Stamattina in alcuni momenti non riuscivo più a guardare il monitor del portatile, il calazio è quasi passato, ma i suoi effetti ancora no. Ieri sera avevo pensato per giovedì dopo che avrò donato il sangue, di andare a Milano, 40 chilometri di viaggio per recuperare gli occhiali da vista che sono molto più costosi, con filtro per lettura su computer per utilizzo prolungato, rispetto a quelli che ho a casa. Spero di non trovare posti di blocco o personaggi intolleranti e stronzi. Poi dopo stamattina ho deciso di andare appena dopo pranzo così da minimizzare gli incontri. Dal mio punto di vista sono in regola perché il non poter lavorare correttamente da casa è un problema anche di salute, ma non sai mai chi trovi in giro.
Chi ho trovato in giro? Nessuno.
Tante auto in circolazione, tante auto parcheggiate nei centri commerciali che ho incrociato, tre auto dei carabinieri che fortunatamente erano in senso opposto. Devo dire che non mi sono goduta il viaggio per nulla con il patema di un posto di blocco e casini vari, non ultimo il fatto che ora sono in versione femminile a parte la parrucca che non ho indossato, così in un eventuale contenzioso sulla mia identità potrei tentare di somigliare al ragazzo nella foto della patente del 1980…sì, sulla patente ho una foto non recente come tutti. Ho parcheggiato quasi di fronte al co-working dove lavoro, entro con il badge e all’interno ci sono solo due persone, di cui una nel giardino a telefonare e fumare. Recupero gli occhiali e già che ci sono prendo il computer aziendale che è meglio del mio che aiuterà a stancarmi di meno, alcune boccettine di farmaci, biscotti oramai possi e uno Yakult cadavere. Purtroppo la reception è chiusa e non si vedono da nessuna parte i miei pacchetti Amazon che giacciono lì da quasi due mesi, vado di sopra a vedere che magari li hanno appoggiati alle scrivanie, ma nulla. La stanza è buia e vuota con aria condizionata al massimo, quasi un freezer.
Torno all’auto e riparto, metà della missione è andata, speriamo di non trovare blocchi. Finalmente arrivo al mio paese e tiro un sospiro di sollievo perché è andato tutto bene, ma non è normale che una si emozioni solo per fare un viaggio in auto, seppur con solide motivazioni.
Mi mangio del gelato e una mela cotta al micronde, ma dopo mezz’ora ho ancora il cuore che batte a mille. Sono diventata davvero molto emotiva. L’unico modo per calmarmi e fare la camminata al sole, poi oggi ci sono ben venti gradi e si sta bene al sole. Mi cambio e indosso i leggins, che adoro. Dopo quasi due chilometri finalmente mi calmo e rientro a casa.
In questi giorni c’è una parte di me che gode del fatto che adesso è normale che io esca con i tacchi, unghie smaltate, ben vestita e a volte un pò troppo scollata. Ieri sera ho cercato una foto vecchia di me che lavoro a un congresso, mi sono stupito di quanto ero diverso, anzi mi sembrano fotografie di uno che conosco e ho i suoi ricordi, ma non le sensazioni. Questi pensieri mi rigirano in testa anche più tardi mentre sono seduta fuori nel balcone facendo un cruciverba (sono diventata davvero brava e rapida nel completarli). Prima quando ero a Milano sono uscita dall’auto e entrata nel luogo proibito, il posto di lavoro, come una donna e mi è sembrata una cosa del tutto normale farlo.
Penso che con la privazione di alcune libertà inizio ad apprezzare le piccole cose e il cambiamento a volte è anche visibile senza make-up e vestiti femminili. Ieri sera indossavo una felpa e la ragazza che mi guardava dallo specchio non era per nulla Gerardo.