Domenica 30 trekking a Rovenna (Como).
Mi sveglio alle 7:15 mi preparo e faccio colazione e quindi parto per andare a Milano a prendere Elena K. e mi faccio 40 minuti di autostrada. Arrivata a metà del percorso e ascoltando un brano alla radio mi è venuta una commozione e lacrime di felicità di essere viva.
Arrivata vedo che c’è solo Elena mentre avrebbe dovuto esserci anche Edo, ma all’ultimo ha deciso che questo trekking era troppo facile per lui, peccato. Ci salutiamo con un lungo abbraccio per recuperare sette mesi che non ci siamo viste e con la macchina mi dirigo a destinazione. Parla prima lei che mi racconta tutta la serie di cose che le sono successe, è sempre bello quando qualcuno si apre con te.
Arrivati al parcheggio del punto di ritrovo riesco a parcheggiare anche se non all’interno delle strisce, per fortuna che siamo arrivate venuti minuti prima, abbiamo fatto appena in tempo. Rimaniamo al parcheggio per quasi un’ora mano mano che si arriva gente, ci sono parecchi che arrivano in ritardo e non trovano parcheggio quindi si ritarderà ancora di più.
Parlo molto con Elena e parliamo anche con chi ha organizzato. C’è tanta gente conosciuta, ma la cosa curiosa è che molte di queste persone non possono conoscere me visto che non mi hanno mai visto al femminile. Faccio finta di essere una nuova, inutile cercare di spiegare, poi c’è troppa confusione.
Arrivano due persone che ho conosciuto nella mia “versione precedente”, vado da una Francesca L., spalanco gli occhi e mi avvicino molto a lei che mi riconosce immediatamente. Mi aveva vista in fotografia, ma non di persona, comunque è felicissima di vedermi.

Nel gruppo arriva anche una certa Simona, che era una di quelle persone che organizzavano i corsi di cucina serali, con lei il saluto è meno caloroso anche perché non abbiamo mai avuto occasione di parlarci e frequentarci.
Facciamo la camminata che non è impegnativa, tranne un punto dove hanno deciso di fare una piccola deviazione e che c’era una salita terribile. Anche oggi come al trekking precedente a un certo punto non riuscivo più a respirare, qui forse perché avevo preso il primo pezzo con troppa energia. Parlando con Elena mi è venuto questo pensiero: rispetto allo scorso anno ho cambiato completamente la postura, il modo di muovermi ed in parte anche come respiro emettendo il suono all’interno della bocca in maniera femminile, non uso quasi più la respirazione di pancia. Probabilmente il mio nuovo fisico non è si ancora adattato ad alcuni sforzi più impegnativi, lo scorso anno prima della terapia ormonale, invece avevo fatto cose incredibili in Trentino.

Arriviamo alla cascata e oltre le foto di rito togliamo gli scarponi e mettiamo i piedi in ammollo. L’acqua è molto fredda e quindi non si può stare troppo dentro. Ne approfitto per togliermi la maglietta sudata e mettere la canotta, è la prima volta che ne indosso una in pubblico.
Ci dirigiamo in riva al lago e ci fermiamo in un’area verde dove mangiamo, parliamo io mi sdraio anche dieci minuti e mi si sfila il braccialetto, ma non me ne accorgo. A furia di indossare braccialetti ad anelli li sento ancora anche quando non ci sono. Più tardi mentre saremo in un bar a prendere il caffè vedrò un messaggio sul gruppo con la fotografia del braccialetto che stato trovato dove proprio ero io sdraiata. E’ solo in quel momento che mi guardo il polso e vedo che non c’è più.
Mentre prendiamo il caffè al bar si aggregano due ragazze del gruppo che hanno intorno ai trent’anni e parliamo di un po’ di cose, corsi di teatro e quindi racconto un po’ di cose di quelli che ho fatto io, finendo a parlare di danza visto che una delle ragazze balla. Quando le racconto delle lezioni fatte al Moma Dance Studios e le dico che io con i miei 55 anni riuscivo a star dietro le ragazzine di 20, hanno sgranato gli occhi per la mia età “complimenti non li dimostri assolutamente. Pensavo ne avessi intorno ai 46
“.
Prima di andare via le ragazze vanno in bagno e poi andiamo io ed Elena. Le stanze sono entrambe occupate, noto che in quello dei maschi c’è dentro una signora perché la porta ha delle parti in basso trasparenti, questa esce e quindi libera quello dei maschi. Mentre sono indecisa sul da farsi arriva un invito della donna di pulizie che passava in quel momento “signora prego usi pure quello degli uomini
” alla faccia della disforia vado nel bagno dei maschi!
Quando il trekking termina rientriamo al parcheggio w rimaniamo una ventina di minuti a chiacchierare e cercare di capire se è possibile trovare un bar vicino dove fare un aperitivo. La cosa si rivela impossibile perché siamo in un paesino, è domenica e noi siamo davvero in troppi per qualunque locale: oggi siamo quasi 50 persone?
Nel frattempo sono andata alla mia auto ho tolto gli scarponcini e lo zaino e ho indossato sandaletti e borsetta. Salutiamo tutti e con alcuni non so bene come fare ‘al femminile’, stringo mani, do’ gomitate, un paio le abbraccio non sapendo bene perché, altre solo con un cenno di capo. Un macello.

Oggi è stata la conferma sono visibilmente donna ed ho un “passing perfetto”, nessuno mai dubitato del mio essere donna. All’inizio avevo un po’ di make-up, ma da metà pomeriggio non ne era rimasto poi molto tranne il fondotinta water proof.
Solo una cosa strana è successa. Quando sono andata dalla ragazza che aveva ritrovato il mio braccialetto indossavo la mascherina e lei mentre me lo porgeva ha detto che “sei fortunato
”, senza accorgersene anche perché sia lei che gli altri hanno parlato subito dopo al femminile. Curiosa questa cosa.
Siamo ripartite verso casa e quando siamo arrivate nel paese dove abita Elena ci siamo fermate per fare un happy hour, dove oltre alle solite patatine ci hanno portato, a sorpresa, anche una pizza margherita vera. Elena aveva appena finito di dire che dopo la camminata di oggi, mangiare una pizza sarebbe stato controproducente per i chili che aveva perso ed è arrivata una pizza, che alla fine l’ho salvata mangiandola quasi tutta io.
Con un abbraccione finale ci siamo salutate io mi sono diretta verso casa: stanca e felice.
Maia “Che bel posto. Sembri felicissima
”
Quando sono in gruppo e nella natura sono radiosa
Graziano “Il paese delle antiche streghe. Lo conosci ci vado ogni anno a castagne con Edoardo, una nostra tradizione. Ma non mi sono mai spinto lungo i sentieri
”
Francesca B mi scrive in serata “Ciao! So che ci vediamo al brunch!!!! Bellooo! Ma se approfitto per chiederti una roba di PC mi mandi a quel paese?
”
Dimmi …segue domanda su un PC da comprare.
“Grazie sei stata un tesoro!!! Prossima volta ti romperò per cose piu divertenti che noiosi PC!
”
Anche perché mi ricordano chi sono “stato” per molti anni, diciamo che la parte tecnica non la sento più mia…Però non si buttano via le cose imparate
“Mai mai mai! Al giorno d oggi sono oro quelle conoscenze. Non buttarle via. E poi credo che in qualche modo ti abbiano portato ad essere la persona che sei oggi. Credo che tutte le esperienze passate, brutte o belle che siano, vadano a costruire la nostra persona
”
Domenica 6 Trekking a Masciago Primo (VA).
Una giornata perfetta inizia in maniera imperfetta. Mi sveglio molto presto quasi alle sette del mattino ti preparo le cose per andare a fare un “trekking misterioso”, nel senso che scopriremo il percorso quando ci saremo. Ho trovato questa associazione per caso usando un’app di qualità scadente, infatti sono riuscita solo a copiarmi indirizzo e-mail e scrivere per avere ulteriori informazioni perché dopo si è chiusa e non c’è stato verso di recuperare l’informazione. La ragazza che organizza si chiama Elena F. (la settima Elena che conosco) e mi ha telefonato venerdì sera per darmi i dettagli. Devo dire che appena ho sentito la sua voce al telefono si sentiva l’entusiasmo e l’energia che ha. Ho subito pensato “io ci vado” indipendentemente da che tipo di trekking sia.
Nonostante tutto il tempo che ho avuto a disposizione per prepararmi e fare colazione sono riuscita a partire dieci minuti dopo il previsto e quindi sarei arrivata in ritardo a prendere le mie due amiche a Milano. Ci si è messo anche il navigatore che è impazzito e Siri che non riconosceva la mia voce per dettare un messaggio di avviso.
Durante il viaggio sono rimasta concentrata nel cercare di recuperare quei minuti andando sempre al limite delle velocità consentite, peccato che una volta arrivata all’uscita della tangenziale il navigatore mi ha suggerito delle strade inesistenti Non potendomi fermare per aggiustare l’aggeggio ho deciso di andare prima a prendere Barbara, da quella strada quasi la so a memoria. Per non farla lunga anche quando sono arrivata vicino a casa di Barbara, ma il navigatore incasinato non mi ha fatto girare alla svolta giusta, entre lei mi ha vista schizzare oltre per poi tornare indietro qualche minuto dopo. Ho scoperto che non abitano poi così vicine e che c’è un quarto d’ora di strada per arrivare da Elena.
Insomma il ritardo dieci minuti si sta accumulando e siamo quasi a mezz’ora. Scrivo all’organizzatrice avvisandola che arriveremo alle ore 10 e che se loro partono prima, magari se mi manderà la posizione li raggiungeremo. Mentre sono in auto diretta verso Varese, concentrata sulla guida, mi chiama Elena F. e dice che ci aspetteranno perché anche loro sono in leggero ritardo. Arrivati a Varese guardo il navigatore e scopro che c’è ancora quasi mezz’ora di strada. guardando nelle mappe il bosco sembrava molto più vicino. La strada diventa sempre più tortuosa e impervia e poi va tutta in discesa, mentre Barbara mi dice che soffre un po’ il mal d’auto,. Le dico che mi dispiace, la mia guida di oggi non è il massimo, sono concentrata a seguire la strada che è sconosciuta, in più la mia auto è vecchia con telaio rigido e ogni piccola buca la senti.
Finalmente arriviamo in questo paesino chiamato Masciago Primo e scopro che dove c’è l’appuntamento è in fondo a un vicolo strettissimo e non si capisce come si fa passare e poi dove parcheggiare? Telefono ad Elena che ci raggiunge a piedi e quindi dice che il punto di ritrovo l’hanno spostato leggermente, sta vicino ai campi da tennis. Finalmente spengo la macchina, non ne posso più guidato per due ore e 15 minuti!

Elena ci accoglie sorridente e con lei c’è una signora albanese e un tizio che si chiama Daniele, che ci sorprenderà per la sua profondità e delle cose che racconterà, soprattutto in ambito trekking.
Dopo aver fatto pausa pipì nel bar, iniziamo la camminata nel bosco che non è per nulla impegnativa e spesso ci fermiamo ascoltando il canto degli uccelli, il rumore delle tantissime piccole cascate di cui questo posto è pieno oppure il silenzio.

Camminando e parlando iniziamo a conoscerci mentre io racconto alcuni dei miei aneddoti di vita. Ad un tratto Elena mi dice una cosa bellissima: che io creo aggregazione.
Questa cosa mi ha preso dentro e fatta sentire davvero bene. Come donna trans ho sempre qualche piccolo dubbio e voglia di miglioramento il mio aspetto femminile, ma mi sono aperta talmente al mondo in maniera positiva e ottimista che a tutti piaccio così come sono. Barbara mi ha anche detto “come si fa a non amarti?
”. Pausa, mi sono commossa scrivere questa cosa.
Riguardando le fotografie, oggi non ero così “al femminile” come il trekking di Como la settimana scorsa, ma ero me stessa e andava tutto per il meglio.
Mi ha anche detto “Bianca ho scoperto quanti anni hai, ma come fai essere così giovane? Hai una pelle bellissima
“. Questo detto da una donna di 46 anni che anche lei ne dimostra molti di meno. Ho solo sorriso e non mi sembrava il caso di dire che ho la pelle così buona per via della transizione e con un piccolo aiutino della terapia ormonale. Sapevo che uno degli effetti è rendere la pelle più liscia e luminosa, ma non credevo così in fretta.

La pausa pranzo l’abbiamo passata in un prato con una vista sulla valle e mentre mangiavamo Barbara notato che sui capelli mi erano cadute due rametti e si erano messi a forma di croce. Associazione che organizzato oggi si chiama “Il sentiero del tau”.

Quindi siamo scesi in paese per poi risalire dall’altro lato e andare a vedere una cascata un po’ più alta delle altre, ma sempre piccolina e meravigliosa.
Il trekking è terminato appena dopo le ore 16:00 e siccome era presto ci siamo seduti al bar con la scusa di prendere un caffè e abbiamo parlato almeno un’altra ora. Abbiamo affrontato vari argomenti è uno di questi erano certi uomini che trovi al primo appuntamento. Daniele, essendo l’unico uomo del gruppo, l’ho visto silenzioso e leggermente a disagio in alcuni momenti. Mi hai ricordato che nella mia versione precedente avevo anch’io fatto esperienze del genere in compagnia di sole donne per me bellissime ma che non ne volevano saperne di me dal punto di vista affettivo e sessuale.
Io che ho sempre tante cose da dire, mi sono accorta che in questo caso non avendo esperienza da raccontare era meglio che stavo zitta.
Ho riaccompagnato Elena e poi Barbara a casa salutandole con lunghi e intensi abbracci. Questa volta ho sentito del calore e una sensazione di vicinanza.
Rientrando verso casa persa in mille pensieri con la stanchezza che si faceva sentire sempre di più ho pensato a cosa hanno visto in me queste tre persone nuove che hanno conosciuto oggi Bianca.
Tranne la signora albanese che non parlava benissimo la lingua italiana e un paio di volte all’inizio ha sbagliato la grammatica, per gli altri sono sempre stata “una tipa”, hanno visto quello che sono io e non quello che posso sembrare, almeno come io mi vedo nello specchio.
Quindi in questi due trekking mi hanno insegnato che il passing quando è ‘abbastanza buono’ gli altri vedono una donna.
Finale del racconto: prima di passare a casa sono andata in pizzeria a prendere quella da asporto il proprietario in conoscibilità ha detto “la pizza è per la signora
”…ho fatto un sorriso enorme anche se nascosto della mascherina.
Sono andata a letto molto presto, poco dopo le 21:30, stanca morta. Inizialmente non riuscivo a prendere sonno, poi sono collassata.