Lo scorso agosto, la corte costituzionale si è espressa in merito a una interrogazione richiesta dal tribunale di Trento in merito a due domande.
Il riconoscimento del genere neutro per le persone non binary, inclusi i documenti.
L’obbligatorietà di chiedere al tribunale il permesso di effettuare le operazioni chirurgiche in Italia.
La sentenza è la 143/2024 e trovate qui il testo pubblicato.
Alcuni giuristi e avvocati hanno espresso la loro opinione e interpretazione. Qui l’articolo di Nicola Posteraro che ha gestito il Progetto T.R.A.N.S. RIGHTS.
Sembra tutto molto bello, ma in realtà non è cambiato molto. Non è compito della Corte Costituzionale legiferare, ma informare il legislatore di determinate cose. Visto l’attuale governo che sta facendo di tutto per essere contro di noi persone transgender e limitare quei pochi diritti che abbiamo, forse è meglio che per ora se ne stiano tranquilli.
Nel mio intervento di ieri (apri articolo del blog) ho raccontato il punto di vista delle persone transgender relative al secondo punto, quello sulle operazioni chirurgiche.
Vi parlerò delle conseguenze nel mondo reale delle normative relative alla transizione di genere.
Di per sé l’impianto legislativo, seppure molto sommario, potrebbe anche andare bene, però il problema è che gli enti e le istituzioni che devono approvare e autorizzare queste norme, sono al collasso e hanno tempi di attesa assurdi che rendono poco applicabili le norme.
Riuscire in tre anni a rettificare i documenti e dopo attendere altri quattro anni per operarsi, magari per una persona over 40 può essere un’attesa ragionevole, ma spiegateglielo a una giovane persona trangender di vent’anni, che il tempo di attesa è quasi la metà della sua vita trascorsa.
La corte costituzionale ha stabilito recentemente, che non è più necessario richiedere l’autorizzazione per le operazioni chirurgiche, a patto che sia completata la transizione. Non ha specificato cosa si intende per questo “completare”.
Un percorso di affermazioni di genere non ha un vero proprio termine, è una continua evoluzione e trasformazione fisica e mentale.
Dato che è un riferimento giuridico, probabilmente, si intende che sia l’avvenuta rettifica dei documenti e di genere.
Quella che potrebbe sembrare un’evoluzione della normativa, in questo momento dal nostro punto di vista di persone trans, è un disastro.
Non si è pensato minimamente alle conseguenze burocratiche che implica tutto questo.
Dovendo passare attraverso un giudice per la rettifica, rimane valido l’impianto attuale, che dura anni e che provoca tantissimi problemi alla persona transgender, in quanto già dopo 12 mesi dall’inizio della terapia ormonale, questa somiglia veramente poco alla foto e i dati dei documenti. È un comingout continuo anche solo per iscriversi in palestra, figurarsi se ti ferma la polizia che non può identificarti.
In precedenza si faceva la “richiesta congiunta” e si chiedeva quindi anche l’autorizzazione all’operazioni chirurgiche in Italia; dove un medico non può operare su un organo considerato sano, previa denuncia penale.
La sentenza è utilizzata a livello ospedaliero, come conferma di poter effettuare determinate procedure che si possono fare con il servizio sanitario nazionale.
Le operazioni chirurgiche che vengono coperte sono quelle di riassegnazione del sesso e delle mammelle. Qualunque altra operazione è considerata chirurgia estetica.
L’avvocato che mi ha aiutata nella rettifica dei documenti, mi ha detto che ora sta cercando di far indicare nella sentenza di rettifica, i punti principali di questa sentenza della corte costituzionale e un breve testo di spiegazioni.
La sua e la mia domanda è: come la prenderanno questi chirurghi?
Si fideranno della sola sentenza di rettifica del genere sessuale?
Comunque la normativa vigente rimane e il chirurgo si espone al rischio di denunce penali.
La sentenza è anche utilizzata per procedere con il servizio sanitario nazionale e non pagare gli interventi.
Questa cosa negli ospedali come sarà presa?
C’è anche un altro fatto. Ad esempio in Lombardia non esistono chirurghi che fanno questo tipo di operazioni. La normativa europea dice che per operazioni di “altissima specializzazione”, se nella propria regione non esistono oppure non sono allo stato dell’arte, si può fare una richiesta per ottenere un rimborso del 70% e operarsi in tutta Europa, in alcune nazioni anche all’estero e anche in cliniche private.
Questa richiesta va fatta molti mesi prima dell’intervento e anche qui vogliono la sentenza.
Senza l’indicazione alle operazioni chirurgiche, sarà ancora possibile ottenere un rimborso?
Quando si vedranno le conseguenze di questa decisione ?
Lo scopriremo tra un anno per quanto riguarda le operazioni di rimozione del seno e ricostruzione del capezzolo, per gli uomini trans; aumento del seno per le donne trans. Quest’ultima non è considerata come agire su un organo sano, in quanto viene aggiunto del materiale, ma anche in questo caso, occorre la sentenza per farla gratuitamente.
Per le operazioni più delicate di vagino-plastica e di fallo-plastica, invece lo scopriremo tra almeno tre anni. Tale è la lista d’attesa in Italia per quei pochi centri che fanno queste operazioni con il servizio sanitario.
Anche qui come la prenderanno questi chirurghi super specializzati?
A questo punto, se non è più necessaria l’autorizzazione del tribunale, mi chiedo perché serva ancora dover andare da un giudice per cambiare nome e genere.
Essendo ormai una pura “operazione anagrafica”, la si dovrebbe svolgere nel Comune di residenza oppure in quello di nascita, riducendo tempi e costi.
A tal proposito, per concludere.
Una nota sui costi di tribunale. A seconda della provincia, dove si fa richiesta si pagano dai 200 € agli 800 € per le spese di bolli e quant’altro.
Secondo alcuni avvocati dovrebbe essere applicata la tariffa più bassa perché è una modifica anagrafica. Sarebbe davvero utile che esista un’univocità nazionale su questi costi.