Oggi è il giorno 11 di Novembre, quindi 11.11 e da qualche anno è stato definito il “Singles Day” per via di tutti quei numeri uno. Può anche indicare il giorno delle persone single? Non so bene, ma in questa settimana sono accaduti una serie di fatti che mi hanno dato da pensare al mio essere una donna e la sessualità per il momento mancante.
Dopo un mese di tentativi sono riuscita a parlare con qualcuno degli ospedali dove fanno la vaginoplastica con il SSN. A Trieste/Gorizia la fanno solo privatamente, a Torino il chirurgo fa solo l’inversione classica con il SSN e le altre tecniche moderne solo privatamente, Bari non mi ha risposto alle email, Palermo non ho ancora provato, forse anche a Napoli fanno qualcosa.
La prima riflessione è: “Se devo pagare 15.000€ perché devo andare in Italia? A questo punto meglio andare dai migliori all’estero. In ogni caso se ci saranno dei problemi è comunque più facile tornare all’estero che rintracciare il tuo chirurgo e farti vedere.”.
La seconda riflessione è: “nel sistema sanitario ti operano in Italia solo con la tecnica dell’inversione classica, vuoi davvero aumentare i rischi e dover fare le dilatazioni per tutta la vita?”. Da parte mia sia per l’età che per ridurre rischi post-operatori ho capito che la soluzione migliore è la “peritoneale” e molte donne transgender che l’hanno fatta hanno smesso le dilatazioni dopo uno o due anni, anche se su questa cosa è da capire visto che ognuna è diversa.
Siccome non ho tutti quei soldi mi rimane una sola opzione che è quella di fare domanda per ottenere un rimborso alla regione. I criteri sono che con le operazioni ad alta specializzazione se nella tua regione non la fanno, non sono all’altezza oppure la lista di attesa è troppo lunga e rischi la salute, puoi operarti all’estero e ottenere un rimborso, che va chiesto mesi prima! (leggi articolo del blog relativo).
Un’amica ci è riuscita e mi ha consigliato di mettermi in lista d’attesa per aumentare le probabilità che approvino il rimborso e così sto’ cercando di contattare le strutture e capire come funziona la procedura.
A Firenze finalmente sono riuscita a parlare con qualcuno, dopo tre settimane di tentativi, e ho scoperto che siccome non ho fatto il “percorso di transizione” presso di loro dovrei fare quasi tutto d’accapo. La procedura consiste in un colloquio online con una loro psicologa e dopo uno con il chirurgo e infine ci si potrà mettere in lista d’attesa. Il fatto che ho tre relazioni di “Disforia di Genere” da parte di tre psicoterapeuti, a loro non importa, l’unica cosa che conta è la sentenza del giudice e la loro psicologa. Il tempo di attesa per fare questo colloquio è di sei mesi! Quindi porterà ad altri sei mesi riuscire a parlare con il chirurgo e poi ci saranno quasi tre anni di lista d’attesa portando a circa sei anni dall’inizio del percorso di affermazione di genere, se volevano creare un deterrente è sicuramente questo!
Mi sono messa in lista per il colloquio psicologico così da avere un documento che attesti che la lista d’attesa è assurdamente lunga, ora dovrò farmi fare un documento da parte di un endocrinologa che attesti la mia necessità a operarmi all’estero per ridurre i rischi e che non potrò farla di sicuro quando avrò 64 anni! Infine consegnerò alla mia ASL locale questi “documenti” per poi attendere due mesi per il responso. Se sarà positivo dovrò comunque trovare i soldi e non sarà facile, ma un passo alla volta.
dataroomgabanelli “Se non paghi ti arrangi, e aspetti un sacco di tempo. Finora sulle liste d'attesa non avevamo dati attendibili da fonti istituzionali indipendenti.
”
Oggi, per la prima volta, possiamo sapere quanto tempo passa realmente fra la prescrizione del medico e la visita o esame che riceviamo come pazienti.
Un problema enorme, che però viene nascosto dalle Regioni barando sulla conta dei giorni.
Lunedì farò l’ultima seduta di epilazione laser all’inguine, avevo iniziato in maniera preventiva senza immaginare queste lungaggini. Ho scoperto che all’estero non serve arrivare depilate completamente in quanto il chirurgo utilizza un bisturi elettrico che elimina i peli nella parte che diventerà una vagina, mentre in Italia non fanno nulla e si deve arrivare depilate completamente altrimenti c’è il rischio che i peli crescano all’interno della neo-vagina. Altro motivo per fare l’operazione all’estero. Inoltre anche l’interruzione della terapia ormonale sostitutiva dipende dal chirurgo, non c’è una linea comune. Alcuni fanno interrompere un mese prima e un mese dopo si riprende, altri una sola settimana e in spagna, dove l’ha appena fatta la mia amica, nessuna interruzione. In Italia si fa interrompere anche 40 giorni prima!
Prima di passare alle riflessioni ho anche una nota su una eventuale Mastoplastica additiva (le tette). Mi sono fatta fare l’impegnativa dal medico di base per fare una prima visita al Niguarda, solo che ho scoperto che la prima visita la fanno solo privatamente e che costa oltre 150€. Non si capisce se dopo saranno questi chirurghi a metterti in lista d’attesa e non si sa nemmeno quanto è lunga. Spendere quei soldi “al buio” non mi sembra un’opzione. Non si sa nemmeno se hanno esperienza su donne transgender. Anche qui, tanto vale allora che vada dai migliori in Italia (sono due uno opera a Arco di Trento e l’altro a Bari) che almeno so che hanno esperienza e ho avuto un sacco di feedback positivi dalle donne trans che hanno operato.
Ho ripensato a quando lo scorso anno ottenere la rettifica dei documenti sembrava una cosa troppo in là nel tempo con problemi e lungaggini che avrebbero portato ancora più in là le operazioni e più o meno la tempistica peggiore si sta rivelando esatta. Non ero sicura di volermi operare, ma confrontarmi con il fatto che non avrei potuto farla è stato devastante.
Ora che vivo con i documenti rettificati e la terapia ormonale sostitutiva sta portando buoni risultati e dopo la delusione con l’appuntamento impossibile da ottenere al Niguarda il seno ha ripreso a crescere. Sono più stabile mentalmente e da mesi stavo accarezzando l’idea di operarmi.
Ieri sera ho parlato al telefono quasi due ore con una mia amica e un tema della serata erano gli uomini e possibili partner. Settimana scorsa avevo incontrato due amiche e si era parlato di tematiche similari. Se da parte loro trovare un uomo “decente” dopo i cinquant’anni ho capito che per una donna transgender è ancora più difficile. Su due gruppi Facebook si è parlato anche di questo e sono quasi tutte deluse.
Recentemente ho iniziato a osservare le persone che incontro con un occhio diverso, mi chiedo se mi possano piacere per un rapporto affettivo e sessuale. Quasi tutti non mi danno nessuno stimolo, forse anche perché ho un valore di testosterone più basso di una donna cisgender e che là sotto non c’è più nessuna eccitazione spontanea (per fortuna).
Non posso godere con i genitali e potrei farlo solo con i capezzoli super sensibili, baci, carezze, praticamente una cosa più di testa che fisica.
La mia amica mi ha detto che ha conosciuto donne che hanno trovato piacere nel riceverlo da dietro, ma alla sola idea mi prende male, non sono abbastanza perversa?
Che tipo di partner potrei trovare quindi?
Elena F. “Di fronte a certe domande… sì, mi viene proprio di restare single. Perché, sinceramente… basta con i casi umani, i narcisisti, i mammoni, quelli ancora legati alla "ex" (per i soldi, per la casa, per i figli, per i rancori reciproci), quelli che non sanno cosa vogliono, quelli che trascorrono il tempo sui dating fingendo di volere una relazione, quelli impegnati-fidanzati-sposati, quelli che si nascondono, quelli che TI nascondono, quelli che "tuseisolomia"… eccetera eccetera. Ricevo spesso messaggi da uomini a cui non rispondo mai. E non perché "me la tiro", ma perché bisogna imparare di nuovo come si corteggia una donna, come ci si racconta con semplicità, come si propongono gli incontri. I cinema esistono. I teatri esistono. La natura esiste. Esistono i libri, le serate culturali, i posti particolari… Esiste la comunicazione. Esiste il tempo della costruzione.
”
Questo è il tipo di relazione che vorrei: quello fatto di quotidianità e condivisione, tra persone che desiderano un rapporto "sano", dove nessuno dei due prevale ma, insieme, si vive giorno per giorno, un capitolo dopo l'altro, una conoscenza reciproca dove si è leali, onesti e fedeli.
Escludendo le persone cisgender che hanno al primo posto fare sesso, le persone gay non mi interessano, mi rimangono le lesbiche (sempre che non dia loro fastidio la cosina che ho in mezzo alle gambe), oppure trovare una persona per un rapporto più di compagnia, coccole, ma senza che punti sul sesso.
Ho anche un dubbio che io sia una persona asessuale, non interessata alla sessualità. Mi piacerebbe confrontarmi con l’avere un compagno/compagna con tutti i pro e i contro dell’essere scaricata, chissà se riuscirò anche in questa attività? Questo percorso è davvero pieno di ostacoli quasi impossibili da superare, ma noi persone transgender, ho scoperto, siamo determinat* e andiamo avanti nonostante tutto, dopo che abbiamo iniziato a vivere per come ci sentiamo di essere, però è dura e scoraggiante a volte.