In ogni spettacolo, oltre al “pezzo” solista, si partecipa ad altre parti dando il proprio contributo. In questo spettacolo “Vortice di emozioni” ho assistito Elena nella sua performance e fatto da radici di un albero in un pezzo “corale” dove eravamo quasi tutte in scena.
Oltre a fare da radici ho avuto il compito di fare da suggeritrice a Francesca che era troppo emozionata e anche se doveva leggere, le frasi scritte su dei cartoncini, attendendo qualche secondo, ha cercato di leggerle tutte di fila. Questa si chiama “Sindrome da Speedy Gonzales“, fare in fretta per togliersi dalla paura e terminare il compito; peccato che se non si da del tempo al pubblico per recepire le frasi, si spreca un’occasione. Il panico da stare di fronte al pubblico è sempre grande la prima volta, quasi come la paura delle persone transgender di essere giudicate dagli altri, come se fossero pubblico.
“LA LEGGEREZZA”La leggerezza non è frivolezza stupidità o noncuranza … tutt'altro!
La leggerezza è una parte di noi, connessa alla nostra anima, ci fa vedere le cose in un modo diverso, ci ricorda che niente è per sempre e niente dura in eterno!
Un brutto momento è solo un brutto momento!
Se ci ricordiamo di essere più leggeri ci togliamo i pesi di certi pensieri, la leggerezza è in ognuno di noi, abituiamoci a sentirla!
E se nel nostro cammino incontriamo qualcuno che l'ha persa …
aiutiamolo a ritrovarla!
Elena, sempre efficiente allegra e indaffarata, se c'è bisogno di una mano prende la bici e va in missione! Cenerentola Biancaneve e
Cappuccetto Rosso!
MA CHE PESO!…
Impossibile essere sempre così! Finalmente si è data una svegliata!
Un po' meno per tutti, e Lei un po' più Principessa!
L’altro pezzo di danza l’ho fatto insieme a Elena ed ero la co-protagonista. Lei voleva giocare con la sensazione di tempo e ha portato una clessidra che poteva bloccare e far ripartire il tempo.
Dopo che Elena ha danzato per un minuto e mezzo, sono entrata a passo lento, coperta con uno blazer nero che nascondeva cosa indossavo sotto. Lo sguardo in basso, a volte in alto, movimento lento e dubbioso, viso carico di paure. Quando interpreto sento davvero le emozioni che riproduco, anche se in maniera leggera per non rimanerne vittima. Questa facilità di entrare e uscire dalle emozioni è una delle cose belle del vivere al femminile e non doverle più reprimere, prima non ci riuscivo proprio.
Elena sbloccava il tempo e veniva a danzarmi intorno agitando un foulard bianco, io mi ritraevo e le lanciavo delle occhiate come per voler dire “Ma chi è questa? Che cosa vuole da me?
”
Man mano che mi danzava intorno, la mia ritrosia spariva e lanciavo via il blazer nero, rivelando una maglietta coloratissima, gentilmente prestata da Gaetana. Abbiamo iniziato a danzare insieme, incrociando le braccia e avvicinandoci con i movimenti del corpo per poi inseguirsi gioiosamente nei tre metri del palcoscenico. Quando ero sufficientemente felice Elena mi ha abbracciata mettendomi attorno al collo il suo foulard bianco. Felice come una bimba, lentamente uscivo di scena mentre lei continuava a danzare finché ruotava nuovamente la clessidra, terminando il suo pezzo.
Anche se non era la mia performance, credo che in questa danza ho raccontato qualcosa di me e anche qui il mio tema è il risveglio, guardare e scoprire la felicità che c’è un mondo intorno a noi e non è sempre cattivo nei nostri confronti.
Elena “Bianca grazie di averti fatta conoscere un po' più intimamente, sto cominciando a leggere …Sei di una FORZA molto delicata!.
”
Bello averti conosciuta!
Le performance delle altre hanno raccontato qualcosa della propria vita. A parte le prove, senza indossare i costumi di scena, non ho ancora visto cosa hanno messo in scena le altre e lo scoprirò nei prossimi giorni facendo il montaggio del video delle riprese che ho fatto.
Il gran finale è stato sulla musica di Franco Battiato “Voglio vederti danzare“ dove ci siamo scatenate in una danza nei pochi metri del palco e coinvolgendo il pubblico cantando e battendo le mani.
Anche se non era previsto dall’idea iniziale, con la poesia letta da Simonetta (“CONOSCO DELLE BARCHE” – Jacques Brel – Apri link), che è stata divisa in tre segmenti, si è creato un filo logico che ha unito i vari pezzi. la poesia racconta di persone che sono come le barche e ognuna ha la sua navigazione. Ognuna di noi ha raccontato qualcosa di se stessa, dei dubbi, di paure, delle sue felicità.
Il cervello umano impiega un po’ di giorni, a volte mesi, per metabolizzare un fatto e un evento. Nel caso di una cosa così bella, fatta in gruppo sto rivivendo il ricordo da una settimana e forse sono più emozionata adesso rispetto a quando ho fatto lo spettacolo. Mi ha emozionato il scegliere le fotografie e scriverne nel blog.
A differenza dei miei altri spettacoli che ho fatto, a conclusione dei corsi, dove la compagnia si scioglie, verso fine settembre rifaremo lo spettacolo presso una RSA e chissà in quali altri luoghi. Di sicuro non chiuderemo i contatti tra di noi.