Il corso online relativo all’autoritratto fotografico è durato cinque lezioni serali su Zoom, organizzato dalla mia amica e fotografa Andrea Maia (Profilo Instagramamaia.italia/). Il corso non è stato specifico ad imparare ad usare la macchina fotografica, anzi l’opposto, niente tecniche, ma imparare ad osservare l’ambiente e poi scattare la foto “giusta”. Maia ci ha anche consigliato di usare una macchina fotografica ‘usa e getta‘ a pellicola, quindi senza nessun aiuto tecnologico. Scattare in casa ha l’effetto che non ci sta tutto l’ambiente nell’inquadratura e devi focalizzarti sulle cose importanti.
Al termine di ogni serata ci dava il compito della settimana. Non li ho fatti tutti nella settimana perché alcuni erano davvero impegnativi, soprattutto a livello emotivo. Un partecipante ha detto “vale come tre mesi di psicologo
“.
Su cosa si è basato questo mini-corso? Imparare a farsi un autoritratto, ma non un selfie. Uno scatto nel nostro ambiente che mostra chi sono, come mi voglio mostrare e che cosa voglio comunicare di me al mondo. Un compito non facile da condensare in una sola fotografia.
In questo post metto i miei “compiti a casa” delle varie lezioni e lo scatto finale che ho scelto. Devo dire che non è stato facile guardarmi dentro, osservare il mio passato che ho abbandonato, il presente con la nuova me stessa e capire chi sono adesso.
Lezione 1 – Ancoraggio nel passato
https://youtu.be/rVqFFqbaIjg
Video
Le 20 fotografie che raccontano la tua storia. Le fotografie risponderanno la domanda:
“Chi sono stat* e di quale materia sono fatt*?
”
Introduzione: La scelta delle 20 fotografie, stampate singolarmente, servono a mettere un punto di ancoraggio alla nostra memoria personale nel passato. Le fotografie, possibilmente, devono toccare le 6 macro aeree della vita adulta di una persona:
1) Salute/corpo
2) Vita di relazioni/sociale
3) Professionale
4) Finanziaria/economica
5) Intelletuale/istruzione
6) Mistica/religiosa
Conclusione:
Esercizio da fare a casa: scegliere le 20 fotografie più rappresentative per te e che raccontano la tua storia personale dalla nascita finora. Possono essere con delle persone famigliare, amici, colleghi, oggetti del cuore e non necessariamente devi esserci anche tu.
E’ anche possibile scegliere degli oggetti che ci ricordino qualcosa di importante e fotografarli. Sembra una cosa facile trovare venti foto tra le migliaia che probabilmente abbiamo, ma il difficile è la scelta delle sole venti che nell’arco di una vita rappresentino qualcosa per noi. Lo scartare alcune cose è difficile, ti mette a confronto con periodi di vita, attività, affetti e devi scegliere cosa, per te adesso, è stato più importante. Il punto è proprio il qui e ora, per arrivare al momento attuale il passato è importante, ma in molte cose, adesso ci rendiamo conto che non erano davvero così importanti. Non le dobbiamo negare, ma capire che comunque eravamo noi stess* e accettarci.
Ad ogni fotografia va anche abbinato un breve testo di davvero poche righe che dia una spiegazione, ma non deve essere una didascalia della fotografia. Se racconta una cosa che già si capisce nello scatto fotografico non aggiunge nulla. Il testo deve essere soprattutto per noi. Lo scopo dell’esercizio è guardarsi dentro e non mostrarsi agli altri. Poi se esce un lavoro interessante anche per gli altri, tanto meglio.

Con non poca fatica ho guardato le fotografie stampate degli anni ’80 e ’90, ne avevo davvero poche e quelle digitali fatte dopo il 2004 quando ho comprato la mia prima macchina fotografica degna di questo nome. Il mio “problema” ad affrontare il passato è che nella transizione a donna, ora sono una persona molto diversa, sia nell’estetica che psicologicamente. Guardare chi ero è stata dura, ma scoprire che anche quando “pensavo” di sorridere nelle fotografie, guardandole adesso, vedo che non sorridevo affatto ed è dura da accettare che ero io a quel tempo. Moltissime persone trans non appena inforcano la via della transizione distruggono ogni traccia del proprio passato, io l’ho accettato senza però trascinarmelo dietro. La persona nelle fotografie ero io, ma non mi rappresenta più e non mi fornisce nessuna emozione del periodo. E’ come se vedessi le fotografie di un tizio che ho conosciuto, ho molti dei suoi ricordi, ma è come se me li avesse raccontati.
Per fare l’esercizio ho guardato al passato, ma soprattutto ho focalizzato gli ultimi tre anni dalla nascita di Bianca. Qualcosa ho salvato, che mi è servito come stimolo ad essere ancora più positiva e decisa nelle mie scelte presenti e future.
Le parole che descrivono le venti fotografie:
delusione
incredulità
libertà
cotta
introspezione
intrigante
invidia
sorpresa
camaleontica
femminile
trucchi
modificare
bella
felicità
teatro
elegante
natura
attivismo
impossibile
emozione

Ed ecco le mie venti fotografie con descrizione (Chi sono stata e di quale materia sono fatta?):

- (1981)
Il mio dipinto più bello, rimasto sotto una pila di altri disegni a scuola, dopo che ho consegnato per l’esame di grafica. I colori a olio si sono incollati su un’altro disegno. Ho imparato che nulla è eterno e l’imperfezione non è una cosa sbagliata.

- (1994)
Tre mesi a Londra a studiare inglese, nel frattempo visito le software house di videogiochi top in quel momento, i loro videogiochi sono bellissimi e di qualità eccelsa, ma scopro che mostrando quello che ho realizzato sono loro a rimanere colpiti.
Non pensavo di valere così tanto, vivere in provincia ti fa sminuire le tua qualità.

- (2004)
Compro casa e ci vado ad abitare. Mi sento libera, nonostante i debiti, finalmente posso esprimermi. Dapprima in privato e poi il grande salto.

- (2007)
Viaggio in Giappone che termina conoscendo le amiche della mia maestra di lingua.
Non siamo poi così diversi, conosco Riccian che è una meravigliosa ragazza dalla pelle di porcellana.
Lato mio sono innamorata, peccato che non scocca la scintilla. Forse lei aveva timore che la portassi in Italia, mentre io avevo già pronta la valigia.

- (2015)
Cammino di Santiago. Viaggio deciso all’ultimo per riempire il vuoto di solitudine: vacanze da sola e scoperta di persone incredibili lungo il percorso.
Un’introspezione notevole nei momenti di solitudine dove sei sola con te stessa e cammini per ore.
Una socialità che va al di là della lingua, che non conosco.

- (2018)
Mi iscrivo a una agenzia matrimoniale, un disastro. Nella loro chat vengo in contatto con Dina e rimaniamo in contatto fino ad ora, senza mai incontrarci.
Un rapporto per iscritto in stile altri tempi, con linguaggio moderno. Un’amicizia a distanza.
E’ stata un sostegno notevole in un momento buio della mia vita e anche adesso ha importanza nel mio cuore.

- (2019)
Al termine del mio primo corso teatrale dove speravo che mi tirasse fuori le emozioni senza successo.
Lo spettacolo con il pubblico è stato un successo, ricordo quasi solo la scena dove una ballerina cercava di mettere nei casini il mio personaggio con la moglie.
Due mesi di prove per fare una scena che è durata due minuti e io avrei voluto tanto essere la ballerina. Poi ci sono riuscita con immenso piacere e stupore.

- (2019)
Il mio primo coming-out in abiti femminili. Non avevo avvisato Elena della cosa, solo che avevo qualcosa di importante da dirle.
Lei mi si avvicina e non mi riconosce, la fermo dicendole “Elena, sono io”. Lei stupita pensa a una prova del mio corso di teatro.
“No, è tutto vero. Sono la vera io!” e rimaniamo mano nella mano per due ore camminando e raccontandoci cose che non avevamo mai detto a nessuno.

- (2019)
Per inventare il mio personaggio drag queen per un corso teatrale, in casa mi faccio delle foto con l’autoscatto.
Era la prima volta che cercavo di vestirmi e truccarmi in un certo modo.
Rivedo le fotografie e non ci credo, sembro una vera pornostar, poco drag e tanto gnocca. Scopro che sono un camaleonte del travestimento.

- (2019)
Vado a un open day della scuola di danza Moma Dance Studio, corso semi-professionale.
Mi trovo a ballare con persone più giovani di trent’anni e scopro che riesco a stare al loro passo imparando le mosse.
Stupore a rivedere il video: ero troppo femminile per essere una rapper che danza.

- (2019)
Negli ultimi tre anni la mia scrivania per il make-up è stata la parte più importante della mia casa.
Nei primi tempi del coming-out non osavo nemmeno andare a gettare la spazzatura se non ero truccata e vestita.
Ora è un piacere da fare quando desidero essere più carina.

- (2020)
Stanca di disegnarmi le sopracciglia tutti i giorni vado a fare il microblading, sopracciglia tatuate.
E’ un cambiamento del volto notevole e semi-definitivo, per un anno non avrei potuto cambiare idea se non mi fossi piaciuta.
Dopo due ore dall’operazione non riuscivo a staccarmi dallo specchio.

- (2020)
La mia amica fotografa vuole fare un servizio su di me, andiamo a casa di una sua amica stilista.
Porto due valigie piene di abiti e scarpe per scegliere cinque outfit.
Vedere i miei miseri abiti abbinati ad altri ed essere vestita e diventare bellissima è stato emozionante.

- (2020)
Dopo aver tentato con molte parrucche di avere un aspetto più femminile una mia amica mi porta dalla “parruccaia di milano”.
Fino ad allora non avevo speso molto per l’acquisto. Ne provo alcune e poi lei me ne fa indossare una che sembra sia fatta per me.
Più tardi faccio un happy-hour con un’amica e la felicità della foto era davvero quello che ho provato per tutto il giorno.

- (2020)
Dopo tre mesi di corso teatrale di drag queen finalmente si fa lo spettacolo in un teatro vero (900 spettatori paganti in due repliche).
Mentre ci trucchiamo mi faccio un selfie, ma anche il fotografo ufficiale mi fa uno scatto.
Traspare la mia gioia e il timore prima della prima.

- (2020)
La sera prima della mia visita all’ospedale Niguarda, dove inizierò la terapia ormonale sostitutiva (TOS), dormo in un albergo di lusso.
E’ la mia prima volta come donna in un ambiente lussuoso e me la sono goduta tutta.

- (2020)
Mi piace essere nella natura, camminare nei boschi e scalare le montagne e quando sei in cima ad una veramente alta ti senti invincibile.

- (2021)
Milano Pride, sono sul palco per raccontare che le donne trans non sono prostitute e che abbiamo dei diritti che vengono ignorati.
Faccio attivismo relativo al DDL Zan, sono sul palco con il mio discorso scritto in due settimane.
Ho esperienza teatrale, ma qui è venuta fuori la vera me stessa con un energia che non credevo di avere.

- (2021)
Ho sempre avuto i capelli ricci, corti e deboli. Grazie agli ormoni e tanta cura si sono rinforzati e cresciuti.
Vado dalla mia amica parrucchiera che compie il miracolo. Sono pettinata come quando ho la parrucca, ma questi sono i miei veri capelli.
Quasi mi sono messa a piangere dalla felicità.

- (2021)
Ho lavorato con Titti per 18 anni, poi ho cambiato azienda. Lei non sapeva della transizione.
Facciamo una reunion di ex-colleghi e non sapevo che ci sarebbe stata anche lei.
Quando l’ho vista mi si è aperto il cuore e dalla foto anche per lei è stato le stesso nel vedermi felice, davvero felice.
Piacere di conoscerv*. Nelle foto ero Dino, poi Gerardo, poi Iula, infine Bianca.
Cosa porto a casa da questo esercizio?
Sono comunque io e ho visto che mi sono posta dei limiti al mio vivere e sentirmi viva. Limiti che visti adesso erano non solo inutili, ma pure dannosi per mente e corpo. Mi sono trascinata troppo tempo nel cercare di adeguarmi agli altri, alla società, a come mi era stato insegnato avrei dovuto essere (Lavoro, Casa, Famiglia).
Rileggendo l’articolo per la verifica dei testi mi sono commossa e ho riprovato le emozioni di ogni singola fotografia (anche quelle come uomo). Un esercizio da rivedere nel tempo per ricordarsi chi siamo.
Ora sono la me stessa che ho sempre sentito di essere e sono pronta al prossimo esercizio dove mi guarderò dentro per verificare che qualche fantasma del mio passato non sia ancora lì in agguato.