Stamattina ho chiamato il taxi, usando l’app Cabify, la notifica diceva che sarebbe arrivato subito e quindi sono scesa, ma l’autista per via del traffico, non riusciva a raggiungermi, così alla fine si è fermato dall’altro lato della strada. Ho dovuto attraversare due semafori, che con il catetere dentro il pantalone ampio non è stato facile.
Al mattino c’è tantissimo traffico e soprattutto tantissimi semafori e, cosa strana, ci sono degli altoparlanti che sparano musica a palla lungo la via, suonando con una banda l’inno nazionale spagnolo, questo passando intorno ai palazzi dei ministeri. Pi+ tardi ho scoperto che domenica sarà festa nazionale.
Il viaggio è stato impegnativo per me, soprattutto lo stare seduta, che è durato quasi mezz’ora, nonostante mi ero portata la ciambella piccola gonfiabile, ma oggi non l’avevo gonfiata pensando che sarebbe servita più al viaggio di ritorno che è quello di andata: grave errore.
Finalmente sono arrivata alla clinica e, una volta entrata, ho scoperto che c’è comunque una sala d’attesa ed è piccolina, tipo medico di base. C’era una sedia libera, ma ho pensato che con la ciambella non sarei stata comoda, al momento è proprio la posizione da seduta che dà noia. Però, dopo alcuni minuti che stavo in piedi, un’altra ragazza si è alzata dalla poltroncina e così ho gonfiato la ciambella e mi sono semi-sdraiata con grande sollievo.

Con me in attesa c’era un’altra donna trans con un abito succinto – a dir poco – aveva unghie lunghe saltate e delle tette troppo troppo grandi per lei, stavano in piedi da sole. É giusto che ognuno scelga di vestire come vuole, ma io e lei siamo agli estremi opposti dell’essere transgender, penso che è meglio vestirsi in base al luogo dove vai e non esibirsi sempre e comunque.
Poi è arrivata una terza donna trans, poco più che ventenne. Lei era in abiti normali e totalmente femminile: impossibile intuirlo guardandola. Lei aveva una ciambella da mare gonfiabile e un asciugamano, con cui si è seduta con grande sollievo.
Ho pensato che questa ragazza è il mio futuro tra trenta giorni (si era operata appunto trenta giorni prima), quindi sicuramente ai primi di novembre non credo che potrò tornare al lavoro da seduta per otto ore al giorno. In generale che vogliono sei settimane per ridurre i dolori rimanendo sedute.
La donna trans vistosa è poi entrata a fare la sua visita, uscendo sollevata e senza catetere.
Mamme e figlia trans, hanno parlato a lungo tra di loro in spagnolo ultra rapido. Ho capito parecchio di quello che hanno detto, ma sentire una conversazione spagnola a quella velocità, è stato impegnativa e ogni tanto mi perdevo via alcune cose che venivano dette.
È stato interessante sentire di quello che parlavano, che è relativo al post operatorio.
Nel frattempo rimanevo semi-sdraiata sul divanetto, con la ciambella sotto e sentivo dolori sopportabili, che in realtà è il proteggi collo gonfiabile per i viaggi, che avevo portato come emergenza e che si rivelata un ottima scelta. L’altra ciambella, enorme e a forma di ferro di cavallo, realizzata in schiuma, credo che mi servirà solo per il viaggio di ritorno e in seguito a casa per poter lavorare al computer.

Mentre aspettavo, la segretaria, mi ha chiesto se volevo fare una recensione del centro su Google. Dopo aver pubblicato la mia, ho letto un po’ i messaggi e come al solito c’è di tutto. Per questo tipo di operazioni c’è un 5% che qualcosa può non funzionare e non dipende solo dal chirurgo, ma dal fisico della persona e se segue le istruzioni. Le recensioni erano tutte quattro/cinque stelle, e pochissime una stella, di gente incavolata che dava la colpa al chirurgo. La statistica leggendo le recensioni era appunto del 5%.
Risposta alla mia recensione Google (tradotto dallo spagnolo)
“Buon pomeriggio Bianca, è stato un piacere poterti assistere durante l’intervento e il post-operatorio.”
Continueremo a vederci nei prossimi controlli e resteremo in contatto anche quando partirai, tramite WhatsApp o videochiamata.
Grazie mille per il tuo commento, ci incoraggia e ci dà forza per continuare.
È stato quindi il mio turno ad entrare, le visite le fa la moglie di chirurgo, la signora Sara, che non parla inglese.
Però ha tirato fuori un aggeggio fantastico che avevo letto in rete, ma non sapevo quanto funzionasse davvero. Sono degli auricolari, dove ognuno indossa il suo e c’è un’app che fa da traduzione. Non è in tempo reale, ma ci si avvicina parecchio, ovviamente essendo un servizio di Google non è che traduca sempre correttamente, e in una frase ce la siamo cavata in spagnolo
All’inizio mi ha dato i documenti che mi serviranno da far vidimare al Consolato Italiano a Madrid e che serviranno sia all’INPS per la malattia all’estero, che per il rimborso parziale da parte della Regione Lombardia.
Secondo quanto indicato sulle istruzioni ricevuta della Regione, era scritto in modo burocratico e non si capisce nulla, sembra che vogliano qualche dichiarazione che il chirurgo opera per davvero in un ospedale pubblico, anche se la clinica è privata… ho chiesto dettagli alla mamma della mia amica che si è operata a quell’anno scorso per capire se avevo tutti i documenti.
Ci manca solo che dovrei tornare a Madrid solo per mettere un timbro… cazzo di burocrati, una persona dovrebbe preoccuparsi della sua salute a guarire e non stare appresso a loro.
Mi sono tolta i pantaloni, mutande e gettato nel cestino l’assorbente, sempre meno sporco di sangue, per fortuna. Nessun imbarazzo da parte mia a riguardo, tra l’altro la vagina me l’hanno fatta loro…
Mi sono seduta sul lettino, quasi sdraiata, lei ha controllato e ha detto che ai bordi c’è ancora una piccola infiammazione, il resto sta guarendo tutto molto bene. Il lato negativo è che dovrò tornare lunedì per togliere il catetere.
Poi mi ha fatto distendere un po’ di più e ha detto che avrei potuto sentire dolore mentre toglieva i punti e rimosso il tampone, che non ho visto perché ero sdraiata. Altre donne trans operate qui, mi hanno detto che era quasi 15 cm di garza.

Poi mi ha spiegato come usare il primo dilatatore, quando ho visto quanto era lungo mi sono preoccupata, però in realtà la metà serve per tenerlo con la mano.
Sara ha messo sopra un gel lubrificante vaginale a base acquosa e poi si è avvicinata, l’ha inserito un paio di volte per verificare la profondità iniziale: credo di essere a 13 centimetri (non ho nulla per misurare e l’app non funziona bene).
Le donne “nate con la vagina”, hanno il canale circa 12 centimetri, però il loro è molto più elastico (altrimenti i bambini non uscirebbero).
Poi mi sono raddrizzata e l’ho preso e ho avuto il dubbio: non capivo dove inserirlo… non c’erano le istruzioni con la vagina nuova! Ha indicato dove infilarlo senza nessun tipo di dolore o fastidio. Però è stato strano inserire qualcosa nel mio corpo, anche se in questo momento non sento ancora di avere una vagina, dovrò imparare a conoscerla nel tempo e il dilatatore sicuramente mi aiuterà.
Evita “Lo stupore ci sta tutto ed è mal cosa più eccitante credo”
Laura L.”Grande!!! È come essere adolescenti”
Questa dilatazione, è solo per la prima settimana e solamente con questo dilatatore. In seguito dovrò farla tre volte al giorno per il primo mese. Devo inserirlo lentamente e rimuovendolo solo una volta (magari ne farò due così giusto per essere sicura).
Una volta finito ci si lava solo con acqua, anche la vagina, usando il doccino.
Quindi si asciuga per bene e si mette via nel suo sacchetto il dilatatore.

Poi mi ha consegnato il set dei dilatatori da usare da settimana prossima e in una confezione separata: il numero sei, gigantesco. Mi fa paura solo a guardarlo, figurati a pensare di inserirmelo… ma sembra che ci riuscirò tra qualche mese.

A fine visita mi ha dato gli appuntamenti, che sono lunedì mattina per rimuovere il catetere e farmi spiegare l’uso degli altri dilatatori, giovedì all’ospedale con il chirurgo, infine per sicurezza finale, visto che poi torno in Italia, il giorno 20 per un controllo finale rapido.
Tutto sta procedendo bene e anche come da calendario.
Ho salutato, e uscita dalla clinica, sono andata alla farmacia che è a fianco della clinica. Ho preso un farmaco che mi servirà ancora per qualche giorno, dei guanti nitrile per il dilatatore e non sporcarmi le mani, infine il lubrificante vaginale a base acquosa della Durex. Quando ho visto il tubicino ho capito che me ne serviranno un po’ di più, peccato che in farmacia non li avevano, così magari venerdì potrò andare “in missione” alla farmacia vicino casa che dista circa 150 metri, con la strada in leggera salita, però ho visto stamattina, attraversando l’incrocio che comincio a essere più forte e che posso camminare un po’ di più.
Dina “il catetere sta in vescica; il drenaggio nelle ferite dopo un intervento. Ergo… errata corrige”
Ho scritto dal taxi con la ciambella…per l’anatomia nuova me la devo imparare, quando ho dovuto infilare il primo dilatatore ho dovuto chiedere dove infilarlo…
Dina “Ihihihihihihi capita! Però la vescica ce l’avevi anche allora, nell’altro tempo. Crapona”
Zio matto “Evvai. Lo scoglio piu' grande e' superato. Ora, pazienza e lubrificante! Un grande abbraccio!”
Mi sento carica e piena di energia, sarà che oggi non sono stata in pigiama tutto il giorno, e ho anche preso un po’ di sole aspettando il taxi, per il viaggio di ritorno. Gradualmente sto acquistando la mia nuova normalità e dovrò imparare parecchie cose su quella “cosa nuova in mezzo alle gambe:” la mia patatina. Uhm…Dovrò chiedere se alcune le danno un nome….
L’altra cosa positiva di oggi che finalmente non ho più dentro il tampone/tutore!
Sono tornata a casa anche affamata, ma continuando con la mia dieta a base di zuppe, purè, zucchine, prosciutto cotto, pane bianco, brodo e riso…
Ho trovato qualcosa che si può considerare il dolce: le gelatine e la crema di riso.
Simplified Summary
Questa mattina sono andata in clinica con un taxi preso da Cabify, tra traffico, semafori e catetere: un viaggio impegnativo. In sala d’attesa ho conosciuto altre due donne trans, una molto appariscente e una più discreta, già operata da un mese. La visita è andata bene: la dottoressa Sara, moglie del chirurgo, ha controllato la guarigione e rimosso il tampone, lasciando ancora il catetere fino a lunedì. Mi ha spiegato come usare il primo dilatatore, più lungo del previsto ma senza dolore, e mi ha consegnato il set completo, incluso il “numero sei”, enorme e un po’ inquietante. Dovrò dilatare una volta al giorno per ora, poi tre volte al giorno dal mese prossimo. Dopo la visita ho comprato in farmacia guanti, lubrificante e medicine per continuare le cure. Sono tornata a casa stanca ma felice: niente più tampone, un po’ di sole e la sensazione di iniziare davvero la mia nuova normalità.
Dilatatore vaginale numero tre e imparare a fare pipì
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