In circa due anni e mezzo ho scritto un romanzo e a dicembre dopo la quarta revisione, ci vuole impegno e costanza, ho fatto stampare dieci copie in digitale. Volevo averlo tra le mani e darlo ai miei lettori tester per ricevere segnalazioni di errori di ortografia (per questo serve lavorare con una copia cartacea), indicare frasi poco chiare e incongruenze di nomi e fatti.
Tre settimane fa, prima di ricevere le ultime due copie di correzioni (quelle più impegnative), avevo iniziato ad inviarlo ad alcuni degli editori di libri più importanti in Italia.
L’idea era quella di scrivere a tutti quelli che trovo in modo da poter trovare qualcuno interessato.
Come prima scelta non mi interessano i piccoli editori, per quanto ci mettano cura. Lo scopo del romanzo è quello di fare divulgazione e spero di arrivare a più persone possibile, da qui avere una distribuzione cartacea nelle librerie.
Lunedì mattina mi arriva questa e-mail:
“Gentile Bianca Iula,,
“
mi presento, mi chiamo XXXX e sono la responsabile del settore editoriale di Mursia.
Faccio seguito all'invio del suo libro in oggetto. Mi farebbe piacere poter organizzare un incontro telefonico con lei (a me andrebbe bene giovedì 13 febbraio in mattinata), così da poterle parlare a voce delle nostre considerazioni sul libro.
Resto in attesa di un suo gentile riscontro e le porgo i miei più cordiali saluti.
La sorpresa è stata grande, non speravo di avere un riscontro così presto. Anche se non andrà in porto con loro, lo considero un grande risultato per l’impegno che ci ho messo nello scriverlo.
Se invece saranno davvero interessati a pubblicarlo, dovrò riscriverne una parte in base alle loro indicazioni.
Da parte dei miei tester ho ricevuto opinioni a volte divergenti, ma tutti sono concordi che “la storia c’è”.
I miei tester li ho scelti in base all’amicizia che ci lega e che sarebbero stati imparziali e dirmi le cose come stanno, è l’unico modo per imparare, crescere e migliorare.
Delle ultime due tester (in ordine di arrivo), Evita scrive commedie e ha già pubblicato un libro, mentre Anna ha fatto in passato la correttrice di bozze. Entrambe mi hanno dato delle suggestioni che vanno aldilà nel controllo grammaticale.

Secondo Evita, dovrei ridurre le parti didascaliche, come ad esempio mentre una persona parla” e dire tizio ha detto questo, e di puntare molto di più su dialoghi botte risposta dei personaggi senza dire chi sta parlando in quel momento, tanto si capisce. Lei scrivendo commedie è pratica di botta e risposta tra i personaggi.
Esempio:
«È una domanda a cui puoi rispondere», e aggiungo «è una domanda sull’utilizzo della roba. Non so come il mio amico deve dosarla. È la prima che farà e può essere un buon cliente se tutto fila liscio, non credi?
»
C’è un problema nella parte dove la protagonista racconta la sua storia. In genere nei coming-out la persona transgender parla e si racconta e gli altri ascoltano e solo alla fine fanno le domande. Fare di questa parte un botta risposta non vedo al momento come poterla modificare, ma il suggerimento è utile da seguire in altre parti del romanzo.
Secondo lei, da persona CISgender, ho messo questo termine troppe volte (ci tenevo a spiegare la differenza) e le è sembrato quasi un attacco alle persone “comuni” (non trans). E’ difficile spiegare che per la maggior parte delle persone trans, a causa di discriminazioni e transfobia, esiste un “noi” e un “loro”, come se fosse un nemico. Comunque credo che dovrò spiegare meglio queste parti.
Anna mi ha indicato delle incongruenze in alcuni nomi e delle parti dove ha capito poco. In effetti nel romanzo le sequenza di chi ha rapito il ragazzo trans (non è uno spoiler) è poco chiara, e alcuni personaggi sembra che non sapessero quello che era successo nel capitolo prima.
Tra le varie cose interessanti, mi ha accennato che scrivo delle frasi troppo lunghe e spesso dimentico delle virgole per dare aria alla lettura.

Da quando sono Bianca, mi stanno accadendo tantissime cose belle e sembra che tutti i progetti a cui mi dedico stanno portando a dei grandi risultati, c’è da parte mia l’impegno e la volontà e credo che il mio essere aperta al mondo porti ad avere anche un pizzico di fortuna (aiutati che Dio ti aiuta).
Non mi spiego altrimenti perché sto collaborando con l’associazione AIOM a livello nazionale; mi invitano a raccontare ad eventi medici e di formazione; ho partecipato con dei giuristi a discutere sulle leggi del percorso di transizione di genere; collaboro con riviste online; ho contribuito a organizzare due mostre fotografiche; aiutato a creare una squadra di calcio transgender; organizzo visite guidate in un’università, e tante tante altre cose, mai troppe.
Raffi “Ma c’è qualcosa che non sai fare?
”
Con le mie amiche e altri che hanno già pubblicato, sappiamo già che la casa editrice mi affibbierà un editor che mi farà riscrivere buona parte del romanzo per adattarlo ai loro canoni, renderlo più interessante e avvincente possibile. L’importante è che le richieste non snaturino la storia e i miei intenti di divulgazione.
Dopo aver fatto quattro riscritture, non mi spaventa a farne una quinta, specie se porterà alla pubblicazione e distribuzione nelle grandi librerie.
Attendo con trepidazione, giovedì quando parleremo al telefono.

Come è andata?
Alla grande!
La redattrice mi ha detto che lo hanno letto ed è piaciuto molto, anche se hanno qualche perplessità.
Già immaginavo quali fossero anche dai commenti dei miei amici tester.
Per il mercato italiano un romanzo deve rimanere fedele al genere del titolo e trama, nel mio caso sono presenti due generi mescolati: il giallo e la divulgazione LGBT. Il loro consiglio è di ridurre di molto la parte divulgativa che in effetti a metà romanzo, rallenta molto il ritmo. Non devo eliminare tante cose, ma rendere tutto più fluido e concentrarmi sul lato giallo della trama.
La mia amica Evita mi aveva detto “se è anche 100 pagine in meno è comunque un bel romanzo che funziona”.
Ecco, dovrò riscrivere tutta la parte centrale, riducendo e migliorando il ritmo senza divagazioni.
Poi mi ha detto una frase che mi ha tirato su l’autostima a mille: “Lei sa scrivere un giallo”. Sono una scrittrice di romanzi gialli! “Lo stile è buono e a parte dei refusi ortografici, il libro è ben scritto.”.
L’ultima domanda che mi ha fatto è stata se potrei prevedere un altro romanzo con la stessa protagonista. Ultimamente se qualcosa funziona e vende si tende a fare scrivere vari romanzi con gli stessi protagonisti.
Ho già alcune idee e ho anche iniziato a scrivere le prime pagine, per non dimenticarmi. L’unica cosa è che anche il seguito dovrà essere un giallo e nella mia testa il secondo romanzo sarebbe stato di un’altro genere: investigazione e fantastico. Dovrò tenere da parte alcune idee per usarle in futuro.
Ho chiesto alcuni dettagli di massima che sono: non danno anticipi, si firma il contratto e quando sarà pronto, dopo le correzioni richieste dal loro editor, decideremo insieme la data di lancio. Prenderò una percentuale sulle vendite, non ho chiesto quanto, ma in genere è di circa 0,50€ a copia, ma al momento l’importante è arrivare alla pubblicazione!
Ci sentiremo tra dieci giorni circa, il tempo per il comitato editoriale di decidere in base a quanto ho detto. Comunque è già un gran successo personale che mi ripaga del lavoro svolto fino a qui. Ora inizia la parte tanto temuta e desiderata: la versione finale (che in questo romanzo è la quinta scrittura).
Cristina “Evvaiiiiii fantastica donna
”
Pietro “Grande!!! E' già un buon traguardo. Complimenti
”
Evita “Eh andiamooo!!! Ne ero sicura. Qualche accorgimento ma la storia c’è! Vai!!!!
“
Psicologa Bellini “è una bellissima notizia e ti meriti tutto questo successo
”
Cristina B.”Che bei complimenti che ti hanno fatto, non è da tutti al primo libro sentirsi dire di essere una scrittrice che ha saputo centrate l'obbiettivo del libro
”