Di solito non torno mai in vacanza nello stesso luogo, c’è sempre la delusione dell’aver già visto tutto e il mondo è pieno di luoghi da visitare. Sono ritornata solamente in un paio di posti che avevo visitato quando ero al maschile, giusto per verificare l’esperienza se era diversa e lo è stata notevolmente, ma solo perché sono cambiata io e la mia percezione del mondo.
C’è un luogo però dove contano di più le persone che trovi che l’ambiente circostante e la natura. Quest’anno ci sono ritornata e invece del “già visto” ho ritrovato casa (Leggi articolo del blog).
Per questo ritorno ho invitato la mia amica Elena K. e lei si è fidata di venire senza sapere molto a riguardo. Non le lo ho quasi nulla su cosa avrebbe trovato, il giusto per stuzzicare la sua curiosità. Volevo riproporle quello che ho provato lo scorso anno quando è successo a me di venire qui: meraviglia, serenità, condivisione con persone.
Non è un luogo per tutti, non è la solita vacanza che ci si può immaginare di un campeggio in riva al mare, ma è un viaggio in un altro luogo, forse fuori dal tempo, dove contano di più le persone e le esperienze condivise che cosa e dove si fanno. Una specie di comunità degli anni addietro aggiornata alle tematiche di oggi.
Credo che solo poche persone meritino di poterci venire e provare appieno cosa offre. Non ci sono molte comodità, giusto il minimo per l’igiene; la spiaggia è libera per chilometri e non puoi prenotare ombrelloni; pranzo e cena sono in comune con menù fisso (scegli dai vassoio cosa mettere nel tuo piatto) ed è tutto vegano cucinato con amore dalla chef (nulla a che vedere con la tristezza che si immagina di questa cucina), ma a pranzo si è liberi di mangiare mozzarelle pugliesi e quant’altro, possibilmente al di fuori della zona del campeggio. Il bar e il mini market sono quelli del campeggio principale, piccoli e tranquilli. Se la tua vacanza al mare è quella del dormire in camera, colazione, spiaggia con docce, pranzo, spiaggia, cena, discoteca….non è il posto per queste cose.
Non è nemmeno un luogo spirituale dove si incontrano appassionati e fanatici di qualche disciplina olistica; l’esperienza la crei tu interagendo con le persone che sono con te nel campeggio e partecipando alle attività e laboratori di quel periodo. Ogni settimana cambiano e non si ripetono, puoi provare a scegliere di venire in una settimana dove ci sono degli argomenti che segui, oppure lasciare tutto alla meraviglia. Noi abbiamo fatto così ed è stato tutto perfetto.

Sono partita in serata, dopo aver mangiato un panino falafel per stare leggera. Il punto di ritrovo era a casa della sorella di Elena, dove si possono lasciare le auto senza preoccuparsi della pulizia delle strade e non si paga la sosta. Elena è arrivata giusto quando ho finito di bere un caffè al bar. Cariche con i bagagli, lei trolley e zaino, io zaino grande e borsone da spiaggia, abbiamo preso la metropolitana per raggiungere la stazione degli autobus di Lampugnano. Abbiamo deciso di andare con il Flixbus, per una questione di costi e dopo l’esperienza di guida notturna dello scorso anno, è meglio se guida qualcun’altro. Viaggiando di notte dovremmo riuscire a dormire e non arrivare distrutte dal viaggio.
Uscite dalla metropolitana ci si presenta una scena inattesa: bancarelle afro, un sacco di persone di colore, un casino di gente. La sensazione è quella di non trovarsi a Milano, ma qualche parte in africa! Guardando bene, al di là della folla ci sono le banchine degli autobus piene di gente di abiti variopinti in partenza.
Un mondo di persone e diversità, una scena caotica e bellissima insieme.
Mentre cerchiamo di capire se siamo sulla banchina giusta, le zanzare ci assaltano e anche dopo che mi sono spruzzata il repellente, continuano a mordere ferocemente. Finalmente dopo un attesa che pareva infinita è arrivato il nostro Flixbus a salvarci.
A causa dello sciopero di treni e aerei c’è un sacco di gente che cerca disperatamente di raggiungere i luoghi dove hanno prenotato la vacanza e che non verrebbero rimborsati. Le destinazioni sono le più disparate come Parigi, Praga e la Puglia dove andiamo noi. Ci sono anche dei ragazzi diretti in Grecia che si faranno 24 ore di viaggio, incluse dieci ore di traghetto. Tutto ciò mi fa pensare a quanto diamo per scontato lo spostarci per lunghi tragitti in aereo.

Partito il Flixbus con ritardo, parliamo un po’, mentre intorno a noi ci sono molti ragazzi. Commentiamo che forse non ci faranno dormire. Ripenso alle gite tra maschi quando ero giovane e fare casino era la norma e il godimento del viaggio.
Oggi per me invece è un recuperare le gite tra giovani donne che non ho potuto fare.
Raffaella “Bianca, mi sono affezionata da subito lo scorso anno, perché hai l'entusiasmo di una ragazzina, la forza di una donna e la volontà di diventarlo.
“
Il viaggio è durato nove ore, con due pause brevi in autogrill per sgranchire le gambe. Elena ha dormito quasi tutto il tempo, mentre io che ero lato corridoio per stendere le lunghe gambe, appena prendevo sonno, qualcuno nel corridoio e mi sfiorava svegliandomi di botto, senza riuscire poi a riaddormentarmi nonostante il cuscinetto gonfiabile reggi testa che ho comprato apposta.

Per fortuna sono riuscita a dormire qualche ora e arrivate a Foggia ero in grado di gestire il resto del viaggio: il cambio dei mezzi di trasporto. Le Ferrovie del Gargano non hanno un sito dove si vedono i treni, gli orari e prenotare. Il biglietto lo compri solo in un’edicola che è nascosta sul binario uno. L’organizzatrice, cioè io, sapeva che dopo Foggia sarebbe stata un’avventura raggiungere a Ischitella e poi arrivare al campeggio, ma oggi siamo in gita e quando arriveremo non ha nessuna importanza, non sentiamo il desiderio di arrivare subito. Quando si dice che il viaggio stesso è l’esperienza.
Riusciamo a comprare i biglietti e fare una colazione veloce al bar dove ci hanno chiesto se il cappuccino lo vogliamo lungo. Scopriamo con disappunto che il cappuccino è servito freddo e in un bicchiere tipo fastfood. Avevamo bisogno d’altro e di uno classico per svegliarci. Questa parte della globalizzazione e uniformazione di creare catene di negozi non mi piace per nulla.
Saliamo sul trenino che è composto da soli tre vagoni e per nostra fortuna ha l’aria condizionata, fuori la temperatura sta salendo molto in fretta.
Mi ero chiesta perché ci avrebbe impiegato novanta minuti per compiere un tragitto che sembrava breve sulla mappa e l’abbiamo scoperto appena partito. Il treno viaggiava lentamente in una tratta composta da un solo binario, il percorso era in zone di campagna piene di ulivi e infine si fermava per molto tempo ad ogni stazione. La puntualità tipica e frenetica milanese, dove vuoi che il treno arrivi e riparta subito, qui non c’è. Iniziamo ad abbandonare la milanesità e immetterci in un mondo a misura di persona.

Tra tante chiacchiere e l’osservazione degli infiniti uliveti che attraversiamo, arriviamo a destinazione: Ischitella. Uscite dal treno scopriamo che la stazione dista alcuni chilometri dal paese e qui non c’è nulla a parte l’edificio stazione. C’è una piccola sala di attesa e un pannello degli orari. Mi fotografo l’elenco che ci servirà per il viaggio di ritorno. Studio l’orario degli autobus e forse ce ne sarà uno tra due ore, non si capisce però. Ci troviamo a soli otto chilometri dal campeggio, ma è come se fosse distante decine e decine di chilometri. La milanesità frenesia si allontana sempre di più.

Il piano di emergenza era quello di telefonare al campeggio per farci venire a prendere. Non avevo preavvisato dell’orario non sapendo nemmeno con che mezzi ci saremmo arrivati.
Dopo solo cinque minuti arriva Barbara (detta “la Ba”) per portarci a destinazione. Finalmente! E’ terminata l’esperienza del viaggio tra amiche e sta per iniziare qualcosa di totalmente imprevisto e positivo.
Dopo il check-in al campeggio principale, noi siamo in una zona extra convenzionata e gestita in estate da un’associazione di Bologna, ho accompagnato Elena alla scoperta di questo luogo magico.
Lasciamo i bagagli nella tenda che abbiamo affittato e che è già montata, da vere milanesi vogliamo un minimo di comfort. Mentre camminiamo tra sentieri e alberi iniziamo a incontrare lo staff, le cuoche e alcuni ospiti. È una festa incontrarci nuovamente, come se non fosse passato nemmeno un giorno da quando me ne sono andata.
C’è anche una sorpresa tutta per me: la mia amica Raffaella. Non mi aveva scritto volutamente che c’era pure lei in questo periodo. Una gradita sorpresa e una grande felicità di ritrovarsi.
E’ il nostro primo giorno della settimana di vacanza e già tante cose sono successe, sarà un periodo intenso e mi sembrerà che il tempo scorrerà velocemente (è già trascorsa una settimana), ma anche che siano accadute un sacco di cose (mi sembra di essere qui da un mese).

Il mio blog è soprattutto un diario di esperienza sulla mia transizione e riporterò solo una parte di tutta la vacanza, non voglio che sia un elenco delle attività che ho fatto. I contenuti li ho dettati nello smartphone pochi minuti dopo che ogni attività era terminata, poi nella revisione per la pubblicazione mi sono serviti per metabolizzare e ragionare su di me, la mia relazione con il mondo, fare introspezione e risolvere determinate cose.
Una in particolare è stata notevole: non mi sono truccata per una settimana e mi sentivo bene, a mio agio. Non sentivo affatto il bisogno di essere la donna transgender che doveva camuffarsi per avere l’aspetto di una donna. All’inizio della transizione non andavo nemmeno a gettare la spazzatura se non ero truccata e vestita bene! Credo sia stato un grande traguardo arrivarci e decidere quando mi piacerebbe truccarmi, senza timore del misgendering (pronomi maschili riferendosi a me). E’ accaduto anche qui qualche volta, ma non mi ha fatto così male “dentro” come in passato dove mi sembrava di non avere fatto abbastanza.
Anche quest’anno, venire qui è stato un mettermi alla prova. Lo scorso anno l’obiettivo era quello di essere Bianca per tutto il tempo, senza possibilità di avere pause dove in qualche modo rifugiarmi. Quest’anno è stato di vivere senza maschere, senza aiuti e essere me stessa tutto il tempo e per la prima volta.
Una delle domande che mi rivolgono è quando finisce la transizione. Per alcune donne trans è quando hanno fatto le operazioni chirurgiche (tette e patata), per me non avrà termine nemmeno in quei casi. Come dal sottotitolo del blog “un viaggio transgenere” lo considero una continua esperienza di vita e ogni volta ne esco migliore e con meno “seghe mentali”, quando poi trovo un luogo come questo il passo avanti è enorme.
Ogni esperienza che ho vissuto nella settimana sarà un articolo del blog, ma non in ordine cronologico, forse in ordine di esperienza vissuta.