“Donne protagoniste in un Vortice di emozioni”
I PROGETTI La.D.I. e THINK LADY INVITANO
a festeggiare insieme la conclusione della prima annualità dei laboratori
ASSISTEREMO AD UNA PERFORMANCE COSTRUIREMO INSIEME UN MANDALA e sarà inoltre l'occasione per visionare i lavori realizzati durante le attività dei laboratori a Trezzo s/Adda
Maria Cristina “Eccoci alla sera della vigilia del nostro debutto … EssereDonna domani propone una performance nata da un percorso di consapevolezza di sé.
“
15 donne entreranno in scena per raccontare al mondo la propria Verità, quella che pulsa nel cuore di ognuna e che il mondo ha bisogno di ascoltare.
Sono grata per aver incontrato queste Anime speciali, mi hanno insegnato molto e senza di loro questo mio piccolo sogno non avrebbe visto la luce.
Grazie a Simonetta, Agnese, Anna, Bianca, Emanuela, Elisabetta, Maria Grazia, Francesca, Silvana, Giovanna, Marta, Elena, Rita, Gaetana e Sonia…..
Mucha mierda ragazze
Oggi è stato il gran giorno e abbiamo portato in scena la nostra performance, degna conclusione del laboratorio di dieci lezioni “Essere Donna”. Il percorso è stato molto variegato alternando danza, movimento, introspezione, usare i sensi e consapevolezza di se stesse. Abbiamo danzato anche insieme a un sasso, una piuma e altri oggetti inanimati che nelle nostre mani sono diventate cose vive.
Anche se alcune hanno abbandonato dopo le prime elezioni, quelle che sono rimaste hanno portato il loro “essere donna” al gruppo creando una bellissima coesione creando delle nuove amicizie.
A differenza della rappresentazione teatrale, la performance è molto più astratta, ci si racconta usando la danza, il movimento, la parola e il canto. Non deve esserci una trama e neppure un filo conduttore generale, la si fa per se stesse e non si deve spiegare tutto al pubblico che anche se non capisce il significato di ciò che vogliamo trasmettere, comunque vede qualcosa di particolare e inusuale. L’altra caratteristica è che non c’è la “quarta parete” che divide gli attori dal pubblico ed è possibile un’interazione tra tutti.
Il raduno è stato fatto già di mattina presto alle ore 8:00, abbiamo fatto colazione insieme e già si respirava una bella atmosfera.
Una volta giunte al Parco dei Gelsi, sede dell’Associazione Mariposa che si occupa di aiutare le donne vittime di violenza, prevenzione oncologica e tanto altro, abbiamo riempito la sala con i nostri bagagli e borse.
Ho montato l’intelaiatura per reggere un telo di tre metri solo per scoprire non copriva bene lo spazio tra le due colonne e in più non era stabile a causa del vento, cosa a cui non avevo proprio pensato. Per fortuna c’erano anche un tecnico, che ci ha prestato l’impianto audio e microfoni, e un valido assistente. Entrambi facevano di nome Giorgio. Qualcuno ha portato altri due teli neri e hanno tirato un cavo tra le due colonne creando così lo sfondo completo di cui avevamo bisogno. Alla base avevano messo dei sassi e vari pesi perché tendeva a svolazzare.
Il pavimento, essendo all’aperto, non era liscio e c’erano dei sassi misti a cemento, ma per fortuna ci hanno prestato della moquette usata per gli eventi fieristici. Così è stato creato, come per magia e senza mezzi, un palcoscenico e uno sfondo. A completamento le sedie che erano molto vicine al nostro spazio di recita.
Durante le lezioni del laboratorio abbiamo fatto molte attività e dedicato poco tempo alle nostre performance, più che altro il tempo è trascorso a cercare di capire ognuna come voleva raccontarsi.
L’età media delle partecipanti è di circa settant’anni e sebbene alla prima lezione mi sono preoccupata che forse mi sarei sentita fuori posto, invece queste donne mi hanno dato tanto ed è stata un’esperienza meravigliosa. Mi è piaciuto molto conoscerle e vedere la loro forza d’animo e una piccola rinascita di alcune per tenersi attive e vive dopo avere dedicato la loro vita alla famiglia, ormai con i figli grandi che hanno una loro vita.
La maggior parte di loro non aveva nessuna esperienza teatrale oppure erano passati decenni dell’ultima volta, ma progettare la performance le preso talmente bene, che durante gli ultimi dieci giorni si sono viste parecchie volte in privato per fare le prove. Da parte mia ho contribuito a inserire nei brani scelti dei rumori di tempesta, di pioggia, di mare, ma poi si è deciso di usare solo le musiche perché i rumori creavano distrazione.
Altra cosa è che avere un colonna sonora precisa obbligava a ricordarsi e seguire le tempistiche, cosa non così facile per chi è alla prima esperienza.
Abbiamo fatto una prima prova al chiuso, senza costumi, per verificare le ultime cose. Ho provato il mio pezzo da sola, senza le compagne, ed è piaciuto veramente tanto. Meno male perché negli ultimi dieci giorni ho provato per almeno cinque ore, registrandomi con il cellulare per rivedere le riprese e capire quali movimenti della danza funzionavano e quali no.
Ero co-protagonista con la performance di Elena, ci tenevamo entrambe a danzare insieme. Prima di iniziare la prova, con sorpresa di tutte, ho indossato la parrucca di capelli veri, quella che ho utilizzato per anni finché i miei capelli non sono cresciuti a sufficienza. Alcune si sono girate, mi hanno guardato pensato “chi è questa qui?
“.
Terminata la nostra mini prova di messa a punto, il tecnico ha distribuito e collaudato i microfoni, quelli in cui l’archetto arriva la mascella, lasciando liberi i movimenti. In realtà è stato leggermente difficoltoso durante lo spettacolo, perché alcune avevano anche un cambio d’abito e non era così facile cambiarsi. Questa volta non ho usato la voce e nei pezzi dove apparivo ho usato solo il corpo e la danza.
A pranzo alcune sono andate a casa, un gruppo ha ordinato delle piadine, mentre con Sonia siamo andate a casa di Rita, che abitava vicinissimo. Ci siamo mangiate un piatto di spaghetti con il pesto alla menta fatto da Rita, sapore che non conoscevo ed era veramente buono.
È sempre bello fare le cose in gruppo, ma ci tenevo a regalarmi un momento di intimità con loro, volevo approfittare di quest’ultima occasione di gruppo per approfondire la loro storia di vita.
Rita è la più anziana del gruppo e sebbene a prima vista dia solo l’impressione di una donna anziana e minuta, conoscendola si scopre che è una persona meravigliosa, dotata di una forza d’animo incredibile. Sonia invece è la più giovane del gruppo ed ha poco meno della metà degli anni di tutte le altre, ma la vita l’ha già messa a dura dura prova. Unisce sconforto, entusiasmo e una grande forza d’animo.
Nell’ora a nostra disposizione ci siamo aperte il cuore alle altre e da parte mia ho raccontato alcune cose della mia transizione di genere, quelle più emotive. Durante il laboratorio non l’ho mai detto in maniera esplicita, anche se Gio spesso usava pronomi maschili con me, ma per fortuna ha smesso dopo lo spettacolo.
Ritornate all’orario prefissato abbiamo indossato gli abiti di scena, sistemato i microfoni e provato a fare quello che in gergo teatrale viene detto “il filone“ ovvero tutto lo spettacolo di fila come se ci fosse il pubblico. Serve a ripassare e sistemare alcune cose dell’ultimo momento.
Come negli altri spettacoli che ho fatto in passato, ho cercato di far due cose insieme: recitare e scattare le fotografie e fare i video dell’evento. Ormai sono rodata, a fare due cose quasi in contemporanea, con il mio gruppo di danza. Questa volta sono rimasta più concentrata con il gruppo per sentirmi ancora più partecipe. Ho delegato la ripresa dalla macchina fotografica a uno dei due Giorgio, mentre la actionCam era fissa e ha ripreso in campo largo per tutto il tempo senza bisogno di un operatore. Infine durante lo spettacolo ho fatto una terza ripresa da un’altra angolatura per fare un montaggio interessante del video. Come le altre volte, mi sono basata sulla mia esperienza, ma finché non sono arrivata a casa alla sera, non ero sicura che avessero registrato qualcosa di decente. Anche stavolta è andata bene.
La prova generale è quella che ricordo di più per le emozioni e la sua durata, mentre lo spettacolo vero e proprio mi è sembrato che finisse subito, soprattutto i miei due pezzi danzati, dove i cinque minuti di ognuno sono volati via in un attimo. Unita alla concentrazione a fare bene e ricordarsi tutto non si ha il tempo per godersi le emozioni.
Tranne un paio di donne che si sono cambiate in bagno, io e tutte le altre non ci siamo fatte problemi a cambiarci all’interno della stanza adiacente al parco, che era il nostro punto base ricolmo di borse e quant’altro. Ognuna aveva messo le cose in modo da ritrovare velocemente i vari cambi d’abito e oggettistica. L’unica cosa che ho fatto è stata di dare di spalle quando ero in mutande, lì sotto c’è qualcosa ancora (per fortuna non è più così ingombrante visivamente), ma ho ancora del disagio, forse non poi così piccolo psicologicamente. So che per loro non era un problema, ma per me lo è ancora.
Lo spettacolo è andato bene dal punto di vista del pubblico, dal nostro punto di vista qualche piccolo intoppo c’è stato, ma nulla che bloccasse le performance. Farò un post in seguito specifico per la mia performance di danza e cosa volevo trasmettere.
Ognuna è diversa con una sua storia di vita quotidiana ma tutte hanno compreso la propria preziosità e ora vogliono raccontarla al mondo attraverso la danza, la poesia, la recitazione e la loro Grande Bellezza!
Hanno con-creato questo spettacolo col desiderio di donare un pezzo di sé stesse alla comunità, credono nella gentilezza e nella forza silenziosa che regna nel cuore di ogni Donna.
Non sono attrici professioniste ma hanno saputo mettere insieme danza, musica, movimento, poesia, silenzi per tessere trame che raccontino quello che spesso si ha il bisogno di dire e alcune volte anche di urlare.
Siamo in un “mondo social” e qualcuno ha fatto delle dirette Facebook, altri hanno fatto dei video, tanti hanno fatto le fotografie e in serata hanno iniziato a condividerle nel gruppo. Nelle prossime settimane dovrò prendere le quattro ore di girato e creare il video di quaranta minuti che deve essere emozionante e evocare il ricordo a tutte noi.
Terminato lo spettacolo ho riordinato le mie cose, messo al sicuro le videocamere e i cavalletti. Dovevamo liberare la sala per aprire la mostra tematica. Per questo progetto hanno fatto molti laboratori quest’anno tra cui uno di cucito e confezionato degli splendidi costumi per uno spettacolo d’opera che ci sarà a breve. C’era una quantità di oggettistica “povera” e della bigiotteria realizzata con pasta e pane!
Abbiamo interagito con il pubblico e ci siamo mescolati facendo tante chiacchiere e tanti gruppetti. Sebbene non conoscessi nessuno, a parte le mie compagne di laboratorio, non mi sono mai sentita a disagio ed ero davvero sul momento come per il resto della giornata. Elaboro tutto in seguito comprese le emozioni che sul momento lascio fluire dentro di me.
Ho anche conosciuto una donna transgender in età avanzata, venuta a vederci, una ragazza secondo me per la sua voglia di fare. E’ una dottoressa che ha pubblicato numerosi libri, presto approfondiremo la nostra conoscenza.
Ho goduto degli ultimi abbracci e saluti. Come le altre volte in corsi che ho frequentato, quando si crea un gruppo coeso e affiatato, vengono mantenuti i contatti tramite Whatsapp e ci si rivede occasionalmente. Non ci si perde di vista e alcune hanno creato delle nuove amicizie.
Dopo aver mangiato un po’ di pizzette e patatine, alcune hanno iniziato andare salutandoci con grandi abbracci e a un certo punto è stato anche il mio turno, anzi è stato il mio fisico a dirmelo. Ho una lombosciatalgia da quando avevo 17 anni e che ogni tanto si fa sentire. Questo è uno dei tanti motivi per cui faccio così tante attività sportive e di movimento: per tenere allenati i muscoli che reggono la parte alta del mio corpo. Tra prove, spettacolo e danza oggi ho ballato per sette volte. Sono stata in piedi quasi tutto il tempo correndo avanti e indietro con le videocamere e facendo le fotografie del backstage (che sono piaciute molto avendo fotografato di nascosto immagini spontanee). Alla fine il mio corpo mi ha detto che era ora ora di andare a riposare a casa.
Tutto questo è partito da una serata, un giovedì, in cui non sapevo cosa fare alla sera e ho trovato una pubblicità su Instagram dell’associazione Ametista, che faceva serate di meditazione. La gestione della serata era a cura di Maria Cristina, che appena ha saputo che facevo danza, mi ha invitata a partecipare a questo suo laboratorio. Da cosa nasce cosa e ho partecipato più per curiosità, anche se ho avuto il timore che rifiutassero il mio “essere donna”, ma transgender. C’è sempre questo timore che abbiamo noi persone transgender, la non accettazione da parte degli altri. Per fortuna non c’è stato nulla di tutto ciò, mi hanno accolta in maniera splendida e ho conosciuto delle persone meravigliose, dimostrando (forse più a me stessa) che non conta se non sei nata con una vagina per “Essere Donna“.
…e dopo quattro mesi ho terminato il montaggio del video che è piaciuto e si è deciso di pubblicarlo su YouTube. Ci sono alcune imprecisioni, ma ero lì per fare lo spettacolo e avevo piazzato le due videocamere senza operatore, ho fatto partire la registrazione e sperato non si interrompessero. Inoltre abbiamo avuto alcuni problemi con l’audio e la parte finale di Rita l’ho ricreata con l’intelligenza artificiale fornendo la traccia audio con rumori di fondo e suono non perfetto, Tutto sommato non è male.