Elena R. “Ci vediamo domenica care amiche per assaporare sensazioni di pienezza come queste.
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“‘Il dono' di Czestaw Mitosz
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Un giorno così felice.
La nebbia si alzò presto. lavoravo in giardino.
I colibrì si posavano sui fiori del quadrifoglio.
Non c'era cosa sulla terra che desiderassi avere.
Non conoscevo nessuno che valesse la pena d'invidiare.
Il male accadutomi, l'avevo dimenticato.
Non mi vergognavo al pensiero di essere stato chi sono.
Nessun dolore nel mio corpo.
Raddrizzandomi, vedevo il mare azzurro e le vele.
Lo scorso anno c’era stato questo percorso di esperienza di Danzaterapia e meditazione chiamato “Dancing Lotus” (apri articolo del blog). A causa dei miei impegni, non avevo potuto partecipare ed ero riuscita a fare solo una lezione di prova lo scorso ottobre. Quest’anno lo ripropongono e ho deciso di partecipare, anche se ho dovuto scegliere tra varie attività. Capita sempre così: a dicembre pensi che avrai un sacco di domeniche libere e poi scopri che non sarà proprio così. Per sei domeniche mattina sarò impegnata in qualcosa che mi aiuta a livello spirituale e sociale.
Ho rivisto con piacere alcune delle altre donne con cui ho fatto sia la prova sia con l’esperienza del Gesto Senso (apri articolo del blog). A questo proposito Elena ha detto che riguardando il suo disegno sono usciti nuovi significati, dovrò riprenderlo dal garage e chissà che non mi riservi qualche sorpresa dopo mesi.
Siamo partite con una meditazione guidata di dieci minuti, incentrata sulla percezione del proprio corpo, che era anche il tema della lezione.
Tre partecipanti hanno preso una sedia per la meditazione, mentre noi altre ci siamo sedute sui cuscini. Ho notato che riesco a stare sempre più comoda nella posizione del loto, anche se non è proprio quella orientale come in crocio delle gambe, e questo è un buon segno per la mia mobilità.
Durante i primi minuti, la mia mente era affollata da pensieri sul passato e su quello che avrei voluto dire o fare dopo la lezione. Per fortuna, sono riuscita a lasciarli andare e rimanere nel momento presente, ascoltando il mio corpo e le sensazioni, inclusi alcuni acciacchi.
Terminata la meditazione, sono corsa nello spogliatoio per togliermi la canottiera: avevo esagerato con gli strati protettivi, ma questa mattina, uscendo di casa, faceva davvero freddo. In quel momento mi sono ricordata che anche nella lezione di prova, avevo sbagliato qualcosa nella scelta dell’abbigliamento: in futuro dovrò portarmi più strati di magliette così da avere l’abbigliamento più comodo e idoneo.
Poi abbiamo iniziato un’ora di danza libera. Il tema della giornata era il corpo e a sorpresa per rappresentarlo con la danza, Susanna ci ha dato indicazione che avremmo dovuto utilizzare solo un dito della mano, e seguire le forme del proprio corpo. Abbiamo iniziato rimanendo a contatto con il suolo e con gli occhi chiusi.

oppure mi hanno distratta?
Ad ogni ripetizione del brano musicale, molto toccante e ispirante, Susanna aggiungeva degli elementi: prima ci siamo mosse sul posto, poi abbiamo aperto gli occhi, usando prima il dito di una mano e poi il dito dell’altra; ci siamo alzate in piedi e abbiamo iniziato a muoverci nello spazio.
Uno di questi esercizi è stato particolarmente significativo per me, dato il momento che sto vivendo. Come ho scritto nel blog di ieri, ho scoperto che negli ultimi mesi l’ovale del mio viso è abbastanza cambiato Durante l’esercizio di disegnare i contorni del corpo, ho applicato la tecnica anche al viso, soprattutto nella parte a occhi chiusi. Mi sono resa conto che la mia percezione di me stessa della forma del mio volto, ora corrisponde quasi del tutto a come mi sento dentro: molto femminile e dolce.

L’esercizio si è lentamente trasformato in danza vera e propria quando abbiamo iniziato a portare il contorno del corpo al di fuori di noi e a lanciarlo nello spazio. Ci siamo mosse nella stanza, alzandoci e portando fuori quello che avevamo dentro. Ho cercato di rimanere concentrata su di me, ma ovviamente ho dato qualche occhiata alle altre: eravamo tutte incredibili, ognuna con il suo movimento, il suo essere portato fuori.
Deve averlo notato anche Susanna, perché ci ha fatto ripetere un esercizio a coppie, in modo che le altre potessero osservare. Quello che ho visto non è descrivibile: anche se non stavamo danzando con l’altra, era come se lo stessimo facendo.

A un certo punto, il brano musicale è cambiato: la stessa melodia, ma con voci di persone e cori. Questo perché stavamo iniziando a relazionarci con l’esterno e non eravamo più sole con il nostro corpo.
Durante una di queste danze, ci hanno dato un pezzetto di fettuccia colorata: io ho preso quella viola, che in un certo senso si intonava al mio abito, prevalentemente composto da sfumature del colore viola. Dovevamo portare il colore dentro di noi e farlo uscire nel mondo.
Tenendola in mano, giocandoci, lanciandola, abbiamo portato le linee del nostro corpo nello spazio intorno a noi. Era un movimento molto libero, poteva ricordare le ginnaste del corpo libero, con la differenza che loro usano fettucce molto più lunghe.
Abbiamo anche fatto un esercizio in cui, una volta posizionata la fettuccia sul nostro corpo, non dovevamo più toccarla con le mani e giocarci muovendoci con essa: è stato difficile e all’improvviso ho scoperto l’uso delle braccia, dei gomiti e della testa senza dipendere dalle mani. Una scoperta.
Prima di ogni esercizio di gruppo, Susanna ci mostrava un esempio di cosa avremmo potuto fare. Osservarla muoversi e danzare è sempre uno spettacolo meraviglioso e ispirante: ha movenze morbide, ogni movimento è fluido e termina in un altro. Credo di aver imparato qualcosa di queste tecniche, che devo fare mie, fino a eseguirle senza pensarci, in modo naturale.
Sono piacevolmente sorpresa nel constatare che anche la mia mobilità è migliorata notevolmente. Ora riesco a muovermi sul pavimento, mettermi in ginocchio e rialzarmi in modo abbastanza fluido e continuo. Lo stesso vale per il movimento nello spazio, per le rotazioni su me stessa e il ritorno a terra. E senza usare una ginocchiera, solo un anno fa ero tutta incriccata!

A un certo punto, abbiamo salutato la nostra fettuccia colorata e l’abbiamo dolcemente riposta nella scatola con le altre. Ora non serviva più per disegnare il nostro corpo nello spazio e anche del colore: eravamo noi a portare noi stesse al fuori. Quest’ultima danza è stata davvero liberatoria per me. Dire che mi sentivo una farfalla è persino riduttivo. Rivendendo alcune fotografie scattate di nascosto (davvero non mi ero accorta di niente), quando sono di profilo mi vedo ancora grande, anzi un fisico importante, ma meno rispetto allo scorso anno. La parte di me che non mi piace, vista di profilo, sono le spalle ampie e la forma della testa. Mi cresceranno i capelli prima o poi per coprire le spalle?
Nei vari laboratori ed esperienze finora ho danzato: con un sasso, una piuma, la mia mano, disegnando, copiando la compagna ed ora con un dito che disegna il mio corpo nell’aria. Ognuna di queste esperienze danzanti è stata interessante e mi ha aiutata nell’accettazione del mio corpo, cosa non semplice per una donna transgender.
La parte finale dell’esperienza di oggi è stata la meditazione “body scan“: sdraiate a terra, in una posizione rilassata e naturale, abbiamo iniziato a concentrarci sul respiro, per poi portare l’attenzione su singole parti del corpo, guidate dalla voce di Elena. Siamo partite dall’alluce del piede sinistro e, piano piano, siamo risalite fino all’altra gamba.
Quando siamo arrivate all’inguine, mi è venuto un pensiero sul mio desiderio e intento per quest’anno: riuscire a operarmi di vaginoplastica.
Nella meditazione abbiamo continuato a portare l’attenzione su tutto il corpo, fino alla testa, per poi risvegliarci lentamente e riprendere a muoverci.
Elena, alla fine, non ha fatto una vera e propria chiusura, e allora mi è venuto spontaneo citare la mia insegnante di yoga, che ci dice sempre a fine sessione: “Da cuore a cuore, namastè”.
In questo periodo mi sento molto centrata su me stessa e credo che questo porti positività nella mia vita e in quello che mi accade intorno. Rispetto alle altre sessioni e laboratori, in cui qualche pensiero sul fatto di essere trans mi era venuto – e addirittura nella prima lezione c’era stato un attimo in cui mi ero sentita quasi un’intrusa – oggi non ho avuto nessun pensiero del genere: ero me stessa, una donna.
Parlando con le altre donne nei saluti finali, anche loro hanno detto di avere difficoltà a spiegare l’esperienza che abbiamo vissuto in questa attività. Spero che il blog aiuti a prendere decisioni e ad aprirsi.