auto, a destra un pedone, io dovevo girare a destra proprio dove c’era lui.
Non so come, ma sono riuscita a girare a destra, evitare il passante, e fare gli ultimi metri sperando che nel parcheggio di fronte a casa ci fosse un posto libero, e c’era per davvero. Poteva andare peggio se mi si fosse guastata quando ero a Trento in autostrada con i camion da superare, oppure se fosse stato nel garage, chi la tirava fuori?
Ultimamente le spese “impreviste” sono sempre e solo per la casa e l’auto, mi sembra di lavorare per loro e non per me. Ovviamente mi si guastano le cose nei giorni festivi, era giovedì di fine ottobre, il giorno dopo festa del 1 Novembre.
Non che avessi chissà quali impegni per il weekend, ma il pensiero di stare tre giorni bloccata in paese non è stato piacevole. Nei giorni festivi non c’è modo di usare l’autobus, cosa che ho fatto mercoledì scorso per andare al lavoro. Un odissea. Sveglia alle ore 6:00 per prendere l’autobus che porta i ragazzi alle scuole a Treviglio. Trenta minuti di viaggio in piedi con il mezzo che ti sbatacchiava da tutte le parti. Arrivata a Treviglio in pieno orario di punta ho preso il treno per Milano rimanendo un’altra mezz’ora in piedi. Alla fine ero nella via degli uffici dove lavoro, ma un’ora prima (e stanca morta).
Non c’è modo di arrivare per le 9:00 usando i mezzi da dove abito. In genere con l’auto faccio i 5 chilometri per arrivare in stazione. Dovevo esserci perché il capo aveva prestato le chiavi a un collega che sarebbe arrivato più tardi, io ho le altre chiavi e senza di me sarebbero rimasti fuori fino alle 11:00. Lo so, sono un eroina!
In autobus i ragazzi mi hanno osservata, ma ho fatto finta di nulla. Non perché sono una donna trans, ma perché ero l’unica adulta sul mezzo (a parte il conducente). All’inizio della mia transizione avrei avuto il coraggio di farlo? Mi avrebbero davvero osservata perché ero trans e psicologicamente non mi avrebbe fatto bene.
In treno invece sono stati ignorata, tranne qualche occhiata generica che ci scambiamo tutti per evitare la noia del viaggio.
Il viaggio di ritorno con l’autobus si è rivelato problematico, con l’autista pachistano che si credeva un pilota di formula 1. Tenendomi con due mani ai sostegni ho rischiato più volte di essere sbattuta in giro.
Un’esperienza da non ripetere se non indispensabile!
Il lunedì ho chiamato il carro attrezzi che l’ha portata al concessionario, per fortuna nell’assicurazione è compreso. Il giorno dopo è arrivata la doccia fredda: il preventivo di 1.100€ (non in garanzia), di cui metà in manodopera. Le auto “moderne” sono realizzate in modo compatto e per sostituire la frizione hanno dovuto smontare tutto. Non sono sicura che il progresso e la tecnologia in questo caso siano utili: le “vecchie” auto erano sempre riparabili a costi ragionevoli.
Sabato scorso, per mia fortuna, avevamo organizzato una camminata al mattino, con la mia amica Cristina e per pranzo saremmo andate da Rita, una signora ultra ottantenne conosciuta all’ultimo laboratorio fatto insieme. Meno male che Cristina aveva l’auto e mi è venuta a prendere.
Dove siamo andate? Aveva trovato un percorso di 10 km in un paese prima di Bergamo e abbiamo deciso di provarlo. Giornata di sole pazzesca, ero in maglietta, oggi c’è freddo e nebbia! Il giro del parco si è rivelato più corto e abbiamo compiuto tre giri per arrivare ad almeno 8 chilometri.
Oltre a raccontarci le novità, abbiamo parlato di argomenti di counseling e violenza di genere. Mi ha dato qualche chiave di lettura in più per aiutare le mie amiche, quando mi raccontano dei loro problemi sentimentali.
Per il pranzo, Rita ha cucinato dei cibi deliziosi e siamo rimaste da lei un paio d’ore.
Per un po’ non mi sono sentita prigioniera in paese.
Questa settimana mi ha dato modo di pensare ad alcune cose e che a volte faccio troppe attività e in fretta. La stessa camminata in paese mi è sembrata durasse di più e ho cercato di camminare più lentamente.
Nel weekend a piedi, ho approfittato della pausa forzata, per completare la terza stesura del mio romanzo (apri link del blog). Ora ho iniziato a impaginarlo all’interno di un software professionale, per farne stampare dieci copie, da dare ad alcune persone per una verifica della grammatica, della storia, e capire cosa può essere migliorato.
L’ho scritto in un software di scrittura e pensavo fosse lungo 200 pagine, ma quando ho inserito il testo nel formato corretto, ho scoperto che sono oltre 300 pagine! Non mi era parso fosse così lungo, ma va bene, la storia è quella.
Prevedo altri mesi di lavoro, prima che possa presentarlo a qualche editore. Se poi non interesserà nessuno lo auto-pubblicherò su Amazon, ma il mio scopo è divulgativo e mi piacerebbe che qualcuno che creda nel progetto, lo pubblicizzi a dovere.
Ho anche iniziato a pensare a una copertina (che poi l’editore che lo pubblicherà ne farà una sua, cambiando anche il titolo) e ho disegnato ad acquarello due idee, ma non mi hanno soddisfatto: sono troppi anni che non disegnavo su carta e non è uscita un’illustrazione professionale. Credo che ne farò una versione grafica con immagini a tinte piatte. Non è così importante, essendo un’edizione a tiratura limitata di test, ma mi piacerebbe dargli una bella copertina.
Ho cercato dei libri sul Counseling, mi ero informata per fare dei corsi professionali, ma durano tre anni costando oltre 7.000€. Non mi interessa farlo come professione, ma avere degli strumenti di psicologia per aiutare le altre persone. Allora ho cercato nella rete delle biblioteche bergamasche e ne ho trovati parecchi. Ne ho presi due e li sto studiando, sono abbastanza impegnativi per via del modo troppo forbito con cui sono scritti. Ho scoperto che con il mio percorso di affermazione di genere, la transizione, metà dei concetti li ho scoperti su me stessa e applicati correttamente. Infine l’empatia che è esplosa fuori vivendo al femminile, è d’obbligo per questa attività.
Questa settimana ho avuto dei piccoli attacchi di panico, che ho tenuto sotto controllo, ma è stato spiacevole avere quelle sensazioni di timore, come un blocco del respiro, paura del futuro (anche finanziario con queste spese impreviste a cui si è aggiunto il cambio della caldaia…). Immagino siano gli ormoni, prima non avevo mai avuto ansie con questa intensità.
Ci si sono messe pure le elezioni americane e la vittoria di Trump. Che cosa significa per le persone transgender?
Quel tizio, tra tutti i difetti che ha, è pure transfobico e applicherà delle restrizioni negli USA alle persone trans.
“Il Progetto 2025, che il Brennan Center for Justice ha definito “una minaccia inequivocabile alla democrazia americana e alle future elezioni”, comprende anche diverse iniziative anti-LGBTQ+, tra cui piani per ridefinire il genere a livello federale per riconoscere solo il “maschio” e la “femmina” come assegnati alla nascita, per revocare le protezioni contro le discriminazioni LGBTQ+, per tagliare i fondi federali per le cure di affermazione del genere e per decimare i diritti riproduttivi.
”
Sto leggendo messaggi sui gruppi Facebook americani che molte persone trans hanno paura di quello che accadrà e stanno pensando di emigrare in Inghilterra oppure in Europa. Cosa significa qui da noi?
Abbiamo un governo dichiaratamente omofobo e transfobico e sapere che in USA si faranno certe cattiverie nei nostri confronti (per usare un termine gentile), potrebbe dare loro idee di farle anche da noi. Hanno anche simpatie per la Polonia e Ungheria, che hanno governi che, in barba alla Comunità Europea, stanno riducendo i diritti delle persone.
Non è un bel futuro quello che abbiamo davanti e un’amica mi ha scritto questo messaggio:
“…pochi minuti fa ho visto in TV un suo elettore, il classico viscido, insignificante ciccione bianco di mezz'età, frustrato e fallito, esultava proprio per questo motivo:
“
"non esistono trans, ma si nasce maschi o femmine!"
Vi dico la verità col cuore: io sono arrivata a raggiungere obiettivi che andavano ben oltre le mie aspettative e, se dovessi fare una brutta fine, non riterrei comunque la mia vita priva di significato o meschina, ma un vanto, sia per me che per le donne come me…
Penso sia per questo motivo che percepisco non tanto un senso di paura nei confronti di questi individui quanto di pena.
Cioè mi domando: ma che cazzo di vita di merda hanno per volerla spendere con tanta foga e impegnando tanto tempo ed energie riguardo tematiche e persone che con loro non hanno nulla a che fare e che non sono per niente interessate alle loro di vite?!
Ma veramente una vita di merda! Ma tanta, tanta!