Domenica mattina mi sono svegliata mezz’ora minuti prima di Barbara e mi sono data una piccola sciacquata nella doccia, vestita e truccata.

Mentre Barbara si preparava, sono scesa di sotto a guardare la piscina e il giardino. Nel frattempo è arrivata la titolare del B&B e abbiamo parlato un po’ di cose varie mentre preparava la tavola per la colazione. Una delle ultime leggi idiote è che devono fornire solo cibi sigillati, quindi niente più torta fatta in casa e altre cose. L’unica eccezione sono le brioche da pasticceria.
La roba che ha messo sul tavolo ci potevamo mangiare era davvero tanta, ma ci siamo accontentate del minimo di cose sfiziose, a parte il classico cappuccino e brioche, yogurt è ho bevuto tanto succo.

Abbiamo consegnato le carte d’identità alla signora e ho cercato di spiegarle velocemente che tra tre mesi circa avrò i documenti con scritto Bianca, ma per il momento c’è ancora scritto Gerardo. Meno male che la fotografia e di come sono adesso, più o meno. La signora ha detto “Non è un problema”. Mi ha conosciuta come donna e tale rimango.
A volte ci facciamo delle menate mentali inutili cercando di prevedere le reazioni degli altri. Comunque questa cosa dei documenti non conformi all’aspetto fisico e che dobbiamo fare un coming-out ogni volta è comunque una zavorra psicologica che ci trasciniamo dietro.

Carichiamo le valigie in macchina e torniamo a fare lo Psicodramma. Ci separiamo perché parteciperemo a eventi diversi. Nel mio caso ho potuto approfondire alcune conoscenze di persone viste il giorno prima e altre conosciuto in questo momento. A differenza di altre attività medico scientifiche e psichiatriche, dove in questi workshop c’è comunque la professionalità e tenere le distanze tra relatori (superiori) e partecipanti (inferiori), qui è esattamente il contrario e siamo tutti sullo stesso piano: i conducenti, il partecipante e gli spettatori. Non ci sono personalismi di primari oppure di persone che hanno studiato di più, qui tutti portano loro esperienza e non la fanno pesare. Inoltre spesso i conduttori partecipano attivamente anche come pubblico.
Il workshop della mattina era relativo all’autoritratto ed è una tematica che sto affrontando su me stessa e nei blog ho già scritto alcune cose riguardo all’autoritratto fotografico. [Leggi articolo del blog].
In questo caso l’autoritratto era disegnato e da fare in uno stile sintetico e istintivo, quindi anche da chi è negato a disegnare. Come esercizio riscaldamento per portarci all’idea del disegno simbolico, ci hanno fatti ritornare dei bambini e guardare la stanza, gli oggetti e le altre persone come le vedrebbe un bambino. E’ stato bello esplorare la stanza con occhi nuovi e da diverse prospettive. Infine abbiamo preso uno specchio a testa, scelto i materiali tra pastelli, tempere, acquarelli.

Ci siamo messi a disegnarci e io notato che mi stava uscendo un’illustrazione troppo professionale. Avevo studiato grafica a scuola tanti anni fa e disegnavo in maniera molto fotorealistica. Mi sono accorta di questa cosa e per cercare di spegnere questi automatismi di perfezionismo, il resto del disegno l’ho fatto utilizzando la mano sinistra che è molto inesperta.
Il risultato finale è un volto che mi somiglia e che potrebbe essere stato disegnato da chiunque. Per migliorare l’autoritratto ci è stato fornito un foglio con dei suggerimenti di frasi a cui ho attinto e scritto negli spazi vuoti intorno all’immagine.
Lasciati i disegni sui tavoli ci siamo messi a girare nella stanza e guardare tutti i disegni. Su quelli che ci ispiravano c’era un foglio bianco a lato dove scrivere una parola, una breve frase oppure qualcosa che ci era stato evocato. Infine c’è stata la condivisione, dove ognuno mostrava il disegno e se voleva leggeva tutte le frasi oppure raccontava qualcosa di cosa era gli stato evocato dentro e se si riconoscevano nelle frasi.
Come al solito quando si comincia nessuno si fa avanti e ho iniziato io. Sono rimasta molto commossa perché le parole che hanno scritto sono davvero io come sono adesso e che quindi anche il mio autoritratto anche se in uno stile più infantile, è riuscito a mostrare davvero chi sono.
“Ciao me, me, me! Dolcezza di capelli. Sfumatura calda, Serenità, Forza, Intensità di Sguardo, Ti vedo!, Cerco la forza, Anima pura, verità, trasformazione.
“
Il moderatore ha scelto il disegno di un’altra ragazza e aveva visto davvero giusto, perché abbiamo messo una rappresentazione notevole sul alcune cose che la ragazza teneva dentro, ma non se ne era resa conto.
L’altro workshop era relativo al Playback Theatre (leggi l’articolo del blog), di cui avevo partecipato a una lezione lo scorso novembre, sempre con Barbara. In questo caso l’abbiamo fatto in una palestra a piedi nudi, facendo tanto movimento fisico e con molto contatto umano tra di noi. È stata davvero una bella esperienza.
In questi workshop, ripensandoci, ero sempre sul momento, mai dubbi, e sempre presente a quello che stavamo facendo e prendendo dagli altri qualcosa delle loro esperienze.
Rimanendo nel teatrale,ieri prima di iniziare i lavori, abbiamo assistito anche una lettura teatrale espressiva, relativa alla storia della figlia dell’inventore dello psicodramma, messa in scena da un’attrice bravissima. Oltre essere entrata subito nella storia, per me è stata una lezione sulla lettura espressiva, di cui ho fatto un corso, ma soprattutto ho appreso molto riguardo la gestione delle pause e dei movimenti corporei.
Terminato il workshop siamo andati in un luogo vicino, dove il giorno prima avevamo pranzato, che è una scuola speciale per persone disabili gestite dagli stessi organizzatori dell’evento. Avevo mangiato molto bene e mi ero lasciata tentare delle lasagne e soprattutto dal “salame di Montisola” che ha un profumo pazzesco e non ho resistito. Da circa un anno mangio molto più vegetariano, anche se ogni tanto devo mangiare carne, mi viene proprio la voglia. Devo dire che in generale mi sento molto più pulita dentro mangiando poca carne.
Oggi ho fatto il bis di lasagne, di salame, e c’era pure una pasta al forno vegetariana notevole.

La chiusura dell’evento sarà una seduta plenaria qui all’interno della scuola dopo pranzo. Alcune persone però vanno via prima e inizia una ridda di saluti e di abbracci. Non mi sento esclusa perché ho conosciuto già delle persone, di alcune ci siamo scambiati anche i contatti telefonici, con altre un semplice saluto e spesso con un abbraccio, soprattutto da parte delle persone che hanno apprezzato che ho rivelato loro che sono una donna trans.
Rimasti solo in cinquanta, altrimenti non ci saremmo stati dentro la stanza per fare l’ultima sessione, ci hanno chiesto di fare un esercizio particolare: scrivere una lettera a una persona a noi cara, raccontando qualcosa dell’esperienza di quello che ci siamo portati dentro in questi due giorni di psicodramma.
Non so perché mi è venuto in mente la mia amica Dina, che è un’amica di penna come si diceva una volta, ma in modalità tecnologica su WhatsApp. Ci siamo scambiate delle fotografie, ma non ci siamo mai incontrate.
Terminata la scrittura ci è stato detto di scegliere una persona con cui condividere le lettere. Ho scelto una signora che il giorno prima durante il workshop, quando mi sono messa piangere, è venuta e mi ha abbracciata appoggiando la testa alla mia confortandomi. Riparlandone adesso mi ha risposto che aveva sentito che ne avevo bisogno. Sì, ne avevo davvero un gran bisogno in quel momento.
“Cara Dina, so che ti piace poco la gente, che cerchi l’umanità nei libri che non ti deludono mai. Qui ho scoperto un bel mondo di persone. È stato bello aprirsi senza giudizio, condividere i fatti e emozioni di cose a me lontane, ma che ti fanno risuonare qualcosa nel cuore. Ti avrebbe fatto bene a mescolarti per una volta, a questa umanità che è meglio di quella nei libri. Questa è vera vita.
“
Tua spilungona
Lei è a piedi scalzi, ma usciamo lo stesso nel prato ci sediamo sull’erba. In teoria ogni persona avrebbe dovuto leggere la sua lettera e l’altra non avrebbe dovuto come fare commenti, ma entrambe non avevamo un testo così lungo e abbiamo usato il tempo per scambiarci delle opinioni e confortandoci.
Quando si parla di connessioni e di energia tra le persone…perché tra tutte avevo scelto lei ? Perché è un’età simile della mia amica e nel suo sguardo aveva un qualcosa simile a quello visto nelle fotografie della “mia amica virtuale”.
Anche la lettera di questa signora era relativa a una corrispondenza, stavolta cartacea come una volta: per posta. Tra le nostre storie c’erano alcune cose in comune e in più lei conosce un’altra dottoressa che si chiama Dina, che opera Milano, ma non è la mia amica. Ci siamo abbracciate parecchio durante questa condivisione e lei mi ha ringraziata per averla scelta. È stato come un ricambiare solo che lei aveva fatto per me il giorno prima.
Tornate nell’aula magna, a coppie ci si doveva sedere al centro della stanza e ogni persona avrebbe dovuto dire all’altra quello che lei era rimasto dentro relativo alla lettera che aveva ascoltato. Invertendo poi i ruoli come secondo giro. Quando è toccato a noi siamo andate al centro della stanza e io l’ho presa per mano. Quello che lei mi ha ritornato dalla mia lettera (una delle componenti dello psicodramma è “la restituzione”) era una cosa particolare con cose che non c’erano nel testo, ma in quello che le avevo detto relativo alla paura che avevo di essere riconosciuta come persona trans. Non ricordo esattamente che frase ha detto e quando è toccato a me commentare se volevo aggiungere qualcosa ho detto: “non ho più paura”.

L’evento è finito e c’è stata un’altra ridda di saluti, di scambi di numeri di telefono, di abbracci e con questa signora ci siamo abbracciate a lungo, guardate negli occhi e non servivano parole per augurarci un buon futuro ad entrambe. Un livello di intimità energetica e fisica non l’avevo mai provato ed è stato veramente intenso nel mio cuore avevano davvero bisogno anche di questo.

Sono venuta qui non sapendo cosa avrei trovato e sono andata via dopo aver conosciuto delle persone meravigliose di cui alcune vedrò al più presto in quanto abbiamo interessi in comune. Come scritto l’inizio, questo tipo di attività non è per tutti, si deve avere la voglia e la forza di guardarsi dentro oppure di far tirare fuori qualcosa da rappresentare quello che abbiamo dentro, per aiutarci a capire cose di noi stessi, come se fossimo viste da fuori. Il fatto poi che la rappresentazione è fatta con degli sconosciuti, aiuta tantissimo e il non giudicare e non essere giudicati è una delle fondamenta dello psicodramma e dovrebbe esserlo anche nella vita. Se un giorno riusciremo a liberarci del giudizio automatizzato il mondo sarà un posto migliore.
Laboratori a cui ho partecipato:
Consolati, movimento (sab 1) forza sogni
Dotti, specchio delle mie brame (sab2)
Greco sociodramma società (dom1)
Ferella playback (dom 2) SoStare
Finale…
Tornata a casa mi sono schiantata sul divano e ho dormito…mi sono alzata giusto per andare a letto…Il giorno dopo mi sento leggera e ancora un po’ stanca…è stato davvero intenso!
Un tizio stamattina, mentre facevo il mio giretto in paese, ha cercato di abbordarmi “ciao bella
”…”grazie, ma non sono interessata
“, “ah, hai qualcuno? Ciao
”…