Difficile da spiegare questo laboratorio, pensavo che lavorare con l’argilla per poi usare il personaggio creato fosse qualcosa attinente al teatro. Infatti la mia amica Elena ha saltato i primi giorni. Si è rivelata un’esperienza molto intensa e speciale sia nella creazione della testa del personaggio che per la “messa in scena”. Anche se è improprio può essere considerata una variante delle Costellazioni Familiari.
Leila Mariani:Il laboratorio “I personaggi” si ispira alla mia opera “11” che porto con me e diventa parte attiva nell’esperienza.
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Ogni partecipante sarà invitato a creare il suo personaggio con un pezzo di argilla così come viene, ricordandosi solo dei tratti essenziali del viso (occhi, naso, bocca, orecchie, capelli). Dopo averli creati, osservati, conosciuti, i personaggi saranno messi in scena insieme ai miei. Ognuno sceglierà dove e potrà muoverli in base a come sentono sia meglio: vicini o lontani dal singolo o dal gruppo, al centro o fuori dal cerchio, ecc. Questo laboratorio può portare a rispondere ad esempio a queste domande
https://vidagaia.it/eventi/i-personaggi-con-leila-mariani/
Abbiamo scritto su un foglio il nostro nome e poi scritto più sotto il nome di un personaggio usando le lettere (anagramma), quindi con l’argilla abbiamo plasmato la testa del personaggio.
Avevo fatto un’esperienza in passato dove avevo realizzato un vaso (tecnica del colombino, vedi articolo del blog), ed è stato bello manipolarla anche se il risultato è diverso da quello che avevo immaginato. Si chiama “Inca Ba” e la storia ideata per presentarlo racconta che è l’ultimo discendente di una tribù potente che ha abbandonato il potere economico per quello spirituale.
Domani faremo interagire i personaggi, chissà come sarà?.
Rispetto ai laboratori dello scorso anno, mi sento libera di essere me stessa in ogni ambito, senza preoccupazioni del mio aspetto fisico che ora è molto femminile anche senza make-up e abbigliamento da donna. Sono al naturale indossando un costume due pezzi e molto sudata. Non sarebbe possibile se avessi bisogno di camuffamenti.
Il giorno dopo…
Ieri abbiamo creato delle teste di argilla e oggi le abbiamo messe in scena in un modo che non pensavo, non è una specie di recitazione come fanno i bambini con le bambole. Sul tavolo c’era un foglio di carta grande dove era stata posizionata una prima testa personaggio. Già in base a dove era stata messa, se stava al centro dell’attenzione (del mondo), defilata, oppure verso i bordi accadeva un primo impatto psicologico. L’altra cosa interessante è che il personaggio l’ho plasmato e se fisicamente non mi somiglia, quando lo metto in scena e decido quali azioni farà, sono io, ma è come avere una barriera che mi protegge e allo stesso tempo mi aiuta a tirar fuori alcune cose di me. Il personaggio è praticamente un avatar.
Al creatore della testa posizionata nel mondo, è stato chiesto di scegliere un altro personaggio e metterlo in scena, da quel momento in poi sarebbero mossi come se fossero dei pezzi degli scacchi, ma senza caselle e costrizioni. La prima domanda che Leila ha posto era sulla vicinanza dei due personaggi: se era troppo, era troppo poca oppure il personaggio si sentiva invaso dalla vicinanza.
E’ stato interessante come ognuno vedeva l’altro personaggio troppo invadente e dopo alcune mosse, dove si doveva raccontare il perché di quel movimento sul tavolo, non era più grosso problema per i due personaggi stare vicini anche se ogni tanto alcuni si defilavano lateralmente come per osservarsi a distanza.
Il “gioco” è durato quaranta minuti mettendo e togliendo personaggi dal tavolo quando si era esaurita l’azione e il possessore del primo personaggio messo in campo, aveva l’idea di come ripartire e cercare di risolvere il suo dilemma. E’ stata una mazzata psicologica quando ho usato il mio personaggio in risposta e che mi ha fatto capire che questa mia voglia di stare con gli altri non va sempre bene avvicinandomi troppo alle persone.
Il terzo giorno ho saltato perché eravamo in gita a un canyon e siamo arrivati tardi al campeggio, mentre nel quarto ho usato il personaggio iniziale. L’idea era di arrivare ad avere tre personaggi con tre giornate di azione sul tavolo.
Oggi ha iniziato Antonio che ha scelto il mio personaggio come controparte. Solo spostando i personaggi sul tavolo e cambiando l’orientamento della testa si è creata una situazione che mi ha stupita parecchio. Il mio personaggio doveva rappresentare era sua sorella, non so quanto le fattezze del mio clown hanno influito. E’ successa una situazione densa e pesante per entrambi.
Nel muovere il personaggio, senza conoscere sua sorella, ho reagito esattamente come lei, che cerca di guardarlo, controllarlo e influenzarlo. L’unica cosa che non ho fatto era stata di forzare l’avvicinamento del mio personaggio prendendolo di lato in modo inatteso, ma parlandone in seguito la sorella fa anche apparizioni a sorpresa.
Ho anche detto delle parole esattamente come sua sorella che da quello che ho capito ha un carattere totalmente diverso dal mio.
Antonio voleva staccarsi da questa situazione di osservazione e controllo, ma è sua sorella quindi deve starci nella situazione. Lo scopo di questi lavori non è trovare soluzioni, ma visualizzarle e dare un punto di partenza su cui ragionare.
Siccome nessuno voleva riproporsi io avevo una mia idea e avevo anche un po’ paura a presentarla, ma dato che io mi butto a capofitto nelle situazioni anche spiacevoli ho deciso di farla. Dopo essermi guardata dentro e iniziata la transizione non ho più timore di quello che trovo nella mia anima.
Ho messo al centro il mio personaggio, in fondo di spalle ho scelto un altro personaggio che tra l’altro la figura poteva assomigliare a mio padre. Ho aggiunto un terzo personaggio di lato, in mezzo tra i due che rappresentava mia madre. Quale dilemma devo risolvere?
Mio padre non ha mai approvato la mia transizione a donna e non ha neanche mai voluto vedere le mie fotografie al femminile. Ha paura del giudizio degli altri su di se’, come se non avesse cresciuto correttamente il figlio maschio primogenito che non si è sposato, né fatto una famiglia. Non era quello il mio viaggio di vita ed è stato come prendere un sentiero lungo che non portava da nessuna parte.
La cosa che mi ha devastata psicologicamente è che questa è una situazione che dovrò affrontare prima o poi in futuro, quella di ricontattare mio padre e chiedergli almeno che io possa vedere mia mamma. Lui ha l’idea del capofamiglia che decide per tutti in base alle proprie idee.
Qualcuno ha girato il personaggio di mio padre verso di me. Mi è esploso qualcosa dentro, non ho mai pensato come avrebbe potuto evolversi questa situazione se lui lo facesse per davvero. Accettare di parlarmi e guardarmi. L’altro personaggio di mamma l’hanno fatta avvicinare molto lentamente, ma rimanendo in mezzo tra noi due, che è la situazione in cui si trova lei che non vuole scontentare nessuno, ma non può neanche decidere per nostro conto.
Mi sono avvicinata leggermente, ma lateralmente e chi muoveva il personaggio di mio padre l’ha mosso al fianco di mia mamma, girato comunque in un’altra direzione. Mi è esploso nuovamente e con fragore, qualcosa nel cuore e ho cominciato a lacrimare e poi a piangere vistosamente. La mia emozione ha coinvolto tutti e in seguito mi hanno detto che anche alcuni uomini hanno pianto.
Nella posizione finale dove eravamo vicini, con mia mamma nel mezzo e mio padre che guardava altrove, la mia emotività in quel momento era sufficiente provata e che già arrivare a quel risultato sarebbe stato bellissimo.
Molti dei partecipanti sanno che sono transgender, altri no e non importa, ma nessuno sapeva di questa cosa dei miei genitori ed è incredibile come sia riuscita questa “messa in scena” di una possibilità del futuro.
Emotivamente provata, stanca dal caldo e da quello che avevamo fatto in mattina con la gita, ho educatamente salutato tutti e sono andata a dormire nel salotto all’aperto, avevo tanti pensieri per la testa e l’emotività da calmare.
Dopo qualche giorno, tornata a casa, ho sognato che mio padre mi avesse permesso di vedere mamma, e lui rimaneva sempre distante da me. Di sicuro mi ha smosso dentro tante cose fare questo esercizio.
Due giorni dopo…
Siamo arrivati leggermente in ritardo, rispetto agli altri, per fare i nuovi personaggi con l’argilla e prima di cominciare Leila ci ha fatto fare un esercizio, dove a turno, dovevamo stare in mezzo a un ipotetico cerchio di persone finché non ci saremmo sentiti a disagio. Stranamente mi sono sentita non a posto da quasi subito.
Siamo andati sul tavolo dove abbiamo iniziato a plasmare i nostri nuovi personaggi e la mia intenzione era di fare un personaggio femminile molto etereo, ma manipolando l’argilla è uscito qualcos’altro, un altro personaggio maschile che non mi piaceva e somigliava al precedente,
Allora ho iniziato a plasmare meglio e cercare di renderlo più femminile. Non so perché ma non riuscivo nell’intento, nonostante l’ovale del volto con caratteristiche femminili. Con le suggestioni dei personaggi della volta scorsa ho quindi iniziato ad agire su i capelli rendendoli mossi con riccioli e con delle punte. il volto adesso era abbastanza femminile. Il personaggio che avevo plasmato era la medusa della leggenda greca.
Quando abbiamo terminato di realizzare la nostra opera, Leila ha chiesto ad ognuno come si chiamava la personaggio e di raccontare la sua storia, inoltre se aveva qualche attinenza con l’esercizio fatto in precedenza. Ognuno ha evocato una serie di storie, a volte inventate sul momento, ma di notevole spessore descrittivo e psicologico, abbinando anche alcune sensazioni scaturite nel realizzarlo.
Quando è toccato a me è uscita questa cosa che ripensandoci è parecchio attinente alla mia transizione. Si chiama “Dusa” che viene osservata da tutti e si sente a disagio, la sua difesa consiste nel ricambiare lo sguardo e sfidare gli altri; la leggenda è stata creata che rendeva di pietra gli altri con lo sguardo. Lei non voleva essere così osservata, voleva semplicemente rimanere immersa nell’anonimato della gente. Non è proprio quello che sono e che mi sento, ma descrive perfettamente quello che sente una persona transgender soprattutto all’inizio della transizione dove non si vuole attirare nessuno sguardo.
Ero molto stanca dall’esperienza fatta alla mattina e con il caldo opprimente mi si chiudevano gli occhi. Quello che stava accadendo con i personaggi in azione era molto interessante. La messa in scena della mia amica Elena è stata anch’essa intensa e veritiera, lei non si aspettava nulla del genere e anche lei all’inizio non voleva parlare di quell’argomento, evidentemente questa metodologia ti porta fuori delle cose che non vorresti uscissero.
Niente, non riuscivo a tenere gli occhi aperti e con dispiacere ho salutato e mi sono buttata su un divano.
Leila “Ti ringrazio di cuore per il tuo racconto così personale e autentico. Un dono per me.
”
Questi laboratori sono davvero inattesi e pieni di emozioni, altro che fare pupazzi con l’argilla!