Il Playback Theatre, in italiano “Teatro della restituzione“, è una forma artistica con contenuti di condivisione e parzialmente terapeutici. Detto in poche parole: c’è un conduttore, il pubblico, un narratore scelto tra il pubblico, gli attori sul palco.
Iniziamo con una breve spiegazione di cosa sono andata a provare.
Il conduttore pone delle domande al pubblico. Solitamente c’è sempre qualcuno che dice qualcosa di personale, un fatto che gli è appena successo, dei dubbi.
Il conduttore ripete qualcuna delle “parole chiave” o frasi che sono state dette, soprattutto sono rivolte agli attori sul palco.
Il conduttore indica quale delle “figure” o posizioni serviranno per rappresentare la restituzione.
Le principali (quelle apprese nel workshop) sono:
- le coppie
- il corridoio
- figura statica ( cartolina , foto )
- figura animata (che coloro che praticano danza mi hanno detto che si chiama anche “partnering“)
- ed altre
Gli attori improvvisano delle situazioni basate su quanto hanno recepito e restituiscono la loro visione (come una specie di riassunto vivente). La scena può essere breve oppure molto più lunga, dipende dall’argomento e dagli attori.
Anche se di norma si interpretano situazioni serie, ogni tanto è possibile una variante comica e umoristica. Ad esempio nello spettacolo che ho visto hanno improvvisato la vita di un bambino di sei, anzi quasi sette anni. Nonostante l’apparente pochezza delle cose dette dal bimbo (scuola, compiti, amichetti) la restituzione attoriale ha coinvolto anche gli adulti e ovviamente trattando argomenti “da bambini” è stata molto umoristica.
Terminata la scena il conduttore chiede al partecipante che cosa ne pensa, cosa gli ha dato la “restituzione” e se ha delle cose da aggiungere. Lo si ringrazia con tutto il pubblico, quindi si applaude agli attori e poi a colui che ha fornito il materiale per la rappresentazione.
Dopo aver chiesto ad alcune persone ne viene scelta una per la parte finale dello spettacolo e viene fatto sedere sulla sedia accanto al conduttore. Ora è
il narratore. La procedura è la stessa tranne che il racconto è più lungo e complesso e quindi anche la rappresentazione degli attori.
Il workshop può durare da novanta minuti a lezione fino a tutta la giornata per gli eventi intensivi. Il 9/10 Ottobre 2021 ce ne sarà uno a cui non posso partecipare per motivi famigliari, se vi interessa contattate subito la scuola (esiste a Torino e Bologna):
https://scuolaplaybacktheatre.it/
Dopo la spiegazione di che cosa è il Playback Theatre ecco la mia esperienza partecipando all’Open day di presentazione dei corsi.
Ci siamo riuniti in una stanza dove da un lato c’era un piccolo palcoscenico, delle tende di sfondo e quattro cubi neri. Noi, pubblico e partecipanti, eravamo dall’altro lato seduti sulle sedie. A lato c’era una piccola tastiera musicale.
Il locale era arieggiato e tutti con la mascherina a posto.
Facciamo una breve introduzione giocosa e di movimento nello spazio che è servita sia a farci conoscere per nome, sia a rilassarci per quello che accadrà dopo. Infatti vengono scelti quattro “volontari” per salire sul palco.
Si siedono sui cubi e viene spiegata la differenza tra posizione rilassata e quella di attesa.
Ah già, ovviamente sono una dei quattro! Qualche dubbio a riguardo?
Il conduttore chiede al pubblico e noi cerchiamo di realizzare quanto ci viene richiesto, nulla di complicato. Uno va al centro del palco e gli altri si mettono in posa attorno (la cartolina). Sono la seconda e quella che si mette in posa e istintivamente le metto le braccia intorno e gli altri imitano la cosa. Marco, il conduttore, ci dice che ho fatto un’ottima cosa “avvolgendo” la compagna creando un qualcosa come un albero. Questa è una delle “pose” di questo tipo di teatro. Eseguo un secondo esercizio e poi scendo lasciando spazio agli altri.
Più tardi facciamo un’altra attività, io sono la terza a farlo. Dico qualcosa da rappresentare, poi mi giro di spalle e questa volta è tutto il pubblico dei partecipanti a eseguire la posa statica. Una volta pronti il conduttore mi fa girare, io tengo gli occhi chiusi e li apro di scatto e quello che vedo è un groviglio di persone, ma è bellissimo da vedere. Rappresentano esattamente la parola che avevo detto: condivisione.
Si torna sul palco a turni, mentre viene scelto uno dei partecipanti anche per “suonare” la tastiera musicale. Le prime due che si cimentano facendo dei suoni di accompagnamento alla scena, suonano come ha detto Marco “in maniera timida”.
Chiedo di mettermi io alla tastiera e la tipa mi lascia volentieri il posto. Premesso che non so suonare, ma conosco alcuni accordi ed ho un buon orecchio. Anni fa ho scoperto che mi è impossibile con le dita raggiungere le posizioni di molti accordi di base e quindi suono ogni tanto “a caso” e per diletto.
Scelgo un pianoforte classico e faccio qualche accordo cercando di non sovrastare quando parlano. Quando la scena è quasi terminata mi incrocio lo sguardo con Marco che fa un cenno con il capo come per dire “dacci dentro con il volume”. La scena rappresentata è un gruppo di quattro dove ognuno parla e urla, insomma un casino. Mi viene di istinto di produrre una serie di accordi casuali che ricordano alcuni esperimenti della musica Jazz degli inizi, faccio un crescendo, apparentemente mettendo le mani a caso, ma dal suono prodotto non si direbbe e quando gli attori si immobilizzano faccio un accordo “vero” di note basse…doooooo.
Oltre all’applauso rivolto al palco ne viene fatto uno anche a me. Non nego che la cosa mi ha fatto piacere.
La sessione termina con delle brevi notizie su quando e come ci saranno i corsi, quindi siamo invitati ad andare al piano di sopra per un breve rinfresco per poi tornare di sotto per lo spettacolo con gli “attori veri”.
Una volta che ci siamo riaccomodati sulle sedie, sono entrati i quattro attori, vestiti rigorosamente di nero come da tradizione e a piedi scalzi. Ci distribuiscono dei fogli con una scritta ognuno, alcuni ne ricevono anche tre, io “solo due” e già quello che c’è scritto mi fa pensare:
“Insopportabile”, “Scelta” che sono il mio passato e il presente con la scelta della transizione.
In base a quanto scritto il conduttore invita il pubblico a scegliere un foglio/parola e gli attori praticano, molto meglio, quando abbiamo appreso con le posizioni, il corridoio, la figura statica, etc.
Giustamente sono esperti del Playback Theatre e anche come attori e vederli improvvisare di gruppo è semplicemente incredibile e stupendo. Ci fanno pensare e talvolta ridere. Hanno dei movimenti molto fluidi.
Da parte mia ho imparato un sacco di cose osservandoli.
Lo spettacolo dura circa un’ora dove nell’ultima parte viene presa una signora del pubblico e messa sulla sedia del narratore. Questa parte noi non l’abbiamo provata nel workshop perché effettivamente è impegnativa e richiede esperienza.
Lo spettacolo termina con un lungo applauso, davvero lungo.
Quando posso al termine di una sessione di recitazione, chiedo di fare una foto con gli attori. Oggi conosco già un po’ di persone e provo a chiederlo, accettano subito e quando siamo sul palco dico che non voglio fare la foto in posa (tutti in piedi), ma di fare insieme una “cartolina“, mi avvolgono e nella foto mi si vede solo la testa, ma che fotografia!
Ringrazio gli attori per la loro disponibilità nei miei confronti:
Compagnia del divenire:
Yuri, Barbara, Michela, Daniela
Dato che con Barbara ho dormito all’interno della scuola, al mattino non ho resistito di avere un palcoscenico solo per me e mi sono vestita come loro e con l’autoscatto mi sono fatta molte fotografie (Barbara era in doccia). Alcune sono notevoli e non sembrano scattate “a caso” senza un umano che sceglie l’inquadratura, osservandomi noto che ho movenze più sicure e una padronanza dello spazio. Anche il mio sguardo è diverso, anche più sexy…
Peccato che non potrò partecipare ai corsi, fanno anche una versione online, distanza a parte quest’anno ho già pilates, il corso di teatro avanzato al SATS Treviglio, il DYP – Danzare tra Yoga & Pilates, organizzare le Conversazioni del martedì (online)…insomma per una cosa continuativa sono davvero già piena.
Marco “Quante belle cose hai scritto. Grazie Bianca. Vorrei invitarti a fare Playback Theatre con noi online al martedì. Vuoi provare?
“