L’esperienza di oggi di danza-terapia e meditazione, era focalizzata sul respiro. Solitamente ti accorgi di respirare solo quando fai un’attività aerobica e hai il fiatone, oppure quando sei in montagna e senti l’aria fresca nei polmoni. Purtroppo nella vita di tutti i giorni, non ci facciamo caso ai nostri respiri.
La meditazione è basata sulla consapevolezza e l’ascolto del nostro respiro, quella di oggi era guidata per sentirlo in alcune parti del corpo e avere la consapevolezza dell’essere qui e ora.
Come al solito, nei primi minuti ho avuto difficoltà a tenere a bada i pensieri, soprattutto di cose che avrei detto a fine lezione, oppure che cosa farò nel pomeriggio. Per fortuna dopo un minuto sono riuscita a lasciare andare la confusione. C’è un’altra cosa con cui ho problemi nella meditazione: ho una leggera gastrite e non è l’ideale di buttarci aria intenzionalmente.

Terminata la meditazione stavo cercando di immaginare come avrebbe potuto essere la danza basata sul respiro e Susi ci ha stupite ancora una volta. Nel frattempo mi è tornata in mente una pubblicità che c’è fuori dalla stazione di Lambrate, “Se stai respirando è una buona giornata. Pompe funebri”. Tutto torna?
Come la scorsa volta, siamo partite da sedute per terra e man mano che gli esercizi sono proseguiti, ci si muoveva e ci si alzava, terminando in piedi a muoverci nello spazio della stanza.

L’inizio è stato di danzare usando solo le mani per accarezzarci la gabbia toracica, il cuore e cullarci. Tutto questo ascoltando una musica tranquilla.
Mi rimaneva il dubbio di come sarebbe potuto andare avanti la lezione e qui è arrivato il colpo di genio: il palloncino colorato da gonfiare.
Ognuna ha preso un palloncino seguendo le indicazioni di Susi, il mio era giallo. Non ho voluto sceglierlo, ne ho preso uno a occhi chiusi.
Prima avevamo ascoltato il nostro respiro e ora soffiando lo abbiamo messo all’interno del palloncino. Anche su questa cosa di solito si pensa al palloncino e mai al contenuto. In questo caso era il mio di respiro al suo interno, in un certo senso imbrigliato, ma non prigioniero.
Ho avuto difficoltà a fare il nodo, credo di aver le dita troppo grandi, ma poi mi è venuto da pensare a una cosa chiamata “pensiero laterale”, cioè vedere le cose da un altro punto di vista, usando un altro dito ci sono riuscita agevolmente. Era un dito che non uso per la manualità dei nodi.
Non sapevo quanto si dovesse gonfiare, avevo paura di farlo scoppiare. L’ho gonfiato abbastanza grande, ma non troppo. Il timore di fare scoppiare l’ho avuto durante i primi esercizi, ma poi guardando Susi che addirittura sul suo ci si rotolava sopra, ho capito che questi non sono i palloncini delle feste che scoppiano subito.

Raffy “Bianca scusa leggo adesso… ma ti sono aumentate le tette?
“
Nei vari pezzi di danza che si sono seguiti, si aggiungeva il ritmo e poi anche una voce, addirittura in un brano il testo cantato parlava del respiro.
Quando abbiamo iniziato la parte ritmica, abbiamo capito, su suggerimento, che potevamo usare il palloncino per produrre suoni e ritmo. A volte anche dandogli dei colpi importanti, nessuno è scoppiato. Ognuna di noi aveva un suo ritmo, nonostante la musica ci aiutasse a coordinarci ed è stato molto interessante.
Altra cosa particolare è che tenendo in mano il palloncino, con determinati ritmi, sentivo le vibrazioni al suo interno che arrivavano dentro me. Mi ha ricordato il ragazzo sordo che ho conosciuto la settimana scorsa, quello che ha imparato a parlare con la logopedia e addirittura adesso compone e suona musica rap. La musica è fatta soprattutto di vibrazioni e anche questa è una cosa che non ce ne rendiamo conto di solito ascoltando un brano. Ascoltare con le vibrazioni è la differenza tra l’ascoltare una canzone al cellulare, in un locale e in un concerto dove davvero ti entra dentro.

Nelle ultime danze ci muovevamo molto nello spazio incrociandoci e in un segmento giocavamo anche a far rimbalzare i palloncini colorati e toccare quelli delle altre, uno scambio di respiri e di cortesie.
L’ultimo pezzo l’abbiamo fatto senza il palloncino, poco prima dovevamo scegliere un suo luogo e lasciarlo lì, tranquillo. Ho avuto un brutto pensiero che magari alla fine l’avremmo fatto scoppiare, ma l’ho allontanato, dopotutto era il mio respiro.
Nella danza finale mi sono scatenata e alla fine ero abbastanza sudata e sentivo il mio respiro affannato. Grazie anche al pavimento morbido e la mia mobilità dopo mesi di danza e yoga, ora riesco a scendere a terra, rotolarmi e rialzarmi con delle giravolte. Ovviamente so che ho una fisicità e un ingombro importante, anche se mi sento più piccola e di occupare meno spazio, sto imparando a muovermi per non urtare le altre.

Oggi era il compleanno di una delle mie compagne di danza e c’è stata la sorpresa finale. Susi ha detto che nei corsi con Maria Fux, quando è il compleanno di qualcuno, questi deve ballare al centro rispetto a tutti gli altri partecipanti. Ha messo una musica, Susanna ha iniziato a danzare per poi invitarci una per una. A un certo punto ho visto che si era defilata e l’ho presa sotto braccio e riportata al centro della stanza. Questo ha fatto sì che si unissero tutte le altre a braccetto e abbiamo terminato facendo un cancan. Nonostante l’età siamo tutte delle bambine ed è bello questo non giudizio con le altre.
Prima della meditazione finale, parlando di compleanni e di quanti se nse compiono, le altre hanno scoperto la mia età. Cioè siamo coetanee, tutte intorno ai sessant’anni, ma si sono tutte stupite quando hanno scoperto i miei 60 anni, sembro molto più giovane. Il “segreto” è una bellissima combinazione di rinascita psicologica, peptidi maschili che rallentano le rughe, uniti alla terapia ormonale, che rende la pelle liscia e morbida. Ovviamente la cosa funziona solo con le donne trans.
La meditazione finale era ancora basata sul respiro e con una variante del “body scan”: dovevamo usare il respiro e poi porre l’attenzione in alcune parti del corpo, iniziando dalla testa per arrivare al cuore. In questa parte la suggestione di Elena è stata di aprire il cuore a tutte e a tutti, anche nel mondo. Ho sentito davvero un qualcosa espandersi nella stanza.
Dopo esserci rivestite e imbacuccate, oggi faceva molto freddo, ho mangiato alcuni dei pasticcini che aveva portato la festeggiata. Mi sono fatta ingelosire da una specie di frittella che mi è esplosa in bocca, tanto era piena di cioccolato. L’energia è servita a calmare la fame, avrei pranzato dopo quasi due ore per via degli orari dei treni domenicali.
Alcune hanno “abbandonato il loro respiro”: il palloncino, nel centro yoga che ci ospita, alcune l’hanno sgonfiato, mentre io l’ho portato a casa. Già mi vedevo sul treno con un palloncino giallo sotto braccio!
Mi ricordo che avevo conservato, sul divano di casa, un palloncino rosso per cinque mesi, era il ricordo di una delle mie prime “feste al femminile”. Questo mi ricorderà di respirare, finché il mio respiro al suo interno non verrà rilasciato per tornare nel mondo. Avevo letto che l’aria è sempre quella e che sicuramente stiamo respirando di nuovo l’aria respirata dagli antichi. Chissà se i potenti della terra e i quelli che fanno le guerre, si rendono conto che stanno condividendo il respiro con “i nemici”.
Ci siamo date appuntamento per sabato prossimo, quando farò la visita guidata all’università Bicocca or 15:00, ci saranno piccoli gruppi anche di altre persone, non è una visita privata (ed è gratis). Se qualcuno vuole venire è il benvenuto e può scrivermi per i dettagli, oppure mi trovate sui social.
Susi “Cara Bianca, il finale del tuo scritto l'ho trovato davvero meraviglioso: un passaggio dall'intimo-personale al 'respiro' politico-collettivo!
”
Grazie per scrivere di noi, del nostro Dancing Lotus