Questa settimana non mi sono sentita così al femminile e me stessa. Ho avuto dei giorni in cui ora ho riflettuto sul mio stato attuale e che le cose future per migliorare il mio corpo sono tutte a pagamento, riguardano la chirurgia e rimandate a non si sa quando. Mai? Probabile.

La settimana scorsa ho fatto una video intervista a casa mia, per la Fondazione Macrì e alcune delle domande che hanno posto, mi hanno dato molto da pensare nei giorni seguenti. C’è stato anche un commento da parte di una mia amica, su WhatsApp, che mi ha detto che ogni tanto quando parlo con lei al telefono, mi ricade la voce al maschile e qualche volta sbaglio i pronomi.
Lavorando in smart working mi sfogo per avere più socialità possibile appena termino. Ora che sono finite le serate con i laboratori, lo yoga e la meditazione, se non ho parlato con nessuno è molto difficile che il mio lato femminile e sociale venga fuori e rimanga stabile. Brutta storia.
Ho anche pensato molto che non ho nessuno accanto a me, maschio o femmina che sia, non condivido la mia vita con nessuno. In realtà la maggior parte delle persone transgender rimane solitaria per svariati motivi.
Con la terapia ormonale sostitutiva che mi ha azzerato la libido non ho più neanche la spinta sessuale a vedere alcune persone come possibili partner, oppure sto frequentando gli ambienti sbagliati?. Credo di sì, ma non sono mai stata una da uscita per “cuccare“. Termine boomer!
Non mi sento in solitudine, ma alcune sere e qualche domenica, soprattutto quando piove forte, ho questa sensazione di essere sola che mi entra dentro. Come un piccolo panico della bambina interiore dentro di me.
Sabato scorso aver fatto un’intervista sulla “frangibilità” mi ha tirato fuori delle cose e mi sono resa conto quanto sono ancora fragile. Recentemente sto avendo qualche difficoltà a gestire le emozioni, soprattutto quando passo una giornata meravigliosa e in serata ho bisogno di stare sola per metabolizzare tutto quanto. Secondo un’amica non ho nessuna socialità nel lavoro e quindi nessuna emozione e poi rimango sbilanciata troppo piena nel cuore. Lo sento come se scoppiasse, non riuscissi a tenerci dentro tutto e devo lasciare andare, ma il pensiero di quando non ho queste emozioni, mi trattiene dal mollarle.

Dopo una vita passata al maschile e tenermi dentro le emozioni, quando mi esplodono dentro sentimenti ed emozioni mi ci vuole veramente molto per riuscire a gestirle. E’ ancora tutto così nuovo per me, nonostante sono trascorsi quasi cinque anni dall’inizio della transizione di genere. Non credevo che qualcosa di bello potesse farmi stare male.

E il servizio fotografico? Questa mattina mi sono svegliata alle 6:30 e iniziava già a fare caldo. La Fondazione Macrì, nel montare il video dell’intervista, mi hanno chiesto di mandargli qualche fotografia da inserire, in cui sono a casa ed eseguo routine quotidiane, cose ordinarie, come passo una giornata oppure le cose che faccio ogni giorno. Le foto devono essere belle e sembrare spontanee, così ho rimontato la mia attrezzatura con luci e cavalletti. In un’ora e mezza mi sono fatta molti scatti mentre mi preparo, mi rado quei pochi peli bianchi che sono rimasti in viso, mi sistemo i capelli, mi trucco e mi vesto.

Siccome il videomaker ha chiesto anche delle riprese video, l’indomani mattina ho rifatto quasi tutto, sempre alle 7:30, ma con inquadrature per un film dove mi racconto.
Ho dovuto dividere il mio lato tecnico e registico da quello dell’interpretare me stessa e sembrare che le riprese le ha fatte qualcuno altro e che sia spontanea, almeno lo sembri. Sono una brava attrice, ma non credo così brava e spero che alcune riprese fotografie siano utilizzabili nel video finale. Non è facile in pochi secondi “dimenticare” che ti stai filmando. Rivedendo al rallentatore alcune scene ho visto che per un fotogramma lo sguardo è diretto allo smartphone, ma per fortuna nel video a velocità normale non si nota.
Ho impiegato un mattina a inviare i video usando WeTransfer su sei diversi invii (gratuitamente ha il limite di 2GB per invio) e solo il lavoro di stamattina è grande qualcosa come 50 Giga di dati! Praticamente la metà della memoria del mio iPhone14!
Nel rivedere alcun scene, da tagliare l’inizio e la fine, vedo il mio fisico imponente e con le spalle grosse. Mi vedo così ogni volta che sono di profilo. E’ una delle cose che non si possono cambiare con il percorso di transizione, l’ossatura rimane quella.
Quando sono con le altre persone cerco di non pensare a nulla di tutto questo e sentirmi la donna che sento di essere, altrimenti non potrei godere della nuova vita che ho intrapreso. Tra l’altro mi percepisco più piccola di quello che sono e la cosa mi è stata confermata da altre ragazze trans, anche loro nella mente si vedono più minute e fragili. Dentro di sicuro siamo molto fragili e nel nuovo termine che ho appreso da poco: frangibili, da trattare con cura. Forti, decise e possiamo romperci in mille pezzi senza possibilità di rimetterci insieme.
Mi ha anche ricordato una cosa che ho fatto due anni fa che era il diario visuale, raccontare solo con le immagini. Il prossimo post è dedicato solo la diario senza testi a corredo!