Sta andando tutto bene in questo periodo, ma quando sono tornata dalla vacanza a casa della mia amica Raffy, una volta che sono rientrata a casa sono stata impegnata a fare il bucato, la doccia, metter via un po’ di cose. Quando sono andata a letto a leggere il libro, ho provato un senso di solitudine. Abito da sola da vent’anni e una sensazione del genere non l’avevo mai sentita così forte.
Che io ricordi, non ero neppure mai stata per così tanti giorni a stretto contatto con qualcuno. Sono stata sei giorni con questa mia amica e abbiamo passato tutto il tempo insieme, compreso il dormire nello stesso letto. Tra di noi c’è una grande amicizia, rispetto, amore non sessuale.

Il mattino dopo, mi sono svegliata con una sensazione di tristezza dentro il cuore. Per tutta la giornata, ogni tanto, era come se dentro di me nel profondo, c’era qualcuno che gridava, voleva uscire, ma aveva paura di farlo.
Sono una persona molto equilibrata e negli anni ho imparato a non lasciarmi andare troppo alle sensazioni, e nel mio passato maschile sbagliavo reprimendo le emozioni, mentre adesso le lascio libere.
Quando avevo queste sensazioni, bevevo un integratore di “magnesio e potassio” e mi riprendevo (forse solo un calo di minerali ?), ma ieri non è stato così.
In serata con Raffy ci siamo parlate al telefono e anche lei ha sentito una sensazione simile alla mia: la mancanza di qualcuno a fianco.
Questa mattina sono rimasta molto più tempo al bar a parlare con le mie amiche di paese per cercare di allontanare questa sensazione di tristezza interiore. L’idea non era di riempirla di discorsi e di persone, ma di trovare una qualche forma di centratura.
La mia amica Raffy mi aveva dato alcuni consigli per l’abbigliamento e gli abbinamenti dei colori (anche se ogni amica ha idee differenti, da ognuna prendo qualcosa che sento mia). In questi giorni trascorsi con lei, sono resa conto che ultimamente stavo puntando più alla praticità che all’estetica. Colpa anche dei due ultimi inverni che sono stati molto freddi, soprattutto perché la mia caldaia non riusciva a riscaldare abbastanza e mi coprivo tantissimo.
Con questa consapevolezza e visto che il clima inizia a farsi più caldo, prima di iniziare il lavoro in smart working, mi sono cambiata e ho indossato un vestito carino, truccata e messo pure la parrucca (che non mettevo da mesi). Ho anche indossato dei tacchi altissimi e messo i seni di silicone nel reggiseno. Spero l’anno prossimo di riuscire a operarmi per averli naturali.
Era davvero tanto tempo che non mi vestivo un po’ sexy, cercando di apprezzare questo mio “essere donna” anche nell’abbigliamento.
È servito? Per fortuna sì, anche se dopo due ore ho dovuto togliere i tacchi altissimi e ho messo le “decolletè tacco tre”.

Ero quasi tornata in me, ma non abbastanza. In serata sono andata a fare la lezione di yoga e tra la meditazione iniziale, quella finale, i vari esercizi sono riuscita a tornare centrata anima e corpo.
Al momento la sensazione di solitudine di qualcosa dentro che urla, è sparita e spero che lo sia anche domani, che sarà festa (al momento in cui scrivo si è calmato tutto).
Una possibile lettura mi è arrivata da una newsletter (nulla accade per caso):
“La primavera è una stagione bella e difficile: una stagione di partenza.
”
Ma più gli anni passano e più diventa arduo iniziare daccapo. Certi giorni di primavera il pessimismo vince su tutti i fronti. Arriva lo sconforto e si incomincia a fissare l’orizzonte. Perché in primavera siamo nuovi, siamo deboli, stiamo per partire. Giova allora sedersi in una radura, luogo magico delle selve, dove il tempo si ferma sospeso; sedersi e aspettare. […]
E in quei momenti capisci che val la pena insistere, che esiste ancora qualcosa di buono, che si può ancora restare
Chiara Foffano
Dopo sei giorni trascorsi in compagnia e fare attività, ho passato due giorni quasi in solitudine lavorativa e ho deciso di fare solo una camminata con la mia vicina di casa, più che altro non me la sento di guidare per un paio d’ore per raggiungere Milano o altre destinazioni per incontrare altre amiche. Una specie di decompressione da vacanza. Purtroppo dopo tutti gli anni trascorsi al maschile quasi in solitudine e senza fare una vera vacanza da almeno diciotto anni, ci vorrà un po’ per abituarmi a vivere pienamente in compagnia di altre persone.