Questa mattina avevo due cose in contemporanea e sono riuscita a farle entrambe. Una era di andare al lavoro in presenza per incontrare un nostro fornitore che arrivava dalla Spagna e veniva a raccontarci un po’ di cose tecniche sull’uso dell’intelligenza artificiale (interessantissimo). L’altra era di partecipare a un evento relativa a un progetto che mira a fornire un report sul come poter arrivare a modificare la legge 164/82 che norma il cambio di genere anagrafico, sesso e l’autorizzazione a fare le operazioni chirurgiche con il SSN in Italia. Argomento molto importante per le persone trans.
La maggior parte dei partecipanti alla discussione erano online, per mia fortuna, visto che non potevo trovarmi in due posti di Milano in contemporanea che sono ai due estremi della città.
Approfittando del fatto che il nostro consulente interagiva con il mio capo e altri colleghi, ascoltavo con l’auricolare quello che dicevano all’evento e con l’altro orecchio ascoltavo dal vivo il consulente.
“Il 7 giugno, in Università degli Studi di Milano, discuteremo con il Prof. Angelo Schillaci dell'ordinanza di rimessione del Tribunale di Bolzano alla Corte costituzionale sul cd. 'binarismo di genere'.
“
Al seminario parteciperanno anche gli studiosi che sono stati selezionati tra quelli che hanno risposto alla call for papers diffusa tempo fa.
Le conclusioni saranno affidate alla Prof.ssa Francesca Rescigno.
T.R.A.N.S.- Transsexuals’ Rights and Administrative Procedure for Name and Sex Rectification
Progetto di ricerca PRIN PNRR 2022 – finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU
Questo è il testo del mio abstract che avevo proposto:
Progetto_TRANS_Abstract_short
Scindere la pratica legale per la rettifica dei documenti di persone transgender.
Il percorso di affermazione di genere in Italia, non specificato dal Dlgs. 164/82, si basa su prassi obsolete e poco definite, principalmente guidate dalle indicazioni di ONIG. Le transizioni coinvolgono molteplici percorsi interconnessi, ma le modifiche fisiche avvengono molto prima della rettifica dei documenti, creando problemi di identificazione legale, accesso alle cure sanitarie e al lavoro. Il sistema attuale, basato sul codice fiscale, esclude le persone trans dai controlli oncologici. La “Disforia di Genere”, precedentemente considerata una malattia, è ora riconosciuta come Incongruenza di Genere dall’OMS, ma in Italia tale cambiamento non sarà implementato prima del 2027. La terapia ormonale richiede una diagnosi e sei mesi di terapia psicologica, ma le restrizioni burocratiche rendono difficile l’accesso alle cure e la rettifica dei documenti entro un periodo ragionevole. L’aggiornamento delle prassi, con tempi definiti e adeguati ai cambiamenti fisici, potrebbe risolvere molti problemi. Le operazioni chirurgiche sono coperte dal SSN solo con l’autorizzazione del tribunale, ma la rettifica dei documenti dovrebbe essere un procedimento separato, accessibile direttamente al comune di residenza.
A questo evento partecipavano avvocati, giuristi, docenti di giurisprudenza e i loro interventi sono stati abbastanza tecnici e spesso citavano i vari articoli di legge.
Mi sono piacevolmente stupita della loro competenza sulla tematica trans, in altri ambiti c’è un’ignoranza assoluta e si vuole decidere qual’è il meglio per noi. Una relatrice ha detto nella sua presentazione che il termine “trans” è meglio per essere usato anziché transgenere, transgender, transessuale, perché in questo modo si includono anche altre categorie come le persone non binarie, Intersex e quant’altro arriverà in futuro.
Tutti hanno detto che ci si deve confrontare con le persone transgender per capire meglio determinati aspetti e suggerire miglioramenti alla normativa.
Al momento sono l’unica persona trans coinvolta. Ho scoperto solo recentemente che esiste questo progetto che è finanziato con i fondi del PNRR e partecipano anche degli enti ministeriali che sono molto interessati ai risultati di queste conferenze e il report finale. Ci sarà un discussione finale a Roma a fine anno e spero di riuscire ad andarci anche se mi costerà molto tra viaggio e pernotto.
La maggior parte delle associazioni e persone influenti in questo mondo trans non sanno niente di tutto ciò (anche esistono tre avvocati trans), oppure hanno delle posizioni talmente intransigenti da non ammettere un dialogo costruttivo. Siamo in Italia dove c’è anche la chiesa e si deve sempre raggiungere un compromesso su qualsiasi cosa, in special modo su una tematica dove siamo marginalizzati e obiettivo politico.
Quando è arrivato il mio turno, mi hanno mandato un whatsapp, sono andata sul terrazzo del co-working dove lavoriamo e ho fatto la mia presentazione impiegando solo sette dei dieci minuti a mia disposizione. Ho evitato preamboli e di essere troppo noiosa. Ho raccontato loro del problema che il percorso legale è il doppio più lento di quello medicalizzato creando tutti i problemi attuali.
Quello che secondo me si deve fare per risolvere il 70% dei problemi relativi a un percorso di affermazione di genere a transizione è che la rettifica dei documenti si svolga modo più rapido e escludendo il tribunale.
Ho illustrato tutti i problemi del coming-out continuo, che si fa anche solo usando il bancomat oppure iscrivendosi a un corso, arrivando poi ai problemi sanitari, quelli legali nei contratti, le votazioni.
Riguardo alle operazioni chirurgiche, la normativa italiane è molto complicata e occorre una sentenza del tribunale per autorizzare un medico ad operare su un organo sano, in modo che non venga perseguito penalmente. Vista questa difficoltà da superare che ho capito essere giuridicamente complessa, ho proposto di svincolare il cambio di nome e genere dell’autorizzazione delle operazioni chirurgiche. Oggi si può già fare facendo due percorsi al tribunale oppure una sola chiamata “autorizzazione congiunta”, ma si deve ugualmente passare da un giudice, con un minimo di tre anni di procedimento e una spesa importante. Andando direttamente al Comune di residenza si velocizzerebbe tutto abbattendo i costi. Non viene aggravato il comune da lavoro in più perché si inserirebbe a monte di una procedura che già fanno.
Ho anche indicato i possibili documenti che potrebbero servire al comune, non una diagnosi di disforia di genere, ma un documento che attesti che sono in grado di intendere e di volere e che non ho patologie mentali. Altri documenti potrebbero essere l’inizio della terapia ormonale sostitutiva da qualche mese oppure il motivo per cui non posso farla e/o non voglio farla. Ho indicato poi di mettere un paletto, come in Spagna, che dopo aver cambiato i documenti non si possa fare una detrazione anagrafica prima di cinque o più anni. Questo serve a calmare le persone che ci sono ostili e fare la deterrente per persone che non sono totalmente sicure del passo che vanno a compiere. Non che ci saranno così tante persone che facilmente faranno una transizione di genere, nessuno al di fuori di noi, si rende conto davvero delle modifiche della nostra vita a cui si va incontro e non la si può fare per moda.
Quando ho terminato la mia presentazione, ho visto nei video tutti gli altri partecipanti fare un applauso silenzioso (avevano il microfono spento), segno che quello che ho raccontato è stato di aiuto. Questo il mio modo di fare storytelling funziona sempre meglio e ogni volta che lo utilizzo divento sempre più brava e incisiva.
Ho ricevuto l’invito a voce e poi scritto di continuare a collaborare con loro e ho dato la mia disponibilità anche a partecipare ad eventi, online se non potrò andarci di persona.
Nicola P. “Grazie a te. Importante sentire la voce di chi vive in prima persona certe esperienze. Sicuramente ci sentiremo Buon lavoro, intanto un abbraccio
”
Il testo dell’ordinanza oggetto della discussione:
Nel contesto di questa ordinanza, il “binarismo di genere” si riferisce all’idea che esistano solo due categorie di genere: maschile e femminile.
Tuttavia, sempre più persone si identificano al di fuori di queste categorie, come transgender, non binarie o di genere fluido. Questo solleva importanti questioni di diritti civili, uguaglianza e riconoscimento legale.
L’ordinanza di rimessione potrebbe riguardare, ad esempio, la possibilità di riconoscere legalmente una terza opzione di genere oltre a maschile e femminile, come “X” o “altro”. Questo potrebbe avere implicazioni per i documenti di identità, i diritti di accesso ai servizi e la protezione contro la discriminazione.
La Corte Costituzionale dovrà valutare attentamente queste questioni e decidere se la legge provinciale di Bolzano è conforme ai principi costituzionali e ai diritti fondamentali.
Sarà interessante vedere come questa decisione influenzerà il dibattito sul genere e i diritti delle persone persone non binarie in Italia e in Europa.
Per ulteriori dettagli, puoi consultare la Sentenza n. 50 del 2024 della Corte Costituzionale 1.
Questa sentenza contiene informazioni
dettagliate sull’ordinanza di rimessione e le argomentazioni legali coinvolte.
Contestualmente, “si chiede anche di far venir meno, in quanto incostituzionale, la normativa che impone alle persone trans – e solo a queste – di dover avviare e attendere l’esito di un complesso e costoso iter giudiziario per fare quanto è altrimenti possibile a tutte le altre persone che devono seguire un percorso terapeutico: rivolgersi direttamente alle strutture sanitarie.