Giuiia V. ”Hai chi ti fa sentire donna?
”
Una domanda posta in chat da parte di una trav, mi ha dato da pensare a come vediamo l’essere donna noi donne transgender e loro crossdresser, dove quasi sempre per loro è l’indossare abiti femminili che porta all’eccitazione.
Non ho bisogno di un uomo che mi faccia sentire donna, usando un cliché “io mi basto“. Una trav ragiona da uomo e quasi tutti gli uomini credono che sia loro compito fare sentire a una femmina di essere donna. Il modo in cui lo fanno è spesso discutibile, sessista e fuori luogo, ma viviamo in una società patriarcale dove il maschio può fare, dire quello che gli pare (a volte andando oltre i limiti di legge e della decenza umana).
Da Facebook in un post di un gruppo trav, molto lungo, narrava sul tipo di abiti da indossare in pubblico e che un uomo sostituendo solo un pantaloncino con una gonna, viene visto male, additato, deriso. Andando in giro indossando abiti femminili in alcuni casi addirittura sputtanato sui social oppure ricattato. Una parte del testo era sul piacere di indossare intimo femminile che è la cosa che differenzia maggiormente trav e trans, per noi è solo un indumento il cui pizzo è anche un simbolo senza che provochi piacere ed eccitazione.
Ho così risposto: “Ero una crossdresser, ora sono una donna trans, ho fatto “il salto”, quanto hai scritto è interessante, ma c’è una cosa che in un certo senso spiega la differenza tra travestimento e vestirsi: mi sento a mio agio in abiti femminili, ma non c’è nessuna sensazione di libidine nell’ indossarli, anzi una normalità nel farlo. Credo che il “limite” per la gente e l’educazione che subiamo dalla società e dai media, sia che devi fare tutto o niente…cioè un capo di abbigliamento fa pensare a quanto hai detto, ma un abbigliamento completo femminile che include depilazione, capelli con taglio femminile, seno , seppur ancora non completamente accettato è comunque considerato “normale”. Il binarismo è ancora imperante e soprattutto la mascolinità tossica…”
Aggiungo che qualsiasi cosa ecceda nelle dimensioni considerate normali, cioè della maggioranza, provoca disagio e a volte pulsione. Una donna troppo alta, un piede femminile gigante, un piede maschile troppo piccolo, una barba esageratamente lunga, mani giganti, uno “Schwanzstück” (cit.Frankenstin Jr.), testa grossa, testa piccola, naso enorme, etc.

Tara “Hai davvero un gran cuore Bianca sono contenta di averti tra le mie amicizie, anche se purtroppo siamo distanti, ma spero sempre appena sarò indipendente economicamente di poter fare andare a conoscere di persona le persone speciali che ho avuto modo di conoscere sul gruppo anche se sono lontane. Ora dopo aver donato il sangue dovrai fare una sostanziosa colazione immagino ? Beh mi raccomando!
”
Grazie, mi piacerebbe anche a me conoscerti, lo scorso anno avevo ridotto al minimo le spese per via della pratica legale che mi è costata 5000€ in 18 mesi, un salasso… la colazione è offerta dall’Avis… oggi è stata la prima donazione di sangue fatta con il nome legale, un po’ di emozione l’ho avuta nonostante sia la 14esima che faccio, prima ero comunque al femminile e l’infermiera mi chiedeva conferma del nome sottovoce!
L’emozione ha influito e la donazione si stava fermando a 440cc invece dei 450cc, se non si riesce in 12 minuti il sangue si coagula e va buttato via, per fortuna la macchina è ripartita per il finale!
Curiosità: ora come donna legale faccio la donazione ogni sei mesi, invece di ogni tre mesi…


In questi giorno ho formato il mio sostituto come segretario dell’associazione transgender, preparato il testo che dovrò leggere al congresso medico di fine mese, scritto la mia presentazione che sarà pubblicata sul catalogo della mostra fotografica che si aprirà alla fine del mese. Non ho voluto guardare in anteprima quali fotografie hanno scelto, mi piace la sorpresa anche se magari alcune le avrei evitate, ma sono comunque io e ho mostrato tante parti di me stessa e il “vedermi da fuori”, cioè cosa i curatori della mostra hanno visto in me sarà interessante.
Presentazione per mostra PAC
“La vita è appena cominciata. Di nuovo. Solo che questa volta è migliore!E' bello essere donna"
“
Prima di avere il coraggio di iniziare la transizione ho atteso vent’anni.
C’era la paura del giudizio degli altri, di perdere il lavoro, gli amici, gli affetti. In realtà le paure erano il risultato di non avere informazioni che mi dicessero che ero normale e non un’aspirante prostituta trans, come venivamo, e spesso accade ancora, riportate nei media.
Appena fatto coming-out con gli amici, il passaggio seguente è stato di non tenermi dentro più nulla, vivere alla luce del sole e diffondere più informazioni possibili sulla transizione in modo chiaro. Sono diventata un’attivista e divulgatrice partecipando a tutte quelle iniziative che mirano a fare chiarezza.
Partecipare a questa mostra fotografica e raccontare me stessa in modo visuale è stata una grande sfida. Mi sono dovuta guardare dentro l’anima per comprendere meglio chi sono, che cosa voglio si veda di me e senza filtri né ipocrisie. Dopo un migliaio di scatti spero di esserci riuscita e nella selezione finale vedete la mia essenza di donna.

Con tutte le mie attività chiuse, si ripartirà alla grande da sabato 9 e ci saranno più eventi e attività di quelle che riuscirò a partecipare, in questi giorni tra caldo estremo e pioggia con fredda (anche con differenze di 15 gradi in poco tempo), ho fatto parecchie camminate nei dintorni.

Ho comprato delle cuffie che azzerano il rumore esterno, anche senza trasmettere musica, ma devono essere accese. Il treno è molto rumoroso, specialmente la sera ed è uno dei motivi per cui rientro a casa distrutta. Le cuffie hanno svolto bene il loro lavoro e sono arrivata a casa stanca, ma non in versione ameba come capitava prima. Tornare a lavorare con i colleghi, anche se per un giorno solo, è stato molto bello e pesa di meno che non stare da sola in casa a parlare con le piante…che mi rispondono solo tramite sensazioni quali: acqua, sì, no, nessuna risposta.