Alle due di notte mi sveglio con una fitta al fondoschiena. Ho un problema alla schiena, una lombo-sciatalgia da quando avevo vent’anni. Per questo faccio tanto movimento e soprattutto camminate. Una volta l’anno rimango ‘bloccata‘ e quest’anno è successo. Forse ieri sera ho preso freddo mentre aspettavo la pizza.
Mi giro e cambio posizioni, ma il dolore mi tiene sveglia. Dopo un’ora circa ho un intuizione, ho il ‘cerotto’ gigante curativo (Salonpas) che serve proprio a questo.
Lo trovo nella cassettiera dei calzini, lo apro e mi sembra molto secco. Lo applico e non sento il sollievo che di solito mi dava, guardo la data di scadenza. Ops…è scaduto otto anni fa! Per una serie di coincidenze quando ne compravo uno, quello rimaneva nascosto e non l’ho usato mai. Qualche piccolo effetto lo fa, è un prodotto giapponese!
Dormo e non dormo, mi rigiro nel letto e tiro la mattina. Un pochino di dolore è sparito. Il piano di oggi prevedeva una lunga camminata, ma non è fattibile nelle mie condizioni.
Telefono a mamma e le parlo da seduta, vicino alla finestra (altrimenti il telefono non prende). Penso di aver superato la fase di mantenere un distacco quando le parlo, la mia voce e il tono sono abbastanza femminili e la cosa mi fa stare bene.
Prendo l’auto, imposto il navigatore e vado nel paese a fianco, Arcene. Qui scopro che la farmacia è chiusa. Riguardo il sito ‘farmacie di turno‘, ma scopro che sono gli orari e non quelle aperte. Cambio sito e scopro che quella a Treviglio è aperta.
Arrivata lì c’è una piccola fila all’esterno. Capisco che devo prendere il numerino e aspetto in piedi. C’é una sole tiepido e stando ferma la schiena non fa male.
Dopo venti minuti è il mio turno. Peccato che il ‘Salonpas‘ non lo hanno e chiedo un qualcosa di compatibile, che non avrà lo stesso effetto immediato.
Tornata a casa decido di continuare la realizzazione del video della veglia. Mi sistemo il trucco, monto la macchina fotografica sul cavalletto e faccio una serie di riprese e stavolta non al buio.
Dopo tre prove inizio ad avere un magone, mi emoziono e termino piangendo. Non conoscevo questa trans, ma a furia di parlarne ora mi sembra di averla conosciuta. Questa cosa dell’emozione spontanea è quello che sto’ cercando da anni e mi capita quando meno me lo aspetto.
Silvia “Lo hai sentito nell'anima…
”
Anna/Sibilla “Complimenti per il pezzo che hai mandato per la veglia. Sei davvero brava
”
Evita “Quando penso alle "restrizioni " di questo strano momento (non poter vedere una amica, un parente, non poter vedere voi, non poter andare o fare teatro, non poter stare accanto a chi si trova in ospedale per un ultimo saluto) mo sento schiacciare, alcune le trovo di una violenza inaudita. Poi arriva Paprika e mi ricorda che le violenze, quelle vere, quelle toste quelle che lasciano cicatrici indelebili, sono altre ed esistono da sempre . Allora sposto i miei pensieri su quelle ferite e mi unisco al ricordo e alla difesa perché non accadano mai più
.”
Scelgo due versioni (una che recito in prima persona , l’altra che leggo come se la conoscessi) e le posto su Slack all’ACET, prima a Guglielmo dove ci scambiamo qualche parere tecnico e poi sul gruppo che si desta con numerosi messaggi. Abbiamo solo otto giorni per preparare i video e montarli e questa scossa serviva a dare la sveglia.
Lo stesso è sull’altra cosa della campagna su Instagram “aceTeam” dei volontari dove avevo ideato le slide che poi Guglielmo ha sistemato graficamente e pubblicate oggi.
Sono la prima persona che viene citata personalmente nelle nostre pagine.
Alle tre arriva Antonella, una delle vicine, le mostro l’appartamento che rispetto al suo è enorme. Rimane colpita dal numero di cose presenti sul mio comò dedicato al make-up. “Hai più cose di me
“. Una donna trans ha bisogno davvero di un sacco di trucchi, purtroppo non basta un leggero fondotinta e un ombretto. Mi trucco sempre meno, come quantità, ma i prodotti che uso sono davvero tanti.
Antonella ha con sé il portatile Windows “non si spegne più“. Il menù “start” non risponde ai click e non sa come spegnerlo. La informo delle combinazioni di tasti per spegnerlo comunque. Mi ha portato anche una fetta di torta che ha fatto in mattinata. Dovrò rimettermi anche io a fare torte. Avevo smesso perché poi per mangiarla tutta impiegavo una settimana, ora con le vicine sarà un piacere condividere con loro.
Parliamo un’oretta, inizialmente di me e delle mie ultime cose e poi parla lei. Le persone sono sempre timide, ma poi quando hanno qualcuno che le ascolta davvero non smettono più di parlare!
Ci salutiamo con un doppio abbraccio e mi accorgo che lo faccio in maniera più ‘leggera‘, meno ‘maschia‘, in effetti ero molto donna. Ho sempre meno questi ‘sbalzi‘ da una parte all’altra e mi sto’ integrando con “la me stessa” che ho sempre desiderato essere.
Quando mi guardo allo specchio nel provare gli abiti mi vedo sempre ‘meglio‘ anche con poco trucco, tranne appena sveglia dove la poca barba che mi resta mi fa tornare alla realtà che ho ancora tanto da fare.
Il sogno è di svegliarmi una mattina e non dover fare nulla per essere me stessa. Essere donna ‘al naturale‘, che non è lo stereotipo femminile, ma il non dovermi camuffare/vestire per raggiungere l’aspetto fisico che desidero mostrare di me.