La compagnia EssereDonna presenta "Un vortice di emozioni" spettacolo in 10 scene e tre intermezzi con (in ordine di apparizione):
Simonetta, Agnese e Anna, Bianca, Emanuela, Elisabetta e Maria Grazia, Francesca, Silvana, Giovanna, Marta, Elena, Rita, Sonia e Gaetana.
15 donne, uniche e splendenti, che si sono incontrare nei laboratori di Mariposa. Coraggiose, si sono messe in gioco, si sono accolte, abbracciate.

Raccontarsi attraverso una performance in questo caso tramite la danza. Durante il laboratorio, quando ci è stato affidato il compito di scegliere cosa mostrare di noi stesse, ho pensato molto su cosa avrei voluto mostrare di me. Quale emozioni voglio trasmettere ogni volta agli altri?
Il mio approccio alla vita è ottimista, nonostante le prove che dobbiamo superare ed era da scartare una visione triste della transizione e delle paure di transfobia.
Mi è venuto in mente una cosa che facevo all’inizio del mio percorso di affermazione di genere: guardare le altre donne e capire come camminano, come si muovono, cosa indossano.
Non ho avuto un’infanzia dove si guarda la mamma per copiarla e una volta adolescente l’ osservare gli artisti che ci emozionano e copiarne il look, oppure copiare lo stile delle amiche nel branco. Quando ho iniziato la transizione ero davvero un foglio bianco, prima del coming-out e vivere al femminile, quando mi vestivo in casa e mi facevo dei video, riguardandoli vedevo sempre un uomo vestito da donna, con movimenti maschili ed anche la voce. Sembrava una missione impossibile.
Ho fatto un gran lavoro di logopedia per la voce con esercizi quotidiani per un anno, nel frattempo nei primi mesi seguivo, a distanza, le donne nei centri commerciali cercando di camminare e muovermi come loro. Cercare di fare miei tutti i loro movimenti per renderli parte di me stessa e così è stato, ma solo dopo molti mesi quando nel registrare un video per un pezzo teatrale, ho visto una donna che danzava, una grande felicità.
Questa era l’idea che volevo trasmettere nella mia performance di danza: sono rinata donna e per ognuna che ho conosciuto, ho preso un pezzetto come per completare un puzzle e ricreare me stessa al femminile.
“RISVEGLIO NEL MONDO FEMMINILE“
Risvegliarsi, riscoprire l’universo femminile, rispecchiarsi nelle altre e prendere da ognuna qualcosa di bello, di unico per completare la me stessa che era incompleta.
Bianca, quella alta di statura che con lo spirito arriva fino alle nuvole, ma danza sulla terra con la stessa leggerezza della sua anima.
Entrata in scena mi sono accovacciata, dopo poco mi risveglio prendendo coscienza del mio corpo, mi guardo le mani, osservo il resto e dopo alcuni momenti di esplorazione mi prende la tristezza: qualcosa mi manca.

A fianco a me ci sono tre donne in posa come se fossero dei manichini, ognuna indossa un oggetto simbolico e molto femminile: un foulard, un bracciale, un cappello. Mi avvicino alla prima e la tocco su una spalla. Lei si anima e fa un passo avanti. Iniziamo a muovere le mani e copiarci i movimenti. Per motivi pratici ero io a fare i movimenti e le altre copiarmi, ma il pubblico non poteva accorgersene, magia del teatro.

Ad un tratto l’oggetto che indossa attrae la mia attenzione e lo indico. Lei non vuol darmelo subito, ma poi con un sorriso me lo porge e ridiventa un manichino immobile. Osservo l’oggetto e ci gioco danzando, infine lo indosso felice.
Ma non sono ancora soddisfatta e proseguo con le altre due finché mi sento completa e nel crescendo della musica finale sono felice e alzo le braccia al cielo.

Il brano che ho utilizzato è una versione modernizzata di Beethoven mescolato agli OneRepublic e suonato da “The Piano Guys”! Molto emozionante.
Durante le prove iniziali sembrava che la durata di tre minuti fosse tantissimo e avevo anche provato a accorciare il brano musicale, ma nell’ultime prove ho visto che era così intenso da vedere che cinque minuti della musica completa, volavano via così è stato.
Ho ricevuto due applausi, il primo nel “filone” prima dello spettacolo, da parte delle mie compagne e poi uno molto più fragoroso dalla parte del pubblico. Pochi secondi di applauso e ti ripagano di tutto il lavoro che hai messo dentro, in questo caso una decina di ore totali.
Emozioni? Le ho sentite molto di più durante la prova generale che durante lo spettacolo, dove sono troppo concentrata nell’eseguire tutto correttamente, specie se è la prima rappresentazione. L’esperienza teatrale non ti salva dal timore e ansia dall’entrare in scena, ogni volta è come la prima volta ed è un bene.
Della performance ho il ricordo che sono entrata in scena, mi sono abbassata e non entravano le mie compagne bloccate da qualcuno che diceva loro qualcosa. Le ho urlato di entrare, sperando che il pubblico non lo notasse troppo.
Tecnicamente avevo circa 30 secondi durante il brano per accellerare se qualcosa non andava per il verso giusto oppure le mie compagne avrebbero impiegato più tempo a darmi l’oggetto. Con questo intoppo iniziale non avevo più possibilità di errore, ma per fortuna il resto è andato come previsto.
Finalmente sono entrate.
Il ricordo seguente è che avevo terminato e sentivo l’applauso del pubblico. Nel mezzo, il tempo è volato senza che me ne rendessi conto. Come dal titolo è stato un vortice di emozioni che per fortuna durano nel tempo.