Ieri sera, l’operazione di vaginoplastica, che farò a fine mese a Madrid, ha iniziato a diventare qualcosa di tangibile. Il signor Gonzalo, il contabile della clinica, mi ha inviato dei documenti da compilare di anamnesi e legali. Ho dovuto indicare i dati anagrafici e soprattutto il mio stato di salute, che, a parte il COVID-19, non ha mai avuto nulla di particolare se non malattie stagionali come l’influenza.
Ho anche saputo l’importo che devo pagare per avere una persona che venga da me a vedere se starò bene e a darmi un minimo di assistenza: sono 60 € al giorno, e mi ha consigliato di farlo ogni due giorni in quanto non ritiene necessario avere una persona tutti i giorni. Dato che deve solo tenermi compagnia, darmi un poco di conforto e soprattutto uscire a comprare qualcosa che potrei aver dimenticato di acquistare. Quindi avrò l’assistenza otto giorni dopo la dimissione dall’ospedale.
Settimana scorsa ho raccontato i dettagli a mia mamma, ieri mattina a mia sorella. Ovviamente sapevano già tutto per via del blog e di mio zio che ha spoilerato quando loro non lo leggevano. Comunque, non è mai stato un segreto. Queste due cose, unite all’invio dei documenti, mi hanno dato una calma interiore che era davvero tempo che non sentivo.

Questa mattina ho ripreso a fare danza ed è stato divertente e appagante, mi mancavano soprattutto le mie compagne con cui abbiamo trascorso quasi un’ora dopo al caffè. Gli abbracci dopo cinque settimane sono stati fortissimi, soprattutto perché stanno pensando più di me all’operazione. Non so perché, ma sono davvero tranquilla a riguardo. Ho un animo ottimista e quest’anno, visto che sta funzionando alla grande, continuo ad esserlo.
Forse anche il lavoro sul romanzo nell’ultima revisione (la sesta), preparare i materiali per avere l’approvazione dell’editore Mursia, mi stanno tenendo impegnata e la testa non va a pensare all’operazione. Probabilmente me ne renderò conto quando, il giorno prima, andrò in ospedale a fare gli esami del sangue e il cardiogramma, nonché l’accettazione.
La mattina del giorno 30, alle ore 7:00, dovrò presentarmi in ospedale e mezz’ora dopo verrà a salutarmi il chirurgo che mi opererà.

Riassumendo: questa settimana sta andando tutto molto bene e forse per quello sono tranquilla dentro l’anima. Ho ricominciato a vedere persone, soprattutto le mie amiche; nei prossimi giorni ne vedrò altre, in un certo senso per farci i saluti. Di sicuro, quando tornerò dalla Spagna, psicologicamente sarò abbastanza diversa, almeno lo spero. Per le mie amiche sarà come dare l’ultimo saluto ai miei genitali, l’unica parte rimasta del mio retaggio di nascita. Non sono mai riuscita a usarli per fare sesso, la disforia di genere negli anni mi ha sabotata.
Dina “Poi me lo guardo, ma ho una notiziona: stanotte ti ho sognata, ti avevo assistito in sala parto per la nascita di una bambina bellissima cui avevi dato un nome strampalato. Non ti eri lamentata per tutta la durata del travaglio e dell’espulsivo, anzi avevi continuato a parlare e sorridere.
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Mi sono svegliata allegra e saltellante
Era una bambina, non ricordo proprio il nome. Iniziava per I – però!”
Riguardo alla maternità… dopo che ho iniziato a prendere gli ormoni, ho iniziato a guardare i bambini sotto i due anni in maniera molto diversa, più da mamma…
Ho pensato alcune volte, a questa cosa della maternità, per me è impossibile … e anche ho immaginato storie di adozione, oppure di affido, cercando di capire che mamma sarei…