Ogni sera, dopo cena, c’è stato il laboratorio di improvvisazione (teatrale e non solo). Sono sempre stati esercizi molto interessanti e ho notato che dopo che abbiamo fatto quelli di riscaldamento della voce, quando abbiamo cantato alcune canzoni erano tutti intonati. Ho chiesto al mattino dopo alla Mavi che secondo lei era per aver fatto il riscaldamento
Soundpainting emozionale con Mavi Gianni:
Crea storie e ambienti personaggi, ridendo dei nostri errori e delle buffe espressioni.
https://vidagaia.it/eventi/improvvisazione-teatro/
Queste canzoni sono dei piccoli loop di frasi, nostro caso erano proverbi e poi ognuno sceglieva di ripetere a tempo una parola piccola parte del proverbio. Cantando insieme in questo modo uscivano delle melodie notevoli
L’esercizio a cui ho partecipato per l’improvvisazione, erano due persone che noi sapevamo che mestiere facevano, ma il pubblico no e che avrebbero deciso loro quale fosse, dopo il primo minuto della nostra interazione. Ovviamente il pubblico capiva altri mestieri!
ll mio personaggio era un critico, noi potevamo parlare dire solo le parole “la la la” in varie tonalità, dando intenzione alla cena con il resto del corpo. Il pubblico ha deciso che eravamo io la figlia e lui mio padre che mi stava sgridando per qualcosa.
Quindi abbiamo modificato l’interazione tra di noi con questa specie di conflitto e alla fine lui mi ha dato un gelato e mi ha accompagnata fuori cena, io ho avuto l’idea di concludere girandomi tirandoli fuori la lingua come una bimbetta.
La cosa bella è che io mi sentivo davvero una bimba e sapevo che tutti vedevano una donna. L’altra sera quando per un paio di volte hanno sbagliato i pronomi con me, per un po’ non mi ero sentita a mio agio. Ripensandoci ho anche notato che quando nascondo la mia fisicità con degli abiti, alcune persone tendono a sbagliare e l’altra sera avevo ampi calzoni arabi e maglietta. Questa sera indossavo un abito carino che non lasciava a dubbi.
La serata si è conclusa facendo il gioco dei lupi, che un giorno spiegherò, è facilissimo da giocare è molto complicato da spiegare. E’ una variante del gioco da tavolo “Lupus in Fabula”. Terminata la partita dove ho perso perché ero una dei lupi mannari e non siamo riusciti a uccidere tutti gli abitanti del villaggio, alcune persone si sono messe a parlare di possibili strategie per altre partite e riferendosi a me indicavano sempre con pronomi femminili (lei). So che dovrei fregarmene di certe cose, ma ogni volta che c’è una conferma del mio essere donna mi fa sentire meglio.
Un esercizio che mi è particolarmente piaciuto era quello dove il primo ad entrare in scena, al centro dello spazio, si metteva in una posa statica. La persona che entrava per seconda si metteva in un’altra posa, a questo punto il pubblico diceva chi erano quelle persone e cosa facevano. La scena iniziava e con movimento e rumori, niente parole, dovevano eseguire qualcosa che corrispondesse a quanto indicato dal pubblico e dare un finale alla scenetta.
Ogni volta la Mavi modificava le regole aggiungendo e togliendo opzioni.
Il primo in scena si era messo in posa da arciere, io sono entrata mettendomi di fronte nella stessa posa, il pubblico ha detto che eravamo arcieri non vedenti!
Ho iniziato, a occhi chiusi, a puntare l’arco ovunque, quando era verso l’alto ho fatto il rumore della freccia scoccata e qualcuno nel pubblico ha gridato “Ahhhh”. Mi sono messa a ruotare su me stessa cercando di mirare e sentivo “più a destra”, “più in là”, quindi ho lanciato in alto la freccia e sono morta colpita dalla freccia che ricadeva. E’ stato un momento davvero ilare.
Un’altro esercizio era di costruire una macchina, non un automobile, ma un macchinario che fa qualcosa di assurdo come “La macchina che a caval donato guarda in bocca”. Uno per volta si deve entrare in scena, mettersi in una posa con un movimento ripetuto ed emettere il suono di quello che si sta facendo. SI aggiungono tutti uno alla volta e viene creata una macchina composta da noi con rumori, molto divertente. Mavi poi dava il comando di slow motion e si rallentava, compresi i suoni, fino a a fermarsi. Ci chiedeva uno per uno cosa stavamo facendo e quale parte della macchina eravamo. Ovviamente sono uscite le risposte più assurde. Quindi si ripartiva tornando a velocità normale per alcuni secondi e dopo liberi tutti!
L’ultima sera abbiamo creato una fiaba che non seguiva proprio la trama classica. la nostra cappuccetto rosso ne combinava di ogni e incontrava personaggi di altre fiabe, io ero la bella addormentata nel bosco che sbadigliava. Problema? Cappuccetto e il Lupo mi ignoravano allora Mavi ha detto loro “c’è un nuovo personaggio in scena, cagatelo!”.
Nella scena prima che il lupo fingendosi nonna divorava cappuccetto, questa non voleva farsi mangiare e tirava in lungo con dubbi sull’aspetto del lupo, allorché Mavi ha detto “e fatti mangiare, non aspettiamo altro!”.
Terminata la scenetta Mavi l’ha fatta rifare in dieci minuti, poi in cinque e ci muovevamo in versione accellerata, per arrivare a farla in due minuti, senza riuscirci per poco. E’ stato davvero divertente ricostruire la scena in così poco tempo!
Non ricordo tutti gli esercizi, erano davvero tanti e ogni sera c’erano varianti e cambiamenti come si addice all’Impro (improvvisazione). E’ stato bello e interessante perché è stata la prima volta che ero tutta al femminile e mi sono stati chiesti ruoli femminili che mi hanno messa alla prova su gesti e movimenti che abitualmente non facciamo nella vita, ma che a livello di palcoscenico sono degli stereotipi.