Un evento che parte piccolo e poi senza che ce ne rendiamo conto diventa di rilevanza nazionale.
Sabato c’è stato un torneo di calcio a cinque e ci era stato chiesto dall’organizzatore di partecipare con una squadra transgender. Inizialmente non è stato facile trovare almeno cinque partecipanti per iscriverci.
La maggior parte dei soci pensa solo alla propria transizione e capire come arrivare al piu presto a fare la terapia ormonale. Quindi? Mi sono inserita anche io per avere una squadra in tempo. Nella partita, per fortuna, eravamo in otto così abbiamo potuto fare i cambi.
Nella mia vita prececente ho giocato per 14 anni a calcetto e sono 15 anni che non tocco un pallone. Mi intriga verificare se come donna sará diverso, ho una postura diversa e le tette.
L’idea era “facciamo questo torneo senza allenamenti e divertiamoci.
“
Ieri mi chiama Guglielmo, il presidente di Acet, dicendomi che siamo la prima squadra italiana trans a partecipare a un torneo vero e RAI 2 vuole farci un’intervista nella trasmissione “I fatti vostri“, dobbiamo parlare di sport e persone trans.
Bellissima notizia. Mezza giornata è trascorsa per discutere e mettere a punto i dettagli con l’emozione che mi sale. Meno male che abbiamo fatto le magliette con nome e numero perché adesso siamo una vera squadra. Erano mesi che tra di noi si parlava di sport e transizione, ma per via del poco tempo libero non si era ancora fatto nulla.
Ho fatto fatica a dormire.
Quando ho iniziato a fare la divulgatrice su tematiche trans ho pensato alla televisione, ma non credevo di riuscire ad arrivarci in meno di due anni.
Oggi ho avuto la conferma dell’evento con una telefonata uno degli autori del programma e pochi minuti dopo ho ricevuto i biglietti del treno, il voucher dell’hotel, che include la cena e a sorpresa anche il rimborso del taxi.
Ho io i documenti e andremo a Roma in tre ( donna trans, ragazzo trans, ragazzə non binario ), ma essendo la più vecchia e la segreteria dell’associazione, l’autore del programma mi ha definito “la mamma del gruppo”. In 24 ore faremo andata e ritorno, una mazzata per me (ho esperienze passate e so che i viaggi spossano), ma sarà come andare in gita con degli amici. Abbiamo una stanza tripla e per fortuna come persone trans, non abbiamo i problemi di genere nello stare in camera con altrə, tipiche dei gruppi binari di persone in viaggio.
Ultime note che invio agli autori della trasmissione:
- evitare sigle mtf, ftm… dire semplicemente:
Bianca nata come maschio ora è una donna trans
Alec nato come femmina ora è un uomo trans
Tommaso nato come femmina ora è una persona non binaria
Il “messaggio” che deve uscire è:
Siamo persone come le altre con desiderio di affetti, amore, lavoro, hobby e poter fare attività sportiva.
Mario “Non spaventarti, in fondo non è diverso che parlare al telefono in una piazza o pubblicare su un social solo che, negli ultimi due casi, non ti rendi conto di quanta gente ti possa ascoltare o vedere
”
Mi manca il milione di spettatori, ero come record a 2000 persone in piazza lo scorso novembre…
Laura “Organizziamoci per sabato prossimo prima che Bianca diventi troppo famosa e poi non ha più tempo
”
Tra poco dovró andare a comprare le scarpe da calcio su erba sintetica, ora vale la pena spendere un po’, ma prima devo andare a rinnovare la patente per averla con il nome Bianca (poi farò la modifica sul libretto dell’auto ed avrò terminato la transizione burocratica). Al negozio Decathlon ho chiesto quali scarpe vanno bene per giocare su erba sintetica, mi hanno indicato una parete di scarpette senza distinzione di genere. L’unica cosa è che le misure sono diverse dalle scarpe tradizionali, alla fine ho acquistato un numero 43, ma che affiancato alle scarpe da tennis sono più corte. Mi chiedo se il tipo sarà corretto, nel peggiore dei casi giorcherò con quelle da tennis, ma vorrei fare bella figura.
Con il gruppo whatsapp ci confrontiamo sui pantaloncini e calzettoni e decidiamo per il colore nero.
In giornata mi scrive una mia amica:
Maia “Bianca il tuo percorso personale, senza la visibilità che ora stai avendo, sarebbe altrettanto andato in questa direzione? Il calcio è un sport per maggioranza legato al mondo maschile, svariati motivi culturale, ma perché tu stai rivendicando il gioco ora “vestita” da donna e soprattutto vuoi avere platea?
”
Ribadisco il rispetto che ho nei tuoi confronti, perciò, rispondimi solo se ti senti di farlo e puoi mandarmi a quel paese. Come ben sai, continua la mia ricerca sul corpo, più che mai.
Ti abbraccio forte forte
In realtà è per divulgare le tematiche trans , la partita è dimostrativa (anche se poi la squadra credo continuerà senza di me) e lo stesso andare in Tv.
Dato che si parla di noi “trans” sempre in maniera parziale e a sproposito come associazione e io in particolare vogliamo mandare il messaggio “siamo persone come le altre” e sport e calcio se “fanno notizia” in un ambito non di conflitto politico, va più che bene per fare attivismo.
Poi ci sono il 95% delle persone trans che smettono qualsiasi attività sportiva e spesso di socialità per odio del proprio corpo oppure paura di mostrare (es il seno per i ragazzi trans).
Grazie della riflessione.
“Mi hai parlato della associazione e il messaggio che vorrebbe far passare, ma non hai risposto alla mia domanda…Hai dato enfasi all’attivismo, senza dubbio importantissimo, ma Bianca, dove entra in tutto ciò come singolo individuo? Perché voler sembrare come le altre persone?
“
Qual é la tua necessità come donna? Quali diritti ti servono per avere rispetto dagli altri? In che modo una donna trans “può minacciare” le altre donne? e se così fosse visto come minaccia una donna trans, come avere il proprio spazio nella società? Non come una donna uguale a tutte le altre, ma come una donna trans, c’è differenza, mi domando perché voler essere appiattita dalla “uguale”.
Non sono uguale alle altre donne (cis oppure trans) sono io e faccio solo cose che mi piacciono e interessano. Se poi riescono anche a migliorare la società e i diritti è un plus. Comunque ho capito che raramente “passo” per una donna cisgender se trascorro del tempo a fare attività insieme, ma vedo che non è un problema degli altri e non più mio. Come donna curo molto di più me stessa, la mia salute e l’aspetto fisico (che non ho mai curato ritenendomi un maschio bruttino). Adoro le relazioni con gli altri e il confronto. Quando faccio attività con altri e c’è un bello spirito…sono felice. Non conta il genere, sono io al massimo!
Il comunicato ufficiel del torneo dice:
Milano – Open Milano ASD, con la collaborazione del Comitato di Milano di Uisp (Unione Italiana Sport Per tutti) e il patrocinio del Municipio 9 del Comune di Milano, lancia la “Coppa Sport Per Tuttз”. Un quadrangolare di calcio fra tre squadre femminili e la prima squadra di Milano di altetз transgender che si terrà sabato 25 marzo dalle 10 presso il Centro Sportivo Comasina – Sport Promotion di Via Salemi 19 a Milano.
La Coppa è parte di un progetto più ampio chiamato “Te lo do io il Qatar” dove il calcio sarà uno strumento per la promozione dello sport come mezzo per il miglioramento del benessere psicofisico di tuttз e come strumento di inclusione sociale. In particolare, il progetto è pensato da Open Milano per (re)includere nel mondo dello sport le persone discriminate per il proprio genere (transgender, non-binary, genderfluid e tutte le persone che non si riconoscono nel sistema binario di assegnazione del genere alla nascita) e per il proprio orientamento sessuale.
Per la “Coppa Sport Per Tuttз” in campo vedremo la squadra femminile di calcio del Municipio 9 di Milano, il team di Ladysoccer, associazione sportiva che promuove e sviluppa il movimento del calcio femminile, la squadra di YouSport, associazione che lavora per “l’inclusione di chiunque sia fuori dal cerchio” con particolare attenzione al tema della migrazione e una rappresentanza dell’ ACET – Associazione per la cultura e l’etica transgender, attiva sul territorio Lombardo.
L’idea è semplice, e allo stesso tempo tristemente inapplicata: il calcio è di tutti, indipendentemente dal genere e dall’orientamento sessuale. E invece, soprattutto nel mainstream, resiste il pregiudizio in base al quale il calcio sia uno sport per maschi, non per signorine. Oppure l’astrusa teoria che all’interno dello spogliatoio di una squadra maschile la presenza di un atleta gay costituirebbe un problema.
Arrivata in super anticipo, come al solito quando una abita a quaranta minuti di auto, nel bar del centro sportivo non c’è ancora nessuno. Chiedo se è il posto giusto e ordino un caffè, peccato che non hanno brioche, ma solo merendine confezionate che vorrei evitare. Ci sono anche due uomini e mi chiedo se partecipano al torneo, non ho capito chi altri partecipa. Mi rendo conto che se dovessi giocare contro di loro mi sentirei minuta e non sicura nonostante il mio metro e ottanta. Per fortuna sono qui per giocare a padel.
Finalmente arrivano due degli organizzatori, con un sacco di borse, e mi consegnano il kit per la squadra, che è un borsone pieno di barrette, merendine, frutta, acqua (avevo già fame). Mi indica dove sono i nostri spogliatoi e poi l’aiuto a incollare sopra il cartello che dice che è lo spogliatoio maschile. Ci mettiamo il logo della mia associazione e via. Siccome è molto presto lo aiuto a incollare anche i cartelli delle altre squadre.
Gli chiedo se le scarpette che ho comprato vanno bene e per fortuna mi risponde di sì. Saranno comode e non avrò problemi, tranne riguardo un paio di cose che racconterò dopo. 16€ ben spesi, quelle più costose non le sentivo comode. Ho anche comprato un pallone da firmare tutti, a mo’ di commemorazione.
Mi sono chiesta se fare certe attività di attivismo e sportive, sia influenzato dal testosterone, nessuna delle donne trans dell’associazione ha voluto partecipare e non ha risposto alla chiamata. Io ho una valore davvero basso, meno di una femmina biologica, ma sembra che sono un caso a parte.
Arrivano anche le altre squadre, ognuna con la sua divisa colorata e per fortuna noi abbiamo fatto le maglie e siamo riusciti ad avere tutti i pantaloncini neri, quindi anche noi siamo in divisa!
Entriamo nel campo coperto, perché non sapevano che meteo ci sarebbe stato quando hanno prenotato tre mesi fa, e provo per la prima volta a camminare sui tacchetti da calcio e verificare che sul terreno di gioco quando poggia il piede, rimane bello fermo.
Come scoprirò più tardi è un bene, ma anche un male.
Nel frattempo vedo le altre squadre che stanno facendo riscaldamento con una corsetta intorno al campo, mi aggrego e mescolo. Le altre squadre sono composte da femmine biologiche con orientamento sessuale variabile. Cosa bella è che ho scoperto che in realtà hanno ragazze di varie etnie e religioni, tutte che fanno una attività insieme senza barriere.
Noi siamo l’unica squadra di persone trans e parlando con uno degli organizzatori, che ha fatto un’ottima campagna stampa, abbiamo fatto notizia come la prima squadra di calcio transgender in Italia.
Più tardi scoprirò che su tanti quotidiani online, anche nazionali come la Gazzetta dello sport, c’è un piccolo articolo senza fotografie di noi. C’è solo una fotografia della prima squadra di calcio trans europea, composta solo da donne trans. Noi già siamo già una cosa particolare perché la squadra è composta da tutte le tipologie di persone trans con prevalenza di uomini transgender. L’importanza di questa partita è andata oltre nostre aspettative che con la trasmissione su Rai2 avremo davvero una rilevanza nazionale raggiungendo milioni di persone che sanno poco o nulla di noi persone trans e credo che per loro sarà una sorpresa lo scoprire che esistono anche gli uomini trans.
Sul tavolino ci sono le coppe, fatte con la stampante 3D e sono bellissime. Alcune sono per il miglior giocatore e un trofeo in particolare mi ha colpito perché c’è una scarpa dècollètè tacco 12 e di colore rosso. Col mio trascorso di Drag Queen mi sarebbe piaciuto vincerla.
Arriva anche l’ultimo partecipante della nostra squadra. E’ un ragazzo che è arrivato apposta da Sanremo!. Gli faccio firmare il pallone che ho comprato apposta per commemorare l’occasione e che porterò alla trasmissione TV.
Sarà un bel ricordo per tutt*.
Ripeto alla mia squadra, “mia” perché sono il capitano in quanto la più anziana, che siamo qui per divertirci e soprattutto non di farci del male. L’unica che si farà male un pochino sono io… ovviamente.
A sorteggio siamo la prima squadra che gioca contro la squadra che poi vincerà il torneo.
Dato che non ci siamo visti prima, alcuni ragazz* li ho visti per la prima volta oggi e per me erano solo dei nomi nel registro dell’ associazione; non abbiamo potuto allenarci insieme, non sappiamo le preferenza di posizione e non abbiamo schemi.
Invito la squadra a mettere le mani al centro e poi alzarle urlando il nome che ci ha dato la nostra presidente, che ha la mia età, e che vede tutti molto giovani: “Acetini”!
Solo più tardi mi ricorderò che questa è una cosa tipica delle ragazze della pallavolo, infatti nelle altre squadre non fanno niente.
Anche gli altri componenti della squadra è un po’ di anni che non giocano e quindi all’inizio noi partiamo già distribuiti in campo, ma l’arbitro ci richiama perché dobbiamo fare l’ingresso laterale, poi stiamo in fila al centro, credo anche per fare le fotografie, e finalmente con il testa o croce vinco io, ma il mio inconscio mi fa scegliere il campo e quindi lasciare la palla alle ragazze. Forse appunto meglio vedere come giocano loro.
L’idea è che sono alta e proverò a giocare in attacco, dovrei correre più rapida.
In una delle prime azioni contro di noi, recupero il pallone e corro sul lato sinistro, inciampo e cado a terra grattandomi il ginocchio. In questa erba sintetica se cadi c’è da farsi male!. Per fortuna sono brava a cadere e mi rialzo subito, e il ginocchio inizierà a farmi male molto dopo che le partite saranno finite.
Quando più tardi mi metterò in porta, avrò timore di tuffarmi e scoprirò anche che con le scarpe con i tacchetti non può scivolare. Questo è l’effetto che quando come portiere, esci per bloccare l’avversario a un certo punto ti si piantano i piedi e non puoi fare nessun altra azione. Come faranno notare più tardi, le altre squadre hanno dei portieri fissi che hanno delle scarpe senza tacchetti, indossano pantaloni e maglia lunghi e infine hanno i guanti.
Una delle prime azioni mi vede correre da sola dalla metà campo verso la porta avversaria, scopro che non ho più la velocità di un tempo e soprattutto la resistenza, arrivata vicino all’area avversaria non ho più fiato e mi raggiunge una delle ragazze che mi butta la palla in fallo laterale.
Qui arrivano le riflessioni e le differenze tra giocare al maschile e al femminile.
A parte il fiato che mi manca il fiato per via dell’età, con un valore di testosterone quasi inesistente non ho più quella grinta omicida e quella forza fisica per dare una bella potenza al tiro mentre corro. Sono sempre stata una giocatrice corretta e mi sono accorta che lo sono ancora di più, non ho più quella cattiveria per andare vicinissima e rubare la palla magari stendendo a terra l’avversaria. Sono molto più osservatrice e questo mi è stato utile quando ero in porta e ho fatto numerose parate, ma ho anche subito dei goal stupidi per via del blocco dei tacchetti sull’erba sintetica.
Il mio cervello ha fatto anche un piccolo raffronto con le ragazze delle altre squadre e a parte la statura, le spalle più importanti, ma non troppo, ero una donna come loro, anche se con minor grinta sportiva.
Sono state delle partite di una correttezza incredibile e quando abbiamo visto le altre squadre scontrarsi tra di loro, abbiamo capito che con noi hanno giocato per davvero, non ci sono andate piano. È stato fischiato un solo fallo su quattro partite e nessun rigore. Ci sono stati contrasti e avuto delle piccole cadute, ma nulla in confronto a quando giocano i maschi. Quando ero in porta, osservando quello che avveniva centrocampo, al mio cervello sembrava impossibile che quei ragazzi erano stati delle femmine pochi anni fa. Ogni tanto la mia educazione cisgender anni ’70 mi salta fuori…
Ricordo pochi momenti delle mie due partite come se fossero delle fotografie. Una volta mentre ho recuperato una palla ho sentito qualcuno fare la cronaca (ma c’era una diretta Facbeook?) “Bianca, agguerrita recupera la palla…”. Il correre a marcare le loro attaccanti. Cercare di parare i tiri in porta. Momenti senza fiato, momenti dove correvo con la palla e poi mi incasinavo da sola. Mi sono divertita un mondo
La prima partita è finita 0-5 , mentre la seconda e semifinale per 0-3. In quest’ultima stavamo cominciando a prendere confidenza di noi e delle nostre possibilità. Le altre partite sono finite 3-2 e 4-3. Guardando la finale ho visto che la squadra che ci ha battuto (e vinto il torneo) avevano un ottima difesa.
Uno degli organizzatori ha girato dei video, che poi ho inoltrato a quelli della televisione perché la troupe televisiva che doveva venire non si è vista. Guardando alcune sequenze non eravamo poi così male.
L’altra cosa bella di questo torneo è che a fine partita ci siamo dati “il cinque” singolarmente, un bel segno di rispetto.
Con una delle ragazze avversarie, che era in leggero sovrappeso, ma ci ha fatto due goal, ci siamo scambiate anche un abbraccio.
Prima delle finali abbiamo parlato con una delle squadre avversarie e i ragazzi trans hanno raccontato alcune cose relative alla transizione, mentre da parte mia ho detto che ho dimezzato la forza fisica e mi si è calata la pressione, da qui la mia difficoltà a fare corse veloci e riprendermi.
Durante la pausa dopo la nostra partita, siamo usciti a bere e siamo andatə all’ingresso dove c’era il banchetto di Arcigay (CIG) dove ci siamo scattati alcune fotografie e ne ho chiesta una dove fossimo tutti di spalle per far vedere bene i numeri e i cognomi sulle maglie, mi ero resa conto che le fotografie della partita non si vedevano.
Ho incontrato anche una signora… ci siamo già viste, senza ricordarci bene, ma probabilmente in un raduno delle Ninas Drag Queens, entrambe abbiamo fatto il corso drag.
Mentre si giocava la finale, ho parlato con due signore che ho scoperto avere la mia età e loro sono rimaste a bocca aperta, quando hanno saputo la mia età. Non riuscivano a crederci dall’aspetto fisico e da come mi muovevo in campo. Loro sono una coppia e tanti anni fa hanno combattuto facendo attivismo negli anni ’90 e grazie a loro sono stati alcuni progressi del mondo LGBT+ in Italia. Ho visto nei loro occhi una sincera gratitudine per quello che stavamo facendo.
Il torneo si è concluso e c’era un’ultima cosa da fare: la premiazione che è avvenuta in un campo all’aperto ed è uscito uno splendido sole.
C’erano anche le squadre degli uomini LGBT+ che giocheranno nel pomeriggio. Eravamo distribuiti in piccoli gruppi e leggermente mescolati, ed eravamo tutti intorno al centrocampo dove gli organizzatori che hanno fatto ringraziamento e poi consegnato la coppa alla squadra vincitrice.
Come ultima cosa siamo andati tuttə verso la porta di sinistra, a favore di sole, dove abbiamo fatto una fotografia tutt* insieme e mentre andavo in quella zona del campo è stato bellissimo guardarsi attorno e vedere questa normalità e che nessuno aveva problemi, cosa che purtroppo non è sempre così nel “mondo esterno”.
Quando si dice che lo sport unisce è vero!
Abbiamo parlato con l’organizzatore scambiandoci opinioni e tra i vari argomenti è saltato fuori quello di un eventuale dieta/regime alimentare per persone transgender. Una cosa che è inesistente e soprattutto che i medici delle terapie ormonali, non ti dicono neanche quali integratori affiancare. Lui ha scoperto che prendiamo peso facilemente, forse a causa anche dell’alterata glicemia nel sangue. Proverà a dare queste indicazioni anche all’associazione che organizzato il torneo perché è una cosa da approfondire. Problema che iniziato ad affrontare recentemente (leggi articolo del blog).
Altro problema sono appunto le docce e gli spazi comuni. In alcune palestre accettano e dividono in base ai documenti; questo fa sì che la maggior parte delle persone transgender, soprattutto agli inizi della transizione quando hanno bisogno di fare sport e movimento fisico, li fanno in privato a casa.
Comprendiamo che a livello agonistico devono essere le varie società sportive a gestire i regolamenti e che è difficile capire se in alcuni sport se davvero le donne trans hanno un vantaggio competitivo. Pensandoci sono pochi gli sport dove l’eccesso di testosterone muscolatura fa la differenza. Dovrebbe esserci molta più libertà per lo sport amatoriale e le attività non agonistiche.
Ci siamo cambiati nello spogliatoio, senza fare la doccia per problemi tecnici: i ragazzi trans (quelli non operati di mastoplastica) avevano una specie di fascia o adesivo chiamato “Binder” che comprime il seno e che dopo la doccia sarebbe stato complesso da mettere.
Io ho indossato leggins, ma ho tenuto la maglietta visto che la giornata ha una temperatura molto primaverile.
Abbiamo deciso di andare in un “all you can eat” giapponese a Sesto San Giovanni che distava circa 15 minuti di auto, e che mi servito per ricaricare il cellulare che era quasi a zero. In futuro devo ricordarmi di portare sempre la Power bank con me!
Dopo un pranzo durato un’ora, dove ho mangiato un paio di portate, che come al solito, nessuno si ricordava di aver ordinato oppure forse erano le mie, ma la cameriera le ha chiamate con un altro nome rispetto a quello del menu, ci siamo salutatə con un bell’abbraccio e con i miei due soci ci siamo dati appuntamento all’indomani per la partenza per Roma.
Marco “Ciao Bianca, sei stata bravissima. Hai lottato come una leonessa su tutti i palloni. Bellissimo il blog e bellissimo come hai vissuto intensamente quella giornata. Sono davvero felice di essere stato presente in questo fantastico giorno.
“
Se non l'avessi ancora visto ti faccio un piccolo regalo…
Ti linko il video della prima parte del torneo e della partita.
Un abbraccio dal commentatore :)
Più tardi ho inviato agli autori alcune delle fotografie e dei video; ho parlato cinque minuti con uno degli autori che voleva sapere com’era andata. Nella sua voce ho sentito un leggero disappunto quando gli ho detto che abbiamo perso le due partite. Comprendo che dal suo punto di vista della trasmissione, se avessimo vinto sarebbe stato una notizia ulteriore. Sarà per il prossimo torneo che si svolgerà a Maggio dove riproporremo una squadra con alcune nuove persone (che si sono fatte vive adesso) e fare anche degli allenamenti! Credo che giocherò in porta.
In serata ho annullato i miei impegni, compreso quello di andare a vedere uno spettacolo teatrale vicino a casa, nella mia scuola, ma ho avuto un crollo fisico non indifferente. Un conto è fare dei trekking e un altro correre come una matta per un’ora.
Mamma “Certo che è stata una bella esperienza! Peccato che non avete vinto ! Ci sarà una prossima esperienza! Un abbraccio e buona serata.
”
Bimba felice…e ora un po’ acciaccata.
“E normale! Non essendo abituata, ma passerà presto! Un abbraccione , buona domenica! Ciao tesoro
”
Ho scritto tutto il giorno dopo, ho fatto colazione al bar parlando di tutta questa esperienza con la barista e poi ho fatto una camminata, molto lenta, di 4 km perché come mi hanno detto al bar: devo smaltire l’acido lattico. Ora rientro a casa, mi faccio una doccia e preparo la valigia che conterrà il pallone!
La bella storia continua.