Questa mattina mi sono svegliata un po’ strana, non avevo voglia di fare nulla e ho ripensato molto alla giornata intensa di ieri. È stato bellissimo conoscere persone nuove, tornare una piccola normalità, rivedere Daniela dopo cinque mesi, ma sento che mi manca qualcosa. Forse il fatto che mi sento costretta a riempire i fine settimana, prima della pandemia facevo un sacco di cose per il gusto di farle. Oppure anche a me, come alle mie amiche, devo trovarmi un compagno oppure una compagna per farci coccole E quant’altro.
Uscendo per la mia camminata vado in farmacia a prendere i farmaci per la terapia ormonale è un collirio spray per gli occhi, che costa una fucilata, ben 17 €!
Per fortuna c’è un sole bellissimo e rientrando a casa il mio umore migliora.
Giornata lavorativa tranquilla, per fortuna.
Questa sera avrò la penultima lezione del corso di Lettura Espressiva e mi spiace molto che stia terminando. Ieri sera parlando con Daniela mi ha chiesto cosa farò dopo. Sarebbe interessante fare un corso di regia teatrale, oppure di scrittura. Un’alternativa sarebbe di trovare in zona un gruppo teatrale per fare qualcosa con loro, non un veri corso.
Poi se le Nina’s Drag Queens riescono a tornare insegnare in presenza, a gennaio 2022 potrei iscrivermi al corso avanzato di drag queen.
Il dettaglio della serata nel post riassuntivo delle ultime lezioni.

Il giorno dopo (martedì) durante la pausa pranzo per la consueta camminata ho indossato i sandali aperti, visto che finalmente all’esterno inizia a fare caldo. Mentre camminavo ho ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto quando risposto pronto dall’altra parte ho sentito un ”signora
”… È stato un momento bellissimo, peccato che poi anche chiesto del “signor Iula Gerardo” non avendo capito che era uno scocciatore che vende contratti telefonici, ho detto che ero io. Una piccola disforia l’ho avuta.
In serata ho fatto la penultima lezione di Pilates online con Krisalinda. Insieme a me, online, c’era un’altra signora che non conosco e che era agli inizi. Quindi alcuni esercizi li facevo in versione più avanzata ed effettivamente ho più mobilità della schiena anche rispetto a soli tre mesi fa e per fare determinati esercizi che sono sempre impegnativi. Al termine della lezione avevo polsi che mi facevano male e mi ha fatto vedere ‘al volo’ un paio di tecniche di massaggio e movimento per scioglierli e ridurre la stanchezza.
Questo mese termina una specie di ciclo perché tante cose che stavo facendo l’inverno finiscono tutte, sono leggermente triste anche perché non ho idea ancora di che cosa farò nel mese di giugno.
Dovrò cercare una palestra dove facciano i corsi di pilates che abbia orari e costi ragionevoli perché online interessante, però alcune posizioni sicuramente non le faccio correttamente con insegnanti in persona dovrebbe essere meglio.
Insomma, sono un misto di timore nel non sapere cosa fare e voglia di scoprire qualcosa di nuovo.
Infine dopo cena ho raccolto tutte le ricevute per fare la dichiarazione dei redditi e detrarre la parrucca, sono entrata sul sito c’era tutto tranne appunto la parrucca che dovrò caricare nei prossimi giorni perché al momento il sito e sulla lettura.
La sera dopo (Mercoledì) ho finalmente compilato la dichiarazione dei redditi e cercato di capire come aggiungere la parrucca. Ho trovato in rete un documento del fisco che risponde a un’interrogazione (interpello) relativa proprio alla tematica transgenere, che dice che anche se la disforia non è nell’elenco ufficiale, la parrucca per la chemioterapia e altre “malattie di disagio”, tra cui la mia terapia ormonale, la posso detrarre. Quindi ho trovato una colonna dove inserire l’importo, ma non c’è da nessuna parte qualche pulsante per caricare la ricevuta, si va sulla fiducia. Possibile? Ho inoltrato la dichiarazione e sarà accettata.in qualche giorno. Quest’anno recupero 1300 € anche perché ho un sacco di ricevute di farmacie e dentista.
Ecco il link PDF del documento di interpello:
https://cdn.fiscoetasse.com/upload/ris_9_16022010.pdf
Greenpeace mi manda la ricevuta da detrarre via e-mail, ma solo il giorno dopo che ho inviato, sono solo 10 €, ma avrei avuto una pizza gratis! Sinceramente mi ero dimenticata di aver fatto una donazione.
Stamattina (giovedì) dopo le cinque non sono riuscita più a dormire bene, continuavo a svegliarmi e riaddormentarmi. Probabilmente avevo bisogno di un dormiveglia per sistemare un po’ di cose dentro la testa, infatti alle 7:30 quando mi sono alzata non mi sentivo per nulla assonnata.
Mi sembrava di avere tutto il tempo necessario, invece non sono riuscita a decidere cosa indossare. Ho una splendida camicetta rossa comprata a Febbraio con i saldi, ma non riesco ad abbinarci gonna o pantaloni. Così ho perso un po’ di tempo, ma per fortuna non dovevo far colazione e mangiare solo due fette biscottate.
Mi sembrava di essere leggermente in ritardo, guidando sembrava che gli altri automobilisti hanno deciso di andare pianissimo e di fare code alle rotonde. Arrivo comunque con dieci minuti di anticipo per la donazione del sangue Avis.

Entro in ospedale guardandomi intorno, attiro alcuni sguardi e mi chiedo se sono vestita “troppo bene” per l’ambiente. Eppure indosso solo un vestitino lungo con un disegno a fiori.
Il medico ci fa entrare nella stanza dell’accettazione e io sono l’ultima dei quattro. Mi chiamano per ultima, forse perché sa che sono una donna trans e magari voleva togliermi da possibili imbarazzi, visto che bisogna dire nome, cognome e data di nascita.
Questa è la mia nona donazione, la quarta “al femminile“.
Quindi entro dove c’è la dottoressa che mi fa un mini prelievo del sangue al dito, mi misura la pressione che è perfetta e anche il battito cardiaco, infine mi fa le domande di rito per la mia scheda e mi dice di confermare se continuo a prendere la terapia ormonale.
Quindi entro nella stanza dove si fa il prelievo vero e proprio. Oggi lo farò al braccio sinistro. L’ infermiera tiene bassa la voce quando mi chiede di confermare nome e cognome, bravissima.
Giro la testa per non guardare quando penetra l’ago, sento un leggero dolore e poi da lì in poi non ho più paura e posso tornare a guardare.
Inizia il prelievo e ci impiego solo sette minuti, ben due minuti di meno rispetto all’ultima volta. Rimango tranquilla un paio di minuti e mi alzo lentamente. L’infermiera mi mette il cerotto, saluto e vado nell’altro locale a fare la colazione.
Mi accomodo in un tavolino, ci metto sopra le varie cose che dovrò mangiare con molta calma. A un certo punto mi alzo per gettare alcuni rifiuti e quando mi risiedo mi accorgo che la mascherina che tenevo in grembo non c’è più e non è da nessuna parte per terra. Si è smaterializzata? Meno male che nella borsa ne ho altre due di scorta.
Terminata la colazione esco e saluto la signora alla reception. Oggi non dovrò fare nessuno sforzo fisico e stare tranquilla per evitare giramenti di testa.

Come l’ultima donazione mi dirigo al centro commerciale Orio Center per fare shopping, ma molto lentamente. Arrivata nel parcheggio cambio le scarpe e metto i sandali col tacco. La temperatura si è alzata di molto e per qualche motivo i sandali non sono più comodi come lo scorso anno. Ho sempre più difficoltà ad andare in giro con i tacchi alti. Dovrò farne una ragione?

Entro da Deichmann e provo prima delle scarpe da tennis traforate con la zeppa all’interno. Quest’anno devo prendere il numero 42 da donna. E’ un mistero perché l’anno scorso entravo tranquillamente nel 41. Provo vari tipi di sandali e nonostante sia stata tranquilla e seduta, nel piegarmi un paio di volte a mettere le scarpe mi gira la testa. Ho trovato anche un paio di sandali bassi con le bande elastiche così che riesco entrarci senza problemi. Ho il collo del piede gonfio. Pago ed esco, mi gira un po’ la testa, mi dirigo subito in un chiosco dove fanno i frullati e compro un centrifugato al mango e mela verde. Ancora per qualche giorno non si possono consumare i cibi al chiuso, ma adesso rischio di svenire. Allora mi siedo su una delle poltrone e per fortuna c’è la cannuccia per cui la passo sotto la mascherina e mi bevo il centrifugato. In poco tempo il giramento di testa passa, meno male. Già che sono seduta ne approfitto e tolgo i sandali col tacco indossando quelli bassi che ho appena comprato, con un notevole sollievo.
Con calma giro in vari negozi di abbigliamento e compro giusto due cosine, riesco a trattenermi da acquisti più cospicui.

Ogni tanto mi chiedo com’è il mio “passing”, cioè quanto sono “recepita come donna” dalle persone che mi vedono. All’inizio della transizione in realtà questa cosa era un incubo e spesso le commesse sbagliavano la grammatica con un piccolo colpo alla mia autostima. Da quando sono donna “a tempo pieno”, circa un anno, il passing va sempre meglio, anzi recentemente non ci faccio poi così tanto caso. Perché questa premessa? Sono così avanti che nemmeno io mi riconosco dall’esterno!. Cosa è successo?
Ero in un negozio e giro un angolo, faccio due passi guardando gli abiti e poi alzo la testa e c’è una tizia alta che sta venendo verso di me. In realtà ero io riflessa in uno specchio enorme a tutta parete!
Quindi è vero che tutti vedono una donna!.

Ritorno verso l’auto e quindi mi dirigo a casa mentre il sole è sempre più in alto e la temperatura si è alzata tanto che i leggins cominciano a scottare. Arrivo vicino casa e vado in un ristorante. Prima di scendere dall’auto mi tolgo i leggins, perché fa troppo caldo. È passato un anno dall’ultima volta che sono venuto in questo ristorante e stavolta all’ingresso subito il cameriere mi ha chiesto “è sola signora
”. Altro piccolo successo del passing. Purtroppo la grigliata mista è appena terminata e ordino una bistecca, patatine e birra. Oggi devo bere tanti liquidi e in linea generale le bistecche aiutano a rifare il sangue. Mentre aspetto mi guardo intorno e cerco di vedere come sono vestite le donne in sala. A parte una tipa con i capelli viola chiaro, hanno tutte maglietta e pantaloni, l’unica con un vestito carino sono io.

Quando ho terminato di mangiare mi dirigo verso la cassa dove c’è una lunga fila, arrivo insieme a un tizio dall’altro lato della sala e gli chiedo chi dei due era davanti. Lui cavallerescamente mi fa passare avanti. Dopo aver pagato esco e davanti ho una serie di tizi grossi forse dei muratori, camminano piano, parlottano e bloccano il passaggio. Uno di essi ad alta voce mi dice di passare e invita gli altri a spostarsi, sembro Mosè che ha aperto le acque del Mar Rosso. Confermo che il passing è ottimo. Non so perché, ma anche tre cameriere mi salutano mentre uscivo.
Passo il pomeriggio sul divano a cercare di dormire, ogni tanto mi gira la testa e provo a mangiare qualcosa e bere soprattutto.

Alle quattro e mezza sono ancora mezza rimbambita e faccio un giro in centro a comprare della carne per stasera. Dopo una donazione di sangue è utile mangiare carne cotta al sangue oppure del fegato. Quest’ultimo non mi piace molto e ricordo che l’ultima volta che l’ho cucinato è rimasto l’odore in cucina per due giorni. Scelgo una braciola e il macellaio me ne dà una enorme e ne mangerò solo metà.
Tornata a casa mi metto sulla sdraio sul balcone e guardo alcune cose sullo smartphone. Nell’ordine: trovare una palestra dove fare pilates dal vivo, un ciclista per sistemare la mountain bike, un fotografo dove fare le foto tessera.
In zona ci sono almeno quattro palestre, ma solo una ha un sito decente con anche i prezzi e dalle fotografie sembra un bell’ambiente. Dovrò fare un sopralluogo e capire che code di auto ci potrebbero essere dopo le ore 18:00 quando partirò per andarci. Hanno un corso ogni ora fino alle 20:30 anche se vorrei evitare di fare quelli tardi.
Per il fotografo vorrei andarci adesso, ma mi gira leggermente la testa e non credo di essere fotogenica in questo momento quindi rimando a una sera dopo il lavoro, così avrò qualcosa da fare prima di cena.
Idem per il ciclista, magari sabato mattina visto che non farò un trekking causa mal tempo. In serata poi andrò da mia sorella per una cena da asporto, rivedrò la nipotina e conoscerò “Bella“, la gattina appena nata che le ho trovato.
Domani dovrò capire cosa fare domenica dove probabilmente ci sarà maltempo, soprattutto in montagna.

Tra poco iniziamo la conversazione sul “Senso della Vita” e devo provare a leggere il mio pezzo appena stampato su carta. Lo posiziono sul leggio che poi non userò.
Scrivo anche una mia frase che definisce il senso della vita:
“Vivere esperienze condivise, evitare quelle gravi o fatali, andare sempre avanti e ricordarsi il passato senza rimanerci ancorati.
“
La conversazione è andata molto bene. Ho cominciato io leggendo il mio pezzo, ma non ho capito se è piaciuto come lettura. Comunque uno dei partecipanti ha citato una cosa che avevo detto, quindi probabilmente aveva recepito. Poi Pietro ha letto una bellissima storia di due malati in un reparto ospedaliero, uno nel letto centrale e l’altro vicino alla finestra, quest’ultimo raccontava all’altro paziente, che non poteva muoversi dal letto, tutta una serie di cose meravigliose che vedeva dalla finestra. Quando poi è morto, l’altro malato ha chiesto di essere spostato vicino alla finestra e solo allora ha scoperto che dalla finestra si vedeva solo un muro. L’altro malato era cieco. Una storia triste, ma che da’ anche da pensare perché il tema della serata appunto è “il senso della vita”.
Il resto della conversazione è andava avanti dando la parola alle persone, quasi interrogandoli. Sono usciti fuori argomenti e cose molto interessanti e per fortuna alcune persone si sono aperte livello personale. E’ stata una bella serata anche se rispetto al precedente evento, eravamo la metà dei partecipanti.
Al termine Pietro, anziché fare come la volta scorsa, che ha raccolto una frase a testa e creato una poesia, questa volta si è segnato il numero di ripetizioni di alcune parole che abbiamo detto. Al termine della serata gli ho inviato il link di un sito che crea dei “word cloud”, lui ha usato quello forma di cuore ed è uscita una cosa carina e simpatica.
Pietro “Ecco le parole che avete maggiormente citato durante la serata. Che si possa ricavarne una risposta al senso della vita?
”

Elena “Grazie Iula e Pietro per l'amore che mettete nell'organizzazione
”
La sera seguente (venerdì) sono insieme a Carmina e andiamo al corso sugli orti. Ci andiamo a piedi e quando arriviamo lì siamo in leggero anticipo così che ci facciamo un piccolo giro dentro il Renova park” che è gestito da Marcello, un mio compagno del corso di Lettura Espressiva.
Il mondo e sue le connessioni sono sempre davvero peculiari.
Antonella, l’altra che aiuta nell’orto, non è venuta perché aveva un’amica che era venuta a trovarla e quindi in qualità di “aiuto dell’aiutante dell’orto” ho accompagnato io Carmina. Mi ero anche portata dietro un blocco e una biro per prendere appunti, ma non sono serviti. La prima parte del corso era sulla teoria generale dell’agricoltura nel mondo e su alcune cose particolari e qualcosa sulle semenze ibride. Ho imparato comunque tante cose e avuto delle spiegazioni su alcune cose di cui avevo una conoscenza generale, ma non nel dettaglio.
Mentre facevamo il corso eravamo al sicuro sotto una tettoia mentre fuori è piovuto leggermente, ma per fortuna quando siamo dovuti rientrare a casa a piedi non pioveva più. Meno male perché non avevo l’ombrello e nulla per coprirmi la testa. E’ stata una cosa strana camminare alle ore 22:30 in paese e vedere un paio di bar aperti con la gente fuori, davvero una cosa che non vedevamo da nove mesi!

Al sabato faccio le pulizie di casa e salto la colazione, le mie vicine mi hanno invitata al bar in centro… Barbara giorno dopo lo soprannominerà Baricentro. Le mie vicine la colazione l’hanno fatta, sono io che avevo capito di fare colazione mentre loro avevano detto prendiamo un caffè. Avevo una fame tremenda. Ci siamo accomodate all’esterno e un certo punto è arrivata una signora anziana (80 anni) e poco più tardi una seconda (83 anni). È stato molto strano e peculiare per il fatto che con i miei 56 anni ero quella di molto più giovane, una bambina. Con la mia versione “al maschile” non avrei mai potuto fare un’esperienza del genere. Forse anche queste due signore anziane non sarebbero comportate in quel modo e non avrebbero parlato di alcune cose se era presente un maschio.
Dopo una mezz’ora ci salutiamo andiamo prima al un negozio che vende piante e sementi, quindi al ritorno ho fatto la spesa dalla fruttivendola.
Tornate a casa ci salutiamo e mi invitano a fare una camminata nel pomeriggio con loro, visto che partiranno tardi, secondo loro, visto che escono alle ore 14:00! Mi do’ una sistemata e trucco, ma senza che si veda che sono truccata. E’ qualche giorno che ho in mente di fare le foto tessera per cambiare la carta di identità. Ho trovato due fotografi a Treviglio e ho deciso di andare quello in centro che conosco.
Il prezzo non è economico, sono 11 € per sei fotografie stampate. Tra l’altro per fare la foto del documento mi sono truccata un minimo e non ho rossetto. Mi fa accomodare sullo sgabello, mettere di tre quarti e mi fa alcuni scatti, con uno mi chiede di sorridere. Vedo sul computer le fotografie e scelgo quella che mi sembra più ragionevole per un documento d’identità, riguardandola in seguito non è uscita benissimo, ma comunque è una via di mezzo tra chi ero e come si sento adesso.
Mi sono fatta anche mandare via e-mail la fotografia.

Nel pomeriggio con le vicine andiamo a fare questo trekking campagnolo nei dintorni del paese. Il cielo è nuvoloso, non c’è sole per fortuna perché anche se ho messo la crema solare sul petto, martedì dovrò fare l’ultima depilazione laser.
A metà del percorso ci fermiamo in un parco dove c’è un bar e ci beviamo un caffè, quindi riprendiamo rientrando verso il paese e facendo in totale 9 km di camminata.
A casa mi faccio una doccia e cerco di riposare un pochino senza riuscirci. Prendo l’auto e vado a casa di mia sorella per una cena da asporto.
Arrivata vedo la nipotina che è un po’ inversa, mentre mia sorella è stranamente calma. L’abbraccio e mi dice “come sei alta
”, poi mi fa notare i tacchi alti delle mie scarpe sneakers che secondo lei sono ben 5 cm. Comunque il calore dell’abbraccio mi ha fatto un gran bene. La nipotina ripresasi mi presenta la gattina nuova, quella che ho trovato tramite Facebook e una signora che abita nel mio paese. È un affarino che sta in una mano ed è bellissima tenerla.

Per la cena dovendo scegliere tra l’hamburger e il cinese, la nipotina opta per quest’ultimo e ordiniamo al telefono, quindi dopo 40 minuti mio cognato va a ritirare il tutto. Dopo cena ci mettiamo sul divano e parliamo un po’ mentre guardiamo la televisione, poi alle ore 22.00 vedo che la nipotina comincia a dare i numeri e allora decido di andare via prima.
Questo è il primo sabato che sono fuori casa rientrando sul tardi, bello comunque e mi dovrò riabituare a queste cose dopo un anno di coprifuoco e limitazione varie.
Alla domenica seguente mi sveglio e sono un po’ stanca. Questa volta non mi sono ripresa bene della donazione del sangue. Ho la pressione sistolica (quella con il valore più alto) che è leggermente bassa, quindi oggi niente attività sportive e ovviamente c’è un sole stupendo, che non posso prendere più di tanto perché martedì avrò l’ultima depilazione del petto! Niente scollatura per oggi.
Vado in un centro commerciale in auto e prima di entrare chiamo mamma e rimango nel parcheggio, ci raccontiamo le cose della settimana. Terminata la chiamata, oggi solo 40 minuti, entro e faccio alcune commissioni di cose che mi ero prefissata di fare come duplicare le chiavi di casa mia per la copia che ha mia sorella, comprare una crema corpo da Bottega Verde e infine da Decathlon dove ho comprato una maglietta leggera per il ciclismo e ho chiesto le di informazioni per sostituire i gommini dei freni: dovrò prenotare sul loro sito e poi andare con la bici.
Sono rientrata a casa e mi sento lievemente stanca. Nel pomeriggio andrò a Milano a vedere uno spettacolo teatrale con Barbara, così in borsetta ho messo subito delle liquirizie che aiutano alzare la pressione… mi serviranno perché a metà spettacolo avrò un nuovo calo di pressione e cercando di non fare rumore ne prenderò una dalla borsetta. Per fortuna non saranno più servite per il resto tutto il giorno.
Siamo state al Teatro Caboto, gestito dalla parrocchia nella zona di Baggio. Barbara mi ha raccontato la storia di questa compagnia che era in un altro teatro, sempre gestito dai preti, ma che dopo tantissimi anni gli hanno aumentato l’affitto e quindi hanno dovuto trovare un altro luogo. Lo spettacolo costa molto poco, solo 7€, ma in sala siamo solo 24 persone sparpagliate. Quindici minuti dopo l’attesa è iniziato lo spettacolo.

QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO A TEATRO
Un’avvincente panoramica sul rapporto palcoscenico-spettatore
Con questo spettacolo della durata di un’ora e mezza vogliamo illustrare attraverso una serie di esibizioni e performances come il teatro possa far breccia nell’immaginazione dello spettatore e ( se così avviene )
quanto sia attivo, rigenerante e salutare questo processo che in fondo e’ il motivo per cui la gente desidera andare a teatro nonché il criterio con cui decide se ha fatto bene a spendere i soldi del biglietto.
Da un’idea di Gianluca Frigerio in scena insieme a Ciro Cipriano, Ivan Sirtori e Francesca Castelli N.
Lo spettacolo è stato molto bello, a tratti divertente, a volte educativo specialmente quando l’attrice ha fatto una lettura teatrale, ho cercato di imparare alcune cose da lei.
Questi attori hanno tanti anni di esperienza alle spalle e hanno una presenza scenica notevole.
Più tardi parlando con Barbara del suo corso di improvvisazione, l’insegnante le ha detto che i suoi personaggi che inventa sono interessanti, ma non hanno un vissuto precedente. le ho fatto notare che quando questi attori hanno eseguito una scenetta su suggerimento del pubblico, immediatamente dalla postura del corpo già fornivano una storia del personaggio, prima ancora di parlare. Notevole.
Terminato lo spettacolo siamo andate a cercare un posto dove bere qualcosa e chiacchierare, ma al “Mare culturale urbano” era pieno zeppo e si sentiva un brusio fastidioso. Allora siamo andate in un bar più sfigato lì vicino e abbiamo preso un analcolico con patatine.
Nota: all’uscita del teatro volevamo andare a far pipì e ci siamo dette la facciamo al bar, lì ci siamo dimenticate e io l’ho fatta quattro ore dopo a casa!
Siamo state un’oretta a raccontarci una serie di cose e novità. L’unica degna di nota da riportare qui e che mi ha fatto notare che parlando di una cosa riferita al mio passato maschile, anche io ho usato la grammatica al maschile. Le ho spiegato che quando i ricordi sono precedenti al coming-out, quindi più vecchi di un anno, a volte faccio fatica a “correggere i ricordi” mentre li racconto. Ad esempio mi fa strano dire “quando ero una bambina“, non lo sono stata.
Barbara si è poi ripromessa di cercare di chiamarmi Bianca, anche se le piace di più Iula. Siccome ha una figlia che si chiama Bianca le viene anche difficile. Le ho detto che quando mi chiamano Bianca, io mi sento come se confermassero l’identità di chi sono adesso. Non credevo che un nome fosse così importante.
Ci siamo salutate con un abbraccione, forse ci vedremo tra un mese perché lei hai weekend molto impegnati e forse anche io. Sono rientrata con l’autostrada ed ero carica di energia che si è calmata mano mano che arrivavo verso casa. Arrivata nel paese vicino, dove c’erano alcuni ristoranti pieni di gente all’esterno, mi spiaceva non aver fatto un happy hour, ma visto che ho questa stanchezza è meglio che non mi affatico più di tanto.
Infatti arrivata a casa ho fatto fatica a leggere cinque pagine del libro!
Salterò lunedì perché lo tratterò in un post separato sul corso di Lettura Espressiva e andiamo al martedì.

Questa settimana sono un po’ triste perché sarà l’ultima volta che farò una serie di attività che mi hanno accompagnata per tutto l’inverno, i vari lockdown e limitazioni alla socialità. Ieri sera ho fatto l’ultima lezione del corso di scrittura, sabato faremo il saggio e dovrò godermelo tutto. Comunque a proposito di ultime cose stamattina avevo l’ultima seduta di epilazione del corpo.
Sono andata a Treviglio in anticipo, facendo carburante all’auto, fermandomi in un bar a fare una colazione come si deve e quindi sono arrivato in anticipo dell’estetista, che mi ha fatto accomodare subito nello stanzino.
Abbiamo deciso di non epilare la pancia, detta addome, e fare il petto (ora ho anche il seno, che bello scriverlo) dove effettivamente c’erano ancora una decina di peli che non ho rasato da un mese apposta per farle vedere com’era la situazione. Mi ha detto che ne ho anche qualcuno bianco e che con quelli laser non ci può fare niente. Questo lo sapevo già, le ho risposto che non è un problema a tagliarli di lametta e comunque le donne hanno quel tipo di pelo chiaro.

Mentre mi depila con il laser sono sdraiata sul lettino, mi mancheranno queste sedute perché mi rilassano mentre racconto le ultime cose che ho combinato. Questa volta le ho raccontato anche delle lezioni di danza che ho fatto lo scorso anno e poi le ho fatto anche vedere i video. Jessica mi detto che non riesce immaginarmi come ero da maschio perché non mi hai mai visto “come ero prima” io le ho risposto che è meglio così.
Finita l’epilazione mi ha detto che ho ancora 9 sedute nel carnet, ne userò alcune paio per il viso e le altre le farò fuori a fine anno per un ritocco se necessario.
Sono uscita dal “negozio di epilazione” facendo un giro largo per tornare all’auto, sono in anticipo sull’orario e oggi è tornato il sole a splendere. Mi sono goduta la camminata e ho attirato qualche sguardo, soprattutto di donne che guardavano il mio look e non me. Una cosa che ho atteso veramente tanto tempo e che finalmente si sta realizzando.
Tornata in paese mi sono accorta, dal numero di signore in strada, che c’era il mercato però non ho più tempo. Tra venti minuti dovrò iniziare a lavorare e oggi, non so perché, ma non ne ho proprio voglia. Mi sono fermata giusto un attimo dalla salumiera dove ho preso affettato e del formaggio perché l’ho terminato, non so perché ho sentito l’astinenza nei giorni scorsi.