Ieri volevo fare un post raccontando le mie emozioni, ma poi mi è uscito un elenco di cose da fare e sensazioni generali. Mi dicono che, comunque, le mie emozioni e lo stato d’animo traspaiono nel testo, ma per la me stessa del futuro voglio approfondire.

Giovedì scorso, sono stata poco bene e venerdì sono rimasta a casa in malattia, rimanendo a letto tutto il giorno. Ieri mattina, mi sono ripresa, e ho fatto la mia lezione di danza, ma poi nel pomeriggio ho sentito il bisogno di riposare e fare poche attività. Ho iniziato a scrivere il secondo romanzo di Nera Jones, e già le idee generiche che avevo, stanno iniziando a incastrarsi magicamente in una trama interessante. Al momento non ho più pallida idea di come sarà il finale, ed il bello di quando scrivo.
Questa mattina, c’era un bel sole, ma con aria freddina. Per questa domenica avevo deciso di restare da sola. Sono due mesi che, tutte le domeniche, faccio qualche tipo di attività oppure pranzo fuori, avevo bisogno di staccare. Il mio passato maschile e solitario mi è rimasto dentro e ogni tanto devo sfogare anche questa voglia di poca socialità e fare il punto dei miei pensieri.
Dopo pranzo mi sono sdraiata a dormire un po’, e a un certo punto, mi sono svegliata di botto con una strana sensazione di solitudine. Niente a che vedere quella che avevo prima di fare il coming out, quella era un panico vero e proprio di solitudine e non sapere come poterla risolvere.
Nonostante il desiderio di stare da sola, invece, ho sentito il bisogno di stare in mezzo alle persone (segno che il mio lato maschile misogino è quasi tutto sparito), anche se non conosco nessuno lungo il percorso. Avevo l’idea di andare nel bosco del castagno, luogo solitario, e invece ho scelto il percorso lungo il fiume Adda, che in primavera mi ricarica sempre.
Dopo aver lasciato la macchina e bevuto un caffè al bar, ho iniziato la mia camminata e di fronte a me c’era una signora con tutte le curve al posto giusto. La vedevo solo di spalle e aveva un passo più rapido del mio, oggi me la sono presa comoda. Il mio pensiero è stato sul come sarà, dopo l’operazione di vagino-plastica, fare queste camminate senza l’impedimento in mezzo alle gambe.
Sculetterò come lei? Il coso si è talmente ristretto che lo sento poco, ma non riesco a immaginare come mi sentirò nella nuova configurazione.
Questo pensiero mi sta capitando tante volte in questi giorni, una specie di salto nel futuro confrontato con il presente. Il mio orizzonte nel futuro però si ferma al 30 settembre, anzi al giorno dopo, quando mi risveglierò dopo l’operazione. Da lì in poi sarà davvero un universo tutto da vivere e riscrivere per la seconda volta la mia vita: Bianca n.2.
E’ da qualche notte che non dormo bene e, quando mi sveglio nel cuore della notte per andare in bagno (due volte a causa dell’età e della pillola che distrugge il testosterone), ho qualche vago ricordo che sto sognando situazioni che hanno a che fare con l’operazione, quello che sono adesso e quella che sarò dopo, quando sarò una donna completa. Nel sogno non sento paura, ma inquietudine e preoccupazioni di ordine pratico.
Ieri sera, prima di andare a dormire (ogni sera leggo una decina di pagine di un romanzo e anche con gli occhiali: mi stanco tantissimo, però riesco a leggere una decina di romanzi l’anno in questo modo) sto leggendo leggendo un romanzo rosa, con risvolti fantastici, ambientato nella Londra del 1800. Finalmente la protagonista, dopo 300 pagine, fa l’amore con il tizio di cui si è invaghita. C’è una bella descrizione del rapporto fisico e le emozioni di lei, adesso mi sono immedesimata tantissimo nella protagonista, anche se so che in questo momento non posso comprendere appieno quello che viene descritto. La decisione di operarmi ha influenzato anche l’immedesimarmi in un personaggio femminile di fiction.

Mentre camminavo e dettavo il diario di oggi, sono arrivata al punto del percorso, dove si scende verso il fiume e c’è un piccolo bosco. Quest’inverno sono caduti molti alberi ed è pieno di strisce rosse e bianche che transennano il percorso. In quel momento ero da sola e ho cercato di “aprirmi al bosco” e sentire sensazioni. In inverno queste mie sensazioni si chiudono completamente, forse non riesco a avere la serenità necessaria per percepirle. Mi aspettavo una sensazione primaverile di rinascita, invece ne è arrivata una di tristezza. Ho camminato un po’ allontanandomi da quegli alberi tristi e, più avanti e ho fatto una meditazione rimanendo in piedi (si può fare anche camminando, seduti e sdraiati), perché non c’era posto per sedersi e l’erba è ancora umida. Ho ascoltato il rumore del fiume, degli uccellini, del sottobosco e in lontananza il parlato persone che camminavano lungo il “canale Muzza”. La strada che faccio e il boschetto, si trova in mezzo tra il fiume Adda e il canale Muzza. Non so quanto sia durata la meditazione, ma al termine ero in pace con me stessa ed era quasi sparita la sensazione di solitudine.
Nei sogni e nei pensieri di previsione della gestione logistica post-operatoria, mi si accentua questa cosa dell’essere sola, e in effetti lo sarò quando uscirò dalla clinica per andare nell’appartamento. La prima settimana so che sarà molto dura. Venerdì scorso, non stavo poi così male, ma rimanere a letto è stata come una simulazione, di come starò nell’appartamento a Madrid: sola a gestire una situazione complicata di pannoloni, di perdite, di dolore da sopportare, di lavarmi e procurarmi i pasti.
Le sensazioni e le mie emozioni attuali, sono di aspettativa. Riguardo al “coso” in mezzo alle gambe, la mia immagine mentale è quella di avere una vagina, cosa curiosa. Da qualche giorno però ho iniziato a sentirlo, come se questo periodo sarà l’ultimo con cui dovrò conviverci: amico e nemico di una vita intera.
Nel bosco, mi sono appartata e ho fatto pipì, rimanendo in piedi. Da qualche anno, quando vado nei bagni pubblici, cerco di fare squat, per abituarmi a quando non potrò più farla in piedi, cosa che ora faccio solo in caso di emergenza oppure quando non c’è abbastanza pressione. È una questione di fisica e idraulica.
Nel percorso di ritorno, sono ripassata nel piccolo bosco, dove c’è anche la statua in legno del “Drago Tarantasio”, lunga tre metri. Ho sentito due signore che parlavano del drago e le ho invitate a scendere nel boschetto. Ho raccontato loro la storia della leggenda, sono molto brava a raccontare. Sentivo il bisogno di scambiare due chiacchiere con qualcuno. Come donna mi è facilissimo attaccare il bottone e parlare con chiunque di qualunque argomento; non esistono argomenti futili, a volte anche solo discorrere del meteo può essere interessante se la persona con cui ti relazioni lo è.
Cristina “Ciao Bianca, scusa se non ti ho risposto subito, ero in vacanza. Guarda, non sai quanto io sia felice di sapere che finalmente potrai, insomma, chiudere quello che è il percorso che stai facendo e dare un nuovo inizio. Poi ovvio tu sei già Bianca. Ti stai già vivendo la tua nuova vita come Bianca, allo stesso tempo questo, è un po' come la ciliegina, sulla torta, ti abbraccio, ci sentiamo.
”

tacchi troppo alti e scomodi per la vita reale. Mi hanno chiesto una foto di come sono indossate…donna alta che le fa sembrare ‘basse’.