E’ stato un fine settimana pazzesco e denso di cose, incontri con persone nuove, esperienze di vario tipo e anche una piccola visita turistica al centro di Torino. Il tutto insieme e grazie a Barbara. Per i due workshop a cui abbiamo partecipato ci sono dei post separati perché sono stati troppo interessanti e intensi.
Venerdì all’ora di pranzo mi scrive Barbara confermando l’ora di partenza, ma che causa manifestazione dei “Friday for Future” forse farà tardi uscendo dal lavoro. Non ho capito se troverò traffico sulla mia strada e parto venti minuti prima e infatti la tangenziale sarà bloccata in un paio di punti, ma per fortuna perdo solo il tempo dell’anticipo.
Salgo da Barbara e ci abbracciamo augurandoci una due giorni dove staccare da tutto. Lei prende il suo borsone e scendiamo. Arrivate al parcheggio mi dice che la sua auto ha avuto un problema e non è sicura usarla per tutto il viaggio fino a Torino, così prendiamo la mia. Avevo sperato di non guidare dato che sono ventidue giorni che guido molte ore al giorno, ma mi tocca anche questa volta. Più che altro mi stanca guidare la sera, sono astigmatica e quando si sdoppiano le luci non riesco a capire bene le distanze e quindi strizzo gli occhi stancandomi ancora di più. Senza contare il mio panico da guida dentro la città.
Comunque sia, anche stavolta, riesco a guidare in maniera prudente, non fare incidenti e riportandoci a casa stanche e salve.
Nel viaggio ci raccontiamo le ultime novità e mi accenna a cosa andremo a fare. Io ho capito poco, ma lei ha detto che sono una donna a 360 gradi e qualsiasi attività nuova la faccio volentieri e sarà sempre una cosa sorprendente. Quante prime volte ci sono state da due anni a questa parte?
Domani faremo un workshop esperenziale dal titolo “OLTRE LA SOGLIA: TUTTO CIO’ CHE AVRESTI VOLUTO FARE E DIRE PRIMA DI MORIRE” che è organizzato da alcuni suoi amici che non vede da circa due anni. Quindi andiamo a fare più cose e questa sera ci sarà un OpenDay dei corsi di Playback Theatre e lei rivedrà molte persone. Da parte mia se vorrò, potrò partecipare a questo laboratorio e figurarsi se mi faccio sfuggire qualcosa di nuovo!
Il Playback Theatre, in italiano Teatro della restituzione, è una forma artistica con contenuti di condivisione e parzialmente terapeutici. Detto in poche parole: c’è un conduttore, il pubblico, un narratore scelto tra il pubblico, gli attori sul palco. La spiegazione completa è nel prossimo posto dedicato. Parlando dei workshop che abbiamo fatto in passato concordiamo sul fatto che dato che a entrambe sono sempre andati bene, una parte è dovuta a noi che ci mettiamo sempre del nostro e che forse aiutiamo il gruppo a essere coeso da subito.
Terminata l’autostrada mi infilo nel traffico cittadino che per fortuna non è intenso. La guida è comunque impegnativa, ogni tanto racconto qualcosa in automatico, ma Barbara mi ascolta distrattamente (me lo dirà più tardi) impegnata a immaginare come sarà l’incontro dopo tutto questo tempo. Lei ha fatto numerosi laboratori con loro, alcuni anche in giro per l’Italia e c’è una vera amicizia con Marco, il titolare della scuola. Quanta amicizia? Barbara ha le chiavi della scuola e noi due dormiremo al suo interno per questa notte!
Parcheggio proprio di fronte all’ingresso con una enorme botta di culo, quando mai si trova parcheggio così? Già appena scese dall’auto mentre apro il bagagliaio per prendere borsoni e valigie, vedo Barbara che è già abbracciata con una persona salutandola calorosamente.
Siamo in leggero ritardo, ma per fortuna lo sono tutti che arrivano mano mano, così anche Barbara ha il tempo di salutarli uno per uno. Marco ci accoglie con calore e ci mostra dove andremo a dormire, ma vedremo con calma stasera questi dettagli.
Intorno a me c’è quasi tutta gente che si conosce e come mi fa sentire? Tranquilla, poi Barbara conosce l’organizzazione e mi fa sentire come se ne facessi parte anche io. Scendiamo al piano di sotto dove ci togliamo le scarpe per accedere alla sala con il palcoscenico. Al suolo è piena di cuscini disseminati in giro. Marco ci dice di sederci su uno di essi. Inizio a parlare con alcune persone, ma non ricordo cosa ho detto e neppure come innesco questa mia magia. Quale magia? Dopo un paio d’ore sarò amica di metà delle persone presenti e con alcuni in serata ci saluteremo con calorosi abbracci e l’invito a tornare al più presto.
L’accoglienza che ricevo come Bianca è sempre così e rispetto alla mia “versione precedente” è forse la cosa migliore della mia transizione.
Ho deciso di indossare la parrucca per “sembrare” una donna biologica e poi vengo meglio nelle fotografie. La cosa si infrange quasi subito perché all’inizio dell’evento ci fanno fare gruppetti di tre e una signora che in seguito si definisce “la regina delle gaffe” usa la grammatica al maschile su una frase, si ferma e si scusa imbarazzata. Ok, addio all’illusione di sembrare una donna biologica. L’abbraccio dicendole che “non è più un problema, va tutto bene”. Penso che da quel momento la serata come Bianca ha avuto davvero inizio portandomi a conoscere quasi tutti.
La descrizione del laboratorio è oggetto di un post separato.
Chi vuole informazioni ulteriori trova tutto qui: https://scuolaplaybacktheatre.it/torino/
Terminato torniamo di sopra dove c’è un piccolo rinfresco dove mangiare qualcosina. Qui una persona giovane mi chiede dove ci siamo visti? Al Cidigem? E’ il centro dedicato alle persone in transizione a Torino. Rispondo che forse mi ha vista sul palco del Milano Pride. Mi conferma che c’era infatti.
Esteriormente è un ragazzo con un volto ovale e grandi sopracciglia scure di forma morbida. Scopro che è una donna trans e che presto spera di iniziare con il percorso ormonale. Ha da poco terminato il percorso psicologico. Sono la prima e unica donna trans che ha conosciuto e mi riempie di domande, alcune su aspetti privati che solo persone come noi possono considerare normali e non un’invasione della privacy.
Barbara mi dirà “Sei stata un vero regalo per lei , eri propr
io quella di cui aveva bisogno
“. Infatti è venuta qui piena di timori, come solo le persone trans hanno al principio del coming out. Paura del giudizio e di esporsi. E’ in cerca di un corso teatrale e da parte mia le dico che fare teatro mi ha aiutato non poco a ignorare la gente che incontro, specie nei centri affollati. La gente fiuta la paura e ti fissa, se tu li ignori e non hai un abbigliamento appariscente e poco consono all’ambiente, non ti degneranno che più di un’occhiata di sfuggita. Trovando me all’evento si è sentita più tranquilla ed è anche intervenuta nel raccontare una piccola cosa su di se, senza andare in dettagli trans, ma comunque è stato un esporsi agli altri. Ciò che ha detto è relativo alla paura di cui ho appena accennato. Poi ha trovato me che nonostante sono solo nove mesi che prendo gli ormoni, dal suo punto di vista “sono una donna trans arrivata
“, vivo così tutti i giorni e sono esageratamente espansiva. Mi ha dato da pensare perché non mi sento poi così a posto, ho ancora un lungo percorso da compiere e spesso piena di dubbi, seppure piccoli. La gente vede in Bianca qualcosa che io non vedo e io mi vedo dettagli che tutti gli altri ignorano. E’ bello sapere che si è meglio di come ci si sente.
Prima di tornare dentro le scrivo il sito del blog invitandola a leggerlo e scrivermi per qualsiasi cosa.
Mangio al volo ancora qualcosa e scendo per assistere allo spettacolo che sarà una cosa simile a quanto abbiamo fatto noi, ma interpretato da attori esperti di Playback Theatre.
Terminata la performance chiedo a Barbara se mi fa una foto con gli attori, che lei conosce bene. Timidamente lo chiedo e tutti salgono sul palco trattandomi come una che conoscono da tempo, poi la mia idea di fare una fotografia dove creiamo una “figura statica” e non la classica foto in posa fa accogliere ancora più volentieri la richiesta.
Mentre gli attori si cambiano perdo di vista Barbara che è in giro per saluti, addirittura chiedono a me se l’ho vista chiamandomi per nome “Bianca, sai dov'è Barbara?
“. Poi è lei che mi cerca senza trovarmi perché sono io in giro a salutare gente. Più tardi lei mi dirà che una delle cose belle di me è che non c’è timore di lasciarmi in disparte mentre lei parla con i suoi amici, nel giro di poco tempo ero già integrata nel gruppo senza rimanere in disparte come avrei fatto nella mia versione maschile.
Abbraccio e saluto anche la signora delle gaffe, un abbraccio caloroso.
Quando quasi tutti i partecipanti sono andati rimaniamo un piccolo gruppo e ci dirigiamo verso un pub per mangiare qualcosa, in effetti a pranzo ho mangiato poco e sono stanca e affamata. Dato che nel gruppo ci sono alcune persone No-Vax rimaniamo all’esterno. Io ordino un hamburger e patatine perché dicono che qui la carne sia strepitosa. Faccio un veloce ragionamento “giovedì ho mangiato un hamburger di Chianina, posso fare un bis di carne? Ma domani non ho idea cosa mangerò e per che ora, prevenire è meglio“. Il panino si rivela strepitoso, forse uno dei tre migliori di sempre. Barbara ordina un hamburger vegetale senza il pane perché fortunatamente alla cassa le dicono che nel pane c’è lo strutto (grasso di maiale). Tantissime persone, anche musulmane, ignorano questa cosa che nel pane italiano al 90% si utilizza strutto o grasso animale.
Parliamo un’ora e sento le loro storie del Covid, Marco mi racconta cosa fa oltre al conduttore, organizza workshop di formazione, group building e tante altre cose di counseling. Sta anche scrivendo cinque libri che ovviamente sono tutti in bozza, dovrebbe concentrarsi su uno alla volta altrimenti non li concluderà tanto presto.
Alla mezzanotte arriva l’ora dei saluti e tutti mi invitano a tornare al più presto, che sono piaciuta e vogliono rivedermi.
Tornate dentro la scuola ci sistemiamo sulle poltrone divenute letti e io scopro che ho portato lenzuola e copertura “da campeggio” ed entrambi sono a sacco e non si aprono come lenzuola vere. Non le ho mai usate, avrei dovuto estrarle prima di partire. Meno male che in dotazione abbiamo un piumino e dei cuscini.
Mi cambio e prima di indossare la maglietta del pigiama chiedo a Barbara un parere sul mio seno e mi conferma che “E' cresciuto! E' circa una prima e mezza
“. Mi serviva una conferma dall’esterno e quale meglio di un’amica?
Con un ultimo abbraccio ci auguriamo la buona notte.
La sveglia è tardi intorno alle nove, non abbiamo fretta perché il workshop sarà nel pomeriggio alle 15:00, ma ci incontreremo prima con Marco.
MI faccio una doccia e mi preparo, mentre mi trucco sento parlare e rientrata nella stanza-dormitorio c’è Barbara con una signora che dice che deve fare un trattamento olistico a una cliente e Barbara deve attendere per fare la doccia. Infatti la prima cosa che chiederà è “dov’è il bagno?“. Mentre Barbara fa l’agognata doccia io scendo di sotto dove c’è il palcoscenico “quando mi capiterà ancora di avere un palco tutto per me?".
Posiziono l’iPhone con il timer e mi faccio tante foto e anche due video. Mi sono vestita di nero come in uso degli attori del Playback Theatre e mi sento molto figa, nonché padrona del palcoscenico.
Non so bene cosa voglio fotografare e improvviso sperando che riesca a fare qualche fotografia decente. Rivedendole ce ne sono alcune bellissime e che mi valorizzano parecchio, forse è la Bianca che vedono gli altri in me.
Barbara nel frattempo si è preparata, ci beviamo un caffè con la macchinetta e lasciamo la scuola. Questa mattina mi sono sentita come se fossimo delle ragazzine in gita. Un’altra prima volta perché da giovane non sono mai stata in gita scolastica da adolescente.
Dopo una verifica con i navigatori sulla strada da fare per andare al workshop, che è in un luogo della Val di Susa, e considerato quanto siamo distanti dal centro ,si decide di dedicare un’ora di passeggiata. Barbara vorrebbe farmi vedere tutto, ma il tempo è tiranno e i vari luoghi distanti tra loro. Torneremo a Torino dedicando un viaggio solo per turismo e musei.
Mentre passeggiamo di fronte a noi si para un tizio in armatura bianca da soldato imperiale del film “Star Wars”, dietro ci sono degli stand con altre persone in costume. Impossibile per due nerd come noi non farsi la foto! Per fortuna troviamo due ragazze che a turno ci fanno degli scatti.
Proseguendo in uno dei tanti portici Barbara vede il fumetto dell’Eternauta a soli 5€, la storia completa in volumetto. Entriamo a pagare e io guardo meglio all’interno dove ci sono molte stanze piene di libri “vecchi”, ci sono delle tende alle porte che danno un senso di bellezza incredibile alla libreria.
E’ ora di tornare verso l’auto e percorriamo la via dei musei e anche qui è d’obbligo una fotografia all’ingresso del “Museo Egizio”. Di strada ci fermiamo a mangiare un a focaccia, da parte mia sono ancora piena per l’hamburger di ieri sera. Barbara mi fa notare che per essere un sabato mattina c’è un sacco di gente vestita bene e elegante, alcuni hanno anche abiti da sartoria fatti su misura.
Torino centro è proprio bella e peccato aver visto davvero poco, ma siamo qui per salutare vecchi amici e fare un workshop davvero particolare. Anzi non ho la più pallida idea di cosa andremo a fare e questo mi eccita.
Dopo aver bevuto un ottimo caffè in un bar vicino all’auto, partiamo in direzione Val di Susa. Il viaggio sarà quasi di cinquanta minuti, non è davvero vicino. Nell’ultimo tratto la strada si inerpica con salite ripide passando dentro dei vicoli in un paesino. Io ho il panico da timore che mi trovi di fronte un’altra auto, sgaso come se fossi alla guida di una formula uno per paura che si spenga il motore. Arriviamo alla villetta che ha il cancello aperto, entriamo con l’auto e cerchiamo segni di vita umana senza trovarli. Marco messaggia che arriva presto, ha tenuto un workshop in mattinata. Troviamo la Iurta sul retro della casa. Barbara mi dice che se la sono montata con la sua comunità e l’aiuto anche di Andrea, lo sciamano celtico (Andruid) che ci guiderà nell’evento.
Barbara mi indica il bagno che è dentro un garage trasformato in sala giochi per bambini, da pranzo e bagno. Quando esco sta parlando con una giovane donna bionda che ha in mano un bimbo di pochi mesi. Scoprirò che ha partorito dentro la Iurta. La ragazza si chiama Francesca, ma Barbara l’ha soprannominata “Frangel” perché sembra davvero un angelo sia per l’aspetto fisico, è bionda chiaro, sia per il candore e il modo di essere.
Dopo mezz’ora in cui ci rilassiamo sulle poltrone nel prato arriva Marco e poi a seguito Andrea e i partecipanti del workshop esperenziale. Ci sarà un post nel blog dedicato a questo perché sarà davvero un’esperienza indimenticabile, anche se i dettagli rimarranno nei nostri cuori perché “tutto quello che accade nella Iurta rimane lì dentro”. Comunque nel post le cose che mi riguardano saranno raccontate.
Terminato siamo tutti rilassati e ci sentiamo come se ci conoscessimo da tempo. Da parte mia inizio ad accusare la stanchezza sia fisica che mentale. Il workshop è stato intenso emotivamente e non per il tema della morte, ma per i legami che si sono creati tra di noi. Ho dei seri problemi a ricordare i nomi degli altri anche se dentro la Iurta me li ricordavo tutti.
Facciamo un piccolo rinfresco con brindisi a spumante e spritz fatto in casa, mangiamo qualcosina spazzolando tutto in poco tempo.
Marco a un tratto dice che “stiamo pensando a una versione avanzata del workshop“, mi esce immediato un commento “…e questa volta si morirà sul serio!” azzeccando i tempi come se fosse una battuta preparata, che suscita l’ilarità generale. Andrea aggiunge “E non ci sarà un terzo livello” e giù ancora a ridere. Stiamo celebrando la vita dopo aver parlato della morte.
Arriva il momento dei saluti. Ci riabbracciamo uno per uno, sappiamo che probabilmente non ci vedremo mai più, ma è stato bello vivere l’esperienza insieme.
Marco in particolare mi dice qualcosa che non ricordo bene del tipo “Sei bella e in gamba, devi venire ai nostri workshop
“, bella inteso anche come ‘bella persona‘, “ti ho anche inviato del materiale informativo
“. Più tardi scoprirò che sono l’unica a cui ha inviato anche i video dello spettacolo di ieri sera.
Bianca anche questa volta “hai sfondato” e creato amicizie, forse questa volta in numero esagerato per sole 36 ore!
Ripartiamo in direzione Milano seguendo una strada suggerita da Marco che ci evita di passare dentro i vicoli stretti del paesino sottostante . Avevo il terrore di doverla fare con il buio della sera. Sono le ore venti e mi sembra che sia mezzanotte.
Dopo quasi due ore di guida arriviamo a casa di Barbara che mi ospiterà questa notte. C’è il letto libero della figlia che questa notte dorme fuori. Dormirò nella camera di Bianca…anche lei si chiama come me.
Ordiniamo una pizza alla pizzeria d’asporto sotto casa, mangiamo in cucina cercando di rimanere sveglie. Barbara è più stanca di me, ma teniamo duro ancora un po’. Un’altro abbraccio “Amica mia!
“, “ti voglio bene”, “anche io
” e andiamo a nanna. In effetti non sarei riuscita a guidare per un’altra ora per arrivare a casa. Bianca ha delle energie enormi per l’età, ma non è indistruttibile.
Mi sveglio intorno alle sette e mi dico “rimango ancora a letto riordinando i pensieri“, in realtà mi riaddormento subito svegliandomi alle nove. Ho ancora addosso una stanchezza enorme, ma riuscirò ad arrivare a casa. Barbara andrà a fare “Acqua Gym” poco dopo le dieci. Dopo una frugale colazione, l’hamburger magico sta dando ancora i suoi effetti energetici, arriva la figlia Bianca. Ci racconta della sua serata e poi arriva anche per me il tempo di salutare e partire. Dato che siamo delle “abbraccione professioniste” ce ne diamo un’altro paio e prendo l’ascensore.
Mentre sono in autostrada e ho ancora mille pensieri che si stanno ordinando ne esce uno che mi dice “sono le dieci e mezzo, non ho voglia di arrivare subito a casa. Magari faccio un giro in un centro commerciale per camminare un po’. Oggi piove e fa freddo.” Decido di andare oltre casa, fino a Orio Center per comprare degli stivaletti invernali. Lo scorso anno era già tardi e non c’erano più del mio numero. Mi faccio un breve giro dei negozi e compro tre paia di scarpe: una da camminata e due stivaletti di cui un paio lucici, forse da ragazzina. Tacco basso perché l’idea è di usarli quando andrò al lavoro a Milano, ma del tipo che indossano ormai tutte le giovani donne.
Mi piacerebbe mangiare fuori anche adesso, magari con qualcosa a base di verdure. Guardo i menù, ma non trovo nulla di così stuzzicante e inizia ad arrivarmi addosso tutta la stanchezza e sento parecchio caldo, soprattutto alla testa con la parrucca addosso. Segno che è meglio rientrare a casa, mangiare qualcosa di poco impegnativo e schiantarmi sul divano.
A pochi chilometri da casa mi fermo in un mini market per comprare del pane fresco. Vicino alla cassa c’è un rasoio elettrico in offerta. Spero di non dovere più farmi la barba in vita mia, ma ho ancora almeno due sedute di epilazione per eliminarla tutta. Il mio rasoio stamattina ha deciso di smettere di funzionare dopo un anno di onorato servizio e per qualche mese me ne servirà ancora uno. Mentre sono in cassa sento lo stomaco gorgogliare dalla fame.
Arrivata a casa, mentre bolle l’acqua dei ravioli ai funghi, faccio partire la lavatrice e sistemo le cose del viaggio. Mangio e seguo il piano schiantandomi a dormire sul divano almeno un paio d’ore.
Buon riposo Bianca, te lo sei meritato. Sono stata me stessa, a mio agio, rimanendo “sul momento” senza divagare nei pensieri. Il “passato ingombrante” è davvero una cosa del passato.