C’è il lockdown e non si può uscire dal proprio comune di residenza senza motivi di salute e fare la spesa. Ho voglia di una bella camminata, ma non ho capito bene la norma del camminare in prossimità da casa. Cosa vuol dire?
Faccio colazione, mi vesto in maniera sportiva e esco. Nel parchetto sotto casa c’è una signora con un micro cane che inizia ad abbaiarmi contro e prova darmi un morsetto alla caviglia. Bastardino! Li odio, più sono piccoli e più sono cattivi. La tentazione di dargli un calcio è grande, ma mi trattengo, però gli ringhio contro, ma il fetentino ci riprova. La proprietaria riesce a prenderlo e allontanarlo. Iniziamo bene.
Provo a fare due giri nel parchetto, ma la connessione dell’ iPhone va e viene e non riesco ad ascoltare in streaming la musica. Al diavolo, vado a fare il mio solito giro in campagna. Dopo cento metri incrocio un’auto dei carabinieri che passa via ignorandomi.
Parlando più tardi con la vicina di casa, sembra che puoi girare come vuoi e dove abito io c’è parecchia campagna intorno e strade che sono ancora comunali.
Mi faccio i miei sei chilometri e ritorno stanca, sono proprio fuori allenamento.
Nel tardo pomeriggio allestisco in casa, un set con cavalletto e macchina fotografica. Con l’associazione ACET vogliamo fare dei video da mettere online il 20 novembre per il TDoor, una veglia funebre per le vittime della transfobia, di solito lo si fa in presenza, ma quest’anno non è possibile e ne faremo un evento online.
I volontari devono preparare un breve video dove parlano come se fossero la vittima.
L’idea sarebbe di farli al buio con solo la luce di una candela, ma occorre avere una buona camera e molti non potrebbero farlo con il solo telefonino.
Provo comunque. Mi trucco. Scrivo il breve testo basandomi su alcuni siti dove dei quotidiani hanno pubblicato la notizia.
“Manuela de Cássia
“
avevo 48 anni, abitavo a Milano
il 20 luglio del 2020 è terminata la mia vita
in modo violento
80 coltellate
hanno infierito su di me
avevo un sogno
mettere da parte soldi per aprire un salone di parrucchiera
il mio ultimo lavoro era fare la escort
non credevo, non pensavo al pericolo
finché un uomo d'affari ha posto fine ai miei sogni
di me dicevano che ero determinata e generosa
aiutavo tutti i miei amici, affetti e famiglia
e ora non potrò più farlo
e non capisco nemmeno perché tanto odio e violenza.
Spengo le luci e accendo la candela stando attenta a non darmi fuoco ai capelli.
Provo alcune volte, cambio posizione alla candela. Ad un tratto suona il telefono. Sono nel buio, devo prima spegnere la candela, cercare le luci e rispondere. Non devo fare casino.
E’ Elisabetta, siccome mi era partita una chiamata per errore, lei appena ha potuto mi ha chiamata. Parliamo per quaranta minuti.
Una cosa che voglio menzionare qui è sulle emozioni. Io sto’ cercando di recuperarle, anche lei lo sta’ facendo. Eppure mi era sembrata sempre emozionata nel parlare. Invece anche lei nella ‘vita reale‘ ha difficoltà e grazie anche al teatro la aiuta a provarle.
Parliamo delle nostre alter-ego teatrali (Paprika LeBon e Bijoux Chantal) e nelle loro vesti potremmo fare qualsiasi cosa, mentre nella vita di tutti i giorni ci poniamo un sacco di limitazioni.
Terminata la chiamata sono indecisa se andare a prendere la pizza da asporto. La settimana scorsa ho saltato e ho voglia di pizza. Esco e fuori c’è molto umido, una leggera foschia e freddo. Per fortuna la strada non è molta e arrivata alla pizzeria trovo Pietro che aspetta la sua pizza, una vera sorpresa.
Parliamo una decina di minuti e ci aggiorniamo, poi la sua pizza è pronta e ci salutiamo. La mia arriva dopo altri dieci minuti mentre mi distraggo con il cellulare. “Signora, la taglio?
“, Cosa? ah sì, ci sono solo io qui fuori, la tipa ha in mano la rotella per dividere la pizza “no, grazie, la lasci intera“. Inizio ad essere abituata a sentirmi dire ‘signora‘, ma mi fa sempre un bell’effetto sentirlo dire. E’ come una ricompensa per i miei sforzi.
A casa mangio con calma la pizza ai gamberetti e mi preparo per la “conversazione del sabato” che da questa sera sarà sulo tardi alle ore 21:00, tanto siamo quasi tutti bloccati a casa. Oggi eravamo in diciassette e anche questa volta una bella serata ricca di contenuti, anche se mi sono distratta qualche volta perché l’argomento del capitolo non offriva spunti per raccontare cose personali. Verteva sul pensare a una cosa da realizzare e poi lasciare il subconscio il compito di elaborarla e non pensarci più in modo conscio.
Questa ‘tecnica‘ la uso da anni, tranne per situazioni contingenti dove non puoi aspettare un’illuminazione, funziona molto bene e soprattutto la mia trans-formazione in donna è stata tutta gestita in questo modo. Pensare a cosa fare nei mesi seguenti, allenarsi il più possibile e poi lasciare agire il subconscio.
Guardando i miei ultimi video noto un sacco di dettagli femminili sui miei movimenti del viso, degli occhi, delle braccia e soprattutto delle mani. Tutte cose che ora faccio istintivamente e penso sia per questo che ‘passo’ come donna ovunque.
Questa cosa mi ha sconvolta lo scorso maggio, dopo aver rivisto le mie amicizie che mi hanno detto che ero davvero “molto femminile“, solo che io non me ne accorgevo; non mi ‘sentivo‘ questa femminilità addosso. Il subconscio aveva lavorato mesi per ottenere questo risultato, io sono cambiata e non me ne sono accorta tanto il processo è stato ‘naturale’.
La serata termina alle ore 23:00 dove tutti siamo visivamente stanchi.