Questa settimana ho scoperto che il “passing” tanto desiderato e inseguito, l’essere riconosciuta come donna a prima vista, in realtà non accade sempre. Mi sono resa conto che non è una cosa negativa, diciamo che ho un “passing decente” e le altre persone vedono qualcosa in me di molto femminile e non si pongono dubbi. Poi se pure se hanno qualche dubbio pensano che non è importante esprimerlo. Rendermene conto appieno è un punto importante: io sono sempre una donna trans, molto femminile in tante cose, ma non è necessario che ricalchi lo stereotipo della femminilità che si vede nei media in televisione.
In questi giorni sto provando ad andare in giro senza parrucca con il cerchietto la testa perché i capelli iniziano essere lunghi e poco controllabili. Ho scoperto da Facebook che la mia amica parrucchiera è in vacanza, quindi il taglio e acconciatura viene rimandato di circa 10 giorni e nel frattempo spero che cresceranno ancora.
Tornando al racconto è stato un fine settimana pazzesco dove ho incontrato tante persone e fatto un bel trekking. Mi ha dato da pensare su chi sono io adesso? Quando Gerardo è rimasto? A che punto della transizione mi trovo?
Venerdì sera siamo andate al ristorante “Tapa” a Milano, cena con ex-colleghe. Fatto tardissimo come non capitava da un’anno e mezzo, sono arrivata a casa alla una e mezza!. Dopo il lavoro mi preparo per la serata e vado a casa di Amanda che non vedo da quattro anni. Ho qualche timore nel rivederla, con lei eravamo quasi fratello e sorella per la complicità e tranquillità in ambito lavorativo. Più per le sue reazioni temo le mie, spero che Gerardo non uscirà fuori in qualche maniera.
Parcheggiata l’auto le citofono e aspetto con una leggera ansia, finalmente sbuca dal portone e la prima cosa che dice non appena mi vede “Come sei bella!
“. Ci abbracciamo forte forte e andiamo in garage a prendere la sua auto. Io ho ancora il panico da Milano la sera che poi non si trova parcheggio e si continua a girare. Mentre viaggiamo mi fa un sacco di domande per capire meglio le mie motivazioni della transizione e se farò operazioni, etc.
Dopo i coming-out dello scorso anno, ora faccio delle conversazioni dove spiego chi sono e dove voglio andare, almeno l’idea di base perché la destinazione non la conosco nemmeno io.
Arrivate al ristorante dobbiamo fare tre giri intorno all’isolato e finalmente troviamo un buco dove lasciare l’auto. Dieci minuti a piedi e ci siamo davvero. Poco dopo arrivano anche le altre. Finalmente incontro “la Biso” che mi ha vista allo spettacolo come DragQueen e poi solo in fotografia, non posso fare a meno di darle un caloroso abbraccio.
Siccome il tavolo non è ancora pronto, nell’attesa ci offrono un bicchiere di Sangria. Iniziamo bene con il bere a stomaco vuoto! Dopo che il tavolo si è liberato ordiniamo ognuno tre tapas (io quasi a caso dal menù) e per “il dopo” una paella negra, quella con il riso venere e il nero di seppia. Quando la porteranno sembrerà tutta bruciata, ma in realtà è molto buona. Insieme al cibo ci scoliamo due bottiglie di vino bianco. A fine cena anche un amaro alle erbe tipico spagnolo. L’indomani mi sveglierò con quelli che sembrano i postumi di una sbronza senza aver bevuto chissà cosa, ma è davvero passato tanto tempo dove una serata ho bevuto qualcosa che non sia la birra accompagnata con la pizza. Non reggo più l’alcool!
Si parla tutta la serata e molto, anzi tantissimo. Cosa ci siamo dette? Non ricordo la maggior parte degli argomenti tranne una serie di domande sulle operazioni, in particolare la vagino-plastica.
Mi sono sentita fuori posto nella serata? Mai. Sono stata “sul momento” senza divagare con la mente? Sì. Ho riso tanto, di gusto e ho iniziato a metterci del suono nella risata (un pochino mi ha ispirato Amanda). Tendevo a ridere senza emettere suoni, forse per timore di sentire la mia vecchia voce maschile.
Ero una donna? Non proprio. Cioè tutte mi hanno visto come una donna, però mi hanno conosciuto come “il Dino” e secondo Amanda ho gli stessi occhi e lei si è stupita nel racconto che alcune persone vedendomi nella nuova versione, senza dirglielo, non mi hanno riconosciuta. Quello che ho iniziato a capire e farmene una ragione è che sono Bianca, una donna trans.
C’è sempre l’ispirazione a essere più aderente a un modello di donna che ho nella testa, ma in alcuni casi sono già oltre quel modello anche se non me rendo sempre conto. Per tante altre cose alla gente vado bene così.
Biso “Ti sta molto bene il nome Bianca
“.
Amanda “È stato bello anche per me. E nessun timore. Sono stra felice di vederti serena
”
Deve essere questa mia serenità quando sono in compagnia che fa sì che tutti vedano oltre a come mi vedo io nello specchio.
Il giorno dopo ho un pranzo con la mia amica Silvia, ci vediamo in un ristorante di cucina greca, la Ghyreria Filoxenia a Cusano Milanino, un piccolo locale.. Al mattino ho i postumi da alcool e mi sento la pancia gonfia. Solo l’idea di mangiare ancora non mi fa per niente bene, ma ci tengo a incontrarla dopo mesi. Dovevano esserci anche altre due amiche che abbiamo in comune, ma oggi siamo solo noi.
Il posto per due che ci danno è in mezzo alla stanza di fronte alla cucina, sembra un tavolino squallido, ma una volta con i piatti sopra iniziamo a mangiare e parlare, e non faccio più caso all’ambiente.
Decidiamo di uscire quando siamo rimaste solo noi e i camerieri hanno finito di pulire il tavoli. Fuori il caldo inizia ad aumentare, ma all’ombra di sta ancora bene e ci accomodiamo su una panchina.
Tra dentro e fuori abbiamo parlato anche dell’argomento “persone non binarie” e ho cercato di erudirla delle cose basilari. Di tante sfumature di questa identità di genere nemmeno io ho capito ancora molto, nonostante nell’associazione ci sono persone non binarie a me molto care.
Poi le racconto del mio progetto per realizzare dei corsi di aggiornamento sull’identità di genere rivolti a psicologi, ma non in maniera medicale. I docenti sono delle persone trans e non binarie, quindi siamo noi che gli spieghiamo chi siamo e quale tipo di aiuto possono darci. Raccontandolo e ascoltando il parere di Silvia e le su domande di chiarimento, mi sono sistemata le idee per il progetto che comunque se partirà richiederà un anno di preparazione.
Quando siamo quasi ai saluti e mi fa male il sedere dallo stare seduta, Silvia mi chiede se sarei andata anche al lago invece che stare in città. Le rispondo di sì, l’unico mio limite per oggi è che vorrei andare a letto presto perché domani farò un trekking a Varese.
Anche con Silvia ero sul momento, mai a disagio, molto me stessa. L’unica cosa che sento non sia all’altezza è la mia voce femminile che spesso non ha le vocali squillanti che ho imparato a vocalizzare. Anche qui però tutti dicono che la mia voce va bene con il mio aspetto fisico. Addirittura secondo Amanda non è cambiata poi così tanto. Non se deprimermi oppure usarlo come stimolo a migliorare.
Con Silvia ero anche senza parrucca con i miei capelli sparati in aria che urlano di prenotare al più presto dalla parrucchiera. Dopo un anno di shampoo e balsamo, ricostituenti e nutrienti, finalmente sono più forti e abbastanza lunghi da donarmi un volto più femminile anche senza ricorrere a tutto il make-up e parrucca. Se dopo il lavoro della parrucchiera mi sentirò sicura come quando la indosso, penso che ci sarà una nuova fase di me stessa con un volto ancora differente.
Tornata verso casa mi fermo in un centro commerciale a comprare delle lenzuola nuove, due libri in offerta e poi sento che la stanchezza e la digestione stanno prendendo il sopravvento per cui rientro verso casa e mi butto sul letto a cercare di dormire un pochino prima dell’ora di cena che sarà un piatto di insalata e formaggio. Guardo un film su Amazon Prime Video, ma a metà durata capisco che è meglio se vado a dormire.
Il mattino dopo mi sveglio e faccio una doccia che mi energizza, termino il check delle cose da portare: zaino, bacchette, scarponcini, cibo, etc. Parto in direzione Varese per un’ora e mezza di viaggio. In tre giorni avrò fatto 400 chilometri in auto! Abito davvero lontanissima da tutto.
Uno dei discorsi con Silvia è che tutte le mie amicizie abitando lontane, in zona ho le mie adorate vicine, ma nessuna con cui fare un uscita serale senza impegno, andare al cinema, fare shopping. Quindi finisco per riempirmi di viaggi e missioni per andare a cena, ai trekking, etc. Non so perché non trovo amicizie locali con interessi simili ai miei.
Arrivata a destinazione vedo che sono la prima, per fortuna poco dopo arrivano, ma siamo solo in quattro oggi. Pochi ma buoni. Se volevo un’occasione per parlare di tante cose con Elena F. e oggi è stata il momento giusto.
Dopo la pausa al bagno e bevuto un cappuccino partiamo, per fortuna nel bosco che è quasi tutto in ombra si respira. Con Elena parliamo soprattutto della mia transizione e ha un milione di domande, non so quanto ha disturbato gli altri due maschietti della camminata, da come sono intervenuti più tardi nella pausa pranzo sembra di no. Anche Elena è affascinata dalle persone “non binarie” e oltre a pormi un sacco di domande mi dirà di voler scrivere un pezzo per il blog a riguardo.
Ci siamo fermati tante volte facendo piccole deviazioni di percorso per vedere questo o quello, quasi sempre meritevoli della vista. Siamo talmente su di giri che quando siamo a 4 ore di camminata e 15km percorsi diciamo di si a fare un’ultima deviazione. Peccato che la temperatura e l’afa sta aumentando. Tornati al punto di inizio saremo tutti stanchi e disidratati. Comunque felici per la giornata di serenità in mezzo alla natura e cose belle.
Abbiamo visto un albero di Tiglio che ha più di duecento anni (che ho abbracciato), un masso erratico enorme (nel toccarlo mi è sembrato di avere delle sensazioni, che sia magnetico?), un paio di chiesette caratteristiche, alcune cascate (in una abbiamo pucciato i piedi anche se l’acqua era gelata), percorso un tratto di un’antica strada romana, attraversato il centro di Orino con i suoi vicoli, un mulino abbandonato, un antico lavatoio, una rocca in stile irlandese (che era chiusa al pubblico).
Oltre ai miei discorsi sulla transizione ho raccontato una quantità di aneddoti e curiosità che mi sembrava di essere onniscente, avevo sempre qualche aneddoto da abbinare al luogo o all’oggetto.
Nella pausa pranzo abbiamo parlato di diversità in generale, che siamo tutti diversi e che è la società che ci vuole inquadrati per un miglior controllo e a livello commerciale per vendere. Aneddoto: lo sapevi che il colore rosa per le bimbe e azzurro per i bimbi è stato ideato da una nota azienda di pannolini per vendere il doppio? Prima degli anni ’50 i pannolini erano solo di colore bianco. Poi l’uso del colore per differenziare è stato esteso ai grembiulini e via così tanto da diventare una simbologia della famiglia detta “del mulino bianco”: marito, moglie, due figli, cane e gatto che vivono in una villetta. Peccato che nella realtà ci sono quasi tutte famiglie frantumate con separazioni e divorzi, ma questo immaginario che ci propone la TV e la pubblicità sembra resistere.
Elena tra i dubbi che le ho espresso sull’efficacia della mia transizione (diciamo che tendo a tenere i piedi per terra) ha detto che è normale che piaccio a tutti perché sono così aperta e solare.
E’ rimasta sorpresa, come tutti, quando ha capito che non ho mai avuto “una storia” con nessuno, e me lo ha chiesto nuovamente per conferma tipo “ho capito bene?”. Candidamente le ho detto che sono vergine e che non ho mai cercato la scopata fine a se stessa, un tipo di pensiero molto al femminile che non si basa solo sul lato fisico.
Nei giorni seguenti mi dirà che secondo lei ho un’anima angelica e non mi sento di darle torto.
Al termine della giornata, se possibile, siamo ancora più legate e amiche. Le ho anche scritto nel messaggio che ero arrivata a casa un “ti voglio bene” e ha risposto “anche io“.
La me stessa Bianca, la tipa che non è più solo “quella simpatica” in poco tempo riesce a farsi delle amicizie intense che dovrebbero durare anni nonostante le distanze. Prima non riuscivo proprio a comunicare, specie con l’altro sesso. Gli eventi di questi giorni mi hanno insegnato molto e fatto capire meglio alcune cose di me stessa che erano rimaste sparpagliate.
“Bianca è una delle prime persone che ha creduto nel progetto de "Il Sentiero del Tau" https://www.il-sentiero-del-tau.it/. E io credo fermamente nel suo progetto di uguaglianza e libertà, quelli che tutti noi dovremmo avere come ideali e valori di vita, senza più dover considerare "diverso" chi, semplicemente, ha avuto il coraggio di essere se stesso
.”
Infine per completare una giornata incredibile ci si è anche messa Carmina, la vicina delle torte, che oggi mi ha portato un piatto di melanzane e pomodori appena colti dall’orto. Un sapore davvero gustoso rispetto alla frutta in negozio, che è buona, ma è stata raccolta da alcuni giorni e tenuta in locali refrigerati. Con lei non ero nemmeno truccata e comunque ero Bianca.
Il viaggio transgender, dopo la fermata Covid-19, è ripreso alla grande.