Odio essere malata! La settimana scorsa ero stata male con dolori vari e tosse persistente. Domenica scorsa mi ero fatta una camminata super lenta, sotto il sole e rimanendo coperta nonostante la temperatura in aumento.
Nella settimana lavorativa ho avuto tosse e riprendendo il lavoro in presenza, sono tornata a contatto con i miei compagni pendolari e i loro malanni. Mercoledì sera c’è stato un guasto sulla linea del treno che è rimasto fermo in stazione un’ora, senza partire. Per fortuna mi ero trovata un posto vicino a un finestrino aperto, l’unica cosa positiva dei treni vecchi e sporchi. Durante la giornata avevo iniziato a sentire alla gola un fastidio, come delle parti più dure e avevo difficoltà a deglutire.
Venerdì mattina ho chiamato la mia dottoressa, che mi ha dato appuntamento alle ore 14:00, sono uscita a prendere il pane che era terminato e, rientrata a casa, ho iniziato a sudare e tossire. Ho provato a lavorare mezz’ora, ma non ci stavo con la testa, la pressione era anche scesa. Così ho preso il giorno di malattia.

Sono una bimba grande, oppure una grande bambina?
Dopo aver dormito tutta la mattina, sono andata dalla dottoressa e sia la persona prima di me, che quella dopo, avevano la tosse. Anche questa volta la dottoressa ha cercato di guardarmi in gola, ma la mia lingua si irrigidisce quando c’è un oggetto estraneo. Nella mattina mi ero allenata a tenerla morbida, invano. Dopo alcuni tentativi, finalmente, è riuscita guardare dentro la mia gola, ma solo per un attimo: “Ha la gola stretta, non riesco a vedere bene, mai vista una cosa simile”.
Lei non sa che ho fatto la logopedia per cambiare la voce, con quasi due anni di esercizi. Lo scopo era abituarmi a generare il suono della voce dalla gola e portarlo nella bocca, molti esercizi erano sul restringere la gola, almeno immaginare la cosa, ma sembra che in effetti ho modificato la forma della mia gola.
Questo percorso di transizione di genere è sempre più stupefacente!
Non potendo verificare mi ha prescritto un antibiotico non troppo potente, da prendere per tre giorni. Già il giorno dopo stavo meglio e la sensazione alla gola era diminuita. Se lunedì non sarà passato del tutto, dovrò prendere un appuntamento con un otorino, spero di no.

In settimana ho fatto alcuni passi avanti per gestire il mio soggiorno in Spagna per il prossimo ottobre. Ho scritto al tizio che ha affittato la casa alla mia amica Roberta, quando si è operata lo scorso settembre, ma non ha ancora risposto. In settimana proverò a telefonargli, mi hanno detto che parla inglese.
Becci “Daiiiii mi dispiace che non ti vedremmo a VidaGaia cara, ci mancherai. Ma sono strafelice per te che sei riuscita a organizzarti per realizzare un sogno. Brava bravissima, complimenti. Poi aggiornaci su tutto, anche sulla chirurgia. Un grande abbraccio colmo di affetto
.“
Riguardo a trovare assistenza, che mi servirà dopo la dismissione dalla clinica, ma solo per alcuni giorni: ero in alto mare. Mentre aspettavo che la dottoressa mi ricevesse, mi era venuta l’idea di chiedere a chatGPT che mi ha dato ottime idee e fornito anche due contatti interessanti: assistenza domiciliare infermieristica e un’associazione trans che fornisce aiuto post-operatorio. Un pezzo alla volta il puzzle della mia vagino plastica si sta componendo.

Mentre ero a letto, speravo di poter dettare qualcosa per il romanzo, oppure fare ricerche utili, ma sono sempre stanca e con un cerchio alla testa, e così, sono riuscita solo a dettare il blog. Cos’altro ho fatto, tranne ascoltare la radio? Ho giocato con l’intelligenza artificiale. Questa settimana è scoppiata una vera moda: chiedere di usare un nostra foto come riferimento e disegnare un’immagine nello stile dei cartoni giapponesi, in particolare quelli di Miyazaki e il suo Studio Ghibli (La città incantata e tanti altri capolavori).
Rispetto ad altri che hanno postato su Facebook immagini somiglianti, non sono riuscita ad avere risultati decenti. A un certo punto chatGPT mi ha creato due immagini fotografiche di me stessa, in versione adolescente. Guardandole mi inquietano non poco, ma anche dato da pensare: se fossi nata femmina sarei stata più o meno così, ma non sarei stata io. Chissà se sarei stata più felice?

Non lasciatevi ingannare dalla nostalgia di "quel che poteva essere". Non poteva essere nient'altro, altrimenti lo sarebbe stato.