Sono un po’ rincoglionita, ho l’appuntamento con il chirurgo in ospedale per le 8:30. Mi sono preparata, ho preso un taxi e c’era tanto traffico, così sono sono arrivata leggermente in ritardo.
Chiedo all’accettazione, ma non ne sanno niente, che strano.
Tiro fuori dal portafoglio il biglietto da visita, dove la dottoressa Sara aveva scritto a mano data e ora e..sorpresa… ho scoperto che l’appuntamento è per le 8:30, ma di stasera. Aveva aggiunto sul biglietto un PM (all’inglese)… dato che lei non parla inglese, ho dato per scontato che fosse un orario europeo.
Sono davvero una rinco…E con tutte le informazioni che mi aveva dato la dottoressa lunedì scorso, non avevo capito bene questa cosa…tanto l’aveva scritto sul biglietto…
Durante il viaggio all’andata ero agitata per il ritardo, devo avere riaperto tutta la mia emotività. Cerco di prenderla bene anche se buttato via 40 € di taxi…

Guardando i lati positivi, la ciambella piccola gonfiabile (poggiatesta usata in altro modo) ha funzionato bene, non ho sentito particolari dolori durante il viaggio in taxi. Nei prossimi giorni dovrò fare le prove anche con la ciambella grande (quella in schiuma di lattice morbido) per capire quale sarà meglio da utilizzare per il volo di rientro in Italia.
Ho fatto una piccola conversazione con il tassista, ho difficoltà a esprimermi (avevo studiato per capire, ma non ho avuto modo di allenarmi a parlare spagnolo), però alcune discorsi sono riuscita a completarli, anche se non mi sono spiegata compiutamente come desideravo.
Sono un po’ rincoglionita, ho l’appuntamento con il chirurgo in ospedale per le 8:30. Mi sono preparata, ho preso un taxi e c’era tanto traffico, così sono sono arrivata leggermente in ritardo.
Chiedo all’accettazione, ma non ne sanno niente, che strano.
Tiro fuori dal portafoglio il biglietto da visita, dove la dottoressa Sara aveva scritto a mano data e ora e..sopresa… ho scoperto che l’appuntamento è per le 8:30, ma di stasera. Aveva aggiunto sul biglietto un PM (all’inglese)… dato che lei non parla inglese, ho dato per scontato che fosse un orario europeo.
Sono davvero una rinco…
Durante il viaggio all’andata ero agitata per il ritardo, devo avere riaperto tutta la mia emotività. Cerco di prenderla bene anche se buttato via 40 € di taxi…
E con tutte le informazioni che mi aveva dato la dottoressa lunedì scorso, non avevo capito bene questa cosa…tanto l’aveva scritto sul biglietto…
Guardando i lati positivi, la ciambella piccola gonfiabile (poggiatesta usata in altro modo) ha funzionato bene, non ho sentito particolari dolori durante il viaggio in taxi. Nei prossimi giorni dovrò fare le prove anche con la ciambella grande (quella in schiuma di lattice morbido) per capire quale sarà meglio da utilizzare per il volo di rientro in Italia.
Ho fatto una piccola conversazione con il tassista, ho difficoltà a esprimermi (avevo studiato per capire, ma non ho avuto modo di allenarmi a parlare spagnolo), però alcune discorsi sono riuscita a completarli, anche se non mi sono spiegata compiutamente come desideravo.
Fa abbastanza fresco stamattina, ci sono 14°, e ho messo il giubbino leggero perché non pensavo di dover fare un pezzettino a piedi. Ho provato a camminare dirigendomi nel vicino centro commerciale, almeno per sfruttare questo viaggio. Però me lo ricordavo più vicino, ma quindici giorni fa non avevo ancora fatto l’operazione e camminavo molto, ma molto più velocemente.
Camminando sul marciapiede ho visto che c’era gente che andava al lavoro, a scuola, ho guardato un paio di donne e la mia reazione è stata diversa, ora che lo sono “per davvero”, ed è stata una sensazione strana, ma bella. Come se il fatto che rimanendo da sola, per così tanti giorni, non mi avesse ancora fatto rendere conto del mio nuovo stato.
Ho camminato per mezzo chilometro e poi molto stanca, ho guardato su Google Maps quanto mancava e scoprendo che avrebbe aperto dopo un’ora, era anche inutile che ci arrivassi per rimanere fuori.
Sono tornata all’appartamento con il taxi, lato positivo? E’ stata una boccata d’aria utile.

Mira “Ciao carissima Bianca, più leggo i post sul tuo blog e meno riesco a capire come tu abbia deciso di fare questo grande importantissimo passo dal quale non c'è ritorno. Credo che non sia la semplice asportazione e trasformazione di un organo. C'è molto di più. Devo dirti che non riesco assolutamente a identificarmi in tutto ciò… Ovvero fino alla terapia ormonale mi facevi da guida, in qualche modo è come se mi tracciassi la via. Ora sento una distanza incolmabile. Non è un giudizio, non è una cosa mentale, morale o razionale.”
Con la sincerità che porto in tutti i miei rapporti volevo dirtelo, e anche se a distanza sento che c'è un qualche tipo di rapporto tra me e te.
Penserai ma questa non poteva tenersi le sue riflessioni per sé?
No, va bene scrivermi. Ogni riflessione e spunto arricchisce, non bisogna mai ignorare quello che gli altri ti dicono, anche se puoi non essere d’accordo.
Ogni percorso di transizione è diverso, l’importante è che ognuna trovi dentro di sé delle motivazioni valide per andare avanti. Ho conosciuto tante donne trans che si facevano un “film mentale sul dopo” e che, poi, si è rivelato diverso dopo l’operazione, lasciandole deluse.
Il mio percorso di accettazione continua sia a livello fisico che mentale, e per ogni cosa si deve fare un passettino per volta. Per decidere di fare l’operazione ho impiegato quasi cinque anni, quindi non è stata una scelta presa alla leggera.
E’ anche un tipo di operazione di cui sai quanto e come ti cambierà dopo. Quello che ho capito, almeno nel mio caso, è che sono ancora io e mi sento meno estranea nel mio corpo, ora tutto è normale come doveva essere, non c’è nessun entusiasmo e nessuna eccitazione speciale. Lo scopo del percorso di transizione di genere era, ed è ancora, di diventare una donna senza eccessi, “come tutte le altre” con gli altri e bassi dell’essere donna (e questi li sto’ scoprendo adesso come sono realmente).
Un grande abbraccio.
Francesca M. (psicologa) “Ciao Bianca! Come è andata la tua operazione? Come sta andando il post operatorio? Sono contenta che tu sia riuscita a raggiungere anche questo traguardo e spero davvero che stia andando tutto per il meglio! Te lo meriti!”
Paloma “Ciao Bianca. Grazie per condividere la tua transizione.”
Ti volevo fare una domanda: avevi la disforia di genere? Da che etá? In cosa consisteva nel tuo caso?
E dato che ti sei operata piú tardi di me (io a 52, tu credo a 57 circa), volevo chiederti come é stata la tua sessualitá finora.
Ho un interesse scientifico nel saperlo perché molte trans dicono che non avevano disforia come ho messo nella mia videopresentazione
Ciao, tutte le domande che vuoi…
La disforia di genere, non è un interruttore che ce l’hai oppure no, può avere tanti gradi. Ho conosciuto molte persone trans che a un certo punto non riuscivano più neanche a toccarsi l’organo genitale (anche uomini trans). Un’amica aveva tirato un pugno allo specchio guardandosi riflessa… diciamo che ci sono casi anche con grandi eccessi.
La mia disforia non era tutta sull’organo genitale, comunque ci stavo bene, forse un po’ rassegnata dopo tanti anni. Era più il desiderio di esprimermi e vivere come donna . Ovviamente il cambio del fisico ha aiutato non poco questa cosa. Quando ho iniziato il percorso, avevo 55 anni e non avrei mai immaginato di arrivare a questi risultati. C’era la barba indistruttibile, peli ovunque, viso molto maschile, modo di muovermi poco femminile…missione impossibile? Eppure ci sono riuscita!
Manca la scoperta della sessualità, sono vergine e ora è pure nuova la vagina…sarà una cose da scoprire nel prossimo anno, quando sarò guarita del tutto e potrò provare godimenti (anche se sarà quasi tutto di testa, come e altre donne…altra cosa che dovrò scoprire e imparare).
Simplified Summary
Stamattina mi sono svegliata convinta di avere la visita col chirurgo alle 8:30, ho preso un taxi nel traffico e sono pure arrivata in ritardo. All’accettazione però non sapevano nulla: sul biglietto c’era scritto “8:30 PM”. Ecco, la rinco del giorno sono io. Ho buttato 40 €, ma almeno la ciambella gonfiabile ha funzionato bene e non ho sentito dolore durante il tragitto. Ho scambiato due parole col tassista in un misto di spagnolo improvvisato, poi ho provato a camminare un po’, anche se lentamente. Fa fresco, 14°, e sono arrivata stanca ma contenta di aver respirato aria nuova. Guardando le donne per strada ho realizzato che adesso lo sono davvero anch’io, ed è stata una sensazione bellissima.
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