Da un anno ho un ciclo ormonale di venti giorni, più o meno. Non è un ciclo mestruale anche se ha delle similitudini nella carenza ormonale. Per un paio di giorni mi vengono pensieri oscuri, timori, paura del futuro. Il tutto è accentuato dalle modifiche ormonali che influenzano le emozioni.
Non è la stessa cosa del ciclo mensile, ma ci vado vicino.
Quest’anno ci sono sempre spese impreviste e ho dovuto tagliare numerosi attività, che sebbene costassero poco, non riesco più a permettermele. Per fortuna sto diventando brava a trovarne alcune che sono gratis.
Come accaduto lo scorso anno, sono un po’ di giorni che dormo, ma non riposo bene e questo ha contribuito ad alimentare il ciclo e la sensazione di nervosismo.

Uno di queste notti, dove non dormivo bene, ho visualizzato le cose che mi piacerebbe fare e che, per tanti motivi non riesco, come se ci fosse una montagna che frana e continua a bloccare qualunque mia iniziativa per aggirarla.
Il mio ex titolare diceva che per affrontare certe cose “bisogna ostacolare l’ostacolo”. In questo caso l’ostacolo è di natura economica e al momento non vedo come riuscire ad ostacolarlo. Il continuo aumento dei prezzi e gli stipendi rimasti a quelli di anni fa, non permettono più di arrivare alla fine del mese.
Ci si è messa anche l’amministratrice di condominio e l’azienda che dovrebbe installarmi la caldaia nuova; la mia ha vent’anni e rischia di rompersi da un momento all’altro. C’è un pressapochismo in Italia su tantissime persone in ambito lavorativo, la loro professionalità viene sbandierata, ma alla resa dei conti si rivela scarsa e soprattutto c’è la mancanza di corretta comunicazione.
Basandomi su questo e sul fatto e che due mesi fa sono venuti a installare le caldaie ad alcuni condomini; quello all’ultimo piano ha dovuto spendere 400 € per far passare i tubi di rame, ma mantenendo la caldaia di tipo vecchio.
Dopo vari incomprensioni e aver chiesto a quello del piano di sotto, persona veramente indisponente e antipatica a tutti, ovviamente ostacola e non vuole intervenire con nessuna spesa.
Senza farla troppo lunga, essendo l’ultimo piano, posso comunque procedere al cambio, ma non potrò usare la canna fumaria e dovrò spendere un sacco di soldi, che non so ancora quanto, per fare un buco nel soffitto e far passare i tubi aggiungendo un comignolo sul tetto. Il tutto per un metro circa di tubi. Una cosa assurda è che dovrò capitolare e affrontare anche questa spesa, non c’è alternativa.
Altra piccola tegola, non è che ci tengo in questo momento da andare in pensione, ho troppe energie, ma ogni anno il governo sposta più in là, la data di pensionamento e toglie agevolazioni, praticamente adesso dovrò lavorare ancora per quasi otto anni. Solo tre anni avrei avrei potuto andare quasi adesso.
Insomma, tante piccole cose e nonostante le altre mie attività ludiche e di divulgazione, questo umore nero, mi ha fatto ripensare alla mia vita attuale, la transizione e i risultati ottenuti. Nella normalità di questo periodo, vivo da donna senza quasi badarci, ho scoperto che non sto godendo il mio essere donna appieno. Questo mio percorso non è tanto per arrivare in fondo ad essere l’altro genere, ma è un’esplorazione del genere femminile, scoperte meraviglie.
Ieri sera ho assistito a una lettura in biblioteca, di un libro chiamato “Nel nome della madre“, che racconta in prima persona di Myriam (Maria) da quando incontra l’angelo, fino a quando ha partorito Jesus (Gesù). Tutto è raccontato in prima persona, compreso il parto. La mia amica Anna, che ha fatto la Lettura è stata bravissima e ci ha emozionati tutti e tutte.
Alcune signore, come commento al termine, mi hanno detto che ha ricordato il loro parto e la stessa cosa l’ha fatta una signora più tardi, quando durante il rinfresco ci siamo fatti gli auguri chiacchierato un po’.
Questa estrema confidenza con me a parlare anche di certe cose, da un lato mi fa bene e mi apre il cuore, ma dall’altro lato, mi ricorda che sono una donna transgender e certe cose non posso comprenderle. Mi ha dato molto da pensare.
Al bar, l’altra mattina, un signore che viene lì spesso a prendere il caffè, è entrato esclamando scherzando: “ma sono l’unico qui, che la fa in piedi in bagno?”. Sa che sono una donna transgender ed è stato bello comunque che mi ha messo insieme alle altre.

L’altro giorno, durante il servizio fotografico aziendale, di cui pubblicherò più avanti le fotografie, la fotografa a un certo punto ha detto “La signora bionda, un po’ più a sinistra”. È stato bello sentirlo, dovrei esserci abituata e invece soprattutto per questa settimana e umore grigio, è stato una bella spinta.
Affrontando queste cose, mi è tornata la voglia di essere Bianca come vorrei essere sempre, cosa non facile e soprattutto al lavoro, che ho una sola collega donna, abbiamo le comunicazioni tra di noi tra uomini e di cose tecniche come la programmazione di server web che distruggono la mia femminilità. Ormai ho capito e accettato che quando programmo, non sono una donna nella testa, è come se tornasse il se’ maschile.

Questa mattina sono andata a fare la lezione di danza workout ed era che era da tanto che non mi divertivo, entusiasmandomi parecchio. È stato come rinascere e non ho sentito minimamente la fatica della lezione, che anzi è terminata troppo in fretta.
Al contrario del luogo di lavoro, qui siamo solo donne e mi sento “a casa”, me stessa e la cosa si vede dalle fotografie dove vedo un volto sempre felice e so che è vero.
Mi sono portata un cambio d’abito e dopo la lezione di danza, mi sono cambiata a super velocità e dopo pranzo mi darò una sistemata al make-up.
Tra poco pranzerò in un centro commerciale, probabilmente al bar dell’Esselunga dove cucinano bene e costa meno che negli altri ristoranti. Al termine andrò all’Università Bicocca dove c’è una visita guidata alla mostra fotografica Ri-scatti, dove sarò io a fare la speaker e raccontare un po’ di cose sul percorso di affermazione di genere. Ho sei persone prenotate e tante altre che hanno scritto “se riesco vengo”. Comunque anche con due sole persone farò la visita, se non altro per rispettare il loro impegno nei miei confronti.
Prima però, incontrerò la mia amica Novella e ci racconteremo un po’ di cose, prima e dopo la visita guidata che dovrebbe durare un’ora.

Giornata piena e per fortuna ho ripreso ad emozionarmi, cercando di lasciare stare le preoccupazioni economiche che altrimenti non mi farebbero vivere e godere questi momenti. Tante piccole rinunce ci stanno, ma non devo rovinarmi la vita girandoci dentro.
IN PRINCIPIO LA RELAZIONEOgnuno di noi nasce dalle sue relazioni, vive nelle sue relazioni, è le sue relazioni. Un tempo si insegnava: Agere sequitur esse, «L’agire viene dopo l’essere». Ora comprendiamo che si tratta di invertire la prospettiva: Esse sequitur agere, «L’essere viene dopo l’agire», nel senso che ognuno di noi è quello che è perché è stato "agito", e sarà quello che sarà come risultato delle proprie azioni.
La maniera migliore di fare del bene a se stessi è fare del bene agli altri; e viceversa, la maniera migliore di fare del bene agli altri è fare del bene a se stessi. Cura dell’io e cura degli altri non sono separate ma costituiscono una polarità che va sempre tenuta unita. È in questa ricca e delicata dialettica che la nostra umanità fiorisce.
Tratto da #DestinazioneSperanza