Giornata di trekking! Finalmente, sono sei mesi che aspettavo questo giorno.
Sveglia sul presto perché oltre a cercare di far colazione devo preparare il make-up in modo che duri tutta la giornata. In realtà non è così semplice come si potrebbe pensare ed è frutto di mesi di esperimenti non sempre riusciti. Dopo aver tagliato quel che rimane della barba, quel maledetto alone grigio ai lati della bocca, ho messo una crema idratante. E dopo aver atteso che si asciugasse ho messo le due basi di fondotinta (primer e fondotinta), quello speciale water-proof e traspirante. Quindi ho messo ll’eye-liner, quello costosissimo da 48 €, anch’esso water-proof e di lunga durata.
Poi un po’ di fard e l’illuminante, anche loro di marca e molto costosi, per fortuna se ne mette una quantità minima. Infine a fissare il tutto una spruzzata di lacca per capelli sul viso, da certa distanza. Non è una cosa da fare spesso, ma è l’unica maniera perché il trucco duri tutto il giorno.
Ricontrollo l’abito e tutto quello che devo portarmi appresso, ho addirittura due paia di scarponcini e deciderò al parcheggio quali indossare: quelli più pesanti o più leggeri.

Il viaggio in auto dura 40 minuti e non trovo traffico e arrivo a Val Vertova dove parcheggio l’auto, quindi faccio 500 metri a piedi e raggiungo il punto di ritrovo che è un bar dove il gruppo è già arrivato e ci sono già bevuti un caffè. Mi salutano con un caloroso “Ciao Iula!
”. Saluto anch’io con un sorriso nonostante la mascherina ed entro nel bar dove mi prendo un cappuccino e una brioche perché è meglio fare due colazioni, specie se c’è il caffè dentro, a casa l’ho fatta con l’Orzo bimbo.
Prima di partire andiamo a turno, tutti in bagno, ma dopo che entro nel bagno delle donne scopro che non c’è la chiave e c’è una cordicella che però non c’è nulla a cui legarla. Non sapendo bene come fare a un certo punto sento una voce fuori che chiede se è occupato e mi tranquillizza, così non apriranno di colpo vedendomi fare pipì in piedi. La voce era di una del nostro gruppo e quindi poi una volta uscita io le faccio da guardia.
Siamo in sei per questa camminata e due persone sono nuove, entrambe molto giovani, sono un ragazzo e una ragazza. Quindi tre maschi e tre femmine.

Facciamo una camminata con chiacchierata e sono persone che già conosco e sono veramente simpatiche.
Dal punto di vista della donna trans mi accettano per come sono, anzi ho scoperto che non hanno capito chi ero prima. La ragazza nuova ha chiesto a Chiara se aveva fatto altri trekking insieme a me e lei ha risposto indicandomi “una volta sola“. In realtà erano quattro volte che sono stata con loro, però una volta sola al femminile.
Più avanti nella camminata, non mi ricordo adesso il discorso preciso, ma questa nuova dice a Chiara sul fatto che almeno c’è un’altra donna e lei risponde che “c’è anche Iula
“, come se fosse una cosa ovvia. Da lì in poi anche questa nuova Cristina, che forse aveva qualche dubbio, mi hai trattata da donna.

Ad un certo punto della salita, proprio non riesco quasi più a respirare e vado quasi in iperventilazione, sento il cuore che batte a mille e proprio non riesco ad avanzare di un solo passo. È una salita che la definiamo uno strappettino e non così impegnativo, ma proprio non ce la faccio più. Il gruppo deve fermarsi ad aspettarmi. Uno mi da un ottimo suggerimento: di cercare di fare respiri lunghi regolari, non ci avevo pensato perché in quel momento non c’era ossigenazione al cervello e non stavo ragionando.
Piano piano mi riprendo riesco a superare il pezzettino e poi è andato tutto bene con solo una stanchezza giustificata dallo sforzo fisico.
Tra le varie chiacchiere che ho intercettato e forse non mi hanno coinvolta per via dell’età, hanno parlato un po’ dei vari ex, definiti anche come “casi umani”. In effetti, tranne una persona, qui hanno tutti meno di trent’anni e quello più grande sarà sulla quarantina che chiamano “zio”, ma non ho capito il motivo. Quindi sono quasi al doppio della loro età!

Ho scoperto che Max e Chiara non stanno insieme e la cosa mi ha colpito molto, perché nei vari trekking ho visto una complicità tra loro e invece sono solo ottimi amici. Chiara raccontava che sta con un tizio abbastanza insicuro che impiega tanto prendere le varie decisioni. Quello che in parte mi ha colpita e l’ho detto loro una volta “non fatemi sentire vecchia”, senza dire la mia età, è che nei discorsi parlavano di un limite dei trent’anni entro il quale fare determinate cose. Mi sono sentita davvero una zia!
Nel percorso di ritorno c’è una casa in mezzo al nulla con un signore anziano seduto in giardino e lo salutiamo, poi ci mettiamo anche a chiacchierare per qualche minuto intanto che riempiamo le borracce da un rubinetto. Questo signore, Norberto, ci dice che più sotto c’è una specie di cascina che è sempre aperta e se in futuro vorremmo passare una notte lì o farci una grigliata, non dobbiamo neanche avvisarlo, basta che andiamo. In effetti quando poi scendiamo è un ex granaio praticamente abbandonato, con un cucinino l’acqua.

Mentre siamo lì Chiara gioca con il cagnolino, poi intorno abbiamo ben 5 asinelli allo stato brado. È stato un momento di convivialità molto bello.
Da lì in poi il ritorno è stato molto stancante perché era tutto sassolini pietre e dovevo fare attenzione a dove mettevo i piedi, cominciavo a sentire la stanchezza e sono rimasta in coda per tutto il resto del tragitto, perdendomi alcuni discorsi perché non riuscivo a sentirli, ma effettivamente ero troppo impegnata non prendere delle storte. Per fortuna avevo deciso di mettere gli scarponi da alta montagna e penso di essermi salvata almeno tre volte di prendere una storta alla caviglia.

Finalmente giungiamo alla civiltà, scherzando qualcuno ha detto “voglio dell’asfalto, basta sassi“.
Alla fine del percorso c’era una specie di mini rifugio pieno di gente che era lì a bere e mangiare e lì ci siamo bevuti una birra. Io ci ho mangiato insieme uno dei panini avanzati ,perché oggi ho mangiato veramente poco e dovendo poi guidare era meglio che non bevessi a stomaco vuoto, poi la birra era strepitosa.
Finalmente arriviamo al parcheggio ci facciamo due fotografie di fine giornata. Ci salutiamo, io e la ragazza nuova facciamo i 500 metri per raggiungere il parcheggio più in basso e parliamo un attimo. È stato bello perché mi ha trattata da donna senza problemi.

Oggi trek in Val Vertova, 24 km, 1200 mt di dislivello, ma in 7 ore…tanti su e giù. Stanca e felice! Eravamo solo in sei…pochi ma buoni!
Cristina “Iula ma sono bellissime le foto!!!! Grazie!! È stata una fantastica giornata!!
”
Sara “Te l'ho detto che è bravissima come fotografa
”
Cry “Ma veramente!!
“
Ulisse “che meraviglia , bellissima tu e il paesaggio!
”

Oggi mi sono ricordata, troppo tardi, del perché dovevo comprare dei pantaloni nuovi da trekking con la cerniera per staccare la parte di sotto, così diventano dei pantaloncini. Mi andavano larghi e ora ancora di più! Lo avevo dimenticato e ho passato parte della camminata a “tirarli su”, mi si è assottigliata la vita ancora di più e non ho messo ancora ciccia sui glutei.

Mi tolgo gli scarponi e mi bagno i piedi con l’acqua fredda, poi decido di mangiarmi una brioche prima di rimettermi in viaggio. Mi siedo sul marciapiede, proprio a fianco della macchina e passa un signore col cane e mi chiede un qualcosa e io gli rispondo che sono stanca perché abbiamo fatto 24 km in montagna. Mi chiede se hanno finito di asfaltare il pezzo più in alto, sinceramente non ricordo se era asfaltato oppure no e poi lui prosegue la camminata. Questa cosa che essendo una donna, non pongo “nessuna minaccia” fa sì che la gente si metta parlare con me di sua spontanea volontà, poi probabilmente sembravo “più figa” di quello che io mi immagino di essere.
Faccio viaggio di ritorno a casa e per fortuna trovo solo due code di pochi minuti, però la stanchezza si fa sempre più sentire. Faccio una lunga doccia, ceno col terzo panino avanzato e poi ho una gran voglia di dormire, ma stasera partiamo con un nuovo libro de “le conversazioni” e siccome insieme a Pietro l’abbiamo spinto noi questo testo, mi sembrava inopportuno che io non ci fossi proprio alla prima puntata.

Mi trucco senza esagerare e leggo una decina di pagine quindi apro la connessione Zoom e arriva per primo Pietro che mi guarda e poi mi domanda “come fai ad esserci qui?
”, sembro una donna indistruttibile! Ma ho un sonno pazzesco anche se cerco di non darlo a vedere.
Siamo in sette questa sera e c’è una ragazza nuova. Pietro inizia a leggere l’introduzione, dopo dieci minuti lo interrompo perché il nostro piano era di fare il primo capitolo, ma per il riassunto durava troppo così gli dico di fermarsi qui e iniziare la discussione, poi vedremo come gestire il resto.
Come al solito all’inizio nessuno vuol cominciare a parlare di suo e quindi attacco io con uno dei miei aneddoti sulla mia vita e quindi poi comincio interrogare la gente invogliandoli a parlare a turno. Dopo che abbiamo fatto un primo giro di tutti, lascio fare a Pietro lo stesso tipo di gestione dell’evento, anche perché la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire sempre di più.
La discussione è stata interessante perché non eravamo tutti d’accordo su alcune cose e quindi ognuno ha detto un po’ la sua opinione, un paio di persone raccontato qualcosa di personale, ma purtroppo la maggior parte ha fatto più commenti sull’argomento come era trattato sul libro. Comunque rispetto al libro precedente mi è sembrato un ottimo miglioramento.
Ci salutiamo, ma prima di stramazzare sul letto decido di bermi una tisana rilassante, con molta fatica.
Mi sveglierò dopo 10 ore!