Oggi è stata una giornata incredibile, in serata ero stanca a livello emotivo, ma non stressata. Non pensavo che si possa avere un sovraccarico di cose belle.
Stefania “Mi sa che ci vorranno almeno uno o 2 giorni per finire di metabolizzare il laboratorio di ieri.
“
Ma cosa diavolo ho fatto? Partiamo dal principio.
Al mattino mi sveglio tardi (ore 8:00) e vado diretta a fare pilates, non così tardi, ma abbastanza da non poter avere il tempo di fare colazione (iniziamo alle 9:00) e per prepararmi per quanto sono rapida mi porta via almeno venti minuti. Al bar di fronte al centro benessere, dove vado di solito, bevo velocemente un caffè e mangio una pasta mignon. Quindi raggiungo le altre e facciamo lezione che è stata interessante e davvero impegnativa. La cosa bella è che stiamo migliorando la postura e le estensioni degli arti. Mi è venuta in aiuto anche la lezione di danza dell’altra sera, dove come riscaldamento abbiamo fatto solo esercizi tensione muscolare. La coreografia che stiamo preparando procede bene e ricordiamo i movimenti della settimana precedente più i nuovi.
Terminata la lezione sono andata a casa, non prima di essermi fermata in una panetteria a prendere una focaccia e del prosciutto, inizio avere una gran fame.
Meno male che avevo preparato in anticipo la borsa con le cose da portare anche se ovviamente ho dimenticato la coperta che stava sotto la borsa.
Io sono quella che è sempre in leggero anticipo perché le attività a cui partecipo sono sempre lontane da casa, ma come accade sovente, la persona che abita più vicina è quella che arriva per ultima ed è quello che è successo anche oggi. Sono arrivata due minuti prima che iniziasse il laboratorio dal titolo: i cinque sensi dell’attore.
Come sono venuta a conoscenza di questa attività? La mia insegnante del corso che ho fatto due anni fa di Lettura Espressiva ha condiviso un post su Facebook di questa compagnia teatrale e nel leggere la breve descrizione mi hai incuriosita non poco, inoltre è pure gratuito. Avevo scritto qualche giorno fa e mi avevano confermato la partecipazione indicandomi una serie di oggetti da portare: blocco e penna, una benda per gli occhi, una candela, una coperta, abiti completamente neri oppure completamente bianchi. Molto intrigante.
Luogo dello svolgimento è stato una via di mezzo fra una palestra e uno spazio teatrale. Eravamo undici persone con molte più donne. Quasi tutti abbiamo indossato abiti neri tranne due ragazzi poco più che ventenni, vestiti completamente di bianco. Perché questo è importante lo si capirà più avanti.
Ci mettiamo in cerchio, in piedi, mentre Diana che l’attrice ci farà il laboratorio, introduce questo tipo di attività. La sua compagnia si chiama il Teatro del Lemming che pratica una forma teatrale molto particolare che comprende il coinvolgimento attivo del pubblico con un grande utilizzo del corpo e dei sensi e quasi nulla parola che viene usata solo per generare dei suoni che paiono rumori.
I CINQUE SENSI DELL’ATTORE è l’originale pedagogia teatrale portata avanti dal Teatro del Lemming sul territorio nazionale ed europeo. Questo particolare metodo di lavoro pone al centro il lavoro sul corpo e sull’uso dei sensi. Corpo non più inteso come protesi di un’intelligenza che dovrebbe guidarlo, ma nella sua pienezza animistica, in quella nudità sorprendente che conduce alla verità dell’incontro con l’altro. Il teatro torna e si impone così come il luogo dell’incontro, della relazione, e si propone nella sua necessità di evento, di esperienza che prima che cognitiva resta propriamente esistenziale ed organica. I cinque sensi dell’attore, indagati separatamente e poi in continua sinestesia fra loro, diventano, oltre che un appello alla pienezza della vita, una via d’accesso all’altrove del teatro e alle capacità creative dell’attore. Nella sua relazione ravvicinata ed intima con se stesso, con i compagni, con lo spazio e con lo spettatore l’attore è qui indotto ad una messa a nudo radicale, ad una ricerca personale e tecnica che passa per una disponibilità assoluta all’ascolto e all’attenzione di sé e dell’altro.
http://www.quieoraresidenzateatrale.it/
https://www.teatrodellemming.it
Da quando iniziato la transizione ho frequentato molte attività teatrali scoprendo che esistono davvero tanti tipi di teatro. Diana ci dice anche che nell’antica Grecia andare a teatro era un’attività sociale e anche di aiuto psicologico per vedere rappresentate determinate cose della vita. In effetti ho conosciuto vari tipi di attività che utilizzano il teatro per un aiuto psicologico e fini terapeutici.
La cosa che mi ha colpita particolarmente e che andremo utilizzare degli archetipi di storie, tra cui Odisseo. Dopo che ho fatto lo spettacolo mesi fa come Maga Circe, l’odissea è entrata più volte nella mia vita.
Dobbiamo presentarci agli altri indicando i nomi, da dove veniamo, di chi siamo figli e perché siamo quà. Ulisse si muoveva sempre anonimo e spesso era scambiato per un barbone oppure per un naufrago, ma solo quando necessitava di mostrare davvero chi era, il suo potere ed il suo retaggio si presentava con il suo nome, di chi era figlio e la carica pubblica.
Quando è arrivato il mio turno mi viene per un attimo di dire che sono una donna transgender, ma poi decido di soprassedere in quanto non sembra il logo adatto per fare attivismo. Ho detto semplicemente “Sono Bianca, figlia di Concetta e Antonio. Pochi anni fa ho cambiato completamente la mia vita e ho iniziato esplorare nuovi mondi tra cui quello teatrale
”. Tutti mi hanno fatto un piccolo applauso. Al momento non ho capito il motivo del perché l’hanno fatto solo per me e mi rimarrà un piccolo dubbio per alcune ore. È piaciuto cosa ho detto, oppure come l’ho detto? In realtà è piaciuta la mia onestà e apertura perché hanno compreso tutti subito che sono una donna trans, ma che non importava minimamente.
Stefania “Il tipo di laboratorio era strutturato per portarci oltre le differenze. Il focus erano i 5 sensi che tutti abbiamo e funzionano nello stesso modo a prescindere da età, sesso, etc.. credo che il regalo più grande sia stato sentirci accolti, tutti umani, alla pari, con debolezze, forze, desideri e sensibilità. Filippo e Simone sono anche molto abituati al lavoro fisico teatrale intenso e non si sono risparmiati. Io ho lavorato di più con Simone e mi sono trovata subito in sintonia. Se mi fossi fermata a pensare che i ragazzi hanno l'età dei miei figli, non avrei potuto lavorare nello stesso modo.
”
Dopo aver fatto i consueti esercizi di riscaldamento del corpo, tra cui uno di camminata sul posto che piano piano si trasforma in una corsa forsennata fino a rallentare e fermarsi lentamente da uno stato all’altro, abbiamo fatto il primo esercizio utilizzando il suono della voce.
L’immagine da visualizzare era che eravamo delle streghe poste in un cerchio e stavamo preparando la stregoneria che avrebbe fatto cadere il re sotto il nostro controllo. Dovevamo pronunciare una serie di sillabe composte da una consolante e una vocale, ma in modo creativo cercando di far sembrare che fossero delle formule magiche gettate nel calderone immaginario, suoni come “Bi, biii, baaa, boooo, ci cici ci, ca coo, ca ci, deee, do do doooo…”. Ne è uscita una vera cacofonia di suoni molto teatrale.
Fin qui tutto normale, sono esercizi abbastanza classici che si fanno in tutte le scuole di teatro. Inoltre le musiche che ha messo Diana hanno contribuito tantissimo a creare varie atmosfere come successo il corso DYP, mi fanno andare fuori di testa.
Abbiamo fatto un esercizio che si è ricollegato con la lezione di danza al Moma Dance Studio che ho fatto settimana scorsa. Mentre ascoltavamo una musica rimanendo ad occhi chiusi abbiamo iniziato a muovere solo la spalla destra cercando di interpretare la musica e non di battere il tempo. C’era da muovere quindi la mano sinistra e poi insieme anche la testa, poi il braccio destro e pian piano tutto il resto del corpo, fino ad arrivare a una danza tribale africana quando effettivamente il tipo di musica è cambiato. Il collegamento è stato che al corso avevo fatto Afrodance appunto su danze tribali modernizzate. La cosa che mi ha colpita molto è stata di riuscire ad avere dei movimenti spontanei del corpo e indipendenti per ognuna delle articolazioni coinvolte.
Gli esercizi seguenti sono stati una progressione di attività che hanno visto principalmente l’utilizzo del corpo, soprattutto in un modo per me in atteso e che mi serviva da tanto tempo e sono stati fatti a coppie.
Abbiamo iniziato con Giulietta e Romeo ad una festa che si incontravano, ma non potevano toccarsi. Una persona di fronte all’altra dovevano immedesimarsi a fare dei piccoli movimenti a distanza ravvicinata dall’altro utilizzando soprattutto le mani.
Una variante di questo esercizio è stata quella di muoversi a specchio con la persona di fronte. La cosa interessante è che non c’era un capo che guidava, ma ci si doveva guardare e cercare di intuire quando io dovevo copiare e quando l’altra doveva copiare i miei di movimenti. L’esercizio l’ho fatto insieme a uno dei due ragazzi giovani, che erano molto belli, ed in seguito abbiamo scoperto essere una coppia. Uno dei due fa l’attore e l’altro sta terminando gli studi per diventarlo e infatti fisicamente avevano un ottimo movimento del corpo che accentuava la loro bellezza, e sono pure biondi.
Mi ha colpita molto questo suo reggere lo sguardo mentre facevamo la copia dei movimenti e si è creato un qualche senso di intimità perché nessuno dei due comandava.
A questo punto abbiamo fatto la pausa pranzo di un’ora, andando in un bar tavola calda appena fuori dal locale. È servito per conoscerci al di fuori del teatro e mangiare insieme che è sempre un’ottima cosa quando ci sono persone che hanno un vissuto interessante. Abbiamo ordinato un po’ di tutto ed io insieme alla signora che ha organizzato l’evento abbiamo ordinato un Poke Ball con avocado, mozzarella, insalata e tanto riso. Durante il pranzo ho scoperto che tre quarti delle persone, per partecipare a questo laboratorio, hanno fatto dei veri propri viaggi anche di alcune ore.
Vicino a me c’erano due signore che abitano relativamente vicino e che spesso vanno a ballare in locali dove ci sono persone di “una certa età” (over 40) e quindi alla fine ho tenuto i loro contatti per delle uscite danzanti. Una delle due continuava a sbagliare l’uso del pronome con me, con un generico “lui” per correggersi subito dopo. Per fortuna dopo ha usato il mio nome Bianca e non ci sono stati problemi. Chissà cosa ha visto in me, tra l’altro nell’esercizio che abbiamo fatto insieme mi ha abbracciata con forza senza lasciarmi andare.
Sono rimaste entrambe sconvolte quando ho detto loro la mia età e come tutte le signore hanno detto che non ho le rughe nel viso.
Siamo ritornati all’interno e fatto tutta una tirata durata cinque ore che sono volate via in un attimo, eravamo davvero al di fuori del tempo e delle regole della società. Alcune persone sono rimaste molto colpite e a volte anche sconvolte oppure impaurite sul alcuni esercizi molto intimi, spesso perché non avevano il controllo della situazione. Diana ci ha detto che il teatro provoca questo annullamento delle regole e che ci permette di essere veri nonostante si interpreti una finzione. Se non siamo sul momento e veri il pubblico lo capisce, non si immedesima e la rappresentazione non funziona.
Ora arriviamo agli esercizi che mi hanno sconvolta positivamente. La premessa è che sto cercando di capire la mia nuova e forse vera sessualità, anche se fino ad ora non avevo fatto ancora nulla di concreto a riguardo. Ho incontrato degli uomini interessanti, ma in ambienti dove da parte mia non poteva esserci questo tipo di coinvolgimento e perché erano quasi tutti felicemente sposati, oppure non interessati da questo punto di vista ad una donna trans. Uno dei miei pensieri serali prima di dormire era immaginare come potesse essere toccare un uomo, sentire la sua muscolatura nella schiena, nelle braccia. Mi sarebbe piaciuto oppure la transfobia interiorizzata della mia educazione avrebbe provocato ribrezzo e allontanamento? A breve lo avrei scoperto senza che ne fossi preparata.
Il mio compagno per due esercizi è stato con il ragazzo gay: Simone. L’esercizio consisteva che uno dei due era bendato e l’altro era suo angelo custode che gli stava alle spalle rimanendo molto attaccato e che lo dirigeva con delle carezze e dei tocchi leggeri. Ovviamente si camminava nello spazio e l’angelo custode doveva fare attenzione a non fare scontrare il suo protetto con gli altri e contro i muri. Doveva dirigerla senza comandarla. Qui è iniziato il contatto fisico e Simone ha iniziato a giocare con me ed il mio corpo con movimenti e tocchi abbastanza intimi. Ad un tratto ho sentito che ha messo la sua testa nell’incavo del mio collo e ci siamo intrecciati le mani come fanno i fidanzati. Davvero una cosa molto intima e fatta tra sconosciuti.
Quando è stato il mio turno di fare l’angelo custode, ho cercato di fare lo stesso e siamo quasi diventati una persona sola. Non c’era l’angelo, ma eravamo un insieme a spostarci e muoverci.
Dopo aver fatto un altro paio di esercizi ho fatto copia con l’altro ragazzo, Filippo che è molto alto e muscoloso. Uno dei due iniziava massaggiava l’altro che era ancora bendato, per poi dirigerlo in una camminata alla scoperta del mondo e qui è successo che mi ha portata alla scoperta di me stessa e darmi delle conferme sulla mia nuova sensualità.
Ho iniziato io a fare i massaggi e la gestire la direzione. Sono molto brava a farli e alcune persone mi hanno detto che “le mie mani sanno già dove andare”. Filippo ha confermato al termine dell’esercizio durante la condivisione relativa. Dopo ogni esercizio si dava un commento personale.
In questo caso c’è stata una sfida in più, ero Beatrice che doveva massaggiare il suo Dante ed il massaggio è stato erotico, cosa per me totalmente nuova, ma le mie mani sapevano dove andare.
Prima della transizione ho passato quarant’anni di vita senza contatti fisici, tranne gli abbracci con i familiari e occasionalmente con qualche amica nel salutarci. Dopo la transizione abbraccio tantissimo e ho molti più contatti fisici, ma questa è la prima volta che sono così ravvicinati e molto intimi. Il sentire i suoi muscoli sotto le mie mani mi è piaciuto tantissimo. C’è da dire che sapevo che era un ragazzo bellissimo e lui è stato al gioco, anzi ha calcato la mano e io che ne avevo tanto bisogno ho fatto la mia parte. La cosa bella è stata che non c’era un fine da raggiungere, un dopo per farci sesso. Era un giocare e un apprezzassi dei corpi. Regali di tenerezze che spesso non vengono fatti nemmeno nei preliminari al sesso, desiderati dalle donne e ignorati dai maschi a cui interessa solo imbucare il pisello.
Gli ho massaggiato le braccia e spalle, stuzzicato il collo, cercato varie parti del corpo e della muscolatura. Poi quando è cambiato il tema musicale, l’ho portato a spasso in un mondo immaginario e abbiamo iniziato ad abbracciarci e muoverci al unisono come amanti danzanti. Ad un certo punto, inatteso, mi ha abbracciato strettissima e mi ha dato anche dei baci sul collo. Che dire? Da lì in poi sono partita completamente e mi sono sentita davvero una donna e molto fisicamente. La cosa curiosa è che lui è gay io sono una donna trans dove non dovremmo azzeccarci nulla tra noi… magia del teatro… in quel momento però eravamo due persone che si stuzzicavano provando e regalando qualcosa. Quando è stato il mio turno di essere bendata è stato bello sentire le sue mani massaggiarmi ed ho avuto anche i brividi, da quando mi stringeva forte sì prendendomi da dietro, è stato indescrivibile. Scritto così sembra quasi un romanzo erotico, ma abbiamo davvero fatto di tutto per stuzzicarci, abbracciarci, sentire le teste vicine, guancia guancia e alla fine mi ha anche dato un bacio sul collo, credo.
Quando abbiamo terminato l’esercizio l’unico pensiero che avevo in testa, non era una cotta, ma “quando lo trovo un altro uomo di una certa età che ancora voglia di giocare e stuzzicarci, che non sia interessato solo arrivare all’obiettivo del sesso?” Forse la mia amica che esce solo con ragazzi sotto i 25 anni non ha tutti i torti.
La parte finale del laboratorio si è svolta a lume di candela. Ero seduta di fronte a Sara, una ragazza dai lineamenti perfetti, attrice, molto bella e cosa che non guasta: molto intelligente.
La scena era relativa a Ulisse che arriva su un’isola sconosciuta e incontra una persona che non parla. Osservandola deve capire chi è, qual è la sua storia, immaginandola solo dai lineamenti, dagli occhi, dai capelli. Chi aveva la parte attiva di Ulisse doveva scrivere le sensazioni e cosa gli veniva in mente, sia in maniera realistica che fantastica ed immedesimandosi nella storia dell’Odissea.
Sara è rimasta tutto il tempo con lo sguardo in espressivo, tranquillo, inclinando solo leggermente la testa ogni tanto. La guardavo e poi scrivevo, così varie volte e dapprima ero Bianca, ma poi ho capito che in quel momento ero anche Ulisse. Ho scritto un’introduzione al loro incontro e accorgendomi solo nella parte finale che si ricollegava al corso teatrale che ho terminato a giugno interpretando la Circe.
“Sguardo intenso che sostiene il mio. Chi sarà mai? Sembra una cerbiatta, forse è figlia di un dio a me sconosciuto. E' serena, non mi teme. La Bocca. La sua bocca. Non ha paura di me, è rilassata, anzi mi sta studiando e mi legge dentro. Cosa avrà visto? Le mie sofferenze che non esprimo mai? Ha compreso chi sono, sono certo che è una dea , per forza. Una donna che è anche una dea e un animale. Mi affascina. E' una meraviglia. Devo temerla?
“
C'è il vento, la brezza del mare si è alzata improvvisa, sento freddo dentro. Mi sta tirando fuori tutta la fatica, la stanchezza dei viaggi, degli incontri. Mi sento bene, come a casa. Il viaggio di Odisseo perde di importanza, io perdo di importanza. Mi sento Suo e lei è Mia, siamo in pace.
Che stia operando una magia?
Come ti chiami divina creatura?
Mi risponde Il mio nome è Circa e da sempre vivo in questo luogo'
Dopo è stato il mio turno di rimanere inespressiva e immobile mentre Sara mi osservata lungo e solo dopo almeno un minuto ha iniziato a scrivere. In alcuni momenti siccome io ero inespressiva, era come se guardando lei, dei lineamenti perfetti e femminili, mi guardassi dentro come in uno specchio e vedendo la donna che sono dentro e che cerca di uscire nonostante la fisicità maschile. Ho imparato ad accettarmi ogni giorno apprezzo le piccole migliorie fisiche che ottengo, ma il desiderio di essere completamente femminile c’è sempre.
Al termine non abbiamo letto agli altri cosa abbiamo scritto e che forse non saprò mai. Che cosa lei abbia visto, se una storia immaginaria oppure una mia storia e forse questo mistero è anche il bello dell’esercizio, non tutto è conosciuto e spiegato.
Messi in cerchio con le candele al centro, a turno abbiamo condiviso un momento della nostra vita dove abbiamo toccato la felicità. Alcune hanno detto cose ovvie come esempio la nascita del figlio, altri hanno raccontato di ambienti sottomarini. Sara ha evocato il ricordo di quando da bambina teneva per mano le due nonne e cantavano insieme una canzoncina. Da parte mia ero indecisa perché ho davvero tanti ricordi belli degli ultimi tre anni e alla fine ho scelto di aprirmi raccontando di quando c’è stata l’accettazione della nipotina e di mia sorella (leggi articolo del blog). In quell’istante mi si è aperto il cuore. Più tardi alcune persone mi diranno che hanno apprezzato molto questa mia apertura.
Un altro esercizio è stato quello di Ulisse che incontrava la madre nell’Ade. Eravamo divisi in due file, una parte seduti di fronte e dall’altra gli altri lontani con le candele in mano che interpretavano la mamma di Ulisse. Partendo di spalle, si giravano lentamente e camminavano verso le persone sedute immaginando la sorpresa di entrambi. Arrivati molto vicini si posava la candela per terra e si scopriva che non potevano toccarsi perché la madre era morta e aveva perso fisicità del corpo. Stupore e sgomento insieme. In questa parte ho iniziato davvero un’interpretazione dei personaggi usando il corpo e soprattutto il volto rispetto altri interpretazioni che ho fatto in passato, dove sul palcoscenico ero più meccanica mentre questa volta ero davvero Ulisse e poi ero davvero sua madre che si struggeva.
Altro esercizio sul tema, stavolta con le luci accese, sempre divisi a coppie una doveva camminare verso l’altra lentamente e poi scoprire che non ci si poteva toccare. Dopo alcuni tentativi infruttuosi ci si allontanava e si tornava al punto di partenza per poi ricominciare il ciclo magari correndoci incontro, ma questa volta potevamo toccarci, abbracciarci, ma purtroppo poi dovevamo allontanarci e il ciclo ricominciava.
Quando è stato il momento degli abbracci ho visto questa signora che era con me che mi hai dato gli abbracci molto stretti, a tal punto che mi faceva male al seno schiacciandolo. (sì, le tettine stanno crescendo). In tanti esercizi, quando ci sono stati degli abbracci, sia donne che uomini, mi hanno dato questo tipo di abbracci stretti stretti e molto intensi. Dopo aver passato una vita solitaria all’improvviso piaccio perché sono come sono adesso, non completamente femminile e nemmeno troppo maschile. Sembra che che aumento l’istinto delle persone a volermi bene e cercare di proteggermi con anche gli abbracci. Quando ci penso piango sempre di felicità.
Dopo ogni esercizio c’era anche un piccolo momento di condivisione ognuno raccontava una frase, una sensazione, un attimo. Mentre questo riunirsi e allontanarsi molte persone aveva ricordato cose meno belle della vita, come l’abbandono e la morte, la mia condivisione è stata ci sono tutte le mie amicizie conosciute negli ultimi anni dove ci incontriamo ogni tanto ed è sempre una festa quando accade e poi ci allontaniamo senza che sia una cosa negativa tornando alle nostre vite per poi rincontrarsi.
Ed era arrivato il momento di fare l’ultimo esercizio, anche questa volta ero in coppia con Filippo. Siamo partiti tutti sdraiati per terra sulle coperte. Io non l’avevo ma per fortuna la signora che organizzato e che non ha partecipato a questo esercizio mi ha prestato la sua. Questo servizio era dedicato a Penelope che arrivava in sogno ad Ulisse che dormiva sulla spiaggia e doveva dargli dei tocchi leggeri, ma soprattutto ascoltare i rumori del corpo del suo amato. È stato anche questo è un esercizio particolare e si appoggiava l’orecchio cercando di sentire il battito del cuore e altri rumori. Una cosa tutto sommato abbastanza intima, soprattutto, quando mi Filippo mi ha ascoltato il cuore poggiando la testa sul mio seno che in quel momento era attivo.
Riuniti in cerchio ognuno ha detto in breve che cosa si portava a casa dall’esperienza di oggi. La maggior parte hanno detto che occorreranno dei giorni per metabolizzare e comprendere meglio tutte le sensazioni ed emozioni della giornata. Io, come scritto all’inizio, ero in sovraccarico emotivo e di felicità. Ho ringraziato tutti di “essere entrati nel mio cuore” e mi hanno fatto un applauso, questa volta più sentito rispetto all’inizio perché mi hanno conosciuta e quello che hanno visto è piaciuto. Anche loro tutte persone splendide.
La signora che organizzato l’evento, Francesca, ha scattato delle foto che li ha condivisi via e-mail, perché essendo stata un’attività così intima non è caso che siano postati sui social. Nel salutarci ci siamo abbracciati nuovamente e con alcune donne fatto il classico bacio sulla guancia. Quando è stato il momento con Filippo gli ho detto ci siamo abbracciati tutto il giorno, ma che adesso ci facciamo un altro abbraccio. Ovviamente adesso era tornato a non essere più il favoloso amante premuroso dell’esercizio. Parlandone più tardi con la mia amica Elena F., lei ha detto che forse lui stava interpretando la parte da bravo attore. Ripensandoci la cosa non ha nessuna importanza perché non sono innamorata di lui e mi ha fatto il dono di farmi capire e apprezzare alcune cose di una sensualità che non ho mai potuto mostrare e toccare. Non importa che da parte sua non è stato reale, lo è stato da parte mia.
Tirando le fila credo di essere davvero bisex. Se belli, mi piacciono di più gli uomini anche come contatto fisico, mentre con le donne dipende da un sacco di fattori che non so identificare tranne che dobbiamo trattarci entrambe con dolcezza e tenerezza (tranne quando mi abbracciano da togliermi il fiato).
Naturalmente arrivata a casa ero indecisa se ordinare una pizza da asporto, oppure andare a mangiarla nel ristorante vicino casa, sì spesso mangio da sola e non mi pesa. La stanchezza fisica e soprattutto emotiva ha avuto la meglio e sono rimasta a casa a cercare di riprendermi. Avrei voluto scrivere subito le emozioni nel diario, ma tutto quanto era così vivo ed era davvero troppo in quel momento. Ho dettato nel mio telefono questo articolo alle cinque di mattina, dopo aver smaltito un po’ di stanchezza e lasciato il mio cervello a elaborare il tutto. Un grande regalo e delle persone meravigliose.
Dina “Letto d’un fiato. Mi son vista sulla spiaggia, la mattina presto, mentre il sole sta sorgendo. Sono così felice per te, spilungona.
”
Fede “Finalmente ho letto….sono molto felice per te Bianca che stai facendo tante esperienze, che stai incontrando tante persone che ti ammirano e ti apprezzano per quello che sei, perché sei davvero brava a mostrarti per come sei….una bellissima persona. Grazie per la condivisione. Un abbraccio e buona serata
”
Elena F “Buongiorno, come va? Dormito bene?
“
Dormito bene di sasso…poi Alle 4:30 ho dettato l’articolo del blog…le idee erano più chiare e poi ho dormito ancora come un sasso (2) fino a poco fa… in effetti ho sognato qualcosa, ma non ricordo i dettagli…come sto? Un po’ acciaccata e tranquilla dentro come non accadeva da parecchio tempo. Forse mi sento libera di esprimere quello che ho dentro.
Da uno spammer su Facebook che ha visto una foto che mi sono scattata prima di salire in auto “Ciao! Come stai? Sei così semplice ma bella, hai un sorriso angelico, spero di conoscerti meglio, penso che possiamo essere buoni amici, se non ti dispiace, mandami una richiesta di amicizia, grazie mille
”…peccato che questa gente di lavoro fa il circuire le persone e spillare loro soldi una volta che si sono affezionate ad una persona immaginaria.