Mi sveglio tardi, pulisco il bagno come ogni domenica, dopo le feste sono tornata alle routine che a volte sono rassicuranti. Fuori c’è il sole anche se fa molto freddo. L’idea è di fare un giro per il paese, come ieri, ma appena esco non fa poi così freddo e vado per le strade di compagna. Al posto del berretto ho tirato su il cappuccio e sembro davvero “Cappuccetto Rosso“, per strada mi faccio dei selfie e li posto.
Telefono a mamma e parliamo di cucina, poi di vaccini e delle nostre ultime novità. Non mi dice nulla di mia sorella, ero curiosa di sapere cosa le ha raccontato di me. Rimarrò con il dubbio, mi viene un leggero timore che nei giorni dopo l’incontro possa averci ripensato. Dubbi fugati quando ore dopo risponde alla foto di Cappuccetto Rosso. Magari andrò ancora da solo domenica prossima.
Torno a casa visibilmente stanca e congelata, ma dopo aver ripreso temperatura esco di nuovo, in auto per andare a Caravaggio a trovare la mia amica Susanna, che ha un negozio dell’Erbolario. Oltre a salutarla mi serve il loro magnifico calendario (che hanno terminato perché ne hanno stampati di meno).
Prima di entrare nel negozio mi faccio delle foto con la chiesa alle spalle, sembro un turista. Entro e lei mi guarda senza riconoscermi. Non ci avevo pensato, mi ha visto sei mesi fa e non avevo questa parrucca. La saluto e mi riconosce accendendo un sorriso sotto la mascherina.
Rimango a parlare mezz’ora prima che chiuda il negozio. Quando le dico degli ormoni va su internet a vedere cosa contengono quelli che prendo e mi rassicura che il rischio di trombosi con le dosi che prendo è inesistente, per avere dei trombi dovrei fumare sette sigarette al giorno. Speriamo.
Per il seno ha delle creme che non riesce più a vendere e me le regalerà, servono a farlo crescere e rassodare, male non faranno soprattutto gratis.
Ci salutiamo e fuori dal negozio levo un attimo la mascherina per mostrarle i progressi che apprezza. Dopo duecento metri di strada mi faccio un selfie e vedo una faccia sorridente.
Pranzo con l’avanzo del minestrone di ieri, dormo un poco e mi preparo alla connessione zoom con il gruppo di lettura espressiva. Ci siamo offerti volontari per leggere dei brani per “Il giorno della memoria“, ho stampato le sedici pagine di testo e letto alcune pagine ad alta voce. Oggi Stefania darà le parti e ci spiegherà come procede e le date della prova e della registrazione (sarebbe stato bello farla in persona, ma nelle prossime due settimane non si potrà).
Il mio turno arriva a pagina otto, fino a quel momento ero incerta sul mio tono di voce partendo ‘a freddo’, ma non appena inizio mi esce una voce abbastanza buona. nell’ultima pagina leggerò anche un altro pezzo, mentre lo leggevo vengo interrotta. Pensavo a una qualche critica sulla voce, tendo a spegnermi e non mantenere un’emotività e dinamica in cambiamento. Invece è perché quelle due frasi è meglio che vengano lette da un’altra persona.
La lettura preliminare a turni termina dopo un’ora e mezza, il testo è davvero molto lungo. Stefania aveva deciso di dare le parti ‘femminili‘ alle donne e ai maschi, che sono meno, le relative parti e il narratore. Senza ombra di dubbio mi ha inserita in quelle femminili, ho pensato che avrei potuto fare anche una parte maschile, ma la mia disforia di genere mi ha detto “lascia perdere che non ti fa bene“.
Ci salutiamo dandoci appuntamento per venerdì e purtroppo dovrò saltare la riunione ACET dei volontari perché sono alla stessa ora.
Il sole non è ancora sparito e esco per un breve giro e prendere un ginseng. Fuori fa molto freddo e si gela. Riduco il giro in paese al minimo dopo averlo bevuto e torno a casa davvero congelata.
Poi mi scrive via e-mail Andrea, donna trans conosciuta alle ultime riunioni ACET.
“Carissima Bianca (giusto così vero?),
“
ho iniziato a leggere il tuo blog di cui ho scoperto l'esistenza solo ieri.
Che bello!
Voglio usare questo aggettivo "abusato" perché ritengo che sia l'unico ad esprimere l'emozione che mi ha procurato.
Riesci con semplicità a raccontare il quotidiano, come un diario di bordo: la giornata nel suo svolgersi con la sua umiltà in cui però c'è il tutto della vita, l'umanità della vita.
Ne avrò da leggere, per conoscerti e seguirti nel tuo percorso.
Grazie per quello che scrivi: per me è un regalo leggere la storia di chi sta condividendo lo stesso cammino.
Un abbraccio, Andrea
Mi ha fatto molto piacere e mi da’ lo stimolo a proseguire con il blog.