Dopo nove mesi in cui non sono andata in montagna per un trekking, ne ho fatti due in due giorni! Nei weekend in cui ero libera pioveva sempre, ma finalmente ho potuto tornare a contatto con la natura e i boschi.
Mercoledì sono andata a Varese a trovare la mia amica Elena che era troppo tempo che non ci sentivamo neppure la telefono, giovedì invece con un gruppo Telegram di cui conoscevo solo l’organizzatore. Era un anno che non facevo un trekking con degli sconosciuti da conoscere.
Destinazione Mandello Lario, val d’Era.
Il trekking a Varese, presso il “Campo dei Fiori” è stato breve con una camminata di un’ora, pausa a pranzare con la festa degli alpini (polenta e porchetta) e poi una lunga discesa per tornare all’auto parcheggiata a metà strada. La camminata è stata piena di chiacchiere, di confronti con tanti argomenti tra cui uomini e sessualità (che al momento mi manca).
Questa camminata mi è servita come collaudo per quello impegnativo del giorno dopo. Avevo timore per il mio ginocchio che ultimamente mi fa male, ma invece ha lavorato come si deve e il dolore era solo quello della stanchezza.
Il trekking a Lecco è durato dal mattino alle 9:00 e sono arrivata a casa alle 22:00. Mentre andavo in auto, un’ora circa di viaggio, ascoltando la radio mi sono resa conto che a ferragosto a Lecco c’è sempre una coda assurda per il ritorno. Tutti i milanesi che tornano dalle varie valli per finire nell’imbuto della tangenziale. Sono partita più tardi, dopo aver mangiato una pizza in compagnia, ma la coda c’era comunque e mi sono fatta un’ora di coda per fare cinque chilometri. Quando sono arrivata a casa avevo le “gambe di legno” per la stanchezza e lo stress della guida da ferma.
Arrivata in stazione ho riconosciuto un’altro dei partecipanti perché si stava cambiando indossando gli scarponi. Il resto del gruppo era in stazione, sono arrivati quasi tutti in treno evitando le code in auto. Sono andata in bagno con altre tre ragazze. In bagno ho rimosso la parte sotto dei pantaloni da trekking, faceva già caldo, e sono andata un attimo in auto a lasciarle. Torno e non ci sono più, va bene la precisione dell’orario, ma abbandonarmi così dopo che avevo avvisato? Per fortuna erano più avanti in una pasticceria. Insieme a quattro ritardatari, che avevano sbagliato strada, ci siamo ricongiunti al gruppo e abbiamo iniziato la dura salita. Il primo pezzo è sempre “spacca gambe” e c’erano pure dei gradini.
Dopo essere tornata con il fiato quasi normale ho iniziato ad ascoltare e mi sono inserita in alcune conversazioni ed è stato bello conoscere tante persone “nuove”.
Ho tenuto le menate sul mio essere trans per le riflessioni serali cercando di essere me stessa e più donna possibile, comunque qualcuno lo ha capito lo stesso e l’ho scoperto solamente da alcune parole buttate là e una volta che hanno sbagliato un pronome, poco male e so che non lo fanno apposta. Rivedendo alcune fotografie dove sono di spalle mi vedo sempre grossa, ma comunque è una visione personale. Un ragazzo sotto i trent’anni, in serata mentre mangiavamo la pizza, guardando alcune sue foto ha detto “sono grosso”, lo è, ma ben messo.
C’era anche un tizio over sessanta, brizzolato che aveva un fisico scolpito da allenamento con bici e attività non di palestra, soprattutto sul davanti. Alcune hanno fatto dei commenti a riguardo. Mi piaceva e ho pensato se era il caso di scambiarci il numero di telefono, ma di viso non mi diceva molto ed ho scoperto che di lavoro fa il programmatore. Io sono programmatrice e conosco come sono, non è il tipo di uomo che desidero. E’ stato interessante fare certi pensieri.
La salita si è rivelata lunga e impegnativa. Lo scopo del trekking era arrivare ad una pozza dove fare il bagno. Molte erano piccole, altre affollate. Siamo arrivati quasi in cima alla sorgente Grigna che era troppo impegnativa e attrezzata con catene sul vuoto, così si è deciso di fermarci. Il sole era coperto e non faceva così caldo, ma noi donne ci siamo messe in costume da bagno, molte anche con le scarpette da roccia anfibie. Meno male che le avevo comprate anni fa. Avevo anche un pareo che ho indossato, in alcuni momenti c’era l’aria troppo fresca “ma vedo del professionismo! A portare il pareo non ci avevo pensato.
“. Peccato che invece avevo dimenticato di portare una maglietta di ricambio, la liquirizia per tirarmi su la pressione e acqua di scorta. Alla fine del trekking sono arrivata con la gola secca e senz’acqua fino alla fontana in paese e subito dopo in una chiesa c’era un concerto e ci hanno offerto della limonata! Dare da bere agli assetati non si è rivelato mai così pertinente.
Si è formato il gruppetto ragazze e per un po’ abbiamo disquisito solo noi, ma c’era comunque scambio tra tutti, anche di cibo. Eravamo metà uomini e metà donne e solo una coppia, quindi tutti single che non cercavano in quel trekking possibili compagne, ma lo stare insieme e se sarebbe capitato sarebbe stato un di più.
Siamo scesi per fermarci a una pozza d’acqua che era illuminata dal sole che aveva fatto capolino. Eravamo titubanti a spogliarci ed entrare, l’acqua era gelida, ma poi un ragazzo è entrato e in pochi minuti metà di noi erano dentro. Rispetto alla prima pozza, dove ci eravamo bagnati fino al ginocchio, qui abbiamo anche nuotato per brevi tratti e fatto la doccia sotto il getto d’acqua che non era poi così ghiacciato. Con il sole l’acqua aveva assunto una colorazione acquamarina con riflessi dorati, è stato un momento davvero magico. Stare al sole dopo il bagno era perfetto come sensazione e temperatura.
Stare in compagnia senza pensieri a goderci il momento, in un luogo naturale, in mezzo alla natura è stato rigenerante complice l’acqua fredda e poi il sole caldo.
Peccato che rientrando nel “mondo civile” tutta questa serenità, condivisione e rispetto per il prossimo non c’è sempre.