Ieri sera ho preso la melatonina, così da essere sicura di dormire bene. Peccato che, quando mi sono svegliata verso le tre, l’effetto sia svanito quasi subito (su di me funziona così). Sono rimasta un’oretta in dormiveglia e poi, per fortuna, mi sono riaddormentata.
Questa notte c’era un vento fortissimo. Ho controllato l’app del meteo, temendo piogge torrenziali come in altre zone della Spagna o addirittura un’allerta. Per fortuna al mattino il cielo era già sereno. La paura era che a causa del meteo non potessi operarmi…
In quell’ora mi sono chiesta come mai non sento alcuna paura per l’operazione. Probabilmente perché sono ancora nella fase “organizzativa”. Ieri ero in quella di “sopravvivenza”: tra lingua da decifrare e sistemazione in appartamento, non avevo spazio mentale per altro. La mia paura, forse solo un timore, è di non riuscire a operarmi per cause indipendenti dalla mia volontà. Non vedo l’ora di svegliarmi nel post-operatorio, forse sono incosciente, ma l’attesa di quarant’anni giustifica tutto (prima non c’era la tecnologia chirurgica né le condizioni sociali).
Mi sono anche masturbata, come un ultimo saluto, visto che si era drizzato da solo come capita al mattino a tutti i maschietti, ma negli ultimi anni con la terapia ormonale se capitava stavo dormendo e non me ne sono mai accorta.
Mi ha fatto piacere? Un pochino, ma nulla di che. Direi che sono pronta anche da quel lato fisico.
Mi sono resa conto anche di aver dimenticato alcune cose nella lista della spesa. Ero in dormiveglia, ma il cervello stava lavorando a mille sugli ultimi dettagli!
Una volta sveglia, mi sono preparata per andare in ospedale a fare gli esami pre-ricovero: cardiogramma ed esami del sangue. Ho chiamato un’auto con conducente e in venti minuti ero lì. Un viaggio utile anche in vista di domani mattina, quando dovrò presentarmi alle 7:00.

Durante il tragitto, ho scritto al numero WhatsApp della clinica (meno male che l’ho fatto), volevo essere sicura che i messaggi per le emergenze post-operatorie funzionassero (ho anche il cellulare diretto che chirurgo).
Ho chisto se avevano ricevuto la e-mail per prepararmi un documento che mi serve per avere la malattia all’estero, da parte dell’INPS. Dovrò inviare la foto (farò un PDF) con la PEC e quando tornerò in Italia dovrò consegnare l’originale. Quindi un documento molto importante.
Mi hanno risposto che non avevano visto la mia richiesta. Me lo sentivo settimana scorsa che dovevo insistere con una e-mail di conferma, Ho copiato dentro la conversazione whatsapp l’intera mail e allegato il facsimile Word del mio documento, aggiungendo anche il numero dell’appartamento (4C), che solo ieri ho avuto.
Più tardi mi hanno confermato che domani il chirurgo mi consegnerà il foglio.
“De acuerdo, pues no te preocupes que yo te preparo todos los papeles y mañana te los da el doctor”
Evviva! Era l’ultimo tassello burocratico da gestire e mi sono sentita sollevata: con quel documento potrò avere la malattia all’estero ed evitare grane burocratiche. L’unico pensiero è che dovrò inviarlo dal telefono (ho fatto già le prove inviando la PEC al mio titolare e ha funzionato): spero di essere in condizioni di farlo, va inviata entro due giorni dall’inizio.
Dina “Ti pensavo or ora e mi chiedevo “sarà tranquilla quell’anima? Avrà paura?” E mi rispondevo da me che io non avrei per nulla paura perché sto correndo incontro a Bianca. Mi batte il cuore, il tuo cuore, il mio.”
Ti abbraccio di un affetto infinito.
Ti aspettiamo tutte e tutti. Io con lacrime di gioia, ma così sono.
Non ho paura, forse perché sono così impegnata a sopravvivere e riuscire ad avere i documenti necessari per il rimborso INPS e della Regione Lombardia…
Credo che sia la prima volta che la burocrazia non mi dà tempo di pensare a quello che sto per fare.
Dina “Il potere terapeutico della burocrazia”

All’arrivo in ospedale ho fatto l’accettazione. Per fortuna, oltre a due impiegate, c’era una stagista che parlava inglese: il mio spagnolo parlato oggi non ne voleva sapere di uscire.
In sala d’attesa ho iniziato davvero a realizzare la cosa. Ho sentito anche una piccola stretta al petto, ma poi ho capito che era solo la mia leggera gastrite — ero a digiuno, giuro!
Sono stati tutti gentilissimi e mi hanno accompagnata nei corridoi giusti, che da sola non avrei mai trovato.
Le infermiere delle analisi, parlavano un po’ di inglese, così ci siamo capite con un misto di spagnolo e inglese. Ho chiesto se ci fosse altro da fare, ma mi hanno detto di no: domani mattina dovrò solo presentarmi per l’operazione.
L’ospedale è piccolo, ma molto bello e pulito. Questo mi dà ancora più fiducia.
Accanto alla clinica c’è un bar. Sono entrata e ho visto delle brioche; dopo averne ordinata una, ho fermato la signora perché dall’altra parte del bancone c’erano i churros. Non avevano la cioccolata, ma mi hanno dato del latte con cacao in bustina. Ero affamata: erano buonissimi lo stesso, ma non come quelli che si mangiano a Santiago!
Adesso per riempire il resto della giornata non so cosa farò, comunque saranno attività all’aperto. Dettando questo articolo stavo camminando verso un centro commerciale molto grande, per cercare alcune cose che nei negozi sotto casa non ho trovato. Ho anche acquistato degli assorbenti specifici post-parto che assorbono di più.

Qui ho comprato le zuppe già pronte (evviva) e il miele di acacia che servirà ad addolcirmi le colazioni a base di tè e…basta. Per diciotto giorni (qui a Madrid e continuerò da casa in Italia) dovrò fare la “cacca liquida” per non sforzare, quindi i cibi che aiutano sono riso, zuppe, verdura frullata, brodo con pastina (santa Buitoni che si trova all’estero), yogurt senza pezzi di frutta, pane bianco tostato (ma solo dopo 10 giorni). Insomma non è il massimo, ma me lo farò andare bene, la “missione Dea” esige tutto questo.

Come ultimo pranzo sostanzioso – la cena di stasera sarà l’introduzione alle zuppe, si deve stare a digiuno almeno otto prima dell’intervento – sono andata in una trattoria sotto casa e ho preso un hamburger con formaggio di capra, uovo e patate fritte. Non credevo di riuscire a mangiarlo tutto, ma per fortuna la carne non era tanta e c’erano anche cipolle, pomodori e qualcosa d’altro. Sentivo il bisogno di carne, cosa che dovrò scordarmi per quasi due mesi. Ora esco per una passeggiata di quattro chilometri in un parco cittadino poco distante.
Elena k. “Ti mando la forza e la protezione dell’arcangelo Michele”
Non si rifiuta mai nessun tipo di aiuto!

In serata ho provato a cucinare, sono molto brava, ma con la piastra a induzione non sono pratica e non riuscivo ad accendere il fornello (la pentola deve stare esattamente dentro il cerchio). Finalmente ho cucinato e cotto una zucchina (che qui sono enormi) e due carote, risultato: una crema madrilena perfecta!
Ultima visita di controllo post vaginoplastica
Domenica tranquilla
Routine quotidiana post-operatoria di guarigione
Panico: appartamento senza l’acqua!
Ultima visita di controllo con il chirurgo e uso corretto del dilatatore
Ultima visita di controllo con l’infermiere a domicilio