“Le neuroscienze confermano che durante il periodo natalizio la memoria emozionale è particolarmente attiva: l’ippocampo e l’amigdala, due strutture cerebrali centrali per il richiamo di esperienze emotive, vengono intensamente stimolate. Per questo motivo, i sentimenti legati al Natale sono spesso amplificati.
”
Beatrice Fisi (apri articolo)

Sono partita per andare al mare in quel di Comacchio (FE) e trascorrere il Natale con i miei genitori. Durante il viaggio di tre ore e mezza, mi è arrivata una strana sensazione, come se ci fosse una regressione mentale al mio stato maschile. Per mio papà sono ancora “il ragazzo” e sebbene l’importante è che sono stata accettata, è come se il mio subconscio cercasse l’approvazione del papà. Non devo assolutamente fare che questa cosa aumenti, me lo aveva detto anche la mia psicoterapeuta agli inizi del percorso di affermazione di genere.
Ieri sera sono stata a cena dalla mia amica Cristina, dove c’era il compagno e le sue due sorelle, infine anche una comune amica dell’associazione Mariposa. Abbiamo mangiato (forse troppo, ma alla vigilia ci sta e ho mangiato poco pane che è quello che ti frega) e poi giocato due ore a tombola; gioco che al maschile detestavo. La cosa che l’ha reso interessante – oltre alla splendida compagnia – sono stati i premi tutti impacchettati e che non sapevi cosa avresti vinto; inoltre erano cose recuperate nelle nostre case, ognuno ha portato oggetti che non usava più, spesso stupidate.
Ogni donna ha vinto una maschera viso e le cuffie portatili, una ha vinto tutte le candele e io due pistole per spruzzare acqua in giardino (che non ho), mazzi carte, pupazzi e statuette, segnaposto e altre cose che nel vincere è stato divertente non essendo legate a premi importanti.
Loro non hanno conosciuto il me sé maschile e quindi ero e sono Bianca in tutti gli ambiti e nessun errore sui pronomi.
“Natale non è solo una festività; è un complesso intreccio di simboli, memorie e significati che toccano corde profonde della nostra psiche. È un periodo in cui gli individui possono vivere emozioni opposte: per alcuni il Natale rappresenta gioia, connessione e tradizione, mentre per altri diventa fonte di ansia, malinconia e rifiuto. Comprendere queste dinamiche attraverso una prospettiva psicologica ci aiuta a interpretare meglio il nostro rapporto con il Natale e il suo impatto sul nostro benessere.
”
Dopo un’ora di guida mi sono fermata all’Autogrill Bauli (Verona), un must dove fare una colazione fantastica; per fortuna in cassa mi hanno dato del “Lei” e pure al bancone dove ho chiesto cosa volevo (brioche alla crema pasticcera e cappuccino). Questo mi ha tirato un po’ su.
Prima di arrivare, guardandomi nello specchio retrovisore dell’auto, mi stavo vedendo poco femminile e sembrava che il make-up fosse sparito.
Arrivata di fronte a casa dei miei genitori, ho preso la pochette con i trucchi e mi sono data una sistemata al make-up e mi sono sentita meglio. Mentre cercavo di ricordare dove avevo nascosto le loro chiavi di casa è arrivata la vicina del piano di sopra che mi ha dato subito “il Lei” di cui avevo bisogno, mi ha aiutata con le borse e accompagnata al piano.

L’abbraccio con mamma ha valso il viaggio e l’attesa di mesi per rivederla. Per vari motivi, nei weekend dove volevo andare a trovarli è successo sempre qualcosa che lo ha impedito: auto guasta, febbre, meteo avverso.
Entrata della mia camera (che alterno con la nipotina quando viene a trovarli, ma oggi non c’è) mi sono cambiata in fretta indossando un abito rosso molto natalizio.
Uno dei “problemi” psicologici è che nella cameretta c’è un mobile con letto, quasi identico a quello dove ho dormito per anni quando abitavamo insieme; mi ricorda il mio passato maschile e negli anni ‘2000 in un’anta in alto c’era una scatola, ben nascosta, con dentro scarpe con tacco altissimo che indossavo in segreto quando ero sola in casa. Nel viaggio per venire qui, ho preferito indossare abiti comodi e scarpe sneakers, al diavolo la disforia, meglio la sicurezza.
Solo una volta mio papà si è riferito a me al femminile, poi è tornato al “ragazzo”.

Il pranzo di Natale è andato bene, non abbiamo mangiato tantissimo (soprattutto a base di pesce e salmone) e c’è stata quella serenità che mi ci voleva per questo periodo.
Ho ripensato al mio ultimo natale al maschile (apri link articolo), avevo già iniziato la transizione, e mi era sembrata tutta una recita, si era fatto finta che non avessi detto nulla di me come donna. Oggi, con l’accettazione, ho ritrovato la magia del Natale e dello stare in famiglia senza farsi menate inutili.

Il giorno dopo abbiamo fatto una breve passeggiata sul molo e incontrato dei loro vicini di casa e la signora ha chiesto “E’ sua figlia?
” , ho subito detto sì e salutato per evitare che mi papà dicesse qualcosa che non sarebbe stato semplice spiegare. Nonostante ero tutta imbacuccata, adesso mi vedono subito come donna anche in questi casi, meno male.
Nel pomeriggio sono uscita da sola per andare in riva al mare. Già questa mattina abbiamo camminato due chilometri, non c’era il mercato, ed è stato molto per mamma. Sentivo il bisogno di andare in riva e sentire il rumore del mare.
Mi sono coperta per bene, qui con il vento e pochi gradi il freddo si sente molto. Superata la barriera di sabbia che protegge i bagni estivi ed il paese, alti un paio di metri, lo spettacolo del mare era di fronte a me. La spiaggia era piena di conchiglie e rami portati dal fiume Po, che ha la foce qui vicino. ci sono degli scogli a trenta metri dalla riva che fermano le onde che si frangevano con fragore.

Mi sono sentita felice e libera, soprattutto di essere donna.
Il sole era basso e colorava tutta spiaggia di colore arancione, ma poi è tramontato ed è rimasto solo il freddo, così sono rientrata a casa dove abbiamo bevuto un tè caldo accompagnato dal panettone. Sono davvero in relax e finalmente ho “riscritto” lo stare con i miei genitori, ma in versione femminile!
I giorni seguenti sono stati di tranquillità, serenità, cercare di digerire – sebbene abbiamo mangiato meno del solito natalizio, ma non ci sono più abituata – e anche andare in bagno…
La sera abbiamo visto in TV lo spettacolo teatrale “Natale in casa Cupiello” con grasse risate anche da parte di papà (che non ha sonnecchiato molto stando sul divano come suo solito) e “Il conte di Montecristo”. Era davvero tanto che non guardavo dei film che non fossero sui canali digitali, ma visti con i genitori è stato un’altra cosa e molto bello.

Sono partita “solo” dopo quattro giorni con loro, ho preferito evitare il traffico domenicale del rientro, ma è stato un bel periodo e nonostante il freddo siamo riusciti a fare due passi in paese. Guidando verso casa ho ripensato agli anni in cui partivo e sentivo un misto di tristezza e voglia di fare (andare da loro mi riconnetteva con il mondo lasciando indietro nervosismi lavorativi e di frustrazione), ma oggi nulla – solo tranquillità – sto davvero bene con me stessa.
Al supermercato mentre scelgo il vino “Signora, vedo che lei se ne intende, è buono quel vino?
“
In bagno all’autogrill, siamo in due file ad attendere il nostro turno (al solito), una mi squadra per un attimo, poi smette. Chissà che cosa avrà pensato di me? Qualche volte se ci sarà qualcuna che prova a dire che sono un maschio, mi piacerebbe mostrarle i documenti…ma forse è meglio che non capiti mai.
Finale: ho prenotato con un’amica per la festa di capodanno, andremo in una discoteca con due piani e due stili musicali diversi. Credo che indosserò la parrucca che mi fa “più figa e donna” per evitare problemi di transfobia, dato che saranno quasi tutti single…meglio prevenire eventuali situazioni brutte e di disagio.
Rientrata a casa ho scoperto che – a riscaldamento spento – in casa c’erano undici gradi! Brrr, un freddo rientro…