Sabato, dopo le ore 15:00 e domenica prossima si andrà a votare per le Elezioni Europee e il rinnovo di oltre 4000 comuni italiani, ma tantissime persone trans non andranno ai seggi, perché?
Questo weekend sarà la mia prima volta ad andare a votare con il nuovo nome, lo scorso anno, a causa di un ritardo burocratico (per via delle elezioni regionali) del mio comune di residenza nel fare la rettifica dei documenti, ero dovuta andare ancora con il nome Gerardo e stare nella fila “sbagliata” degli uomini.
Tranne nelle città di Milano e Padova, nel resto dell’Italia ci sono ancora le file separate divise per uomini e donne, in base al sesso indicato sulla carta di identità. Inoltre ho scoperto da un post Instagram che alcune donne nella scheda elettorale hanno ancora il cognome del marito e che scrutatori addetti alla votazione e verifica devono essere uomini che devono verificare i documenti maschili e donne quelli femminili, una cosa assurda, come se una donna non può identificare un uomo avendolo davanti.
Da qui il motivo per cui settanta anni fa si facevano liste divise per sesso.
Certi regolamenti oggigiorno sono assurdi e anacronistici.
Il problema per le persone transgender che non hanno ancora rettificato i documenti (ci vogliono non meno di tre anni) è di dover andare nella fila sbagliata, fa sì che tantissime persone non vadano più a votare a causa del disagio che provano, inoltre devono fare coming-out e raccontare del perché i documenti sono diversi da come si è fisicamente. Se poi ti trovi uno scrutatore che non sa bene cosa fare e deve chiamare il responsabile ad alta voce, il disagio diventa gigantesco, l’imbarazzo aumenta e ti sembra quasi che ti fissino tutti con troppa curiosità.
La situazione è questa: c’è un uomo trans con la barba, che è nella fila delle donne e una donna che sta nella fila degli uomini. Quasi sicuramente le altre persone che sono in fila, ti diranno “signora/signore, guardi che ha sbagliato fila.
“, mi è successo.
Grazie alla mia età avanzata, un pizzico di menefreghismo e faccia tosta ho applicato la regola del “è un problema loro, non sono io il problema
“, ma per le persone trans più giovani si trovano davvero tanto a disagio, con la disforia a mille, non vanno a votare e perdono un diritto (e dovere) costituzionale.
Inoltre con questo governo siamo sotto attacco per motivi ideologici e dato che non possono attaccarci direttamente, per fortuna abbiamo ancora una costituzione, stanno agendo su piccole cose, sulla disinformazione generale, sul dire che ci vogliono aiutare mentre in realtà stanno riducendo i diritti delle persone (non solo transgender, ma di tutte le minoranze), tolgono fondi a determinati progetti.
Su alcuni gruppi Facebook ci si sta mobilitando per dire di andare comunque a votare dei partiti che NON ci osteggiano, anche se loro orientamento politico non è di gradimento, ma in qualche modo dobbiamo difenderci. A causa della frammentazione delle associazioni e personalismi dei responsabili, è quasi impossibile metterle insieme tutte per avere una voce unitaria. Inoltre ognuna ha una sua piccola filosofia che spesso ha idee in contrasto con le altre associazioni. Infine, quando le persone transgender sono a buon punto nel loro percorso, smettono di frequentare le associazioni e in un certo senso spariscono dal radar, non si può più contare su di loro per azioni comuni.
Il ministero della salute ha stimato che le persone trans siano almeno 500.000 in Italia e non riesco a capire dove siano, a parte una partecipazione minimal ai vari Pride, non si sa dove siano né come fare a raggiungerle.
Andate a votare! Le persone trans che non votano più, oppure è la loro prima volta, se hanno timori e paure si facciano accompagnare ai seggi. Esprimere il voto sarà un “piccolo” gesto politico che potrebbe essere importante per dare un segnale che riguardo noi persone transgender e non-binary non devono decidere al posto nostro, ma insieme a noi.