Mi sveglio alle 6:15 per prepararmi per tempo, stavolta sono molto rinco, ma mi preparo alla meglio con il fondotinta collaudato, stavolta con doppio strato, poi faccio colazione. Mi guardo allo specchio e vedo con piacere che i capelli stanno bene con la tinta di ieri sera, ma penso al sudore che avrò, che fare? Provo con una bandana, ma stringe troppo, allora vado di gel. Pensavo che una volta donna a tempo pieno non mi sarebbe più servito, il risultato non è male, ma poi mi faccio dei selfie e non sono convinta. Troppo tardi per toglierlo, oggi andrà così (e sarà un bene).
Pietro è in ritardo di dieci minuti, mai far aspettare una signora, ma siamo comunque in orario. Abbiamo di fronte a noi quasi due ore di viaggio perché l’ultimo tratto sarà tutto tornantini in salita.
Per strada parliamo delle ultime cose, io sono seduta dietro come da regolamento Anti Covid-19, ma quando iniziano i tornanti mi viene il mal di stomaco ed è troppo tardi per passare sul sedile davanti visto che tra pochi minuti saremo arrivati.
C’è un primo punto di stop e ritrovo per pagare il parcheggio con una colonnina, esco e mi accodo per pagare la mia parte. C’è un pò di gente che conosco da vari trekking, ma sono tutti impegnati con la maledetta macchinetta e in realtà non ci si saluta.
Riprendiamo l’auto per fare l’ultimo tratto di strada che sono una decina di minuti d’auto, ma stavolta mi siedo davanti, arriviamo allo spiazzo che funga da parcheggio e Pietro riesce a trovare un posto decente.
Indosso gli scarponcini, recupero lo zainetto e mi avvio al centro del parcheggio dove si è ‘assembrato’ il nostro gruppo. Come andrà come donna? Ci sarà gente che mi conosce? E’ il primo trekking come donna, di quelli dove c’è tanta gente e alcuni li vedi dopo mesi. A parte Pietro non ci sono amicizie che vedo spesso.

Margie esce dall’auto e mi vede e riconosce subito, ha il suo ‘solito‘ bel sorriso. Ci abbracciamo e mi dice che rispetto alle foto rendo molto di più. Anche Lilas mi ha detto la stessa cosa domenica scorsa però quando non sono ben truccata e con la parrucca non mi sento così ‘figa’, giusto normale me stessa. Un bel complimento.
Margie la conosco da due anni, ma ci siamo visti solo a pochi trekking tutti impegnativi e molto di rado. Però questa settimana le ho scritto di me e mi è sembrata più vicina.
Attesi gli ultimi ritardatari si parte per la scalata alla Grigna, siamo sopra Lecco e vicino al monte Resegone. Sembra che sarà un trek impegnativo per via dei 1000 metri di dislivello, però partiamo a quota 1400 metri e fa un bel fresco con il cielo leggermente annuvolato.

Partiamo e Pietro si attacca come una cozza a una tipa che aveva conosciuto ad altri trekking, io inizio senza parlare con qualcuno in particolare e cerco di capire come stò a fiato, per ora bene anche se si sente un piccolo affanno.
Ad un tratto c’é un bivio e tre quarti del gruppo decide di andare per la via più difficile sulle creste. Visto che Margie e altri vanno di lì mi aggrego, l’ultima volta che ho scelto il gruppo per la via più ‘facile’ è stato meno divertente. Anche Pietro e la tipa fanno dietro front e vengono con noi. La tipa però che ha un’ottima gamba ci distanzia, compreso Pietro. Ora con Margie siamo 4 donne e faremo tutta la risalita parlando, soprattutto Margie. Pietro e Daniele ogni tanto ci aspetteranno perché hanno un passo veloce, potrei averlo anche io, ma poi mi perdo la socializzazione.
Parliamo poco di me come donna trans, giusto un minimo su alcune cose. Di tanto in tanto ci fermiamo per ammirare lo splendido panorama e fare qualche foto. Le creste sono interessanti, ma non difficili, non sono a strapiombo sul nulla.
Arrivati quasi in cima c’é un’ultimo tratto con delle catene e lì siamo spompati e sentiamo la fatica. Finalmente in cima!
Troviamo uno spiazzo e facciamo pic-nic, purtroppo siamo dentro una nuvola e non si vede nulla come panorama. Per via del dente che dondola mi sono portata un’insalata di riso e due tramezzini morbidi al prosciutto. Al termina facciamo la fila al rifugio per un caffè ed è la cosa meno buona mai mangiata, sembra davvero sciacquatura di piatti, unica cosa positiva è che è caldo.
A fianco mi si siede una ragazza che ho già visto, ma al momento non ricordo bene. Mi dice che è venuta al mio spettacolo, è Francesca l’amica di Giovanna ora ricordo. Lo spettacolo le era piaciuto molto e lo ha ripensato perché è stato l’ultimo evento prima dell’isolamento.
Il gruppo che ha fatto la via facile è in ritardo, nel frattempo un elicottero da soccorso è più giù nella valle, proprio dove si trovano loro, più o meno. Dopo varie giravolte l’elicottero riparte, un messaggio da parte di Mauri che ha organizzato il trek, è uno dei nostri che ha preso una brutta storta ed ora è in volto per l’ospedale (frattura non scomposta della gamba, ingessatura e domani non andrà in ferie in sardegna come aveva programmato). Mauri ci dirà che hanno dovuto aggrapparsi alle rocce perché il vento delle pale dell’elicottero li stava spazzando via, in serata mi mostrerà delle foto spettacolari che ne avremmo fatto volentieri a meno.

Riprendiamo la discesa e mi trovo con Pietro, altre due donne e un tipo di nome Antonio che è al suo primo trekking impegnativo in alta quota e ha serie difficoltà. A turno lo aiutiamo e soprattutto io e riesce a passare i punti più ostici.
Antonio mi ringrazia spesso per l’aiuto, ma usa la grammatica al maschile. Le due ragazze riescono a usare qualcosa di neutro con me. La cosa curiosa, a parte che non mi pesa più la grammatica errata, è che avevo indumenti femminili, unghie smaltate di rosso, capelli leggermente acconciati ma lui vedeva un maschio. Il tutto come se fosse la cosa più normale del mondo. Dalle foto ho visto che il fondotinta aveva tenuto, ma l’insieme del volto non lo avevo più così femminile come nella salita. Volutamente non mi ero portata nello zaino nulla per fare dei ritocchi, ma in futuro lo farò.
L’espressione e il portamento probabilmente vengono influenzati dalla fatica, dalla concentrazione, dallo stare attenti a dove mettere i piedi.
Una delle due ragazze, Natalìa, mi tratta molto più da donna e mi parla dei sassi a forma di cuore che raccoglie, le serviranno per fare un muro quando avrà una sua villetta. E’ un bel sogno e i sassi avranno un significato. Parliamo anche di un suo ex fidanzato che in realtà era ancora sposato e in più la tradiva con altre, un bel tipo!

A tre quarti di strada c’era un altro rifugio e Antonio mi offre una birra come ringraziamento per l’aiuto. Nel frattempo mentre lo aspetto arriva una ragazza visibilmente ubriaca che farfuglia qualcosa e entra. Pietro mi dirà che gli ha aperto la porta del cesso proprio mentre espletava. Dopo qualche attimo due tizi portano di peso una sua amica davvero ubriaca tanto che non si reggeva in piedi e la mettono a dormire in una zona erbosa lì vicino. Cosa e quanto avranno bevuto per conciarsi così?
C’é una proposta di attendere lì e fare una cena per poi scendere, ma alla fine si decide di scendere più sotto al lago per la pizzata.

Arrivata all’auto tolgo gli scarponi, un sollievo, mi sistemo il trucco e vedo al centro del parcheggio dove mano mano arrivano tutti. Quando arriva Margie mentre lei si cambia vicino all’auto parliamo un pò della me trans. C’è anche una sua compagna di percorso che ascolta e anche lei mi sconsiglia di prendere gli ormoni.
Margie mi dice che il Gerardo che conosceva solo dai trekking era timido, forse troppo riservato, ma una bella persona. Ora vede altre qualità oltre a quelle segno che dovevo davvero tirare fuori la me stessa.
Devo perdere qualche chilo e secondo lei poi sarò a posto.

Scendiamo al lago, nel frattempo si prenota per 18. Parcheggiati notiamo a che a fianco al ristorante c’è uno spettacolo all’aperto di Claudio Bisio, ma dentro al ristorante non si sentirà nulla. Mangiamo pizza, dire buona anche se leggermente bruciata sotto, servirà a tempo record in mezz’ora, bevo una birra piccola e tanta acqua. A fianco è seduta Francesca, ma non parliamo molto, di fronte c’è Margie che manipola l’attenzione di molti.
Alle dieci ci salutiamo con abbracci vari, anche Mauri e un paio di maschi mi abbracciano, io rimango leggermente impacciata, bello, ma devo riuscire ad abituarmi ed essere più spontanea.
C’era un ragazzo che fa palestra e quando si è tolto la maglietta per cambiarla aveva più tette di me quindi sono rimasta un po’ male solo che riguardando bene le sue erano quelle tette e diciamo muscolose ed addominali mentre le mie cominciano avere una forma più da spuntare fuori.
Dopo 90 minuti di viaggio e di chiacchiere finalmente a casa e sento molto la stanchezza. E’ stata una bella giornata, rilassante, di farita, di amicizie.
Come donna trans è stata ancora più strana perché mi hanno visto come donna, come uomo vestito da donna, come amico. Il tutto in una normalità pazzesca. Sulla montagna ero me, ho solo un flash delle mie mani smaltate in un tratto dove afferro la catena di sicurezza, per il resto del tempo non era importante come ero vestita, se ero truccata, come mi avrebbero vista, come mi muovevo.
Cavoli sono in piedi dalle sei…rimando la doccia a domattina, bevo una tisana e…buonanotte.
Ulisse mi risponderà alle foto dicendo che vent’anni fa ha lavorato al rifugio Brioschi, quello in cima alla montagna della Grigna. Incredibili queste coincidenze!
Paola “Se ti può consolare pure io sono in fissa col viso, le macchie. Il trucco, che palle… Manco la spazzatura vado a buttare senza fondotinta che uniformi il colorito… Chissà se ci libereremo di questa schiavitù? Invidio le Elene che non si creano il problema… Beh, ne avranno altri!
“