Questo articolo non parla della transizione. Oggi è andato tutto splendidamente, sono stata la me stessa tutto il tempo e tutti mi hanno trattata con grammatica al femminile “signora…”. Nonostante sono tre giorni che non mi rado perché mercoledì andrò a fare l’elettrocoagulazione, non si vedono i pelini sotto il fondotinta, poi ne ho parecchi bianchi che si mimetizzano (che il laser non riesce a colpire). Quindi dal punto di vista della donna trans nulla da scrivere, mentre come Bianca ho trascorso una splendida giornata.
Oggi gita a Torino per visitare il museo egizio. Ho prenotato un mese fa per avere un’offerta del treno Italo. Insieme a me c’è la mia vicina di casa Carmina che desiderava vederlo, mentre a me piaceva l’idea di una gita e vedere qualcosa di nuovo (dentro il museo) e rivedere alcune cose della città viste troppo in fretta la volta scorsa (parchi e piazze).
Partiamo di casa alle 7:30 per prendere un primo treno per Milano Centrale, facciamo quaranta minuti di attesa con colazione, giretto ai “Mercati generali“, pausa bagno e partiamo con Italo alla volta di Torino.
Durante il viaggio scopro che nel vagone c’è la spina di corrente, ma non quella USB e non ho modo di tenere in carica il cellulare. Per fortuna ho con me la power bank, ma che pesa moltissimo e insieme all’acqua e altre cose, tra cui il kit trucco che non userò, si farà sentire eccome nello zainetto. Navigo di nuovo nel sito del museo per capire se è meglio scendere alla stazione Torino Porta Susa oppure Torino Porta Nuova, un mese fa avevo letto che è meglio la prima, mentre ora guardando le mappe scopro che la seconda è più vicina e noi arriveremo dieci minuti dopo l’ingresso del biglietto. Per fortuna non c’è coda, le famiglie arriveranno più tardi intasando le sale. Noteremo anche qualche insegnante a cui rubiamo alcune descrizioni e aneddoti.
La visita parte dal piano terra con dei video e un papiro largo (lungo?) venti metri con tutta la storia dei morti, imbalsamazione e resurrezione. In pratica, con i pittogrammi, le istruzioni per riportare alla vita il morto mummificato.
Nell’immaginario mediatico sembra che le mummie potrebbero uscire da sole, ma invece scopriamo che sono poste dentro ben tre casse/sarcofagi, pesantissime. Però quella più esterna è smontabile. Inoltre molte mummie sono poste nel sarcofago sdraiate di lato, mentre noi nei musei le vediamo stese a pancia in su’ per motivi di migliore presentazione al pubblico.
Saliamo con le scale mobili per cinque piani scoprendo che la visita è in discesa, il che non è male visto che percorreremo sette chilometri! Vediamo un sacco di mummie, oggetti, monili, armi, oggetti davvero strani. La visita dura circa due ore dedicando del tempo a leggere le targhette informative.
L’idea della gita era che verso mezzogiorno avremmo fatto una pausa nel bar interno, per poi terminare la visita e nel pomeriggio fare un giro per la città e nei parchi. Scopriamo che il bar è chiuso fino ad Aprile perché le norme vigenti vietano la consumazione di cibo all’interno dei musei, equiparati a cinema e teatri. Idiozia della burocrazia.
Visitiamo, stanche morte, quella che sembra l’ultima sala con il pensiero a sedersi e mangiare. Il museo è stato bello, ma non mi ha lasciato addosso il senso di meraviglia. Dirigendoci all’uscita arriva la sorpresa con meraviglia, l’ultima sala è enorme e piena di statue gigantesche.
I muri sono di colore neri, specchi sono nelle pareti e il tutto sembra ancora più enorme. Solo questa sala vale il prezzo del biglietto e della visita.
Peccato che abbiamo le mascherine per le fotografie che comunque facciamo. E’ talmente bello che chiedo a Carmina di fare un secondo giro per questa sala che mi da’ un senso dell’antico e di maestoso.
Appagate dalla visita durata solo due ore e mezzo, usciamo nelle vie di Torino a cercare un luogo dove mangiare qualcosa. Proviamo un paio di posti, ma hanno solo focacce varie, nulla di particolare. Passiamo di fronte a una focacceria dove lo scorso Novembre sono stata con Barbara e ci fermiamo qui. La focaccia è leggera, croccante e buonissima. Poi abbiamo scelto quella rucola e grana che è uno spettacolo.
Riposate un po’, soprattutto i piedi doloranti, ci alziamo per andare verso il Parco della Villa Reale che è fianco della Mole Antoneliana, così prendiamo due piccioni con una fava.
Per strada c’è la voglia di un caffè e io di assaggiare il “bicerìn“, dopo un paio di svolte di fronte a noi c’è un bar con scritto “l‘autentico bicerìn” e ci fermiamo. In cassa scopriamo che costa ben 6€ e questa versione non prevede il liquore e contiene strati di cose molto caloriche. In pratica facciamo merenda in anticipo. Conoscendomi, prevedo ancora un gran camminare e avrò bisogno di tutta l’energia e qualcosa per tenermi alta la pressione. A fine giornata avremo camminato per 17 chilometri!
Il resto della giornata trascorre visitando il parco, dove c’è una band rock ‘emergente’ (tipo centri sociali) che suona vicino a un furgone scassato da dove prendono la corrente. Suonano bene e soprattutto ci danno dentro. Mi piace un sacco girare a zonzo per le città scoprendo cose davvero particolari davvero inattese.
A fatica troviamo l’ingresso al parco della Villa Reale che è all’opposto di dove ci troviamo e ha un solo punto di ingresso e uscita. Nel parco ci sono tante statue in stile Borromeo, come la villa stessa. Mi viene spontaneo il paragone con le statue egizie che vengono davvero da un passato lontano.
Carmina mi fa notare che la villa e tutto il parco erano per una singola persona, il re, e la sua famiglia, facendo lavorare tantissime persone.
Torniamo sul discorso iniziato dentro il museo egizio. Carmina nota che il culto della morte sembra essere lo scopo di vita degli antichi che nascevano, vivevano lavorando, solo per andare nell’aldilà. Le ho fatto notare che i reperti sono tutti oggetti e mummie provenienti dalle tombe e quindi la “vita sociale” della popolazione non è stata rappresentata. Inoltre nelle tombe e sarcofagi ci finivano solo i faraoni con famiglia, importanti funzionari e qualche architetto. Negli scavi fatti dagli italiani, finiti nel museo con i permessi delle autorità dell’epoca e non saccheggiati come hanno fatto Inglesi e Francesi, non si sono trovate le ossa dei servitori. Forse quella storia che morendo il faraone venivano sepolti con lui anche i servitori non è poi così vera.
Il paragone l’abbiamo riportato all’Italia dei Savoia con il Re e i servitori, stavolta non dediti al culto della morte, ma comunque dediti a servire qualcuno. Che vita sociale avranno avuto questi servitori?
Beviamo un caffè nel bar del museo del palazzo scoprendo che costa poco, di solito ne approfittano. Il bar è un museo esso stesso in quanto tutte la pareti sono coperte da mobili e vetrine piene di oggetti in argento. Si “respira” l’aria di un’altra epoca lontana, seppure più vicina a noi.
Infine ci trasciniamo verso la stazione, il treno sarà solo tra tre ore per via dell’offerta speciale e non sappiamo cosa fare. Inoltre scopro che perderemo la coincidenza per Treviglio per cinque minuti e dovremo stare un’ora in Stazione Centrale. Non ce la sentiamo di fare così tardi tanto siamo stanche.
In stazione provo a fare anticipare il biglietto e la signorina dell’ufficio di Italo ci trova due posti sul prossimo treno e soprattutto senza pagare alcun sovrapprezzo! Perdiamo comunque la coincidenza, ma prendendo la metropolitana per Lambrate riusciamo a prendere un treno a un orario decente rientrando a casa stanche e felici di aver passato una fantastica giornata.