Oggi all 17:00 evento del Milano Pride in un paese vicino a Melegnano, sarò sul palco con la storia del cambio documenti, monologo di dieci minuti. La mia presidente dopo che l’ha letto (e fornito utili precisazioni) ha detto “mi sembrava di sentirti parlare
“.
Mattina tranquilla di preparazione, avrei voluto fare la lezione di workout con Danza Caraibica, ma non me la sono sentita di farmi altri ottanta chilometri in auto. Mi sono svegliata presto, intorno alle 6:00 senza riuscire a prendere sonno, così ho dettato alcune cose nel mio iPhone e poi sono riuscita a dormire un poco. Forse mi serviva mettere giù alcuni pensieri e il blog mi è utilissimo in questo, fa divulgazione e mi fa riordinare i pensieri.
Alle 7:45 accompagno la mia vicina di casa alla stazione dei treni, torno e gioco alla SPA con scrub, doccia, trattamento capelli = coccole. Riesco a farmi anche una pettinatura decente, ma dovrò presto andare dalla mia parrucchiera.
Alle ore 10:00 vado in centro con l’altra mia vicina di casa e stiamo un’ora a parlare con due signore ultra ottantenni. Erano mesi che mancavo all’appuntamento e mi ha fatto piacere questa normalità di paese.
Dopo pranzo faccio qualche prova di abito e mi porto dietro una borsa con scarpe di riserva, leggins e maglietta. E’ sempre importante come presentarsi al pubblico.

Dopo quasi un’ora di auto sotto un sole caldissimo e l’aria condizionata al massimo arrivo a Vizzolo Predabissi, comune vicino a Melegnano (MI). L’evento sarà nel cortile di un bar. Entro e saluto uno degli organizzatori e dopo l’indispensabile visita al bagno inizio a conversare con alcune dei relatori che stanno arrivando. Mi aggrego a bere un caffè shakerato, scoprendo più tardi che era gratis, iniziando a conoscere queste persone. Sono “nuova” nel settore LGBT+ e sto cercando di ampliare le conoscenza sia a nome di ACET che personale.
C’è ancora tanto sole che picchia sul piccolo palco dove hanno posizionato le sedie e viene rinviato l’inizio di un’ora, anche perché a parte noi relatori di pubblico neanche l’ombra.
Con la mia apertura verso gli altri creo quell’empatia, che mi fa tanto bene, e che addirittura fanno il tifo per me come scoprirò a inizio del mio intervento, con un grande applauso.
Ci mettiamo seduti a semicerchio e iniziamo l’evento, è arrivato del pubblico e soprattutto la vice sindaco.

Evento “One time”
25 giugno 2022 – Ingresso gratuito Civico 9 – Vizzolo Predabissi
“La lunga strada dei diritti”
• Introduce: Miche Albiani – Consigliere Comunale di Milano
Michele Albiani presenterà le novità introdotte dall’approvazione dell’ordine del giorno del 16 maggio scorso in Consiglio Comunale a Milano. Nel documento l’aula invita il sindaco e la giunta a proclamare la Città di Milano come zona di libertà per le persone Lgbtq+, sull’esempio della risoluzione del Parlamento europeo dell’11 marzo 2021 e ad impegnarsi a favore di politiche pubbliche volte a promuovere e tutelare i diritti di queste persone, da un lato, e a sanzionare esplicitamente i meccanismi di discriminazione strutturale, dall’altro.
Modera: Vito Di Santo – Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Intervengono:
• Bianca Iula – ACET Associazione per l’etica e la cultura transgenere
Legge 164/82 e rettifica dei documenti: prassi medico-legale e documenti non necessari, ma richiesti
• Antonia Monopoli – Ala Sportello Trans Milano L’importanza della rete
• Tania Racco e Roberta Rabaiotti – I Sentinelli di Milano Battaglie recenti con lo sguardo al futuro
• Marco Dabrazzi – Co Agevolatore Gruppo Shori e delegato ASPIC Counseling e ascolto Lgbtq+
• Fedya Crespolini – Titolare POP Milano L’imprenditoria nella comunità Lgbtq+
Conclude: Mattia Zecca con la presentazione del libro “Lo Capisce anche un bambino” (Feltrinelli)
Seconda parte 18:30 – 23:00
After party con Drag Peperita e Dj Repigi

Sono la seconda a parlare e dopo una breve introduzione ricordando la donna transgender Cloe che si è suicidata di recente mi danno la parola.
Mi alzo in piedi e parto con la mia lettura. Utilizzo tutte le mie conoscenze per risultare interessante e diffondere il messaggio. Ho fatto la logopedia per la voce (mi hanno detto che ora è abbastanza neutra e che va bene per essere me stessa, anche se con sforzo riesco a renderla più femminile), lettura espressiva per la dizione, teatro per la presenza scenica, ma la cosa importante è tirare fuori me stessa ed essere vera.
Stefania B “Sono molto felice!! Brava Bianca, ammiro la tua intraprendenza ed è bello che tu la usi per iniziative di valore!!
”
Essere vera l’ho fatto con il testo che ho scritto che è sia informazione che narrazione e quest’ultima è una cosa davvero potente perché il pubblico ha subito un empatia con te. Ovviamente usando tutte queste tecniche se non “sei genuina” non funzionano, ma amplificano il messaggio rendendolo potente.
Ha funzionato? Superbamente.

Verrò citata da tutti gli altri relatori che seguiranno. Sono l’unica che è intervenuta in piedi. Tutti sono rimasti seduti e sebbene hanno esposto una serie di cose, nessuno ha fatto un racconto (tranne Mattia Zecca che essendo scrittore ha parlato del suo libro e quindi di narrazione) e l’impatto sul pubblico è stato minore. Da ognuno di essi ho appreso una serie di cose e informazioni sul mondo LGBT+ notevoli, molti problemi delle persone trans sono gli stessi per tutt*. Li ho ascoltati con vivo interesse.

All’evento c’era un’altra donna trans che è intervenuta più tardi, in un certo senso gli scopi della mia associazione sono di ridimensionare il lavoro che si è creata: fornire servizi alle persone trans. Di per se’ è una cosa lodevole, ma alimenta il circolo vizioso che ci vuole in mano a psico-terapeuti, avvocati giudici. Noi vogliamo l’auto determinazione e poca burocrazia.
Il suo intervento ha in parte cozzato con il mio, ma quello che ho notato è che lei sembra essere il passato dell’attivismo transgender. Ha fatto notevoli cose negli anni passati, ma ora non sembra più essere all’altezza dei tempi, mentre io mi sento il presente e l’interesse che suscito lo dimostra: aperta a tutti, espressiva, pronta alla discussione civile anche con posizioni diverse e opposte, che sa utilizzare l’immagine e i social. Non è più tempo per l’attivismo urlato in piazza. L’unica cosa è che abbiamo quasi la stessa età ed è buffo che io sia “la nuova generazione”.
A proposito dell’età, quando partecipo a qualcosa devo davvero essere rilassata anche nel viso perché pensano tutti che io sia una quarantenne!
Terminato l’evento approfondisco la conoscenza con alcune persone e ci scambiamo i numeri di telefono, faremo collaborazioni future e quello che ho capito recentemente è che l’idea di cercare di fare una rete con le associazioni transgender era errata. Hanno tutte un loro business e non sono interessate a iniziative al di fuori del loro orticello. E’ molto meglio creare una rete con altre associazioni ‘esterne’ al mondo transgender, dove però ci sono interessi in comune.

C’è anche un buffet, molto buono, e mentre si mangia arriva sul palco una Drag Queen (Peperita) che fa uno show in stile cabaret con battute allusive, ma non troppo banali e due pezzi musicali (in playback) veramente toccanti e di alta classe. Il secondo termina togliendosi la parrucca mentre cante e sembra comunque una donna nonostante la calvizie. Quando ha chiamato alcuni del pubblico per informare di eventi del Milano Pride, sono intervenuta pure io inviando ai due eventi di ACET e che se il caldo di sabato prossimo non mi schianterà parteciperò al palco delle Drag Queen con le mie compagne di corso Ninettes. Siamo conosciute in zona e Peperita mi ha citata più avanti come ‘compagna drag’.
E’ partito il DJ Set, ma la maggior parte dei relatori è andata via, non prima di avermi salutata e ringraziata ognuno con un abbraccio. Uno degli organizzatori, un omone grande, mi ha pure dato un bacio sulla guancia, inatteso. Mi ha fatto piacere ricevere questi apprezzamenti per la me stessa donna. Poco dopo sono andata via anche io, carica di adrenalina.
L’evento era in un piccolo paese, ma comunque abbiamo sensibilizzato alcune persone e la vice-sindaco, che magari riuscirà a far attuare delle politiche comunali LGBT+. Che poi non chiediamo attenzioni speciali, diritti esclusivi, ma quello che una relatrice ha detto nel suo intervento:
Fedya “Chiediamo solo di poter vivere la banalità della vita
“, senza che ci siano omobitransfobia, burocrazia aggiuntiva e leggi meno complicate.

Uno dei relatori ha parlato di omogenitorialità, ha un compagno ed entrambi hanno un figlio, ma ognuno non è il genitore dell’altro figlio…le norme incasinate non prevedono alcuni casi speciali come il loro e sono prigionieri di procedure con tribunali, psicologici che non sanno cosa scrivere nelle relazioni “va tutto bene, siete genitori perfetti, cosa scrivo?“.
Loro vorrebbero poter essere meno perfetti, come tutti i genitori.
Con il suo intervento mi è venuto in mente una casistica che può essere davvero complessa per noi donne trans. Se metto incinta una donna, dopo che ho cambiato i documenti, non posso essere il papà e riconoscere il figlio. Possiamo creare una coppia di fatto, ma se non vogliamo stare insieme sarà un casino per il piccolo che non avrà un genitore legalmente.

Come termino il mio discorso: incongruenze su incongruenze, e ora abbiamo pure l’incongruenza di genere!
Ma dobbiamo comunque parlarne e non solo nel mese del Pride perché se stiamo zitti il problema non esiste e neppure noi persone LGBT+.
Vito “Il tuo intervento è stato illuminate oltre che toccante.
“
Ermanno “Cara Bianca, molto bene. È in questo modo, attraverso il dialogo e l espressione di testimonianze che nel tempo cambiano le cos
e”
Mamma “Bene! Hai trascorso una serata diversa del solito! buona serata
“
Maia “Sei una forza
”
Elisa “Che bello Bianca!!! Quante emozioni!!! Mi fa molto piacere!!! Sei proprio super!!!!
“
Sei proprio bella!!! Semplice ed elegante.
È così arrivi al cuore!!!
Anonima “Mi sei sembrata una persona molto salda nei suoi principi e nello stesso tempo molto rispettosa. Sono sicura che lo sei in ogni situazione Bianca.
”
A chi vuole "marciare" sulle situazioni la gente onesta sta sempre sulle scatole… Ma noi sorridiamo sempre… Tanto poi la gente capisce chi sono le persone che hanno a cuore quelle in difficoltà. Sii fiera di Te, Bianca!!!
SEMPRE!!!

“Legge 164/82 e rettifica dei documenti: prassi medico-legale e documenti non necessari, ma richiesti“
Buongiorno,
sono Bianca Iula, attivista transgender e membro del direttivo di ACET (Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere).
Il mio intervento è finalizzato s sensibilizzare sulla realtà del transificio e alla rivendicazione di percorsi terapeutici di salute mentale, finalizzati al benessere di noi persone trans* e non all’ottenimento di perizie e relazioni.Parlerò della legge 164/82 e la rettifica dei documenti, con tutto quello non scritto che per “prassi” obbliga le persone Trans e di genere non conforme a trafile burocratiche, sedute psicoterapeutiche non necessarie e non obbligatorie.
Ma che cosa è questo transificio? Un attimo, ci arriviamo.Intanto partiamo dall’unica legge che regolamenta la transizione in Italia. Sono pochi articoli e come quasi tutte le leggi non specifica i criteri di attuazione, ma solo che la responsabilità è di un giudice.Non essendoci specifiche, i giudici, che non sapevano nulla di transizione di genere, hanno gestito le prime richieste facendo quello in cui sono abituati: chiedere carte e documenti. Carta canta come si soleva dire.In quegli anni la Disforia di Genere era una malattia psichiatrica, per cui uno psichiatra doveva certificarne la malattia. Per la parte relativa alla terapia ormonale sostitutiva (TOS) il medico endocrinologo chiedeva una perizia per togliersi la responsabilità e quindi gruppi di medici hanno creato delle Linee Guida. Il tutto senza consultare le persone trans. Secondo loro eravamo solo persone malate da aiutare.
Fino al 2015 c’era l’obbligo di fare una prima richiesta al giudice per avere la sentenza che autorizzava a fare l’operazione chirurgica ai genitali. Va ricordato che in Italia occorre una sentenza per autorizzare il chirurgo ad operare su un organo “che non è malato”. Solo dopo l’operazione, si poteva ottenere una seconda sentenza che riguardava il cambio di nome e di genere. Questa cosa non è scritta sulla legge, ma era presente in alcune delle Linee Guida. Enormi danni fisici sono stati fatti a persone trans che non avevano altra scelta che seguire questa procedura.
Già, sembra strano? Non tutte le persone trans vogliono operarsi!. Magari per motivi di salute non possono, oppure non ne sentono la necessità. La sessualità centra poco con l’identità di genere, ma è stato forzato il binarismo alle persone T. Se vuoi essere donna devi avere una vagina, se vuoi essere un uomo devi avere un pene. Già, oggi si può fare chirurgicamente pure questo.
Dicevo, che nel 2015 una sentenza della Corte Costituzionale (sentenza 221/2015), a escludere la necessità di interventi chirurgici per l’ottenimento della rettifica anagrafica e quindi la ‘pressi’ è stata modificata. Ora si fa al giudice la “richiesta congiunta”, se una persona trans desidera fare delle operazioni chirurgiche in Italia, così abbrevia i tempi della burocrazia. Per operarsi all’estero invece non serve un permesso: basta che paghi, però poi torni in Italia e anche se sei una donna hai i documenti maschili, quindi la trafila legale ti tocca comunque.
Le Linee guida di queste associazioni di medici sono ancora fuori dalla realtà e da quest’anno lo sono ancora di più, in quanto l’OMS ha modificato la Disforia di Genere da disturbo psichiatrico a condizione della salute sessuale. Incongruenza di genere in base all’ICD 11 rev in vigore dal 1° gennaio 2022.Non siamo più persone malate al cervello. E’ stato recepito qualcosa in Italia ? Ovviamente ancora no.
E qui arrivo alla definizione di transificio.
E’ un termine coniato dalla nostra presidente Laura Caruso. Significa fabbrica della transizione.
Un transificio è composto da dei soggetti, spesso chiamati come un centro unico multidiscipilare, che forniscono servizi alla persona transgender. Servizi quali consulenza psicologica, gruppo di Auto Mutuo Aiuto, visite per la TOS e supporto legale per il cambio documenti.Tutto “chiavi in mano”! Nemmeno fossimo una vettura da vendere.Alcuni transitivi non fanno pagare direttamente la persona trans, ma prendono sussidi pubblici e rimborsi.Ci sono anche tante realtà che lo fanno in buona fede, ma la sostanza è la stessa: vendono servizi per aiutare le persone Transgender. Si alimenta inoltre “la prassi” in un loop che porta solo il loro di benessere: monetario.Il percorso di transizione è già complesso senza che la persona T, debba avere a che fare obbligatoriamente con tutti questi soggetti.
E’ giusto avere uno psicologo! Mi aiuta a gestire il cambio di paradigma mentale che non è cosa da poco, ma perché devo andare da uno psico-terapeuta lontano da casa che mi certifichi con una relazione costosa che non sono pazza?
Perché devo andare da uno dei tre endocrinologi che ci sono in tutta la Lombardia, che ne sanno qualcosa di TOS? Vorrei andare da un endo vicino casa ad esempio.
Perché devo avere un avvocato esperto in materia, per fare il cambio anagrafico? (per non parlare del suo costo, delle spese di tribunale e bolli).
In tutto questo periodo di tempo, che nel mio caso sono quasi tre anni e 5000€ di spese, sono Bianca anche se sui documenti c’è il nome di un tale Gerardo.
Se mi ferma la polizia per un controllo, vedranno una persona fisicamente diversa dalla foto sulla patente, crederanno che sono davvero io? Senza poi contare di dover spiegare tutta la storia della persona trans, facendo un coming-out continuo!
Sul lavoro sono Bianca, ma la busta paga è di Gerardo. Per fortuna i miei datori di lavoro sono persone intelligenti e dal giorno dopo il coming-out lavorativo, mi hanno cambiato la email aziendale e mi presentano ai clienti e fornitori come Bianca.Ho un codice fiscale maschile che mi fa pagare alcuni ticket e altri no.
A breve, tra tre mesi circa..va bene…siamo in Italia e breve e un termine relativo, tra tre mesi la sentenza del giudice diventerà operativa e sarò Bianca: un vera donna anche sulla carta di identità e codice fiscale! Tutto bene? Insomma.Se avrò bisogno dell’urologo non potrò prenotarlo in ospedale, perché avrò il Codice Fiscale femminile, ma potrò andare dalla ginecologa pur avendo il pisello. Quando e se farò l’operazione di vaginoplastica? La lista d’attesa per farla con il SSN è di circa due anni dopo la sentenza, quindi occorre ancora tanta pazienza. Cinque anni dal coming-out a sentirsi completa e quasi tutto per la burocrazia.
Se avrò bisogno di un ricovero ospedaliero, adesso andrò nel reparto maschile (anche se fisicamente sembro una donna), dopo il cambio dei documenti andrò in quello femminile e a quel punto il fatto di avere il pisello non creerà più imbarazzo con le compagne di stanza? Sempre se lo scoprono.Ovviamente questo nel mio percorso MtF. Se una persona T fa il percorso inverso (FtM) queste cose saranno all’opposto e mi chiedo se il non poter fare una visita ginecologica in ospedale, potrebbe far sorgere problemi e magari dei tumori per non averli scoperti per tempo. Molte persone transgender non fanno più le visite di routine e prevenzione!Incongruenze su incongruenze e noi ora abbiamo pure l’incongruenza di genere!
Noi di ACET rivendichiamo lo smantellamento del sistema di psichiatrizzazione e di controllo politico-istituzionale dei corpi e delle identità trans*.
Ci impegniamo a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di adottare nei nostri percorsi di transizione il modello del consenso informato e nel rispetto del principio di autodeterminazione. “Io sono”.
No a leggi e prassi arcaiche, decise da altri, e soprattutto no al transificio.
Grazie a tutti per l’attenzione.